Più di un anno fa avevo pubblicato una breve serie di articoli sull’indice glicemico (li trovate all’inizio di questa raccolta di tag); in seguito avevo scritto riguardo al rapporto tra carico glicemico ed acne (qui), e dell’importanza del controllo insulinico nella sindrome da ovaio micropolicistico (qui).
Dai commenti e dalle mail che mi sono arrivate mi è però parso che molti di voi abbiano una bella confusione in testa, dunque -seppur a distanza di molto tempo- eccomi a fare un po’ di chiarezza.
Pubblico questo articolo anche in virtù dell’ultima tematica affrontata, ossia quella del dimagrimento: ritengo infatti che l’attenzione al carico glicemico ed insulinico di una dieta sia una delle basi perché la dieta stessa sia efficace.
Indice e carico glicemico
Prima di tutto, diamo le definizioni (paragrafo superfluo per chi già le conosce).
L’indice glicemico (IG) è un valore che si riferisce alla velocità con cui i carboidrati contenuti in un alimento si riversano nel sangue: a parità di carboidrati, ci sono alimenti che innalzano più velocemente la glicemia ed altri più lentamente. Consultando la tabella dell’indice glicemico potremmo ad esempio accorgerci che la zucca ha un valore molto elevato (75), quasi quanto lo zucchero puro (100). Questo significa che zucca e zucchero hanno lo stesso deleterio effetto sul corpo…? Fortunatamente no…
Infatti, è in seguito subentrato il valore di carico glicemico (CG) degli alimenti, che tiene conto anche del concreto quantitativo di carboidrati che si stanno ingerendo. Mi spiego meglio: in 100 g di zucca sono contenuti 3,5 g di carboidrati, mentre in 100 g di zucchero sono contenuto 100 g di carboidrati. L’IG non confronta 100 g di zucca e 100 g di zucchero, ma 100 g di carboidrati della zucca (ossia ben 3 kg di zucca!) con 100 g di carboidrati dello zucchero (pari esattamente a 100 g di zucchero). Vi sembra poca cosa? Grazie al carico glicemico siamo in grado di confrontare porzioni normali di alimenti: risulta infatti che il CG dello zucchero rimane pari a 100, mentre quello della zucca è solo di… 3! Questo valore aumenta leggermente quando la zucca viene cotta, perché i suoi zuccheri diventano più immediatamente disponibili, ma ai fini del controllo glicemico quest’aspetto è di secondaria importanza.
Lo stesso discorso fatto per la zucca vale anche per altri alimenti che hanno un IG elevato ma un basso CG: papaia, melone, barbabietola, carote, anguria, rapa, sedano rapa.
A complicare le cose gli studiosi hanno aggiunto anche l’indice insulinemico.
Il ruolo dell’insulina
Passo indietro. La glicemia è il valore di zuccheri nel sangue: aumenta quando si introducono carboidrati attraverso l’alimentazione, siano essi semplici o complessi. I valori di indice e carico glicemico si associano solo ad alimenti che contengono una seppur minima quantità di carboidrati: cereali, legumi, frutta, verdura, latticini (il lattosio è uno zucchero), dolci. A rigor di logica, alimenti che non contengo zuccheri come carne, pesce, uova e olio non dovrebbero avere alcuna influenza sulla glicemia, ed in effetti le cose stanno esattamente così: se mangiate una bistecca o del pesce al forno, la vostra glicemia non si alza.
Dal momento che un tempo sembrava che l’aumento di peso e le condizioni di salute risentissero degli sbalzi glicemici, la soluzione a tutti i mali sembrava essere la famigerata dieta dell’indice glicemico: mangiare pasti composti prevalentemente da proteine e carboidrati a basso IG come verdura e legumi ci avrebbe salvato dalla dilagante epidemia di obesità e patologie cardiache?
Peccato che poi -come tante volte nella storia della scienza dell’alimentazione- gli studiosi abbiano fatto una scoperta rivoluzionaria che avrebbe cambiato le carte in tavola:
Il problema non sono tanto i livelli della glicemia, quanto quelli dell’insulina.
L’insulina è un ormone secreto durante i pasti che mira ad abbassare la quantità di glucosio in circolo: per fare un paragone, è come se fosse un pompiere che spegne un incendio. Cattive abitudini alimentari e uno stile di vita sedentario portano a lungo andare a sviluppare insulino-resistenza: anche se abbiamo abbondante insulina in circolo, i tessuti del nostro corpo non sono più in grado di rispondere efficacemente ad essa. Per fare un altro paragone, è come se il telefono continuasse a squillare ma l’interessato fosse quasi completamente sordo.
Attraverso complicati meccanismi biochimici, l’insulino-resistenza porta a sviluppare le sindromi e le patologie più disparate: è alla base delle dislipidemie con elevati livelli di colesterolo LDL e trigliceridi (fattori predisponenti per patologie cardiovascolari), ipertensione, alterazione della coagulazione, obesità, diabete. Rimanendo in ambito “patologico ma non troppo”, l’insulino-resistenza si correla anche a sfoghi acneici post-adolescenziali (che risentono sia dell’eccesso che del difetto di carboidrati), ovaio micropolicistico, senso di stanchezza ed astenia, abbuffate compulsive, depressione.
L’insulina e la glicemia: come si correlano?
Ritorniamo da dove eravamo partiti.
Se il nostro corpo rispondesse esclusivamente a regole matematiche, l’insulina (il cui scopo -ricordo- è quello di abbassare la glicemia) dovrebbe essere secreta solo quando si mangiano carboidrati, che sono gli unici nutrienti in grado di innalzare la glicemia.
Dovrebbe essere: mangio carboidrati > aumenta la glicemia > secerno insulina > abbasso la glicemia. Invece non è così.
Gli studiosi hanno visto che anche alcuni aminoacidi (ad esempio l’arginina) e, in misura minore, alcuni acidi grassi sono in grado di stimolare la produzione di insulina.
Dunque, anche un pasto esclusivamente a base di proteine può determinare un innalzamento dell’insulina: è questo l’indice insulinemico degli alimenti.
Ora abbiamo un problema: nel tentativo di abbassare il carico glicemico della nostra alimentazione abbiamo fatto un pasto di proteine, che ha provocato l’immissione in circolo -ad esempio- di 100 unità di insulina. Normalmente quelle 100 unità avrebbero dovuto abbassare un pari quantitativo di zuccheri nel sangue: ma se il pasto non ha previsto carboidrati (ossia, zuccheri semplici o complessi), cosa farà quell’insulina?
Purtroppo, si andrà ad innescare un meccanismo perverso: in assenza di zuccheri alimentari, l’insulina andrà ad abbassare oltre la soglia minima il nostro livello di glicemia basale.
I livelli di glicemia e lo stato di energie
Il nostro corpo per funzionare bene ha bisogno di un livello minimo di glicemia (almeno 70): quando tale livello scende sotto la soglia cominceremo a sentirci stanchi, affaticati, mentalmente rallentati e con poche energie in circolo. Non dimentichiamo che il nostro cervello usa come unico carburante i carboidrati, ossia il glucosio in circolo: se la glicemia si abbassa drasticamente il cervello andrà in deficit di funzionalità!
La conseguenza più deleteria di questo circolo vizioso è che ci ritroveremo a mangiare la prima cosa che ci capita sotto gli occhi, spinti da una fame indicibile: il nostro cervello è in allerta, e vuole cibo.
La glicemia può scendere sotto soglia a causa di un digiuno prolungato (ipoglicemia) o per effetto dell’insulina (ipoglicemia reattiva). L’ipoglicemia reattiva può instaurassi per due motivi: insorge a distanza di circa 3 ore da un pasto eccessivamente ricco di carboidrati, oppure può essere conseguenza di un pasto troppo povero di carboidrati. La causa prima è la stessa: troppa insulina in circolo. Nel primo caso è stata secreta sullo stimolo di un eccesso di carboidrati (i carboidrati sono “l’incendio” e l’insulina è il “pompiere” che nella foga di lavorare bene ha determinato un allagamento); nel secondo caso l’insulina è stata secreta sullo stimolo delle proteine: è come un pompiere che attiva gli idranti anche quando non c’è fuoco (ossia, non ci sono carboidrati).
Questo è il motivo per cui quando si intraprende una dieta volta a controllare i livelli glicemici non si dovrebbe mai eliminare totalmente i carboidrati: non solo alla lunga sarebbe controproducente qualora il nostro obiettivo fosse la perdita di peso, ma non sarebbe nemmeno sana e ci predisporrebbe a diversi rischi per la salute. Infatti, l’eccesso di insulina in circolo andrebbe a determinare insulino-resistenza: pensate ai bambini, che quando sono minacciati di essere messi in castigo si comportano bene, ma quando alle minacce non fa seguito alcun provvedimento rimangono insensibili alle urla materne. Anche il nostro corpo è come un bimbo: livelli ottimali di insulina lo rendono efficiente, livelli troppo elevati perpetuati nel tempo lo rendono “sordo” e poco collaborativo.
Riassumendo…
In alcune condizioni è necessario o consigliabile intraprendere una dieta a basso carico glicemico, ossia che non causi oscillazioni violente della glicemia: i livelli di glucosio nel sangue si devono innalzare dolcemente, e diminuire con altrettanta armonia.
Lo sbaglio più grande che si può fare quando si intraprende una dieta a basso carico glicemico è quello di limitare eccessivamente i carboidrati in favore di pasti proteici: come abbiamo visto, in questo modo mettiamo una toppa ma apriamo una falla. Da una parte controlliamo strettamente la glicemia, dall’altra andiamo a creare una secrezione ingiustificata e deleteria di insulina.
L’ideale sarebbe dunque abbinare a ciascun pasto una piccola quota di carboidrati e la giusta quantità di proteine e grassi: i carboidrati forniranno quel giusto quantitativo di zuccheri sul quale l’insulina -secreta dallo stimolo di tutte e tre i nutrienti- potrà agire. Se il nostro bilanciamento sarà stato armonico, non causeremo picchi glicemici né ipoglicemia reattiva.
La scelta dei carboidrati e la loro quantità varia a seconda delle nostre necessità: nel prossimo articolo parlerò più nello specifico dell’argomento.
Riuscire a gestire la corretta quantità di proteine, carboidrati e grassi non è cosa da poco (d’altronde, per lavorare nel campo della nutrizione ci vuole una laurea…); in linea di massima, avremo ottenuto un bilanciamento armonico quando dopo un pasto non ci sentiremo intorpiditi e stanchi, e non avremo fastidiosi buchi allo stomaco a distanza di un paio d’ore.
Lo sapevi che…
I dolci, come ben sappiamo, sono le nostre maggiori fonti di zuccheri semplici. L’eccesso di zuccheri causa picchi glicemici, indesiderati soprattutto in chi deve dimagrire, soffre d’acne, si trascina sintomi da sindrome metabolica, ha ovaio policistico.
Alla luce di quanto abbiamo detto, può essere un ottimo suggerimento quello di scegliere sempre dolci con poco zucchero (meno è sempre meglio!) e una discreta quantità di proteine e grassi che modulino l’innalzamento di glicemia e la secrezione di insulina. Ad esempio, ai biscotti canestrelli possono essere preferibili i cantuccini, che vantano tra gli ingredienti anche le noci; anche se più calorica, una crostata di frutta secca ha un impatto glicemico inferiore rispetto alla crostata, così come un pezzo di cioccolato fondente rispetto alle caramelle.
Ovviamente questi suggerimenti non devono autorizzare ad un consumo smodato di dolci, ma a fare scelte ponderate in base alle proprie esigenze: una donna che soffre di ovaio micropolicistico o di acne e vuole concedersi un dolce sgarro farebbe meglio a valutare il bilanciamento di nutrienti del suo dolce, piuttosto che il mero apporto calorico…
E questo ragionamento non vale solo per la scelta del dolce, ça va sans dire…
45 Comments
Ho messo “mi piace” ancora prima di leggerlo… Ora inizio!!!
Spero che dopo la lettura tu non debba aver avuto ripensamenti sul “mi piace” 😉
Sempre molto chiara e semplice! brava!
Carina la metafora del telefono che squilla e l’interessato che non sente… questa te la frego! 😉
Che bella la prima foto con zucca e zenzero. L’hai fatta tu?
Grazie miiiille! 🙂
Le foto no, non sono mie (sono una pessima fotografa). Le trovo su Tumblr 😉
Davvero esaustivo!! E con tutti quegli esempi anche molto più semplice da comprendere…
Complimenti!
Grazie Simona! Ho inserito gli esempi proprio perché usando solo linguaggio scientifico sarei stata poco comprensibile… 🙂
complimenti per l’articolo, una domanda ma quindi, secondo lei nei 3 pasti principali si dovrebbe sempre bilanciare i tre macronutrienti ma come si può fare e in che rapporto? un esempio può essere l’alimentazione a zona?
ultima cosa in un articolo precedente ha detto che non sempre servono gli spuntini ma così non si rischi di arrivare troppo affamati al pasto successivo abbuffandosi?
grazie della sua disponibilità
La dieta a Zona è un buon modello per la regolazione glicemica, ma va fatta chiarezza sulla qualità degli alimenti usati.
Nel prossimo articolo parlerò della suddivisione dei carboidrati lungo la giornata.
Riguardo gli spuntini: come scritto nel precedente articolo, se si tolgono ma il rischio è quello di abbuffarsi è ovvio che debbano essere mantenuti 🙂 Se invece si riesce ad armonizzare bene i pasti e arrivare ad essi con la giusta fame, consiglierei di evitare gli spuntini 😉
Non vedo l’ora di lettere il nuovo articolo 🙂
ma mangiando spesso non si accelera il metabolismo? lasciando passare troppo tempo tra un pasto e l’altro non si rallenta?
Sono affermazioni che non hanno senso di esistere, dal momento che si tratta di un digiuno di poche ore 🙂 un metabolismo rallenta a seguito di una costante carenza calorica, molto protratta nel tempo. Non se si fanno tre pasti al giorno, sennò hai idea di come dovrebbero star messi i nostribisavoli, che se andava bene facevano due pasti completi? 😉
Dove si parla di dieta a zona?
Cara Arianna, ho una grande confusione in testa . Ho appena riletto la dieta Berrino, in cui si raccomanda una alimentazione quasi macrobiotica, usando come proteine quasi esclusivamente i legumi. Quindi vi sono due scuole di pensiero diverse?
Esatto: per me la dieta macrobiotica intesa alla Berrino è curativa in caso di patologie specifiche.
Avevo parlato negli articoli sulla carne (qui) e sul pesce (qui e qui) cosa intendo per alimentazione onnivora di qualità, e consapevole.
Se la scelta è: carne industriale o macrobiotico consapevole, dico sì alla seconda opzione. Se invece parliamo anche di carne, uova e pesce *consapevoli* non vedo perché escludere questi alimenti: leggi l’articolo sulla carne, ho spiegato di quale bias pecchino molti studi che confrontano dieta veg e dieta onnivora. Studi di Campbell compresi (tra l’altro, la popolazione in studio in The China Study sta ora diventando insulino-resistente…).
Non esiste e non esisterà mai una “Scienza” dell’alimentazione: i fattori sono molteplici e strettamente personali. Un metabolismo risponde in un modo, un altro magari nel modo opposto. Se io facessi derivare le mie proteine esclusivamente dai legumi (…e ci ho provato), tempo un mese sarei seriamente ipotesa, stanca, affaticata, e con enorme ritenzione idrica. Conosco invece donne che con una dieta simil-vegana non hanno alcun problema.
Ti invito nuovamente a leggere l’articolo sulla carne 🙂 Se l’alimento è NATURALE è sano.
…per dire, il 70% dei prodotti di soia attualmente in commercio NON SONO naturali.
Splendido articolo, non di così facile comprensione ma davvero interessante.
La cosa un pò “triste” è che le teorie scientifiche sull’alimentazione cambiano nel giro di breve tempo e ciò ce sembrava una verità viene smentita o rivista..comunque ci sarai tu a portare un pò di luce in questo campo tanto complesso quanto affascinante.
Grazie per i complimenti e per la fiducia Raffaele! Io cerco solo di far vedere entrambi i lati della medaglia, e di sfatare vecchi pregiudizi alimentari. Sono comunque certa che con il tempo anche io avrò modo di rivedere tante mie attuali posizioni! 🙂
Come al solito, articolo davvero interessante, Arianna! Di quelli che fanno riflettere. Quindi la dieta dissociata non va bene? E uno schema alimentare con un primo a pranzo con verdura, proteine più verdura e un po’ di pane la sera neppure? La maggior parte delle mie amiche fanno così, e’ uno schema mentale facile, come dividere un pasto abbondante in due, si trovano bene e le ho sempre invidiate perché invece io mangio a casaccio…
Parlerò nel prossimo articolo su cosa intendo per suddivisione dei carboidrati 🙂
La dieta dissociata è comoda, non sempre efficace.
Si, so che la ” vera” dieta dissociata non è’ equilibrata, però la divisione del pasto penso sua un’ altra cosa: al piatto di pasta o riso si aggiunge sempre formaggio grattugiato, e al secondo con verdura un po’ di pane. Comunque credo che oggi come oggi fare un pasto scientificamente corretto, a meno che si abbia molto tempo a disposizione, sia quasi impossibile. Insomma, si fa quel che si può …
Neanche a dirlo articolo fondamentale 🙂
Nel marasma di diete, dietine, programmi pseudo alimentari piú o meno “strong”, é utili riacquistare la consapevolezza del buon mangiare che i nostri nonni, nonostante spesso fosse per necessitá, implicitamente avevano. La nostra alimentazione, a dispetto delle innumerevoli fonti commerciali da cui siamo bombardati, é estremamente povera e limitata: ancor peggio quella dei nostri bambini. Veniamo immersi letteralmente, e fin da piccoli, nel mondo “coccoloso” dei carboidrati il quale ci accompagna (e mi viene in mente subito Lucignolo!) su una strada pessima fatta di attenzione continue ai grassi, considerati il vero nemico. Oggi fortunatamente le cose stanno cambiando in meglio, ci stiamo accorgendo di quanto sia preziosa un’alimentazione ricca e soprattutto varia, sia per il corpo che per la mente! 🙂 Grande Arianna!
Il tuo commento mi dà lo spunto per una nota a margine: secondo alcuni studi, l’alimentazione ‘industriale’ povera di nutrienti veri (vitamine e minerali) sarebbe una delle concause dell’obesità anche perché il corpo chiede continuamente cibo alla disperata ricerca degli elementi mancanti. Solo che -ovviamente- se si continua ad assumere cibo che ne è privo e che oltretutto è ricchissimo di calorie, siamo punto e a capo!
Ciao Arianna, bellissimo articolo. Attendo con ansia quello nuovo.
Io da quando ho eliminato i latticini stó meglio con l’acne, ma ho notato che subito dopo il ciclo se rompo mangiando carboidrati raffinati mi viene tempo breve un ciste e se continuò a mangiare la sento infiammare. Purtroppo, a volte si esce dagli schemi anche per le situazioni, compleanni, ecc…..
Ogni tanto il pane azzimo e i salumi vanno bene……….. Immagino la risposta.
Grazie e buona giornata
Ciao Serena!
L’acne è di fatto un problema ormonale: normalissimo che tu noti differenze in concomitanza di certi periodi del ciclo mestruale, soprattutto se associati a un certo tipo di alimentazione.
Riguardo quello che mi hai chiesto: il pane azzimo è ad alto indice glicemico, penso sia comunque migliore quello di grano duro. Salumi possono essere proinfiammatori se ricchi di conservanti. Comunque, come avrai immaginato, la mia risposta è che uno sgarro una tantum non compromette la salute né il percorso dietoterapico 🙂
Con che cosa potrei sostituire il pane azzimo?
Grazie come sempre per la preziosa consulenza.
Pane di segale sarebbe perfetto, in alternativa pane di grano duro tipo Altamura o di farro a lievitazione naturale. Sei disposta a fare ordini web? Qui fanno un pane in forno a legna con lievito madre che è delizioso. Per pane di segale, a me piace il Rapunzel che si trova al NaturaSì 🙂
Ciao Arianna, ti sto seguendo molto e ti ho già scritto per chiederti consigli. Mi piacerebbe essere seguita da un nutrizionista che mi possa dare una dieta bilanciata per acne in ovaio policistico. Conosci qualcuno da consigliarmi zona Biella-Vercelli? Seguo la dieta a basso indice glicemico e povera di latticini ma ho sempre sfoghi acneici sul mento, non so se sbaglio qualcosa. Inoltre con la dieta sono dimagrita, ma non vorrei più dimagrire…aiuto. Se hai qualcuno da consigliarmi, te ne sarei grata!
Grazie
Mi spiace Giovanna, ma in Piemonte non ho alcun contatto purtroppo: già diverse persone mi hanno scritto per avere suggerimenti di dietisti da quella regione, ma purtroppo non ne conosco 🙁 Peccato che abitiamo un po’ distanti, altrimenti ti avrei vista volentieri io…
Potresti venire una volta ogni tanto a fare un ambulatorio in Piemonte!!!
Sai che ci stavo pensando? Perché non hai idea di quanti mi scrivono da Torino/Biella/Alessandria… Il fatto è che non so quanto mi converrebbe: 4 h di macchina tra andata e ritorno, autostrada e benzina, costi dello studio a cui mi appoggerei… Non so se ne varrebbe la pena, anche calcolando che dovrei garantire almeno la presenza mensile, e già ora è un po’ complicato gestire gli appuntamenti qui… 🙁
Interessantissimo e soprattutto molto chiaro e fluido da leggere; la tua capacità di sviscerare argomenti complessi e renderli comprensibili sin dalla prima lettura non finisce di stupirmi.
Per questo articolo meriti una staning ovation!
Allora…. se io avessi introdotto un giusto quantitativo di carboidrati nella mia colazione non dovrebbe venirmi il buco nello stomaco a breve, corretto? Faccio colazione alle 06.30 (latte, circa 50gr di fiocchi d’avena, qualche corn flackes -in esaurimento-, un paio di prugne secche, una decina di frutti secchi fra mandorle e nocciole), svolgo un lavoro sedentario e verso le 09.30 (a volte anche prima!!) mi si apre la voragine nello stomaco. Mangio un paio di kiwi. Verso le 11.00 altra voragine nello stomaco. Mangio uno yogurt bianco con chicchi soffiati di quinoa. Arrivo a casa alle 12.30 per pranzare con una fame notevole. Non mi sembra normale…. dove sbaglio? Non si può avere sempre fame, uffa! Non avrò mica il verme solitario?….
Proverei con una colazione salata, se mi permetti il consiglio: frutta fresca + pane (di segale o grano duro o lievitazione naturale) + uova/salmone/tonno/prosciutto senza conservanti + frutta secca, in dosi sufficienti a saziarti. Lascerei uno spuntino a metà mattina con frutta fresca e/o yogurt 🙂 Prova!
Ciao Arianna, il pane di segale è introvabile però il negozio bio dal quale mi rifornisco ha un piccolo forno dove viene cotto pane integrale di farro (farina 100% integrale, sale e pasta madre, dice lui) che pesa una tonnellata e ha un saporino acidulo fantastico!
Questa è la parte facile; al pesce sono allergica purtroppo e il prosciutto senza conservanti… ma esiste veramente? Proverò a chiedere al super dove faccio la spesa.
Uova e frutta secca senza problemi.
Ci provo…. è la prima volta in vita mia che faccio una colazione salata!!!
Grazie mille per il suggerimento, ti faccio sapere come è andata!
Il prosciutto crudo di Parma o San Daniele, essendo un DOP, per legge è fatto solo con carne e sale senza additivi; esistono poi moltissimi piccoli produttori di salumi che li fanno ancora ‘come una volta’: per questo però devi rivolgerti direttamente al produttore, e non al supermercato… 😉
Ok, proverò ad informarmi se in zona ci sono produttori (ma penso di si…. abito in alta Valpadana!!)
La frutta secca…. mandorle e nocciole: è meglio acquistarle sgusciate o pelate? So che l’ideale sarebbe comprarle con il guscio ma per questioni di tempo non posso indulgere troppo nel fai da te! Mi chiedevo se ci sono differenze a livello nutrizionale fra pelate e sgusciate; tu che ne dici?
Grazie Arianna e buona giornata!
Senza guscio la frutta secca irrancidisce più facilmente, quindi è sempre bene controllare che la data di scadenza sia molto in là nel tempo (= prodotto più fresco in origine). Meglio quella non tostata!
Ok, butto un’occhio alla data di scadenza.
Onestamente non pensavo neppure che ce l’avessere in quanto sono dei semi…. quante cosa che sto imparando grazie a te e ai tuoi prezioni consigli Arianna!
Arianna, questo articolo è semplicemente illuminante. Ti adoro! Davvero… Ho avuto il diabete gestazionale e se avessi avuto queste informazioni mi sarei risparmiata 3 o 4 (non ricordo più!) mesi di fame e rabbia per la dieta oscena (e antica, aggiungerei), che mi ha imposto la ginecologa. Ora mi è rimasta una paura immane di mangiare “normalmente” e cerco sempre di controllare i carboidrati (più nelle intenzioni che nei fatti, in realtà!). Questa spiegazione mi rasserena moltissimo, ma credo che se non mi decido ad indagare di più sulla mia personalissima reazione agli zuccheri non sarò mai serena (sto facendo un po’ lo struzzo perché ho troppa paura di scoprire che posso essere un soggetto a rischio diabete). Secondo te qual è la figura professionale che può aiutarmi? Tu potresti darmi indicazioni sugli esami da fare e su come impostare di conseguenza l’alimentazione? O è meglio che mi rivolga ad un diabetologo per la diagnosi e poi eventualmente (se c’è bisogno) interpellarti? Grazie di tutto, sei grande!
Cara Alina, per vedere se ci sono turbe glicemiche gli step, come prima cosa, sarebbe bene che tu facessi un semplice esame del sangue testando glicemia ed emoglobina glicata; se questi valori sono nel range di normalità non c’è nulla di cui preoccuparsi, mentre se i valori fossero al limite sarebbe opportuno consultare il medico. I problemi di prediabete o di intolleranza glucidica sono perfettamente gestibili con una dieta bilanciata, ma anche gratificante, colorata e gustosa 🙂 Con alla mano la diagnosi del medico e la richiesta di visita dietistica, puoi prenotare un consulto da un dietista che ti possa guidare nel tuo percorso (se hai piacere, anche da me, visto che me l’hai chiesto).
Il diabete gravidico espone ad un aumentato rischio di diabete anche al di fuori della dolce attesa, ma questo non è assolutamente una certezza, anzi! Con le giuste dritte è perfettamente possibile azzerare il rischio, e oltrettutto avere una dieta sana sotto molti altri aspetti 🙂 Purtroppo spesso ho visto diete per diabete, gestazionale e non, troppo sbilanciate verso i carboidrati, e onestamente non ne capisco il motivo visto che tutti gli studi confermano che la prima cosa a cui fare attenzione è proprio l’evitamento del picco glicemico… Quindi, meglio se ti informi sul modo di lavorare del professionista da cui vorrai andare.
Se vorrai contattarmi in privato per un appuntamento sono a tua disposizione, così come avrò piacere ad indirizzarti verso un collega se mi dici di dove sei: ho contatti anche in altre province e regioni, magari con un pizzico di fortuna posso aiutarti anche in questo modo!
Arianna, grazie infinite. La glicemia a digiuno é sempre stata buona. Al ritorno dalle ferie a settembre proverò a fare l’emoglobina glicata e poi vediamo (lo metto tra i “propositi del nuovo anno”, che ripartire a settembre mi é sempre sembrato un inizio di qualcosa…). Per il momento grazie ancora
Di nulla, e a presto! 🙂
Ho letto questo articolo molto interessante sono insulino resistente con ovaio policistico, la mia ginecologa mi ha detto che devo prendere carboidrati a colazione (tre biscotti secchi) ed il latte, pranzo pochi carboidrati e proteine e verdure, e a cena invece di abusare di proteine! Dovrei assumere carboidrati anche la sera limitando le proteine?
Temo che la tua ginecologa non conosca affatto la dieta adatta a chi ha ovaio policistico. Ti consiglio di leggere qui e qui e di farti seguire da qualcuno che conosca questo protocollo 🙂
ciao arianna che ne pensi del cremor tartaro, vorrei usarlo pero ho visto che fra i primi ingredienti ha l amido di mais che so avere un alto indice glicemico, che mi dici in merito a cio, so ovviamente che poi quando ci sono grassi, proteine e fibre l indice di un alimento, diminuisce. tu usi il cremor tartaro come agente lievitante per dolci
Io uso il cremor tartaro+bicarbonato.
1 bustina = 15 g.
Se ne usa una bustina per un impasto intero… Praticamente ininfluente per fetta, come indice glicemico. Suvvia, se ci focalizziamo su queste piccolezze non se ne esce più 🙂
ok grazie mille ma il cremor tartaro ha gia il bicarbonato inserito, come mai lo aggiungi ulteriormente, lo sai che sto sperimentando vari modi per dolcificare ad esempio faccio la cioccolata frullando un caco, oppure i fichi, una banana, o le mele con polvere di cacao amara bio e poi unisco olio di cocco vergine bio, negli impasti di torte e dolci in genere si puo dolcificare con frutta frullata ad esempio purea di mela, pera, banana, oppure farina di carrube, farina di cocco al posto dello zucchero. il budino io non lo cuocio, frullo un frutto col cacao in polvere, poi unisco l agar agar, congelo negli stampini, e poi una volta congelato tolgo dagli stampini, appena è morbido prima che si scongeli mangio il budino, la panna cotta stesso procedimento, non la cuocio poiche non voglio ulteriormente dnaturare le caseine del latte, pendo la panna fresca bio, quella bechersgadner tedesca che adoro, unisco un frutto frullato per dolcificare, ad esempuio una banana o mela che sono bianchi, unisco l agar agar, congelo, scongelo e poi appena è morbido mangio, tra l altro ho scoperto che i fichi sono ottimi addensanti
Bene, ottime idee!
A presto!