Quando si parla di alimentazione intuitiva ci si riferisce a un approccio al cibo e alle scelte alimentari che sia autodeterminato, gentile verso il proprio corpo, compatibile alle proprie risorse e scale di priorità, e soprattutto lontano dai precetti della diet-culture, che ci vorrebbero tutti schiavi di schematismi rigidi basati sul controllo del peso corporeo.

Una delle domande che più spesso mi vengono poste in merito all’alimentazione gentile riguarda, però, proprio il peso corporeo: “con l’intuitive eating posso dimagrire? Cosa mi devo aspettare in termini di peso?”.

Prima di tutto: l’alimentazione intuitiva non è un sistema per perdere peso. Diffidate da chi ve la vende come uno “stare a dieta senza dieta”, “dimagrire senza contare le calorie”, “dimagrire con gusto” ed espressioni analoghe.
Se mira a farvi dimagrire, NON È intuitive eating, perché questo approccio nasce esplicitamente come una modalità di avvicinarsi ad un’alimentazione sana e personale senza ambizioni di performance sul peso.

Tuttavia, è possibile che durante e dopo un percorso di alimentazione intuitiva ci possano essere delle modifiche del peso: in effetti, uno degli obiettivi sarebbe proprio quello di permettere alla persona di arrivare al proprio range di peso naturale.
Dunque, entriamo a gamba tesa nell’argomento: cosa è il peso naturale?

Peso naturale o peso ideale?
Probabilmente, siete avvezzi a conoscere il peso ideale, ossia uno specifico range di peso corporeo che *idealmente* dovreste raggiungere per essere in salute: si calcola facilmente attraverso l’algoritmo del BMI, è un parametro fisso ed immutabile, che vincola una persona ad un range numerico.
Secondo la dietistica classica, una persona *deve* rimanere entro uno specifico range di BMI per potersi dire in salute: a prescindere dalla propria età, dai farmaci usati, dall’attività fisica praticata, dal momento della vita nel quale si trova.
Sarà successo a tutti di andare ad una visita medica (non necessariamente dietistica! Anche visita di base, cardiologica, ginecologica…) e doversi pesare, per poi trovarsi scritto il proprio BMI di appartenenza: come se da quello dipendesse la salute di una persona… Ne abbiamo già sviscerato i punti critici, vero? Se vi siete persi una puntata, vi invito a leggere questo articolo.

Esiste anche un altro significato di peso “ideale”: il peso che voi stessi idealmente vorreste raggiungere, e al quale legate un concetto più o meno ampio di felicità.
“Se pesassi xx kg, sicuramente sarei più felice, più sicuro di me, potrei mettermi tutti i vestiti che voglio e non proverei più vergogna”: spesso ci si trova ingabbiati in un meccanismo perverso per raggiungere quel peso ‘ideale’. Diete restrittive continue, rinunce sociali, senso di scarsa autostima e di sconforto se, inevitabilmente, ci sono giornate o periodi in cui si mangia di più rispetto a quello che ci si è prefissi per il raggiungimento di quel peso.

Per come approccio io l’alimentazione, sia il peso ideale del BMI sia quello ideale-personale hanno un’accezione meramente etimologica: sono *ideali*, appartengono al mondo delle idee, e hanno poco a che fare con il dato di realtà.

Per un rapporto sano con il cibo e con il proprio corpo bisognerebbe piuttosto fare riferimento al *peso naturale*.

Il peso naturale è un intervallo di peso che viene raggiunto quando si mangia senza restrizioni e senza abbuffate.
È il range di peso a cui siamo geneticamente predisposti, ed è un range estremamente variabile nei diversi momenti della vita: sicuramente si basa su una predisposizione genetica, ma dipende poi ampiamente da fattori ambientali. In altre parole cambia a seconda di quanto e come dormiramo, e degli stimoli stressogeni a cui siamo sottoposti; cambia in base a quanto ci muoviamo, che farmaci assumiamo, alla nostra disponibilità economica, alle relazioni che stringiamo.
La cosa bella del peso naturale è che è sempre sano, purché lo siano i fattori che lo influenzano. Il peso naturale non è controllabile in per sé stesso: imporsi di cambiare il proprio peso per ingrassare e dimagrire è una forzatura a cui il corpo si oppone e ribella. Se mutano i fattori ambientali, allora è possibile che muti anche il peso naturale: ad esempio, il peso naturale di una persona sarà diverso se si trova in un periodo della vita in cui è più sedentario o più attivo, se ha figli o meno, se per lavoro deve fare spesso pranzi con colleghi o se mangia in autonomia (e potrei fare tanti altri esempi).

Peso naturale e intuitive eating
L’alimentazione intuitiva si prefigge di educare ad un comportamento alimentare che, come conseguenza, permette di raggiungere il proprio range di peso naturale.
Potrebbe darsi che il vostro peso ideale già coincida a quello naturale, oppure potrebbe discostarsi di poco, oppure di molto: non lo sapete a priori, non potete calcolarlo. Ma potete scoprirlo.

Vi faccio qualche esempio pratico (preso da situazioni vere, da donne a cui ho però cambiato il nome):
* Giulia è una ragazza che pesa 60 kg e che è costantemente a dieta. Ha una vita socialmente attiva. Alterna periodi in cui è in restrizione alimentare, rinuncia ad eventi sociali e fa tantissimo sport, e pesa 56-57 kg, a periodi in cui frequenta di più gli amici, mangia oltre il proprio fabbisogno e soddisfacimento “perché tanto ormai, la dieta è fallita”, smette di fare sport e pesa 62-63 kg. Con l’alimentazione intuitiva potrebbe scoprire che il suo peso naturale poco si discosta da questi estremi: potrebbe essere 59-61 kg, ma con tutt’altro approccio al resto. Fa sport con piacere e senza tirarsi troppo ad incastrare le sessioni di allenamento nella propria routine; frequenta gli amici e condivide con loro cene e aperitivi senza abbuffarsi; quando mangia da sola, compie scelte alimentari la cui priorità è minimizzare i tempi in cucina (è sempre di fretta!).
* Federica è una donna di 40 anni a dieta da quando ne aveva 15: pesa 48 kg e controlla ossessivamente il suo peso tutte le mattine. A seconda di come la bilancia le risponde, può decidere se allenarsi o meno, se essere di buonumore o meno, se accettare il biscotto che suo figlio le porge a merenda oppure no. La sua vita ruota intorno al mantenimento di un peso inferiore ai 50 kg: ci sono state vacanze di famiglia disastrose perché era partita pesando ‘troppo’, e questo ha comportato la rinuncia a pomeriggi al mare per potersi allenare nella palestra del resort prescelto; ci sono stati screzi con il marito, per ripetute cene con amici annullate all’ultimo momento; ci sono stati problemi con i figli, perché gli amici notavano che era l’unica mamma a non condividere i dolci delle feste scolastiche. Il suo percorso di alimentazione gentile è stato tortuoso, difficile, ma pieno di traguardi raggiunti: attualmente non sa quanto pesa, probabilmente un po’ più di 50 kg, e questo a tratti le crea fastidio. Però è felice di non doversi più svegliare alle 5 del mattino per imporsi di fare sport, è felice di terminare gli avanzi della cena del bambino più piccolo, e condivide con il marito la passione dell’enogastronomia.
* Martina si definisce una “ragazza che è sempre stata grossa”: nella sua vita ha alternato periodi di diete a periodi di pesanti abbuffate. Non ha mai voluto sapere il suo peso corporeo, se ne vergognava, e io non le ho mai chiesto di salire sulla bilancia. Ha iniziato il percorso di alimentazione intuitiva su suggerimento e su sprone della sua psicoterapeuta: nel corso dei mesi le abbuffate si erano sempre di più ridotte, e ha iniziato a indagare i propri gusti, le proprie preferenze. Ha scoperto di apprezzare alimenti che prima mangiava forzatamente in ottica di dieta da dimagrimento, e al contempo ha scoperto che altri alimenti, ammantati dell’aura del proibito, non le facevano granché gola. Attualmente la sua alimentazione è varia e colorata: non moralizza il suo comportamento alimentare e ha imparato che mangiare le carote non la rende più virtuosa di una pizza. Continua a non sapere quanto pesa, non lo vuole sapere: “peso il giusto”, ha risposto ad un’amica che le avesse chiesto se fosse dimagrita.

Peso ideale e aumento del peso
Quando si conosce per la prima volta la definizione e la portata rivoluzionaria del peso naturale, si comprende che insistere sul raggiungimento di un peso ideale è una forzatura inutile, che imbriglia le persone a un dato meramente numerico, frutto di un calcolo assolutamente decontestualizzato rispetto il potenziale genetico e i fattori ambientali.
L’essere umano può avere corpi di dimensioni, pesi e taglie estremamente diverse: nessuno è “anomalo”. L’anomalia è la forzatura verso una standardizzazione.

Oltretutto, se proprio vogliamo dire le cose come stanno, forzarsi a raggiungere un “peso ideale” è il primo modo per garantirsi un aumento di peso, e un allontanamento (in eccesso) dal proprio peso naturale. Se abbiamo un “obiettivo di peso” (definito da un medico attraverso il calcolo di BMI, o da noi ambito perché associato a bellezza-felicità-perfezione) e ci mettiamo in restrizione calorica per raggiungerlo, andremo ad attivare tutti quei meccanismi di allerta del nostro corpo che, alla lunga, portano sì alla perdita di peso, ma predispongono poi ad un recupero del peso perso (spesso con gli interessi), in un eterno loop conosciuto come dieting, o effetto yo-yo. Vi ricordate? Ne ho parlato un po’ qui e un po’ qui.

L’ambizione di un percorso nutrizionale dovrebbe essere quella del raggiungimento del proprio peso naturale: senza calcoli o congetture a priori. Semplicemente (e *non* facilmente) l’obiettivo sarebbe quello di guidare verso un’alimentazione priva di abbuffate, priva di restrizioni; un’alimentazione guidata da scelte autodeterminate dipendenti dalle proprie priorità, valori e disponibilità economiche. Un’alimentazione che metta al centro le esperienze che è possibile vivere con il proprio corpo, più che ponga come obiettivo di vita il raggiungimento di un corpo ideale, perfetto.

Ovviamente a questo punto è necessario aprire una (larga) parentesi dedicata alla formazione della propria immagine corporea: ma magari ne parliamo la prossima volta, che ne dite?