Settimana scorsa vi ho promesso che vi avrei presentato qualche dato scientifico in merito all’importanza della vitamina D nella salute, e quindi ecco a voi l’articolo con una ricca bibliografia finale.
Fino a qualche anno fa si credeva che la vitamina D fosse importante solo per le ossa, ma le cose non stanno proprio così… La vitamina D si è rivelata essere un immunomodulatore importantissimo: la sua carenza è collegata a patologie autoimmuni e sistema immunitario fragile.
Fate attenzione: non ci sono prove inequivocabili che ci dicano che la carenza di D sia causa di patologie autoimmuni, ma ci sono tantissimi studi che confermano che un’integrazione di D aiuti nella remissione dei sintomi; la carenza potrebbe essere una conseguenza (e non una causa) della malattia, mentre l’integrazione è fondamentale nel rallentarne o impedirne l’avanzamento.
Vediamo in quali altre sindromi e patologie è coinvolta.
Nota preliminare: tutti gli studi che citerò sono review o metanalisi, ossia studi che prendono in considerazione *cospicui* gruppi di persone (migliaia di casi), dunque i dati che veicolano sono statisticamente *molto* significativi.
Vitamina D e fertilità
Una metanalisi del 2015 ha evidenziato che le donne che soffrono di PCOS* hanno diminuiti livelli di vitamina D. Si è evidenziato che tanto minore era la vitamina D, tanto maggiore poteva essere l’insulino-resistenza che si associa a ipofertilità e disequilibri endocrini femminili. Un’integrazione della vitamina migliora la gestione di glicemia e la secrezione insulinica: una review del 2014 indica che livelli sierici di vitamina D di almeno 30 ng/ml aiutano a migliorare i parametri metabolici in donne con PCOS, e a proteggere dall’endometriosi chi ne è predisposta (o già ne soffre).
Un’altra recentissima review (maggio 2015) ha concluso che sia necessario integrare la vitamina D in donne che soffrono di obesità, insulino resistenza o scarsa riserva ovarica (condizione ricorrente anche in molte donne magre), e in uomini che evidenziano oligospermia o astenospermia. Tale integrazione, protratta fino a raggiungere 50-60 ng/ml di vitamina D nel siero, aumenta le possibilità di concepimento.
Nell’uomo la vitamina D aiuta anche a migliorare la qualità dello sperma, la motilità degli spermatozoi e il profilo degli ormoni sessuali (molti uomini con problemi di fertilità evidenziano aumentati estrogeni e diminuito testosterone).
Lo stesso studio suggerisce che alte concentrazioni di vitamina D giochino un ruolo importante nel primo trimestre di gravidanza, per favorire l’impianto uterino e per la protezione immunologica locale dell’embrione.
Ho diverse pazienti con PCOS o ipofertilità che si sono sottoposte a un percorso di procreazione assistita: sono seguite da ginecologi diversi, alcuni dei quali sono favorevoli all’integrazione di vitamina D in gravidanza, altri invece sono contrari. Personalmente credo che un’integrazione di 400-800 UI, magari se associata alla vitamina K2, possa avere benefici a fronte di nessun rischio, ma in questi casi deve sempre essere il medico a dare l’ultima parola. Una review dell’anno scorso sottolinea comunque che donne che iniziano il percorso FIVET devono avere livelli sierici di vitamina D superiori a 30 ng/ml.
*PCOS: sindrome dell’ovaio policistico, qui e qui maggiori informazioni, qui per scaricare il mio ebook, qui per il ricettario.
Vitamina D e sindrome metabolica
Una carenza di vitamina D si evidenzia in chi soffre di sindrome metabolica; l’integrazione fino a livelli auspicabili di 40 ng/ml migliora l’insulino-resistenza e diminuisce i livelli pressori, proteggendo il cuore e il sistema circolatorio, e riducendo pertanto il rischio di infarto o ictus.
Sottolineare il legame tra aumentati livelli di D, iperglicemia e gestione dell’insulina è molto più importante di quello che pensiate: quando il livello di zuccheri nel sangue aumenta senza aver la capacità di diminuirlo con un’adeguata produzione di insulina, si va incontro ad una progressiva condizione infiammatoria cronica del corpo. Tale infiammazione è alla base di molti meccanismi patogenici: non solo -come si può presupporre- diabete e intolleranza glucidica, ma anche Alzheimer (classificato come diabete di tipo 3, ricordate?), dislipidemia, fibromialgia, patologie autoimmuni.
Avere un buon controllo della vostra vitamina D è fondamentale per ridurre il rischio di insulino-resistenza o smorzare gli effetti di un meccanismo già in atto.
Vitamina D e cancro
In letteratura cominciano a farsi strada anche studi che correlano la vitamina D alla prevenzione e alla cura del cancro, in particolare cancro al seno, alle ovaie, e al colon-retto. Sulla correlazione in campo preventivo si devono ancora fare numerosi passi in avanti, ma il legame tra vitamina D e terapia oncologica è ormai certo: come purtroppo è noto, le cure radio e chemioterapiche implicano un impoverimento della massa minerale ossea ed espongono al rischio di malnutrizione vitaminica. L’integrazione di vitamina D durante le cure aiuta a ridurre il rischio di fragilità ossea e osteoporosi, migliora la gestione degli zuccheri nel sangue e riduce i livelli infiammatori.
Nelle donne affette da cancro al seno o alle ovaie si consiglia di mantenere un livello sierico di vitamina D di almeno 30 ng/ml, con un mantenimento minimo giornaliero di 800-1000 UI.
In caso di cancro al colon-retto, l’integrazione di calcio (2 g al giorno) e/o di vitamina D3 (800 UI al giorno) aiuta a diminuire del 77% gli indici infiammatori nell’arco di 6 mesi.
Vitamina D e patologie autoimmuni
In quanto potentissimo immuno-modulatore in grado di intervenire a livello epigenetico*, la vitamina D può essere efficacemente integrata in tutti i casi di malattie autoimmuni. I lavori scientifici più consistenti sono relativi alle patologie autoimmuni tiroidee (Hashimoto e Graves), psoriasi, celiachia, diabete I e SLA (negli ultimi 5 anni comincia a prendere piede l’ipotesi di una genesi autoimmune anche per questa malattia). Spiegare i meccanismi biochimici è alquanto complesso, ma scaricando questi studi gratuiti potete trovare informazioni approfondite, se siete amanti della materia.
*Che cos’è l’epigenetica? Si tratta di cambiamenti in grado di modificare l’espressione dei nostri geni, incentivandoli o bloccandoli. Cerco di fare un esempio molto semplice: se abbiamo un gene che codifica per ‘pelle abbronzata’ ma non ci esponiamo mai al sole, non avremo mai la pelle abbronzata. L’esposizione solare, in questo caso, è un fattore ambientale che agisce a livello epigenetico, facendo in modo che il gene venga espresso (cioè, si veda) oppure no.
La vitamina D agisce modulando l’espressione dei geni coinvolti in meccanismi autoimmuni.
Altre connessioni tra salute e vitamina D
In questo caso cliccate direttamente dove vedete evidenziate in blu le parole per essere rimandati allo studio di riferimento
La vitamina D è coinvolta in malattie infettive: ci sono benefici nella supplementazione ad alte dosi in soggetti HIV, e sembra che l’uso quotidiano di vitamina D (da cibo, sole o integrazione) permetta di ridurre il rischio di infezioni batteriche e virali. Questi due aspetti salutistici si correlano, ancora una volta, al potenziale immuno-modulatore della vitamina.
La vitamina D è utile nella cura della fibromialgia e del dolore cronico, a loro volta spesso correlate a patologie surrenaliche o tiroidee.
La vitamina D, in sinergia con gli acidi grassi omega3, aiuta anche a livello di umore! E’ stato dimostrato che in caso di ADHD (sindrome da iperattività e deficit dell’attenzione), disturbo bipolare, schizofrenia e comportamento impulsivo l’integrazione di simultanea di questi due nutrienti aiuta la produzione e l’azione della serotonina, ormone coinvolto nei circuiti cerebrali delle patologie sopra citate. Diversi studi hanno dimostrato che l’integrazione di almeno 800 UI giornaliere di vitamina D siano, in certi casi, una validissima alternativa ai farmaci antidepressivi.
Sempre attraverso il meccanismo che coinvolge triptofano e serotonina la vitamina D è fondamentale per le persone che soffrono di depressione invernale, sindrome connessa alle minor ore di luce giornaliera (e, come abbiamo visto, la luce e i raggi UVB sono fondamentali alla sintesi di vitamina D).
Per concludere…
Se mi conoscete e mi seguite da tempo, sapete che non sono favorevole alle integrazioni alimentari fatte a casaccio e senza alcuna utilità. La vitamina D è probabilmente l’unica integrazione verso la quale sono favorevole pressoché per tutti, chiaramente dopo aver fatto le dovute analisi nel sangue e dopo aver scelto un buon integratore.
Nel prossimo articolo, per dovere di completezza, vi parlerò di come approcciare in modo adeguato l’integrazione di vitamina D.
Bibliografia
– He C, Lin Z, Robb SW, Ezeamama E – Serum Vitamin D Levels and Polycystic Ovary syndrome: A Systematic Review and Meta-Analysis – Nutrients. 2015 Jun 8;7(6):4555-4577
– Dabrowski FA, Grzechocinska B, Wielgos M – The Role of Vitamin D in Reproductive Health-A Trojan Horse or the Golden Fleece? – Nutrients. 2015 May 29;7(6):4139-4153
– Lerchbaum E, Rabe T – Vitamin D and female fertility – Curr Opin Obstet Gynecol. 2014 Jun;26(3):145-50
Blomberg Jensen M – Vitamin D and male reproduction – Nat Rev Endocrinol. 2014 Mar;10(3):175-86
– Prasad P, Kochhar A – Interplay of vitamin D and metabolic syndrome: a review – Diabetes Metab Syndr. 2015 Mar 6
– Martin-Herranz A, Salinas-Hernàndez P – Vitamin D supplementation review and recommendations for women diagnosed with breast or ovary cancer in the context of bone health and cancer prognosis/risk – Crit Rev Oncol Hematol. 2015 May 19
– Bostick RM – Effects of supplemental vitamin D and calcium on normal colon tissue and circulating biomarkers of risk for colorectal neoplasms – J Steroid Biochem Mol Biol. 2015 Apr;148:86-95
– Muscogiuri G, Tirabassi G, Bizzaro G, Orio F, Paschou SA, Vryonidou A, Balercia G, Shoenfeld Y, Colao A – Vitamin D and thyroid disease: to D or not to D? – Eur J Clin Nutr. 2015 Mar;69(3):291-6
– Wang J, Lv S, Chen G, Gao C, He J, Zhong H, Xu Y – Meta-analysis of the association between vitamin D and autoimmune thyroid disease – Nutrients. 2015 Apr 3;7(4):2485-98
2 Comments
Salve, io soffo di pcos, sono magra e ho un livello fortemente carente di vitamina D. Proprio per questo motivo mi e’ stato prescritto Annister 10.000 ui una volta a settimana praticamente a vita.
La prima domanda è se è possibile che a 33 anni io abbia già un inizio di osteoporosi nonostante le paratiroidi funzoninop e bene e il calcio sia nella norma.
La seconda domanda mi e’ sorta leggendo l’articolo a proposito della riserva ovarica. Non mi e’ chiaro se la carenza di riserva ovarica sia caratteristica di tutte le donne come pcos e se l’assunzione della pillola concezionale abbia tra gli effetti quello di tutelarla.
Grazie!
L’osteoporosi viene diagnosticata attraverso la MOC, quindi dovrebbe sottoporsi a quello specifico esame per capire come stanno le sue ossa.
La riserva ovarica è indipendente sia dalla PCOS che dall’assunzione della pillola.