Ho scritto quest’articolo su suggerimento della dott.ssa Adele d’Antoni, specialista in Gastroenterologia all’Istituto Mediterraneo Trapianti di Palermo che da qualche anno si occupa nello specifico di malattie epatiche. Con uno scambio di messaggi ci siamo confrontate sull’importanza svolta dall’alimentazione nella cura (e nella prevenzione!) della steatosi epatica, una patologia che spesso si correla alla sindrome metabolica. Un aggiustamento delle abitudini alimentari in pazienti con fegato grasso aiuta a diminuire alcuni fattori di rischio che si correlano a malattie cardiovascolari, senza l’impellenza di ricorrere ai farmaci.
Grazie al suo prezioso aiuto ho potuto consultare la bibliografia recente sulla steatosi epatica, che mi è stata fondamentale per scrivere l’articolo che vi propongo. Come mio solito vi ho evitato le spiegazioni biochimiche alla genesi della patologia, passando direttamente ai consigli pratici: non avete più scuse per mangiare male!
Buona lettura, e grazie di cuore ad Adele.
Il fegato grasso non alcolico (NAFLD) è una patologia che consiste in un accumulo di grassi a livello del fegato superiore al 5% non dipendente da nessuno dei tre fattori tradizionalmente legati alla steatosi: dipendenza da alcol, uso di farmaci o disordini ereditari.
Ad un esame istologico la NAFLD può presentare epatociti normali o infiammati: in questo secondo caso viene definita NASH (steatosi epatica non alcolica). Si stima che il 20% della popolazione mondiale abbia il fegato grasso, e che il 3-5% sia colpito da NASH; la differenza tra le due patologie è di non poco rilievo, dal momento che l’infiammazione delle cellule epatiche rappresenta il primo passo verso una degenerazione cirrotica, condizione patologica irreversibile che predispone a tumore al fegato e che spesso necessita di trapianto.
Nei pazienti che soffrono di NAFLD il fegato grasso si correla a fattori di rischio metabolico, vale a dire obesità, ipertensione, dislipidemia (alti valori di colesterolo e trigliceridi) e diabete di tipo II.
L’obesità è fortemente predisponente a sviluppare steatosi non alcolica: il 70% dei soggetti obesi ne è colpito; anche un semplice sovrappeso che però abbia una prevalenza di accumulo adiposo a livello addominale è un importante fattore di rischio: il grasso che si accumula sulla pancia viene più facilmente inglobato dalle cellule del fegato, che si infarciscono di trigliceridi e danno avvio alla malattia. Dal momento che gli uomini sono più predisposti delle donne a sviluppare un cosiddetto “addome a mela”, il sesso maschile è più colpito da steatosi di quello femminile; tra le donne, quelle che soffrono di ovaio micropolicistico sono a maggior rischio. Altre patologie predisponenti alla NAFLD sono ipotiroidismo, apnea notturna, ipopituitarismo, ipogonadismo e resezione pancreato-duodenale.
Un dato preoccupante riguarda i bambini e gli adolescenti: si stima che il 9% dei ragazzi obesi sotto i 18 anni soffra di NAFLD, spesso non diagnosticata perché difficilmente ci si aspetta di trovare questa patologia in una popolazione giovane. Valori elevati delle transaminasi dovrebbero essere il primo campanello di allarme, soprattutto se il sovrappeso si associa ad alti livelli di glucosio nel sangue.
Il problema è della massima serietà: contrarre una patologia epatica in giovane età significa avere più tempo per sviluppare cirrosi, malattia che come ho detto prima è irreversibile e comporta un elevatissimo rischio di cancro al fegato con esito mortale. La quasi totalità dei bambini affetti da NAFLD è obesa: se si corregge tempestivamente il loro eccesso ponderale è possibile proteggerli e garantire loro una migliore qualità della vita. Esiste una bassissima percentuale di bambini non sovrappeso con NAFLD: in questi casi la causa della patologia è dovuta a difetti dell’ossidazione lipidica o malattie da accumulo lisosomiale.
Inutile dire che avere il fegato grasso e ancor di più essere malati di steatosi è correlato a un maggior rischio di mortalità, soprattutto a causa di complicanze cardiovascolari.
E’ importante sottolineare che nella quasi totalità dei casi del paziente adulto la patologia è asintomatica: talora si può avvertire un vago dolore al fegato, ma niente che lasci pensare ci sia necessità di indagare clinicamente. La diagnosi risulta quindi essere occasionale e spesso fortuita: magari ci si accorge di avere le transaminasi alte a seguito di un controllo di routine, oppure un medico scrupoloso che abbia richiesto una visita ecografica si trova l’esito del cosiddetto “fegato brillante”, primo campanello d’allarme per la NAFLD.
Un fegato grasso o steatosico è una condizione silente, spesso trascurata o sottovalutata: se vi siete ritrovati in più d’uno dei fattori di rischio sopra citati (in particolare obesità, dislipidemia, intolleranza glucidica o diabete) chiedete al medico di farvi valutare la transaminasi nei vostri prossimi esami del sangue. Ricordate che può si trascura la patologia, più il rischio dell’irreversibile cirrosi diventa una possibilità non remota.
Studi scientifici hanno dimostrato che in pazienti affetti da NASH la modifica delle abitudini alimentari e l’incremento dell’attività fisica sono in grado di migliorare il quadro infiammatorio: la perdita del 5-10% del peso corporeo iniziale può diminuire del 40% il grasso depositato nel fegato; se il cambiamento dello stile di vita è veramente radicale, tale percentuale sale addirittura all’80%!
Dunque, il primo passo per proteggersi da una degenerazione della steatosi in gravi complicanze è quella di impegnarsi in un percorso di dimagrimento.
La dieta per chi soffre di NAFLD e di NASH dovrebbe prevedere una perdita di peso di 0,5-1 kg a settimana nel primo mese e mezzo di terapia alimentare, e deve necessariamente essere associata ad un incremento dell’attività fisica. La sola dieta non si è dimostrata essere efficace sul lungo termine: il paziente perde peso, ma lo recupera facilmente quando passa al mantenimento; al contrario, se ad una corretta alimentazione si accosta anche del movimento in più si sarà in grado di evitare un nuovo peggioramento del profilo infiammatorio epatico. Le linee guida per il trattamento della steatosi e del fegato grasso suggeriscono circa 30-40 minuti di camminata per 4-5 volte a settimana: un obiettivo assolutamente non impossibile da raggiungere, a meno di essere completamente sedentari.
Fate attenzione: per guarire dalla NAFLD non è sufficiente “perdere peso”, ma anche farlo nel modo corretto! Un dimagrimento conseguente a una dieta sbilanciata ed eccessivamente restrittiva va a sovraffaticare il lavoro epatico, sarà controproducente e non migliorerà le vostre condizioni di salute; è indispensabile intraprendere un cambiamento delle abitudini alimentari che preservi la funzionalità del fegato e che bilanci in modo adeguato i nutrienti.
Vediamo insieme le raccomandazioni dietetiche per chi soffre di fegato grasso o di steatosi:
1. Ai fini del dimagrimento si raccomanda una restrizione calorica di almeno 500 kcal giornaliere rispetto all’introito abituale, da associarsi ad un’aumentata attività fisica.
2. La dieta deve essere in primo luogo a basso contenuto di carboidrati: si consiglia di non superare il 40% dell’introito energetico quotidiano; parimenti non si dovrebbe eccedere oltre il 30-35% di grassi.
3. Le fonti dei carboidrati devono essere a basso carico glicemico: si limitino il più possibile i farinacei (pane, pizza, prodotti da forno) e si preferiscano i prodotti integrali.
4. Vanno esclusi i dolci e va limitato il consumo quotidiano di frutta: il fruttosio è lo zucchero che maggiormente determina l’accumulo di grassi nel fegato. Non va assolutamente usato come dolcificante.
5. L’apporto giornaliero di fibra insolubile derivante da cereali e da legumi deve essere di almeno 25 g.
6. I grassi alimentari devono provenire il larga maggioranza da grassi monoinsaturi (olio extravergine, avocado) e polinsaturi (pesce selvaggio, frutta secca) per il loro potenziale antinfiammatorio; devono essere aboliti i grassi trans (oli e grassi usati dall’industria), le margarine e i condimenti diversi dall’olio extravergine. Si faccia un uso moderato e non quotidiano di fonti di grassi saturi (carne, burro, formaggi).
7. Le proteine devono prevenire in larga parte da pesce, pollame e legumi. A causa della correlazione con il cancro al colon vanno aboliti gli insaccati e gli affettati (prosciutto, bresaola, speck, salame…); va moderato il consumo di carne rossa fresca per l’elevato contenuto di ferro: spesso il fegato malato presenta difficoltà nello stoccaggio di questo minerale.
8. Benché la NAFLD e la NASH non siano causate dal consumo di alcol, va comunque sconsigliata l’assunzione di vino, birra, liquori e alcolici: l’etanolo contenuto peggiora il quadro patologico.
In termini pratici, in cosa si traducono queste indicazioni?
Il ruolo dei carboidrati
Il consumo eccessivo e smodato dei carboidrati, soprattutto se raffinati o provenienti dai dolci, è tra le cause principali della steatosi non alcolica. Il fegato trasforma i carboidrati in eccesso in trigliceridi che vengono stoccati nell’organo stesso, determinando una perdita delle sue funzionalità e l’avvio del processo infiammatorio. La compresenza di resistenza insulinica, diabete e ipercolesterolemia fa sì che i carboidrati diventino il nemico numero 1 del malato di fegato.
L’impegno che si chiede al paziente è duplice: da una parte limitare l’introito quantitativo, sull’altro versante di migliorare la scelta qualitativa.
Le diete a basso contenuto di carboidrati hanno dimostrato efficacia nel ridurre i livelli di triglicerici e di glucosio, nel migliorare la risposta insulinica e nell’aumentare i livelli di colesterolo protettivo HDL. Al contrario, pazienti che assumevano circa il 60% di carboidrati (pur in presenza di dieta ipocalorica) avevano livelli di aminotransferasi particolarmente elevati, segno inequivocabile di affaticamento epatico.
Diversi studi clinici hanno dimostrato che la dieta più efficace a detossificare il fegato è a bassissimo contenuto di carboidrati, meno del 10% del contributo calorico quotidiano: praticamente una quota che si copre solo con verdura e poca frutta. Sebbene questa sia la dieta migliore dal punto di vista dei risultati, non lo è per quanto riguarda la fattibilità sul lungo termine: un paziente obeso con NAFLD si trascina anni e anni di cattive abitudini alimentari, da correggere per gradi e da ottimizzare in modo da permettergli di risolvere i suoi problemi di salute senza troppi sacrifici. Pertanto, più che azzerare il contributo di carboidrati si rivela migliore un approccio che ne preveda una diminuzione (circa il 40% delle calorie totali) con una modifica della loro qualità.
Il suggerimento è quello di sostituire i prodotti raffinati con quelli integrali: si preferisca il pane integrale e il pane di segale, si sostituisca la pasta bianca con quella integrale (biologica, poiché quella non bio viene fatta con crusca aggiunta che non è utile a fini salutistici) e il riso bianco con quello semi-integrale; è consigliabile introdurre come fonti di carboidrati anche farro e orzo.
Non sono da consumare (nemmeno se integrali) gallette di riso o di mais, pane in cassetta, grissini, taralli, crackers, pizza e focaccia. Da abolire anche le bevande zuccherate: succhi di frutta, tè in bottiglia, bevande gassate dolci; il consumo di queste bibite va disincentivato anche qualora fossero “sugar-free”: diversi studi dimostrano che la sostituzione dello zucchero con dolcificanti chimici non si correla ad una perdita di peso e anzi pare aumentare la fame.
Vanno assolutamente escluse le calorie vuote (ossia caramelle, gelato, torte…). I dolci sono da riservare alle occasioni speciali, come compleanni e festività.
Fibra vegetale
Per aumentare la sazietà e per avere un maggiore apporto di vitamine e nutrienti si deve aumentare il consumo di legumi, frutta e verdura.
Le linee guida suggeriscono di introdurre un giorno sì e uno no i legumi, di non dimenticare ad ogni pasto una porzione di verdura (cotta o cruda) e di inserire la frutta a colazione o come spezzafame, senza superarne le due porzioni al giorno (circa 400 g).
Ricordate che alcuni ortaggi hanno un tropismo spiccatamente epatico, ossia svolgono un’azione tonica e detossificante sul fegato: carciofi, catalogna, erbe amare e cicoria in primis.
Frutta secca
Inserire anche quotidianamente noci, mandorle e nocciole aiuta ad abbassare i fattori di rischio cardiovascolare, a cui un malato di NAFLD è più soggetto rispetto alla media della popolazione: gli acidi grassi insaturi della frutta oleosa a guscio contribuiscono ad abbassare i livelli di trigliceridi e di colesterolo totale, segnali di infiammazione circolatoria.
Fate attenzione a non eccedere con la frutta secca, poiché potreste sforare il quantitativo giornaliero di grassi, una percentuale da tenere ben controllata se si soffre di fegato grasso. Inoltre vi suggerirei di comprare frutta secca solo se a guscio e non tostata: la tostatura va a deteriorare i preziosi acidi grassi contenuti, e talvolta addirittura a irrancidirli rendendoli molto difficili da metabolizzare per un fegato affaticato.
Olio extravergine d’oliva
La particolare ripartizione tra acidi grassi monoinsaturi, polinsaturi e saturi dell’olio extravergine rende questo condimento il più adatto sia da usare in cottura che da aggiungere a crudo: l’olio extravergine non si deteriora a meno che si raggiunga il punto di fumo (fritture) o venga mal conservato. E’ un preziosissimo alleato della nostra salute: è protettivo nei confronti di malattie cardiovascolari, regolarizza i livelli di colesterolo nel sangue e -grazie alla presenza di vitamina E e tocoferoli- svolge un effetto antiossidante.
Il malato di NAFLD non dovrebbe mai usare altri oli all’infuori dell’extravergine.
Le fonti proteiche
Diversi studi condotti sia nel breve (26 settimane) che nel lungo (10 anni) termine hanno dimostrato che un incremento delle proteine in associazione alla riduzione dei carboidrati e ad una dieta a basso carico glicemico sia efficace a permettere il dimagrimento, a migliorare la funzionalità del fegato e soprattutto a mantenere un peso corporeo adeguato quando si fosse raggiunto il normopeso. Si tratta di studi di rilievo, dal momento che hanno interessato un totale di 168.000 persone!
E’ però importante non trarre conclusioni affrettate: gli studi sottolineano che quando l’aumento proteico deriva in larga parte da carne processata i benefici vengono vanificati da un aumento del rischio di diabete e di patologie cardiovascolari.
In termini pratici, si consiglia di non consumare affettati e insaccati, e di limitare la carne rossa a non più di 200-300 g a settimana (due piccole porzioni) preferendo quella magra (ad esempio il filetto anziché la costata). Le fonti proteiche da prediligere sono il pollame (pollo, tacchino, coniglio), il pesce (specialmente quello non d’allevamento, più ricco di omega-3 anti-infiammatori) e -ovviamente- i legumi, da inserire almeno 4 volte a settimana.
L’integrazione di sostanze
La terapia medica per il trattamento della NAFLD prevede anche un’integrazione di vitamina E, vitamina C e vitamina D, per le loro spiccate proprietà antiossidanti e protettive. Non si deve ricorrere al fai-da-te nell’assumere tali integratori, ma ci si deve rivolgere al proprio medico di base o all’epatologo: se i valori ematici non vengono monitorati si rischia di andare in ipervitaminosi, predisponendosi a rischi per la salute. L’eccesso di vitamina E causa aumentato rischio emorragico, quello di vitamina C cancro ai polmoni e quello di vitamina D stenosi e calcificazione.
E’ importante sottolineare che questi effetti collaterali si riscontrano solo a seguito dell’assunzione di integratori: usando fonti alimentari delle vitamine non si corre alcun rischio, poiché ciascuna sostanza viene modulata nella sua azione da tutti gli altri micronutrienti contenuti nel cibo.
Nello specifico, vediamo quali sono buone fonti vitaminiche:
– La vitamina E si associa ai grassi vegetali; la nostra fonte primaria è l’olio extravergine, ma è contenuta anche nella frutta secca a guscio
– La vitamina C è contenuta in kiwi, agrumi, fragole, spinaci e ribes
– La vitamina D si trova associata a grassi animali: ne sono ottime riserve il tuorlo delle uova e il pesce grasso, come il salmone, lo sgombro, il rombo e le sardine
La prevenzione
La steatosi epatica non alcolica va prevenuta prima di essere curata; come ampiamente discusso all’inizio di questo articolo, la sua genesi si correla a un eccesso di peso (soprattutto a livello addominale) e ad un aumento dei fattori di rischio cardiovascolare (colesterolo LDL, trigliceridi, ipertensione).
In particolare quando in famiglia ci sono casi di fegato grasso è bene tenere a mente questi consigli per la prevenzione:
– Mantenere un peso corporeo adeguato, e perdere peso qualora ce ne fosse in eccesso.
– Fare attività fisica, di qualsiasi tipo purché ci si mantenga attivi!
– Moderare il consumo di carboidrati, preferendo quelli integrali e a basso carico glicemico.
– Evitare i grassi industriali “nascosti”, il che equivale a dire evitare i prodotti confezionati soprattutto quando in etichetta sono riportate margarine e oli vegetali di qualsiasi tipo.
– Variare quotidianamente la fonte proteica principale, preferendo carni bianche, pesce e legumi.
– Introdurre almeno 3-4 voltea settimana -se non giornalmente- della frutta secca a guscio, utile per la prevenzione cardiovascolare.
– Tenere sotto controllo i valori ematici di colesterolo totale e HDL, trigliceridi, enzimi epatici e glicemia.
Bibliografia
– N.Chalasani, Z.Younossi, J.E.Lavine, A.M.Diehl, E.M.Brunt, K.Cusi, M.Charlton, A.J.Sanyal, Liver disease: practice guideline by the American Association for the study of liverdiseases, American College of Gastroenterology and American Gastroenterological Association – Hepatology
– F.Barrera, J.George, The role of diet and nutritional intervention for the management of patients with NAFLD – Clin Liver Dis 18 (2014) 91-112
27 Comments
Non conoscevo questa patologia e sono rimasta stupita di leggere che è così comune!
Ho da tempo eliminato i prodotti industriali, mangio carne rossa solo una volta alla settimana, insaccati quasi mai (ma mi mancano!!!), cereali solo integrali tranne qualche rara pastasciutta con pasta bianca.
Beh, se non fossi interapia con interferone da 20 anni direi che il mio fegato se la passa proprio bene!!! In ogni caso le analisi trimestrali sono sempre perfette per fortuna, il peso è ok…. posso stare tranquilla, no???
Se il medico non ritiene opportuno fare accertamenti direi che è perché va tutto bene, no? 😉 Io, non conoscendoti, non ho elementi per giudicare…!
Io ho una stiatosi mi potresti dare una dieta per un intera settimana graz
Bellissimo articolo, molto interessante, ho scoperto delle cose che proprio non sapevo sull’alimentazione da tenere! grazie! inoltre stupendo lo schema alimentare allegato, veramente intrigante, prenderò qualche spunto di sicuro!! (penso che sia la prima volta che mi piace una dieta!!)
vorrei farti una domanda, io ho da un mese tolto il dolcificante dalla mia vita dopo anni, e l’ho sostituito con dello zucchero di mele liquido, però leggevo che il fruttosio non è indicato per chi soffre di steatosi, cosa potrei usare allora per dolcificare il caffè? (io uso lo zucchero solo x il caffè, nell’ordine di max 3 cucchiaini al giorno)
grazie mille! Michela
Felice di averti interessata, e doppiamente felice che lo schema alimentare ti piaccia: le mie diete sono sempre così, colorate e gustose 🙂
Per dolcificare potresti usare la stevia biologica, acalorica e senza zuccheri, assolutamente naturale. Io trovo buona questa da ordinare online, mentre sconsiglio di cuore quella della Misura e della Dietor, che contengono anche altri ingredienti chimici. Fammi sapere se la provi e se ti piace 🙂
A dire il vero,i prodotti integrali hanno un ancor maggiore indice glicemico di quelli brillati,è facilmente dimostrabile in “clinica” basta chiedere ad un diabetico,che vivendo il problema sulla propria pelle si tiene ben distante da questo tipo di prodotti,soprattutto dal riso,preferendo il Basmati indiano,l’unico con indice glicemico pari quasi a quello della pasta.
Teniamo inoltre conto del problema dell’accumulo di fitati,detti “antinutrienti” contenuti in prodotti integrali ,pericolosissimi ,perchè creano una patina intestinale in grado di non fare assorbire più nessun micro e macronutriente all’organismo
E’ la clinica che deve confermare la teoria e non viceversa,chissà i medici quando lo capiranno………..
Sull’IG, posso essere d’accordo quando si tratta di fibra aggiunta all’alimento (pane, pasta, farinacei) ma non quando si prende in considerazione il cereale integrale al naturale.
Quanto agli antinutrienti bisognerebbe fare molte specifiche e non semplice terrorismo alimentare: se trattati nel modo corretto e inseriti in un’alimentazione equilibrata che preveda un’ampia varietà di alimenti con le giuste combinazioni, sono innocui.
Come sempre ottimo articolo, grande professionalitá e scelta oculata dell’argomento, un vero killer silenzioso per moltissime persone….mio marito compreso, al quale vorrei far “digerire” questa utilissima dieta. Una sola domanda: per avere un’odea delle quantitá di alimenti? I classici 60-70gr di cereali e 150 di proteine e legumi?
Non so darti delle quantità precise perché dipende dal resto dell’alimentazione… Per il poco che ho conosciuto tuo marito, ti consiglierei di considerare un 80 g di primo piatto, 60 g di pane, 30 g di legumi (100 g da cotti) e sui 150 g di secondi piatti. Se vuoi un altro consiglio, con lui vai per gradi: non metterlo subito ‘a dieta’ sebbene ce ne sia bisogno; inizialmente mira a cambiare le abitudini e la varietà del cibo, e poi gradualmente valutate insieme una riduzione delle quantità per la perdita di peso 🙂
grazie infinite, mi sono resa conto che mi stavo uccidendo, mi sei stata veramente di grande aiuto!! domani esco e compro il tutto.. a casa nn ho nulla di questo. ho 3 bambini e vorrei vederli crescere!!!! un abbraccio, ti faro’ sapere!
Grazie a te per il commento Grazia, spero che i miei consigli possano esserti d’aiuto 🙂
Ciao Arianna,
torno a scriverti perchè non avevo notato questo interessantissimo articolo sul problema che purtroppo mi riguarda…fegato grasso e got alte…e che sto tentando di far “rientrare” con l’alimentazione e un integratore prescritto dal medico di base…e tra sei mesi ricontrollo il tutto!
Ho letto tutto con estrema attenzione e nè farò la mia bibbia.Vorrei però da te dei consigli generici circa la validità, di questa dieta che leggo in tabella, per chi pratica sport aerobico quotidianamente (corsa,nuoto e a volte bici). Nel senso che oltre alle quantità, che immagino debbano essere raddoppiate, mi chiedevo se fosse necessario inserire altri cibi proteici. Ho la sensazione in particolare che con le colazioni indicate in tabella potrei non riuscire più a muovere un dito, in particolare con questo caldo…;-)
Grazie infinite e complimenti ancora per la professionalità.
Sì, le quantità vanno decisamente riviste in caso di attività fisica sostenuta 🙂 Suggerirei di introdurre delle proteine semplici anche a colazione, e magari anche dei grassi buoni da noci Macadamia o avocado 🙂
Perfetto. Per proteine semplici a colazione intendi uova,prosciutto DOP, grana padano?si possono abbinare allo yogurt?Ho sempre pensato che non andassero abbinati due alimenti proteici di diversa natura nello stesso piatto…
grazie
Puoi tranquillamente abbinarli, quello che conta è il quantitativo proteico quotidiano, che deve essere in linea con il tuoi fabbisogno.
Ti consiglierei comunque di limitare lo yogurt e i formaggi in favore di altre proteine 🙂
…e per quanto riguarda la frutta? Rimane il consiglio di non superare le due porzioni al giorno anche per un soggetto attivo/sportivo?ero solito mangiare il terzo frutto della giornata dopo il nuoto…
In caso di fegato grasso la frutta va limitata o eliminata, a seconda della gravità della patologia e indipendentemente dallo sport praticato. Il problema è il fruttosio, che stimola la produzione di trigliceridi.
Un consiglio: vista la tua sportività e il tuo problema, sarebbe opportuno che ti facessi seguire da un dietista o nutrizionista che ti sappia guidare personalmente 🙂
la vitamina C assunta in eccesso aumenta le probabilità di tumore polmonare, ho letto bene ?
Esatto, ma si parla di integrazione ad alte dosi. Può leggere qui.
Manterrebbe la stessa percentuale di macronutrienti (carboidrati 40%, ecc.) anche se si trattasse di un paziente di 15 anni?
Dipende, in linea di massima sì.
Lo zucchero di canna grezzo , quello molto fine , non in cristalli, è uno zucchero “buono” o non ha particolari proprietà salutistiche? cioè, uno che non ama neppure dolcificare, puo escludere tranquillamente tutti i tipi di zucchero? grazie
Tutti i dolcificanti possono essere esclusi senza ripercussioni sulla salute.
Salve, innanzitutto mi complimento per la qualità dell’articolo presentato, sia in termini espositivi che di solidità bibliografica. E’ raro trovare interventi così ben strutturati e validi dal punto di vista scientifico. Ho cercato e trovato i riferimenti bibliografici e, laddove non soggetti a copyright, potrebbe essere una buona idea renderli direttamente disponibili.
Vengo al punto. Non vedo riferimento alla gravità o al livello della steatosi delle cellule del fegato. In altre parole, le indicazioni sembrano essere valide per tutti i soggetti affetti da questo problema, sia per quelli con un lieve e lievissimo problema sia in quelli dove la steatosi è già presente da molto tempo con effetti significativi sul livello di salute del fegato.
Nel mio caso si tratta di una diagnosi di fegato ingrossato, “come da steatosi lieve”. Negli ultimi anni, sicuramente il mio stile di vita è stato piuttosto poco attento verso una sana alimentazione e assolutamente sedentario. Ora, effettuo 40 minuti minimo di cyclette ogni giorno ed evito alcol e cibi grassi. Il medico di base mi ha prescritto un integratore a base di omega3 e assumo quotidianamente infusi di carciofo, tarassaco, cardo mariano ed erbe depurative.
La correlazione di effetti indotti sul fegato dai carboidrati è un effetto che avevo finora mi era sconosciuto. Questo comporterebbe la rinuncia anche a dolci, pasta e pizza. La domanda è la seguente: E’ possibile non eliminare totalmente pasta e pizza e, ad esempio, ridurre esclusivamente la frequenza? (una pizza a settimana, ogni due, una al mese..) E’ possibile calibrare la propria dieta in funzione del livello di steatosi a cui è assoggettato il fegato?
Grazie mille
Buongiorno Leandro e grazie per i complimenti.
Rispondo alla sua domanda: in linea generale, potrebbe essere adeguato una riduzione in termini di porzioni e frequenza dei carboidrati, con attenzione alla loro qualità (il meno possibile raffinati e poco o nulla di zuccheri). Sarebbe opportuno far personalizzare la dieta da uno specialista in nutrizione. In bocca al lupo!
Ottimo articolo, ho una diagnosi di steatosi epatica più ipercolesterolemia di origine genetica + dislipidemia, che rientra nell’ambito della sindrome metabolica e della sindrome dell’Ovaio Policistico. Ho provato mille diete diverse in questi 20 anni di sovrappeso dai 13 anni in poi. L’unica dieta che ha funzionato e stata una dieta senza alcun prodotto da forno, senza cereali nemmeno quelli integrali. Avevo solo carne bianca di pollo e tacchino e a volte maiale, pesce, a volte uova sode, grana 1 volta a settimana, e frutta solo in determinati pasti + verdura. Ho perso 16 kg in 6 mesi. Ora sono di nuovo in forte sovrappeso, sono passata dai 49 kg x 1,51 cm di settembre 2013 ai 59 kg di ora. 10 kg in 4 anni ho preso. Adesso mi rivolgerò ad una nutrizionista, i quanto la mia situazione di salute si è aggravata pesantemente. Ma in attesa di andarci, tornerò ad una dieta con cereali limitati, e tante proteine.
In bocca al lupo per il suo percorso!