Come promesso a inizio anno, ho cominciato a parlare di protocolli dietetici specifici per alcune patologie, come le MICI (patologie infiammatorie croniche intestinali), malattie autoimmuni, dermatiti, disequilibri endocrini di vario genere.
Abbiamo visto in questo articolo che inizialmente la dieta più efficace è quella ad eliminazione, che dovrà successivamente essere adattata a ciascuna persona sulla base dei suoi sintomi (e in relazione alla remissione degli stessi).
La dieta che dovrebbe essere seguita in seguito alla fase iniziale d’eliminazione deve comunque prevedere l’esclusione di glutine e caseine (nei prossimi articoli vi illustrerò perché), con limitazione di altre categorie di cibo in relazione alla propria specifica condizione.
In molti, me compresa, si trovano bene ad adottare una Paleodieta (come accennato qui), sebbene un’adesione al 100% non sia indispensabile per ogni singola casistica. Come vi dicevo, io non posso essere definita una purista della Paleo: dal momento che attualmente il mio ipotiroidismo è ben compensato, ho testato alcuni alimenti che posso introdurre settimanalmente senza che mi diano problemi. Ad esempio, piccole quantità di riso (va un po’ peggio con quinoa e grano saraceno, pur essendo anch’essi gluten-free) e lenticchie rosse.
Come avevo anticipato, la Paleodieta (con o senza concessioni) può essere difficile da accettare.
Per punti, cercherò di spiegarvi in parole semplici gli aspetti maggiormente controversi.
1. “E’ una dieta basata sulle proteine”. In realtà, non si tratta di una dieta iperproteica, o non necessariamente: se dovete anche dimagrire, lo sarà, ma vorrei ricordare che qualsiasi piano alimentare dimagrante deve prevedere una quota di proteine superiore al fabbisogno per poter dare un dimagrimento sano, e non un deperimento fisico.
Personalmente non mangio proteine ad ogni pasto: faccio spesso cene di sole verdure e grassi, perché mangiando proteine a colazione e pranzo, e bilanciando i pasti secondo le mie esigenze, spesso la sera ho poco appetito. Molte persone che seguono la Paleo in modo fluido, assecondando le richieste del proprio corpo, adottano 2-3 volte a settimana il digiuno intermittente: saltano uno dei tre pasti (in genere la colazione). Tornerò su quest’argomento più avanti. Ad ogni modo, più ci si addentra nell’argomento più ci si rende conto che la dieta Paleo è iperproteica solo quando non si ascolta quello che il corpo chiede. O quando si fa uno sport per ipertrofia muscolare, chiaramente.
Se non fosse necessario il dimagrimento, viene suggerito un apporto proteico abbastanza simile a quello della classica mediterranea, con un aumento dell’introito qualora si fosse sportivi.
2. “Basta che mangi prodotti animali a più non posso”. Non dovete mangiare qualsiasi tipo di proteine. La Paleodieta sottolinea l’importanza della naturalità degli alimenti: così come abolisce prodotti confezionati, suggerisce di evitare affettati e insaccati con conservanti, e vi esorta a non acquistare carne e pesce da allevamenti intensivi. Gli animali allevati all’aperto, con mangimi naturali, hanno una composizione proteica e lipidica ben diversa di quelli allevati al chiuso, in batteria, e con mangimi da insilati. Quello con cui loro vengono nutriti avrà un effetto sulla vostra salute, ricordatelo sempre.
In altre parole, se traducete la paleodieta mangiando tutti i giorni bresaola, petto di pollo, bistecche da supermercato e pesce surgelato non vi state facendo del bene, tutt’altro. Soprattutto se soffrite di qualche patologia che determina infiammazione cronica, non state facendo altro che esacerbare i vostri sintomi.
3. “Mangi troppa carne”. In nessun caso si può dire che paleodieta significhi mangiare tanta carne. In primo luogo, esistono altre fonti proteiche (pesce di ogni tipo, anche il più povero, anche i molluschi e crostacei; uova di ogni tipo, anche di quaglia, anatra, oca, salmone o altro pesce). In secondo luogo, come ho già detto, non dovete mangiare ‘tante’ proteine: se adottate la dieta a scopo terapeutico ricordate che è più importante quello che escludete (glutine e caseina in primis) che non quello che lasciate.
4. “Non devi mangiare carboidrati”. La paleodieta è tendenzialmente una dieta a basso contenuto di carboidrati (low-carb), ma non è senza carboidrati: soprattutto se soffrite di ipotiroidismo, fatica cronica o ipoinsulinemia, stringere eccessivamente sui carboidrati sarebbe deleterio, non vi aiuterebbe affatto. Stessa cosa dicasi se avete una costituzione da ectomorfi: alti, longilinei, arti lunghi, difficoltà a mettere peso.
Dovendo escludere i cereali, le tipologie di carboidrati permessi nella Paleodieta sono: patate (a meno che non debbano essere evitate le Solanacee per motivi infiammatori), patate dolci (batate o patate dolci a pasta bianca), qualsiasi tipo di tubero (tipo manioca, tapioca, pastinaca), verdura di ogni sorta, frutta di ogni sorta (da limitare se si dovesse perdere peso), castagne. A seconda della patologia e delle necessità individuali può essere usata frutta essiccata, ricchissima di zuccheri (fichi, prugne, albicocche, datteri…).
Come vi dicevo, non sempre è necessaria un’esclusione totale dei cereali senza glutine (riso, grano saraceno, miglio, quinoa e amaranto, meglio se non in forma di farine): va calibrato in ciascun soggetto, dopo un’iniziale fase di esclusione. Personalmente tollero bene il riso e l’amaranto, così-così grano saraceno e quinoa. Il miglio, non mi piace granché.
Ho letto diverse testimonianze di uomini e donne con patologie autoimmuni che, dopo la solita esclusione totale iniziale, tollerano piccole quantità di glutine soprattutto da segale e avena, a volte anche da farro e orzo. Susan Jane White, di cui adoro il sito e il libro di ricette, è una di loro. Capite bene che in questi casi non si parla già più di Paleodieta, ma più giustamente e propriamente di “dieta per il proprio corpo”.
5. Ci dimentichiamo sempre dei grassi… Parliamone. La dieta per patologie autoimmuni, infiammatorie o endocrine, non è iperproteica, ma è grassa.
Tantissime persone, loro malgrado vittime di mezzo secolo di dietetica grassofobica, dimenticano questo particolare fondamentale: limitano i grassi, e inevitabilmente abusano di proteine.
Sbagliano.
Così come ho sbagliato io inizialmente. La dieta usa liberamente fonti di grasso provenienti da olio extravergine d’oliva, avocado, olio di cocco extravergine. Spesso sono ben tollerati ghee (burro chiarificato indiano, senza lattosio né acqua né caseine) e frutta secca, magari senza pellicina o previo ammollo notturno per l’allontanamento degli antinutrienti.
In caso di patologie autoimmuni è consigliabile consumare 1-2 noci dell’Amazzonia al giorno, ricchissime di selenio, che aiuta ad abbassare gli immunocomplessi (anti-TPO e anti-TG).
Chiaramente, vanno completamente esclusi gli oli raffinati e industriali: di palma, colza, cotone, soia, mais, semi misti.
Altro appunto, che si ricollega a quanto scritto sopra circa il consumo di carne e prodotti animali. Sappiamo che uno dei problemi della carne attualmente in commercio è il grasso: nel grasso l’animale accumula tossine; ecco perché diventa pericoloso mangiare tagli grassi di carne. Non per il quantitativo di grassi in sé, ma per quello che il grasso si porta appresso. Chiaramente, un animale grassfed o razzolante (ossia, allevato completamente in modo naturale) non accumula tossine nel tuo tessuto adiposo, e quindi non è controindicato mangiarne tagli di carne un po’ più grassi. Anzi, mangiare anche la componente grassa ha almeno due vantaggi: in primo luogo ci sentiremo sazi prima (grazie al potere saziante dei grassi), quindi non avremo bisogno di porzioni generose e iperproteiche per sfamarci; in secondo luogo, non sprecheremo cibo: mangeremo tutto quello che abbiamo comprato, ammortizzando il costo della carne biologica.
Nutrizionalmente parlando, la carne magra non è altro che… proteine. Niente vitamine, niente antinfiammatori, niente minerali: solo muscolo. Gli “uomini delle caverne” cui si rifà la paleodieta buttavano il muscolo, e si concentravano su frattaglie e grasso: erano queste le cose veramente nutrienti. E di veri nutrienti ha bisogno chi adotta la paleodieta a scopo terapeutico. A patto che -ripeto- gli animali non siano da allevamento intensivo: in tal caso fate più che bene a scartare il grasso.
6. Per quanto possa sembrare controintuitivo, la paleodieta può essere definita “dieta integrale”, nel senso l’alimento viene consumato nella sua integralità. Anche in questo si distanzia dalle diete iperproteiche: preferisce tagli di carne meno morbidi e meno pregiati, frattaglie comprese (su questo, fatte poche eccezioni, io sono un po’ più schizzinosa). Molto usato da chi segue la Paleo è il brodo di ossa, di cui potete leggere qui. Ha effetti antinfiammatori e antimicrobici, ottimo in caso di disequilibrio intestinale. Io lo faccio almeno una volta al mese, congelandolo in cubetti di ghiaccio e bevendolo due o tre sere a settimana, a volte come cena in sé (se è un periodo in cui ho l’intestino in subbuglio, e spesso capita quando sono stressata), a volte accompagnandolo a della verdura. Brodo d’ossa rigorosamente non sgrassato!
7. “La dieta Paleo è costosa”. Questa è un’affermazione abbastanza veritiera, ma dipende dal tipo di alimento che stiamo prendendo in considerazione, e il modo di acquisto prescelto.
Le uova, anche quando biologiche o del contadino, hanno un costo marginale: al massimo 50 centesimi al pezzo per quelle del contadino, circa 0,30 centesimi per quelle biologiche confezionate.
Il pesce pescato non è costoso, basta saper scegliere: chiaramente se comprate solo tonno, spada, branzino e gamberi andate a spendere una bella cifra settimanale, e senza grossa qualità nutrizionale. Il pesce più umile e piccolo è anche quello meno costoso: alici, acciughe, sarde, suri, sgombri, piovra, pesce lama, cozze hanno prezzi che si aggirano sui 7-16 € al kg. Sono pesci che hanno vissuto in mare, non sono stati allevati e nutriti a farine, ed essendo di piccola taglia non hanno vissuto a sufficienza per accumulare sostanze potenzialmente tossiche dall’acqua di mare. Al contrario, i pesci grossi (e generalmente più costosi) sono più inquinati.
Per curiosità ho guardato quanto potesse costare il nasello surgelato della Findus, filetti bianchissimi (sbiancati?) e allevati: 4,19 euro per 300 g, quindi 16,76 € al kg! Per un pesce che una volta cotto diventa metà come volume, non sa di nulla ed è stopposo… A voi la scelta. Io compro pesce in pescheria (l’Orobica Pesca ha il 10% di sconto sul pesce fresco il lunedì e il martedì), spesso lo faccio sfilettare e poi lo surgelo a casa, così da averlo per 2-3 settimane.
La carne bianca costa tanto solo se pretendete di mangiare solo petto di pollo. Io compro la carne bianca nel mio negozio di fiducia, il Bioscelta di Bergamo: tengono carne bianca dell’azienda San Bartolomeo; mi sono fatta mandare il listino prezzi e scelgo i tagli che costano meno: 5 € (al kg) per le ali di pollo e i fegatini, 10 € per la coscia, sovracoscia e il fusello di tacchino, 7,5 € per il busto di gallina, 11 € per il pollo in parti. Chiaramente, la fesa di tacchino costa molto di più (25 €), così come il petto di pollo (26 €): non mi interessa avere tagli supermagri, mi interessa avere cibo di sostanza. Anche in questo caso ho provato a controllare i prezzi del supermercato: circa 12 € al kg per il petto di pollo Amadori (allevato intensivamente!) e ben 21 € al kg per il petto di pollo affettato dell’Aequilibrium, pieno zeppo di sostanze chimiche!
La carne rossa costa obiettivamente di più rispetto a quella della macelleria: io acquisto carne grassfed, ossia allevata completamente all’aperto senza uso di mangimi; gli ordini di questa tipologia di carne sono di un minimo di 10 kg, che conservo poi in un congelatore a pozzetto. Per ora mi sono sempre rifornita presso l’azienda Biasia, ma presto mi arriverà l’ordine di carne razza Highland, di questa azienda di Bergamo. I costi oscillano: 150-200 € per 10 kg (15-20 € al kg). E’ molto, lo so. Ma di certo non mangio carne rossa tutti i giorni né tutte le settimane, quindi è un costo che affronto 2-3 volte l’anno (per una famiglia di 4 persone, più ospiti!).
Frutta e verdura biologiche hanno un costo superiore rispetto a quelle da agricoltura intensiva, ma anche in questo caso basta saper scegliere, perché ci sono tanti modi per risparmiare: ad esempio, rivolgendosi ai GAS (gruppi di acquisto solidale) o alle cooperative. Personalmente compro gli ortaggi dalla mia fruttivendola di fiducia, spesso biologici o degli ortolani (quindi non trattati pur non essendo a certificazione bio). In estate capita che alcune mie conoscenze abbiano verdura in eccesso dai loro orti, e ne approfitto. In ogni caso, frutta e verdura sono il costo minore: il problema al più è trovare il tempo per fare rifornimento, senza andare al supermercato; in questo possono tornare utili i servizi a domicilio o gli ordini telefonici, che sempre più realtà biologiche mettono a disposizione.
Come per i vegetali, anche i grassi hanno un costo irrisorio: acquisto olio extravergine d’oliva a circa 9-10 € al litro direttamente dai produttori, compro frutta secca online da produttori italiani (ne acquisto in grandi quantità, risparmiando sul prezzo finale), uso olio extravergine di cocco e ghee, il cui prezzo non si discosta molto dall’olio evo di oliva.
Questi i costi della dieta Paleo.
Ovviamente aumentano se ci si fa abbindolare da tutti quegli inutili snack confezionati o “superfood” che costano un occhio della testa: in casa mia non troverete barrette energetiche fatte con pasta di dattero, raw-food di ogni genere e sorta, spirulina, chlorella, e via dicendo.
Se facciamo una somma settimanale è probabile che il conto venga maggiore rispetto a quello di una famiglia media, ma… ma risparmio e risparmierò sulle medicine. E mangio cibo vero, nutriente, saziante, pulito. Magari non cambio uno smartphone ogni tre mesi…
8. “La Paleo è impattante sull’ambiente”. Non voglio dilungarmi su questo punto perché dovrei citare molti dati, statistiche, pubblicazioni; dall’idea che me ne sono fatta io dopo aver approfondito l’argomento, la dieta Paleo non è ecosostenibile solo qualora la si interpretasse come un’iperproteica, in cui buttar dentro qualsiasi tipo di proteine, soprattutto da carne. Se invece si fa un consumo *normale* di proteine animali (non tante, non ad ogni pasto) e si cercano i produttori *consapevoli* quest’affermazione non ha motivo di esistere. Come vi avevo accennato nel precedente articolo, io non ho comunque escluso ogni tipo di cereali e legumi, e se non l’ho fatto è anche per questo motivo: consumare riso o cereali senza glutine ogni giorno andrebbe contro la mia salute (come ho già avuto modo di constatare), ma consumarne piccole quantità 3-4 volte a settimana non causa un peggioramento delle mie condizioni, e mi permette di ridurre la frequenza dei pasti proteici. A questa mia scelta, fatta su base empirica e concettuale, si somma poi il concreto cambiamento del mio appetito: avendo meno fame, soprattutto verso sera, non mi pesa fare diversi pasti a settimana di sole verdure (e grassi).
Se quelle elencate finora sono le contestazioni maggiori della dieta Paleo, di seguito parlerò invece delle difficoltà maggiori che si possono avere nell’accettare una dieta come quella che la Paleo propone, ma che -come già detto nei precedenti articoli- è più che altro una dieta ad esclusione adattata a ciascuna condizione specifica.
1. Motivazioni etiche. Ci sono persone che non mangiano carne o pesce o uova perché frenate dalle innumerevoli notizie sulle perplessità patologiche implicate al consumo di carne e proteine animali. Di questo avevo parzialmente parlato qui; ribadisco inoltre che quella che sto proponendo non è una dieta con più proteine possibili: i quantitativi proteici sono pressoché sovrapponibili a quelli di una normale alimentazione.
D’altro canto, ci sono persone che non mangiano carne per motivi etici o religiosi: in questo caso che si fa? Ho chiesto il parere di Franca Leccadito (che avevo intervistato qui) e lei mi ha risposto: “conosco persone vegetariane e ipotiroidee, che si curano in modo naturale; non mangiano carne né pesce, ma sporadicamente introducono uova, e in ogni caso non consumano glutine né latticini”.
Certo, seguire una dieta senza glutine, caseine, soia, carne e pesce diventa molto complicato a livello organizzativo, ma a quanto pare non impossibile: si deve essere preparati a usare ingredienti particolari (come le proteine della canapa), essere ferrati sul potere antinfiammatorio del cibo, sapere come sfruttare al meglio l’energia del cibo crudo (che non vuol dire semplicemente “non cuocere ciò che si mangia”… ma manipolarlo di modo da farlo esplodere di energia, magari dopo aver seguito corsi di cucina crudista). E, qualora si fosse sportivi, si deve essere pronti ad assumere integrazioni proteiche o aminoacidiche costose, di alta qualità e non dalla soia (controproducente nelle diete ad eliminazione). In America e Australia vi è attenzione anche verso questo tipo di approccio; in Italia molto meno: se non si è preparati, si rischia di rinunciare a tutto e fare un bel caos nella propria alimentazione, andando presto in affaticamento surrenalico e mentale.
E’ per questo motivo che, a mio parere, in caso delle patologie elencate all’inizio dell’articolo una dieta vegetariana o vegana non è perseguibile: può forse essere adottata ciclicamente, lontano dalle fasi acute della malattia, e con la consapevolezza che potrebbe peggiorare il quadro d’insieme.
Chiaramente, una dieta veg è tranquillamente realizzabile qualora non ci fossero patologie a cui far fronte, ça va sans dire!
2. Rinunce. Anche dopo aver visto la testimonianza di altri, e dopo esserne rimasti sbalorditi, non tutti sono disposti a rinunciare a certi alimenti, seppure questa semplice azione migliorerebbe di molto le proprie condizioni di salute. Rinunciare a glutine, latte, formaggi, e altri cibi a tolleranza individuale: si tratta di una scelta radicale e coraggiosa. Come già detto, in certe patologie endocrine e autoimmuni non è la dose a fare il veleno, ma anche il consumo sporadico. Molti medici di Medicina Funzionale sono concordi, ad esempio, nell’affermare che ogni volta che si introduce glutine in caso di patologia autoimmune attiva si causa un danno all’intestino che permane per 6 mesi: proprio come se si fosse di fatto celiaci. Gli stessi meidici sembrano essere meno imperativi in caso di patologia in remissione, dove sembrerebbe che piccole e sporadiche quantità non incidono a determinare peggioramento. Dalla mia piccola esperienza personale, anche se il mio ipotiroidismo è discretamente controllato, mi rendo conto che ogni volta che introduco glutine il mio intestino va ko: essendo l’intestino la sede del 70% del nostro sistema immunitario, ho fatto la scelta drastica di tagliare sul glutine. Imparo dalla pancia molto più che dalla testa. Le rinunce mi pesano? No, direi di no: adesso ho raggiunto il mio equilibrio. Inizialmente è stata drammatica, lo ammetto.
3. Rapporto con il cibo. Quando per anni si ha avuto un rapporto burrascoso e tormentato con il cibo, anche qualora non fosse mai sfociato in DCA conclamato, gestire una dieta come quella proposta dalla Paleo o dalla GAPS diventa insostenibile: la si vede solo nell’ottica delle rinunce, si pensa a tutto ciò che non si può più mangiare, si rischia di desiderare ardentemente ciò che dovrebbe essere vietato. Il rischio delle abbuffate compensatorie è dietro l’angolo. Visto l’argomento abbastanza complesso, ci tornerò in futuro senza dilungarmi ora.
Se avete intenzione di intraprendere la dieta ad eliminazione a fini salutistici, ricordate che non si tratta solo di stare a dieta: non lo state facendo per dimagrire, ma per far sì che il vostro corpo diventi più forte. Più che mai vale il detto di Ippocrate tanto sbanderiato a destra e a manca: “il cibo sia la tua medicina”.
Questo modello alimentare non deve essere impostato calcolando le calorie o l’apporto dei nutrienti: il vostro benessere vale più di qualsiasi numero della bilancia. L’eventuale dimagrimento deve essere una risposta naturale del vostro corpo ad un’alimentazione antinfiammatoria e rinvigorente il sistema immunitario, non deve essere un fine strenuamente ottenuto a suon di rinunce.
E ricordate un’altra cosa: questo modello alimentare può funzionare sia che voi vi stiate curando con farmaci tradizionali, sia che usiate cure alternative. E’ tuttavia possibile che alcune terapie non adeguate al vostro corpo creino una resistenza all’efficacia dell’alimentazione: fatevi aiutare da medici competenti, che tengano conto non solo degli esami di laboratorio, ma anche e soprattutto dei vostri sintomi.
Non si è malati o in salute solo quando il laboratorio di analisi sentenzia che i nostri valori “sono nel range di normalità”.
38 Comments
Ho rubato qualche minuto al lavoro ler leggere quest’articolo; lo aspettavo da tempo e ne è valsa davvero la pena 🙂
Parlo da ragazza che ha sofferto di disturbi alimentari e soffre tutt’ora di sindrome del colon irritabile e ovaio micropolicistico, e, come tale sono la prima ad ammettere che la paleo dieta (inizialmente molto rigida e successivamente più flessibile) mi ha aiutato molto. Il mio percorso , che è solo all’inizio, verso uno stile di vita sano ed equilibrato, improntato ad ascoltare il mio corpo e non a guardare i numeri su una bilancia, è stato tutt’altro che facile. Un percorso in salita; fatto di tante ricadute…ma d’altronde bisogna sempre ricordarsi che dopo ogni salita ci aspetta una discesa e ,grazie a tanta forza di volontà, ogni volta che sono caduta ho ritrovato le forze per rialzarmi. Tornassi indietro rifarei tutto allo stesso modo, perché è solo grazie a quello che ho passato ed al percorso intrapreso che oggi sono quella che sono.
Come già detto dalla nostra fantastica Ari nel suo utilissimo articolo, la paleo dieta è tutt’altro che economica, ma bisogna vederlo come un investimento per la propria salute, vita e vecchiaia. Non è da essere fraintesa come una dieta iperproteica, errore al quale ci stavo cascando anche io, ma soprattutto, non è da considerarsi una dieta, bensì una guida ad ascoltare il proprio corpo.
Tutto questo l’ho imparato e capito soprattutto grazie alla donna che si trova dietro a tutto questo, la nostra dietista di fiducia 🙂 lei c’è sempre stata, mi ha sempre confortato e dato ottimi consigli e suggerimenti…e, se dopo ogni caduta mi sono rialzata, è stato anche merito suo. Per questo ti ringrazio di cuore Ari!
Ma che bellissima sorpresa il tuo commento Sara! Non vedo l’ora di rivederti in ambulatorio per parlare dei tuoi grandi passi avanti 🙂
Per ora non posso che farti i complimenti, e ringraziarti per le bellissime parole avute per me!
Presto ci rivedremo! Non vedo davvero l’ora, è sempre un piacere parlare con te 🙂
Solo la verità…tutte meritate per l’entusiasmo, la passione e l’amore che metti in tutto ciò che fai
Ciao Arianna, potresti fare un esempio di un pasto bilanciato a base di verdure e grassi?
Semplicemente… verdure + grassi 😀 Ad esempio verdure spadellate o al forno condite con olio evo di oliva/cocco o ghee. Nulla di più!
Ciao Arianna,
bellissimo articolo come sempre ! Anche io arrivo a sera con pochissima fame e per me è un po’ un problema decidere cosa mangiare…. Visto che di verdure ne mangio già molte durante il giorno, mentre non so bene quando mangiare la frutta (al mattino mi dà acidità di stomaco e durante il giorno non ho tempo per gli spuntini) mi chiedevo se invece di verdure + grassi non potrei piuttosto mangiare frutta + grassi. Per esempio banana, mela e scaglie di cocco o avocado. Non ho però idea di quanti grassi ci vogliano per attenuare l’impatto glicemico della frutta. Per una banana, ad esempio, quanto cocco devo aggiungere? Grazie e a presto.
Cara Chiara, purtroppo indicazioni specifiche come le quantità le posso dare solo a pazienti che conosco di persona.
Eviterei comunque di fare pasti con sola frutta e grassi, se in presenza di ipotiroidismo. Per suggerimenti più puntuali adatti alla tua specifica condizione ti suggerirei di consultare un nutrizionista della tua zona che conosca questo protocollo.
Cara Arianna,
grazie per la tua risposta. In realtà credevo che la quantità di grassi da associare ai frutti per ridurne l’impatto glicemico fosse più o meno standard e legata alla quantità di zuccheri presenti nel tipo di frutto in questione. Non pensavo quindi che fosse da personalizzare….
In linea teorica è come dici. In pratica, no 🙂 Ci sono persone per le quali una combinazione troppo spostata verso i grassi è controproducente.
In ogni caso, parlando strettamente della paleodieta, il carico glicemico è quasi ininfluente.
Ciao Arianna!
Sono una grande amante di tutta la frutta secca e mi hai fatto venire l’acquolina in bocca quando hai accennato al fatto che te fai grossi ordini online da produttori italiani per risparmiare sul prezzo finale…
Hai qualche sito da consigliare?
Ad esempio, La fattoria della mandorla 🙂
Oppure, cacaopuro.it: qui però non ci sono prodotti italiani, anche se sono sempre biologici.
La paleo dieta dottoressa potrebbe essere seguita da chi presenta allergia al nikel? X via della quantità di verdure e frutta intendo..
Può essere seguita, ma va modificata opportunatamente per quanto riguarda l’apporto vegetale.
Grazie mille
Bello e interessante questo articolo, come sempre.
Ricordo ancora le tue parole in un tuo articolo passato: “l’alimentazione è un campo complesso e per molti aspetti ancora inesplorato”.
Dovremo imparare che un’alimentazione che danneggia il nostro corpo è un’alimentazione che deve esser cambiata, rieducandoci al vero sapore del cibo naturale e, soprattutto, ad ascoltare il nostro corpo.
Peccato che non sia semplice trovare bravi e scrupolosi e appassionati professionisti che insegnino e pratichino questo stile di vita.
Complimenti Arianna per quel che fai e per come lo fai.
Saluti
Grazie mille come sempre per i complimenti Stella 🙂
Cara Arianna, volevo chiederti se l’avvicinarti alla paleo ti abbia anche fatto “ricredere” sui legumi… mi spiego: frequentemente nei siti paleo ho notato una certa diffidenza, alle volte vengono quasi demonizzati!
è cambiata la tua opinione nel corso del tempo?
(ho letto i tuoi articoli precedenti a riguardo)
Demonizzazione assolutamente no! Vanno valutati di caso in caso: come ho scritto, io tollero bene solo le lenticchie; gli altri legumi mi danno stanchezza, sonnolenza e mal di pancia – anche quando li tratto in modo da allontanare gli antinutrienti.
Se c’è aumentata permeabilità intestinale vanno esclusi, altrimenti possono essere tollerati. Chiaramente, una persona che non ha problemi di autoimmunità o colon irritabile può e deve consumarne 🙂
Ciao Arianna, vorrei segnalarti questo interessantissimo articolo riguardo al tonno As do Mar:
http://www.ilfattoalimentare.it/tonno-as-do-mar-conad-prodotto-simile-differenza-prezzo-certificazione-sostenibilita.html
Buon lavoro!
Paola
Grazie mille, ora lo leggo 🙂
Ciao, ti ho poco fa scritto un post entusiastico sul tuo sito, che sto continuando a leggere avidamente. Ho una domanda per te, a proposito di questo articolo sulla dieta Paleo. Fermo restando che, per i cari animali, vorrei diventare vegetariana, mi rendo conto di non riuscire a escludere del tutto la carne. E non solo: sento che alcune cose, come il pollo, mi fanno bene…Le digerisco, mi danno tranquillità. Boh, magari è sensazione, però ho questa impressione. Ma a parte questo aspetto ho una domanda: dici in un passaggio che i pazienti con patologia autoimmune devono aumentare i grassi (scusa se rischio di citare male). In che senso? E inoltre mi chiedevo: l’endometriosi è da considerarsi patologia autoimmune? E’ il caso di adottare una dieta Paleo, naturalmente aumentando – come dicevi – la percezione di ciò che fa bene a ciascuno, senza estremismi? Grazie mille
No, la dieta Paleo non sarebbe adeguata per chi soffre di endometriosi. O meglio, bisognerebbe stare attenti ad almeno tre punti cardine aggiuntivi: eliminare la carne rossa, consumare pesce almeno 4-5 volte a settimana, e non diminuire eccessivamente la fonte di carboidrati (se si vogliono evitare i cereali è possibile optare per patate dolci, tuberi amidacei e castagne).
Per quanto riguarda i grassi: in caso di Paleo è importante aumentarne il consumo perché inevitabilmente i carboidrati vengono diminuiti, non essendoci né legumi né cereali. Se si tolgono queste fonti e non si aumentano i grassi, rischia di essere una dieta tutta sbilanciata verso le proteine, e dunque infattibile sul lungo termine.
Grazie mille per la tua risposta. Io sono francamente un po’ confusa sul da farsi…stavo provando a seguire una versione “strong” della cosiddetta dieta del gruppo sanguigno che, in questa versione per endometriosi, prevede, oltre a eliminare glutine e latticini (cosa che già prevedevo a ho applicato per un periodo), di eliminare tutti i cereali (eccetto quinoa e amaranto max 2/3 volte a settimana), tutti gli zuccheri semplici (e fin qui…ok), ma anche tutte le fonti di zuccheri come la frutta, le patate, le castagne. C’è, almeno da parte di chi la pratica, un fortissimo consumo di proteine animali buone (carni bianche e pesci con Omega 3), e moltissimi legumi (anche sotto forma di farine, per fare crepes, muffins ecc.) e frutta secca. Posso chiederti un parere in merito?
Nel mio caso – giusto per completezza di info – io ho una endo severa, ma senza i classici sintomi (dolore). “Solo” – se si può dire – costipazione, gonfiore, difficoltà digestive. Grazie mille
Cara Francesca, non sono affatto favorevole alla dieta del gruppo sanguigno, basata sul NULLA scientifico. Ti consiglierei di rivolgerti ad un nutrizionista che possa prenderti in carico e indirizzarti verso le scelte e gli abbinamenti migliori per te.
Grazie mille Arianna…. Non dico che è la risposta che volevo sentire ma quasi. Come ti dicevo sono molto confusa e vedendo il comportamento alimentare seguito in questo particolare regime avevo, evidentemente sbagliando, associato questa alla dieta paleo, per il discorso legato a proteine ecc. Ma sapevo che era un’ottica imprecisa. Mi convinco sempre più – ma sempre con molte paure, e anche con più consapevolezza anche grazie ai tuoi interessantissimi articoli – che il concetto di “alimentazione in equilibrio” è fondamentale. In effetti, dopo tante rinunce – da quando ero ragazza per l’acne, perché mi sentivo brutta, perché avevo la pancia e così via, pur essendo per il resto assai magra – comincio a stufarmi. Questa consapevolezza non mi porta a stare meglio, ma comincio a riflettere seriamente, anche sul mio rapporto difficile col cibo (già lo sapevo, ma leggere, oltre che di anoressia/bulimia, anche di ortoressia mi ha ulteriormente allargato lo sguardo…acnhe se guardarsi dentro non è semplice). Insomma, dopo tante rinunce comincio a pensare che in questo ci sia un aspetto “sacrificale” che elimina dall’atto del mangiare un elemento fondamentale: il piacere! Ecco, i problemi concreti ci sono (e te ne ho accennato qualcuno), quindi qualcosa va fatto, ma un po’ mi convinco anche della necessità/gioia di mangiare (quasi) tutto…magari in dosi…omeopatiche! Non fosse altro che per godere delle virtù nutritive che ogni cibo può avere. Mi rendo comunque conto che da sola faccio casini, eccedo (lo sto notando nell’uso forse dei grassi e altro), quindi credo…sì, di aver bisogno di una mano. A te mi affiderei volentieri, anche se sei piuttosto lontanuccia. Grazie mille per le tue risposte. A presto
Non mi resta che farti un grosso in bocca al lupo per il tuo percorso, con l’augurio che il 2016 ti metta sulla buona strada per il TUO equilibrio 🙂
Grazie! Ricambio affettuosamente gli auguri!
Buongiorno Arianna, solo pochi giorni fa ho scoperto questo sito , mi chiamo Aurelia e scrivo da Perugia e ho iniziato ad avere disturbi all’apparato digerente già dall’età di sei anni, i medici parlavano di gastrite ma senza darmi diete o cure appropriate. Ho capito da sola e dopo qualche anno che si trattava di un’intolleranza al lattosio. Nel corso degli anni tutto è andato un po’ peggiorando, la mia gastrite è diventata cronica, sono allergica alla soia, intollerante ai latticini, soffro di ipotiroidismo, non digerisco nessun tipo di verdura e frutta, ho problemi con il pesce, la carne mi da sempre un po’ di nausea…come si suol dire sono arrivata alla frutta (anche se non la posso mangiare). Sono disperata , ma di cosa mi nutro.? È da una settimana che mangio crema di tapioca o di riso con zucchine, a volte il petto di pollo o la platessa. Tutto qui, comincio a sentirmi molto debole. Non credo nella omeopatia ma mio marito mi ha supplicata di prendere un appuntamento con una brava omeopata della zona. Sono andata anche da una nutrizionista di Milano, fatto analisi su analisi, ma il verdetto è sempre lo stesso, eliminare ciò che mi f male, quindi, tutto. Sono in menopausa chirurgica da 2 anni ed ho 53 anni e non so più dove mettere le mani. Spero in qualche sua dritta che mi aiuti a capire che strada prendere. Grazie mille
Gentile Aurelia, quello che lei mi sta chiedendo sono indicazioni personalizzate che, per essere date, devono prevedere un’attenta anamnesi che tenga conto dell’evoluzione dei suoi disturbi e del suo stato infiammatorio attuale. La invito a prendere appuntamento con qualcuno che la possa seguire di persona, e le faccio in bocca al lupo!
anche io a rapporto con dca confermo,la paleo fatta con criterio è una ottima. E dire che prima avevo tendenze “ortoressiche”..nel senso che mangiavo soltanto verdura e olio d’oliva.
Oltre a essere molto piacevole a livello di gusto per me, mi aiuta con la fobia dei carboidrati- che ho reintegrato,finalmente!- e mi rende energica.
Sono però in lista per andare in cura in una clinica per disturbi alimentari , soprattutto per curare l’aspetto psicologico.
Ora che mi sembra di aver trovato un buon equilibrio e il mio corpo sta meglio e ha ripreso tono mi preoccupa un po’ pensare che in regime di ricovero mi toccheranno fette biscottate con marmellata a colazione, pastasciutta e fettina con contorno a pranzo,idem a cena e cracker a merenda..
Mi rendo conto che non è una vera e propria domanda ma la cosa non mi convince, e nessuno mi da’ ascolto visto le mie fissazioni passate. Non so davvero come farò..
Dovrebbe parlare di queste perplessità con chi la seguirà in clinica, vedrà che si trova un modo per far quadrare il tutto 🙂
In bocca al lupo!
Infatti spero siano comprensivi e non pensino che sia solo fissata..
però capisco che con più persone a cui fornire i pasti chiedere trattamenti speciali sia un po’una pretesa (tanto più che io non vado nemmeno privatamente,pagante,ma tramite cps..), e che come li chiedo io potrebbero volerlo fare allora molte altre..però imporre la dieta standard nel mio caso credo potrebbe davvero essere controproducente.
In fondo non si tratta di fissazioni ortoressiche ma di un’alimentazione sana, che mi toglie ansie inutili e mi consente di nutrirmi bene.
Mi direbbe lei che ne pensa? Non perdo le speranze che un compromesso si trovi, ma vorrei sapere se secondo lei è lecito quello che penso.
La ringrazio per l’attenzione e per gli auguri.
Lei è il tipo di dottoressa che avrei dovuto aver la fortuna di incontrare anni fa, prima di cominciare a fare diete estreme e disastri.
A mio parere quando ci si avvicina a un percorso DCA bisogna mettere da parte ogni pensiero riguardo al cibo, e aderire a tutto quello che viene proposto, seppur “sbagliato”, per mettersi veramente alla prova e dimostrarsi che no, il cibo non è più un problema.
Se questo comporta mangiare glutine e latticini per un periodo, ben venga: è un periodo, non la vita. Se da un lato quello che lei pensa può essere lecito, dall’altro non le conveniva iniziare questo percorso se aveva già intenzione di fare richieste personalizzate, essendo un contesto in cui il protocollo è tutto, e le richieste in fatto di cibo vengono a priori negate proprio come parte integrante della terapia.
dovrò rassegnarmi considerare la guarigione psicologica separatamente da quella fisica, visto che con me quest’alimentazione non funziona. L’unica soluzione immagino sia mangiare meccanicamente..anche se prevedo crisi di nervi davanti alla pastasciutta raffinata e rigorosamente prima delle verdure e a pane bianco/cracker 🙁
Non essendo una dieta ‘facile’, è importante avere un supporto psicologico.
In bocca al lupo!
Gentile Arianna.
Leggo questo blog con interesse. .Mi sto avvicinando alla dieta Paleo grazie ad un’amica che soffriva di condizioni autoimmune ..ed era sovrappesa.Ora sta benone ma segue un regime rigido..niente pomodori no peperoni no legumi ecc perché controindicati per condizione autoimmune.
Io sto bene di salute ma da sempre tendo ad ingrassare quando mangio carboidrati raffinati, pane pasta dolciumi.
In meno di un mese ho perso 5 chili e sto benissimo. Mangio frutta verdura pesce uova olio d’olive e olio di cocco avocado .Non mangio carne per principio ma credo di assumere abbastanza proteine.
Faccio qualche dolce con farina di castagne e farina di cocco…Uso poca frutta secca.
Cioccolato amaro per snack.
Unica perplessità. ..legumi si o no?
Mangiando lenticchie fagioli ecc.non ho mai avuto nessun problema, no gonfiore ecc. Ma..vorrei continuare a perdere peso.
Sarebbero da evitare tutti i legumi?
Grazie mille.
Non saprei risponderle senza avere un quadro complessivo del suo stato metabolico; in linea di massima: nella Paleo stretta i legumi sono esclusi. Io nei miei programmi alimentari li lascio o meno a seconda della tolleranza.
Salve, per quanto ad oggi è ormai accettato da tutti che il consumo giornaliero di proteine animali sia di circa 1 grammo per ogni kg di peso corporeo, non ho ancora capito come ci si regola con il grasso…sempre 1 grammo per kg ? Di più? Di meno? Grazie