L’osteoporosi è una patologia sintomo di fragilità ossea; è asintomatica, e spesso passa inosservata fino a quando non si verifica una frattura. L’impatto negativo della patologia non si limita ad una momentanea immobilità fisica a seguito di frattura, ma si ripercuote sullo stato di salute generico: i dolori osteoporotici possono affliggere per anche 10 ore al giorno, senza contare le ripercussioni a livello psicologico (ansia, depressione, isolamento).
La malattia è più frequente tra gli over-65 e tra le donne in menopausa: il differente assetto ormonale rispetto all’età fertile determina una maggiore perdita di calcio osseo, tanto che circa il 30% delle donne dopo i 50 anni è colpito da osteoporosi. La prevalenza di osteoporosi è inoltre più alta nel ceppo caucasico (14%) che non tra gli afro-americani o asiatici (5-9%). Per quanto riguarda la popolazione europea, è la Scandinavia a registrare il numero maggiore di fratture osteoporotiche: Finlandia, Svezia, Danimarca registrano ne registrano circa il 18-20% ogni 10.000 abitanti, percentuale che si abbassa a circa il 10% nei paesi del Mediterraneo.
Per anni l’unico consiglio dietetico correlato ad una generica “salute delle ossa” è stato il quasi dogmatico imperativo di “consumare più latte e latticini”: l’elevato apporto di calcio offerto dai prodotti lattiero-caseari sembrava indispensabile per la costruzione e il mantenimento di un efficiente sistema scheletrico. Se però il calcio fosse l’unico minerale in grado di garantire la giusta crescita scheletrica nel bambino e la prevenzione di osteopenia ed osteoporosi nell’adulto, non si spiegherebbe perché popolazioni che notoriamente consumano pochissimi latticini abbiano un’incidenza così bassa di osteoporosi (Africa e paesi orientali): avete mai sentito di un giapponese che fa colazione con una tazza di latte, o di un kenyano che pranza con un panino al formaggio? D’altro canto i problemi ossei rappresentano un vero problema in paesi dove è ben solida la tradizione di formaggi e consumo di latte: Scandinavia, Stati Uniti e Germania, ma anche Francia e Italia il cui 13% di fratture osteoporotiche non è proprio trascurabile. In realtà l’equilibrio minerale osseo non è determinato solo dalla quantità di calcio alimentare che viene assunto quotidianamente, ma anche dall’azione esercitata da altri nutrienti, in particolare vitamina K, vitamina C, vitamina D, potassio, magnesio.
La vera causa di osteoporosi non è in realtà la carenza di calcio, quanto la perdita di minerali dalle ossa a seguito di acidosi organica. L’acidosi è una condizione metabolica nella quale si vede un forte aumento di acidità nel sangue (espressa dalla concentrazione degli ioni idrogeno): dal momento che l’equilibrio acido-base è indispensabile per il corretto funzionamento cellulare, il corpo cerca di tamponare quest’eccesso immettendo nel flusso ioni basici. Questi ultimi sono rappresentati soprattutto da calcio, magnesio e potassio, che vengono sottratti alle ossa e spostati nel sangue. Immaginate se ad una casa si togliessero qua e là mattoni: si lascia una struttura non solida, ma traballante e pronta a crollare al minimo soffio di vento; è quello che succede alle nostre ossa quando vengono demineralizzate per tamponare l’acidosi: diventano appunto osteoporotiche, più soggette a fratture.
Le cause di acidosi metabolica sono molte, la maggiore delle quali è un’alimentazione sbilanciata: solo la verdura e, in misura minore, la frutta sono alimenti basificanti; il resto di quello che mangiamo crea acidità. I cibi maggiormente acidificanti sono quelli raffinati e ricchi di zuccheri semplici: bevande zuccherate, dolci, pasta o riso raffinati, prodotti da forno, merendine, snack. Senza dimenticare che anche l’eccesso di proteine, di caffè, di sale e di additivi alimentari contribuisce a creare forte acidosi: attenzione soprattutto ai prodotti inscatolati a lunga conservazione, agli insaccati, agli affumicati.
Cause non alimentari di acidosi sono: uso prolungato di farmaci, stress, inquinamento, nicotina, alcol, eccesso di attività fisica o di sedentarietà.
Per quanto riguarda latte e latticini il discorso si fa anche più interessante. Se da una parte essi sono indiscutibilmente gli alimenti più ricchi di calcio in termini assoluti – calcio che oltretutto vanta un’alta biodisponibilità (ovvero capacità di utilizzazione dall’organismo), presentano tuttavia un rapporto fosforo/calcio e magnesio/calcio fortemente svantaggioso. In particolare contengono dieci volte più calcio rispetto al magnesio: dal momento che non conta il quantitativo assoluto di calcio ma il suo equilibrio con altri minerali, tale rapporto risulta essere spiccatamente acidificante. Il nostro organismo infatti può modulare l’assorbimento di calcio secondo le esigenze (ne assorbe di più quando è in carenza), ma non quello di magnesio: per ribilanciare questo micronutriente il nostro corpo sarà costretto a sottrarne molto alle ossa.
In altre parole: è vero che latte e latticini sono gli alimenti che contengono più calcio in termini assoluti, ma contemporaneamente causano una forte demineralizzazione ossea.
E’ come se voi introduceste 100 e sottraeste 150: il bilancio totale è negativo. Per evitare osteoporosi e problemi di crescita ossea tale bilancio deve mantenersi positivo: dunque è più importante introdurre meno calcio ma evitare l’acidificazione attraverso un’alimentazione equilibrata.
Attenzione! Cercare di compensare la perdita di magnesio con integratori alimentari è inutile: anche se è molto importante, il rapporto magnesio/calcio non è l’unico che si deve mantenere costante. Contano anche altri minerali (fosforo, zinco, rame, potassio, boro…) e soprattutto la loro sinergia all’interno dell’alimento, non la loro azione singola.
Le fonti alimentari di calcio
Assodato che rinunciare a latte e derivati non implica una carenza di calcio, dobbiamo però assicurarci di assumerlo attraverso altre fonti. Definire quali siano è presto detto: ecco un breve elenco degli alimenti non lattiero-caseari che ne contengono di più (ordine decrescente).
Sardine, crostacei e molluschi (gamberoni, astice, ostriche, cozze, conchigliame vario), cicoria, cavoli, broccoli, indivia, bieta, semi di sesamo, aringa, soia, fichi, asparagi, farina di segale, mandorle, avena (in fiocchi o in chicchi), amaranto in chicchi, germogli (di soia, di grano saraceno, di ceci…).
Riserverò un altro articolo alle strategie alimentari per prevenire osteoporosi anche in diete che non prevedano il consumo di latte e latticini: se mi dilungassi adesso, risulterei sgradevolmente prolissa!
36 Comments
Un altro bellissimo post. Ottimo lavoro!
Ho una richiesta speciale per te: un post sui FODMAPs (fermentable oligo-, di-, monosaccharides and polyols) e il loro ruolo nella Sindrome del Colon Irritabile.
Io personalmente non ne sapevo un granche’ (nemmeno dagli studi) fino a quando ho iniziato ad interessarmene molto di recente. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi tu.
baci
WP
Con piacere cara Winnie! Sarà il mio prossimo articolo: ho trovato qualche studio su Pubmed da cui posso trarre spunto (non ne so molto neppure io sui FODMAP), e posso fare anche una breve panoramica sui prebiotici sempre il relazione all’IBS! Se torni qui settimana prossima vedrai esaudita la tua richiesta 🙂
Buongiorno,
Molto interessante quello che scrive in merito alla osteoporosi, potrebbe dare qualche consiglio alimentare e non qualora derivi da menopausa?
Inoltre, a quale medico specialista sarebbe più opportuno rivolgersi quando l’osteoporosi risulta conclamata da densiometria?
Grazie
Su articoli così “seri” al confine fra dietologia e medicina, secondo me dovresti mettere un minimo di bibliografia.
Ci avevo pensato anche io, ma non volevo appesantire l’articolo. Penso comunque che dalla prossima volta seguirò il tuo consiglio…
Bellissimo post, in coppia con quello precedente!
Ti leggo da un po’ di tempo, soprattutto da quando hai questo dominio tutto tuo, e i tuoi articoli mi risultano sempre interessanti.
Il tema del latte, poi, mi affascina parecchio: io personalmente amo il latte, e faccio fatica a fare a meno della tazza di latte macchiato la mattina…
Proprio per questo, volevo quindi domandarti: cosa ne pensi dei così detti “latti vegetali”?
In particolar modo, ho visto che la ricetta casalingua del latte di riso è davvero semplice (riso e acqua in proporzione 1:10 in pentola a pressione con una spolverata di sale, lasciar cucinare per due ore dal fischio), ma non riesco a trovare qualcuno che mi dica esaurientemente che valori nutrizionali abbia questa “bevanda”… Come quelli del riso? O in cottura vanno perse delle proprietà (cosa di sui ho paura)?
Tu per la colazione cosa consigli di bere?
Grazie
Gi
Ciao Gi e benvenuta: sono contenta che mi hai commentata, soprattutto se dici di seguirmi in silenzio da un po’!
Per rispondere alla tua domanda sui latti vegetali, ti rimando a questo mio post: dalla seconda immagine per tutto il resto dell’articolo tratto proprio delle differenze nutrizionali tra latte vaccino e latte vegetale, a seconda dei diversi tipi. Se vuoi sostituire il tuo latte macchiato con qualcosa di equivalente in termini nutrizionali ti consiglierei il latte di soia; se poi hai un po’ di pazienza pubblicherò comunque un ultimo articolo in tema di latticini, segnalando quali ritengo le opzioni migliori nonostante gli inconvenienti di cui ho parlato recentemente.
Spero di esserti stata d’aiuto!
Caspita allora ho proprio sbagliato con l’idea del latte di riso.. Mi ero dimenticata di questo tuo vecchio post.
Mi dispiace solo che il latte di soia continui a non piacermi…
Quindi attenderò i tuoi consigli sulle opzioni migliori per fare colazione ^_^
Grazie della gentilezza!
In effetti il latte di soia ha proprio un gusto di fagiolo che al mattino ti serra lo stomaco… Il latte di mandorla potrebbe essere un’alternativa, ma purtroppo quelli in commercio -pur se biologici- hanno una qualità che lascia a desiderare… L’unico che ho trovato che mi soddisfacesse era un ‘self-made’: si trattava di un panetto di pasta di mandorla siciliana fatta a mano, che poi si doveva sciogliere in acqua tiepida. Purtroppo non l’ho più ritrovato e non saprei come risalire al produttore!
Concludendo, allora possiamo bere in alternativa il latte di soia e/o di riso in presenza di osteoporosi e soprattutto quest’ultimi, riescono ad apportare anche un pò di calcio? Rispetto al danno del comune latto vaccino e dei formaggi grassi in genere
, lo yogurt fa un pò meno male?(Naturalmente soprattutto considerando un soggetto con forte osteoporosi?)Grazie!
Considero lo yogurt uno dei migliori derivati del latte grazie alla sua ricchezza di fermenti probiotici. Consiglio di provare a fare in casa lo yogurt, facendolo fermentare nell’apposita yogurtiera anche 10-12 ore, più altre 12 di riposo in frigorifero: lunghi tempi di fermentazione permettono di selezionare la flora batterica migliore, e di rendere lo yogurt più cremoso e meno acido. Che sia intero e bianco però, non con preparati di frutta!
Sono invece contraria all’uso abituale di latte di soia, di riso e altre bevande vegetali: quelle presenti in commercio sono sottoposte a trattamenti UHT, ovvero ad altissime temperature che denaturano i nutrienti più preziosi (vitamine e minerali). Sono poi molto ricchi di carboidrati raffinati e zuccheri semplici: il latte di riso, ad esempio, è costituito interamente da zuccheri semplici, dunque è comparabile ad un dolce, e non rappresenta un’alternativa al latte. Secondo me il problema sta proprio in questo: voler cercare a tutti i costi un’alternativa al latte. Prima di tutto, non esiste un alimento nutrizionalmente comparabile al latte; e in secondo luogo si può semplicemente abolire il latte senza cercare un succedaneo. Se al mattino si gradisse qualcosa di liquido si può optare per tè o spremute di agrumi; se invece si cercasse un’alternativa nelle ricette che prevedono latte il discorso è diverso: bisogna tenere conto che è l’uso quotidiano prolungato del latte a creare problema, non il suo consumo sporadico. Quindi si può cedere alla besciamella o al gelato una tantum!
Spero di aver risposto alle tue domande 🙂
Io è da un po’ che penso alla yogurtiera, specie da quando ho realizzato quanto zucchero viene messo nello yogurt industriale.
Mi chiedevo però se la yogurtiera si può usare (e in tal caso, se conviene) anche quando si consuma un solo yogurt al giorno.
Un’altra domanda: se non la yogurtiera, mi pare di ricordare che lo yogurt greco fosse un’alternativa valida? E se ci mettessi un po’ di miele o della marmellata, va bene oppure in tal caso vanificherei l’evitare lo yogurt industriale zuccherato?
Hai indubbiamente posto una domanda da un milione di dollari: l’eliminazione di certi alimenti dalla dieta porta davvero a un numero di benefici maggiore rispetto agli eventuali aspetti problematici? In realtà è impossibile dare una risposta assoluta, perché i fattori che entrano in gioco sono anche personali: prendi ad esempio anche solo il costo degli alimenti o la possibilità di reperirli facilmente.
Per quanto riguarda il latte ti posso rispondere da un punto di vista salutistico, anche se personale: trovo ci siano più benefici nel toglierlo dall’alimentazione quotidiana rispetto al lasciarlo. Ovviamente ci saranno colleghi che mi smentiranno, come ho detto ci sono studi che dicono una cosa e altri che dicono il suo opposto. Il latte non è un alimento essenziale alla nostra alimentazione: in realtà non esistono alimenti essenziali ma solo nutrienti essenziali; il latte può essere sostituito da altro: ad es. mandorle e Brassicacee per il calcio. Ora dipende dalla tua voglia di cambiamento, ma anche dalle considerazioni scientifiche che ti convincono maggiormente: come hai visto esistono opinioni pro e opinioni contro, quali ti sembrano più coerenti e prive di interessi commerciali? (Non è una domanda retorica, anche se potrebbe sembrarlo)
Riguardo la yogurtiera… Io ne ho una che permette di fare un litro di yogurt da un litro di latte: in genere un barattolone mi dura almeno 4 giorni (lo consumiamo sia io che mia mamma), ma potrebbe durare anche di più. Ovviamente, il gusto è migliore se lo si consuma entro qualche giorno, poi diventa leggermente acidulo.
Yogurt greco: è un ottimo alimento, ma purtroppo in commercio si trova quasi esclusivamente fatto con l’aggiunta di una percentuale di crema di latte (vale a dire panna) per addensarlo, mentre quello “vero” è fatto solo con yogurt molto concentrato. Non mi sento di consigliare né lo yogurt normale né lo yogurt greco (normale o a ridotto contenuto di grassi, tipo al 2-3%): dipende dalle tue esigenze dietetiche. Uno sportivo dovrà preferire quello greco per il maggior contenuto di proteine, una persona che soffre di dislipidemia è meglio che si orienti verso quello normale.
Tieni comunque conto che lo yogurt intero bianco non contiene zucchero aggiunto salvo rarissimi casi: ha tutti i vantaggi dei probiotici senza gli svantaggi degli zuccheri.
Spero di essere stata sufficientemente esauriente 🙂
Sei stata chiarissima ed esaurientissima, grazie. 🙂
Vero, ci sono tanti fattori che influiscono. E per fortuna che i nutrienti si possano assumere da diversi alimenti! In Olanda con le verdure non avrei saputo come fare. Però potrei pensare che, piuttosto che un cavolo al giorno (per dire), sia più facile assumere calcio consumando un bicchiere di latte al giorno, o come dici tu delle mandorle. Comunque credo che non ci sia un alimento “giusto”, preso da solo, ma sempre considerato all’interno di un determinato regime alimentare.
Ho notato anche io che lo yogurt bianco intero ha pochissimi zuccheri, ma è anche più grasso (e nel complesso, più calorico) rispetto a quello bianco magro (che invece è più zuccherato). Il fatto che mi parli solo dello yogurt bianco intero mi fa supporre che sia comunque meglio preferire questo a quello bianco magro (pur assumendo il doppio delle calorie). Poi chissà che un giorno non mi dedichi alla yogurtiera… prima però farei bene ad abituarmi al sapore dello yogurt bianco!
Buongiorno Arianna,
ti seguo da un po’ e trovo molto utili i tuoi articoli (ci siamo già sentite di recente anche su Facebook). Questo articolo mi ha interessato in modo particolare, avendo già sentito parlare, ma in modo approssimativo, della questione del latte, dell’acidificazione, e del calcio (rimanendo non poco perplessa); quindi questo tuo articolo ragionato è stato estremamente chiarificatore.
Proprio ieri mi sono imbattuta in un articolo di Bressanini sul latte (http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/11/22/darwin-e-linnaturalita-del-bere-latte/) ed ho trovato molto interessanti anche alcuni commenti che esaminano in modo un po’ diverso la questione del latte e della demineralizzazione; a parte qualche espressione per così dire “informali” vengono citate anche delle pubblicazioni.
I commenti sono un po’ lunghi da copiare qui, ma ti riporto i link:
http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/11/22/darwin-e-linnaturalita-del-bere-latte/#comment-621322
http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/11/22/darwin-e-linnaturalita-del-bere-latte/#comment-621347
Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensi. Grazie!
Ciao Beatrice 🙂
Mi ero imbattuta giusto ieri nell’articolo di Bressanini e devo dire che sono d’accordo con lui: bere latte non è innaturale. La cosa che mi è dispiaciuta è che non abbia minimamente fatto cenno alla caseina, che è l’amminoacido maggiormente contenuto nel latte è che la sostanza veramente problematica: è la caseina a creare problemi di otiti e dermatiti in bambini e non, è la caseina che viene associata all’insorgenza di alcuni tumori, è la caseina che -insieme al glutine- è collegata all’autismo. Il latte (non i formaggi, solo il latte per ora, almeno da quanto ne so) è associato soprattutto a tumori ormono-sensibili (seno, endometrio, utero, prostata) per la sua azione sull’insulina e per i residui fitochimici che contiene.
Per quanto riguarda l’acidificazione che può creare, esistono tanti studi a favore quanti contro: ci sono troppe variabili in gioco. Uno studio considera il latte puro, un altro usa le proteine che si estraggono dal latte; uno considera 300 ml/giorno e un altro 500 ml/giorno; uno prende in considerazione bambini e uno adulti; uno valuta le proteine nelle urine e un altro fa elettroforesi su gel… Insomma, servirebbe una standardizzazione.
Al di là del discorso sull’acidosi, io sconsiglio latte per altri motivi: 1) caseina 2) residui fitochimici 3) azione iperinsulinemizzante 4) calcio scarsamente assorbibile se confrontato ad altri alimenti (solo il 30%). Senza contare che il latte che beviamo *non* è latte… Hai mai visto quello appena munto? Non è omogeneizzato come quello della bottiglia: l’omogeneizzazione è correlata a una maggiore permeabilità intestinale che, soprattutto da bambini, aumenta il rischio di allergie e intolleranze. Il latte nelle bottiglie ha sempre lo stesso contenuto di grassi, carboidrati e proteine: com’è possibile, se le mucche sono diverse, vengono da luoghi diversi, sono alimentate in modo diverso? Subisce sempre un processamento per essere così standard nella composizione e nel sapore. Il latte nelle bottiglie viene da almeno 10 mucche diverse (nei silos è miscelato): sono tutte sane? Giovani? Ben nutrite?
Secondo me la questione non è se bere latte sia o non sia naturale per l’uomo, ma se faccia bene o meno. Io sono giunta alla conclusione che il consumo quotidiano non è salutare: no alla tazza di latte tutte le mattine. Ci possono essere eccezioni che, appunto, sono eccezioni: la besciamella in una lasagna non fa ‘bene’ o ‘male’, è semplicemente buona 🙂
Ciao Arianna,
scusa se ti rispondo con un po’ di ritardo, ma la tua risposta è stata talmente articolata (grazie!!) e mi ha sollevato talmente tante domande che ho avuto bisogno di un po’ di tempo per mettere insieme una risposta organica! 🙂
Trovo che il punto centrale sia la tua frase conclusiva “Secondo me la questione non è se bere latte” [o consumare un qualsiasi alimento] “sia o non sia naturale per l’uomo, ma se faccia bene o meno”.
Ma, andando con ordine…
Anche io ho notato, dal tono degli articoli citati nei commenti all’articolo di Bressanini, che la questione dell’acidificazione è ancora aperta.
Comprendo e concordo appieno sul fatto che occorrerebbe una standardizzazione dei metodi, in modo da avere casi studio confrontabili e situazioni riproducibili. Ma, come accade di solito, in genere all’inizio c’è un po’ di caos, si prova un po’ di tutto e si trova un po’ di tutto, poi però si rimettono in ordine i dati e si converge sulla strada più promettente. Purtroppo fare scienza come si deve richiede tempo…
In quanto a Bressanini, lui stesso afferma che preferisce affrontare un aspetto alla volta di ogni questione, ed è per questo che si è concentrato solo su quello della naturalità del consumo di latte. Ma chissà che non venga affrontato nei commenti, od in qualche altro articolo. Ad ogni modo, io apprezzo molto i suoi articoli, perchè trovo che abbiano il giusto approccio scientifico.
Invece avevo dimenticato la questione della caseina (vado a rileggermi l’articolo! anzi, rileggendolo ora capisco perchè una mia amica stava male consumando formaggi vaccini ma non quelli di capra). E confesso che le tematiche dell’alimentazione sono talmente complesse ed articolate che faccio un po’ di fatica a tenerne le fila o a dare il giusto peso ai vari fattori (ma del resto non sono una nutrizionista).
A questo proposito mi viene sempre tutta una serie di interrogativi (di stampo generico)…
Primo fra tutti questo: qual è il bilancio netto benefici / svantaggi di un dato alimento (all’interno dell’alimentazione che adottiamo)? Con ciò intendo dire anche che potrei ridurre il consumo di un dato alimento (es. il latte) per non incorrere in certi problemi (es. caseina), ma al contempo potrei non riuscire a compensare con altri alimenti i vantaggi che perdo eliminando il primo (es. apporto di calcio). Oppure leggo di alcuni che cantano le virtù nutrizionistiche del latte crudo, cosa che a me personalmente fa un po’ spavento perchè credo dimentichino come la pastorizzazione elimini gli alti rischi legati alle infezioni di E. Coli.
A volte però ho come la sensazione che su questi temi ci si soffermi forse troppo in profondità, uno rischia di non riuscire più a districarsi.
Tornando alla questione latte, certo però che accettare l’idea che un consumo quotidiano faccia male, è un po’ difficile da “digerire”! Soprattutto per me che lo consumo tutte le mattine da una vita!
Ora, non faccio alcuna fatica a credere che il latte che beviamo non sia affatto come quando è appena munto. Ad esempio leggevo che viene prima scremato e poi il grasso viene riaggiunto. Ma, al di là delle esigenze meramente produttive, suppongo anche che determinati processi occorrano per rendere più sicuro il latte e migliorarne le caratteristiche, vedi la pastorizzazione. Certo, mi sconcerta un po’ la questione dell’omogeneizzazione… ma non sono esperta.
Veramente, “al netto”, il consumo di latte (solo vaccino? od anche altri tipi?) comporta più svantaggi che benefici?
Mi scuso se ho fatto un lungo “minestrone” di idee… comunque, per concludere, penso sia fondamentale non perdere di vista una visione globale, oggettiva e ben misurata delle cose, onde evitare sonore cantonate basate su decisioni prese “di pancia” o sulla scia emotiva anzichè con la testa… e in tutto ciò un parere esperto e soprattutto pratico – come il tuo – è di grandissimo aiuto! Grazie ancora!
BEATRICE apro una nuova serie di commenti sennò non si legge più 🙂
Sì, lo yogurt io lo consiglio sempre e solo intero: le calorie sono comunque irrisorie (saranno 100 kcal a barattolino), e i grassi anche (sui 4 g a barattolino), ma ha un indice glicemico inferiore e mantiene più a lungo la sazietà. Inoltre tieni conto che togliendo il grasso allo yogurt lo privi anche di vitamine liposolubili (cioè che si sciolgono nel grasso: A,D,E,K).
Sul calcio ci sarebbe molto da dire… Come per le calorie non basta avere una calcolatrice per capire se ne stai introducendo abbastanza. Devi tenere conto della risposta ormonale (calcitonina, paratormone), del tuo grado di attività fisica, dell’introito di vitamina D, del peso, dell’età, della quantità proteica lorda, del sale… Senza contare che il suo assorbimento è molto più efficiente quando l’introito quotidiano non è eccessivo. Per farti un esempio: pensa a tutti quegli animali vegetariani, che non introducono calcio da latte e latticini (a parte quando sono cuccioli) ma che hanno un buon apparato scheletrico ben funzionante. Il principio grosso modo è lo stesso anche per l’uomo.
Arianna, mi sto informando su come farsi lo yogurt con la yogurtiera… 🙂
Per caso avresti delle raccomandazioni particolari su come prepararlo al meglio (ad es. scelta del latte e dello yogurt con cui iniziare, eventuali aromi, quantità accettabile di zucchero, ecc) ed entro quanto tempo va consumato?
PS. Sto accarezzando l’idea di farmi lo yogurt in casa anche con la segreta speranza di migliorare la bassa attività del mio intestino… che purtroppo insiste a rimanere pigro nonostante io consumi in quantità acqua, verdure, yogurt, legumi e cereali in chicchi (ultimamente però forse va meglio, grazie a legumi e cereali)…
Io faccio in questo modo:
– Scelgo uno yogurt intero bianco di ottima qualità, mi trovo bene con le marche biologiche o di latterie del Trentino-Alto Adige.
– Scelgo un litro di latte intero fresco (non UHT), possibilmente anche questo biologico o di piccoli produttori locali (anche se non sempre lo trovo).
– Il mattino, mentre faccio colazione, faccio sobbollire il latte: spengo il fuoco quando comincia a crescere di volume ma ancora non bolle. Lascio raffreddare tutta mattina.
– Verso le 11 o mezzogiorno tolgo la pellicina che si è formata sul latte; metto un vasetto di yogurt nella yogurtiera (io ho un solo barattolo da 1 L) e ci verso poco latte, lavorando con le fruste qualche secondo per diluire lo yogurt. Continuo a versare altro latte e sbattere con le fruste, di modo che sia tutto ben mescolato.
– Metto nella yogurtiera e faccio fermentare a lungo: può rimanere lì anche fino al mattino successivo quando me ne dimentico!
– In genere, prima di andare a dormire mi ricordo dello yogurt 🙂 Spengo la yogurteria e con un cucchiaio mescolo bene il composto, che si sarà addensato molto (a volte c’è un po’ di liquido in eccesso, che tolgo). Metto in frigo almeno 6 ore e poi lo mangio: è molto cremoso!
– La volta successiva uso un vasetto dello yogurt residuo per iniziare il nuovo barattolo; faccio così per un massimo di 2-3 volte: più volte fai lo yogurt con il residuo precedente, più ti uscirà acido.
Si conserva almeno 5 giorni, ma penso che arrivi anche a 7-8.
Non aggiungo mai né zucchero né aromi: a me piace così al naturale. Al più ci mischio della frutta fresca. Ad ogni modo, mai mettere frutta o zucchero prima della fermentazione, o i batteri fermenteranno quello zucchero e non il lattosio 🙂
Grazie! Sei preziosissima, precisa ed esaustiva come sempre!
Per lo spegnimento della yogurtiera, se hai la tendenza a dimenticartene, ti direi che potresti usare un temporizzatore. Ma da come scrivi suppongo che ti trovi benissimo già così! 😉
PS. Me lo sentivo che avresti consigliato il latte fresco, seppur da bollire, anzichè quello UHT che altri consigliano di impiegare in alternativa (e posso anche immaginare il perchè). 😉
Buongiorno Arianna,
volevo solo aggiornarti sul fatto che ho comprato la yogurtiera e che sono molto soddisfatta dei risultati!
Tanti auguri di buone feste e buon anno!
Benissimo, mi dai davvero una bella notizia! 🙂
Auguri e buon anno anche a te!
Cara Arianna, mi sono imbattuta in questo post sul latte e…sono rimasta attonita! Dici che (semplifico) la caseina e il glutine sono associati all’insorgenza di alcuni tumori???
Cioè pane e latte sono veleni? Scusa la curiosità, quale studio scientifico lo stabilisce? Perchè sai, è un attimo che il panico si diffonda, una tazza di latte la mattina (almeno per me, biologico), fa parte della cultura alimentare degli italiani, generazioni sono venute su a pane e latte la sera, sono tutte a rischio morte imminente?
Cara Graziella, nell’articolo ho parlato più di osteoporosi che non di tumore, ma è vero che la caseina (non il glutine, che io sappia) è correlata all’insorgenza di alcuni tipi di cancro. Negli studi di laboratorio, la proteina che viene utilizzata per stimolare le cellule cancerogene a replicarsi è spesso la caseina. Negli ultimi anni ci sono anche diversi studi sull’uomo che dimostrerebbero che l’abuso di latte sia correlato all’insorgenza di tumore: ti cito ad esempio questo. Nella bibliografia citata trovi altri studi, e se vuoi divertirti un po’ puoi guardare qui, anche variando le chiavi di ricerca. Vedrai comunque che ci sono, come sempre, studi pro e studi contro; ce ne sono molti di più che correlano caseina (e glutine) all’autismo infantile.
Tu, però, mi metti in bocca parole che non mai detto: non ho mai parlato di “morte imminente”, “veleno” o simili. Cerco sempre di mantenere un tono prudente nei miei articoli proprio per non far sì che le persone arrivino a conclusioni estreme e che magari in futuro si riveleranno infondate.
Ciò non toglie che personalmente sconsiglio il consumo abituale di latte e latticini: non tanto per il rischio di tumore, ma per altri aspetti salutistici. Ad esempio, l’omogeneizzazione del latte porta ad un’aumentata permeabilità intestinale correlata a un aumentato rischio di intolleranze alimentari (specialmente nei bambini). Sempre nei bambini, l’eccessivo consumo di latte o l’uso di latte vaccino fin dal primo svezzamento porta ad un accumulo di muco che si esplica in tossi catarrali, bronchiti, problemi respiratori e spesso anche dermici (orticaria, eczema, acne).
Per quanto riguarda le tue citate generazioni cresciute a pane e latte, sei proprio sicura che si tratti dello stesso pane e dello stesso latte oggi in commercio? Per il pane: il tipo di grano è diverso, presenta una maggior percentuale di glutine che è indispensabile per la panificazione ma che causa maggiore sensibilità intestinale. Per il latte ti cito un esempio personale: mia mamma beveva latte del contadino, non omogeneizzato e proveniente da una sola mucca. Quello nei cartoni del supermercato di oggi è latte proveniente da decine di mucche diverse, che hanno un’alimentazione diversa e prendono fitofarmaci diversi.
Insomma, non è proprio la stessa cosa in quanto a qualità.
…e per la quantità: molti studi che correlano latte-cancro provengono da UK e America, dove il consumo di latte è molto superiore a quello medio italiano.
Hai ragione, io ho un pò…ehm drammatizzato la conclusione, e ti ringrazio per la risposta davvero esauriente. E’ vero, inoltre, c’è latte e latte, e pensa che se bevo quello “normale” ho meteorismo a non finire, mentre il biologico doc (che si trova ahimè, carissimo, solo in un certo supermercato) mi fa stare benone. Come quello della mucca del contadino quando vado in montagna ( e ti confesso che neppure io lo bollo, per non fargli perdere il sapore).
Ciao Arianna
I tuoi post sono sempre molto interessanti. Ho letto l’articolo sulla colazione e mi pare che si consigli una fonte proteica anche a colazione. Se togliamo il latte e i latti vegetali sono troppo zuccherini (tranne il latte di soia, ma non va bevuto quotidianamente, se non ho capito male), come trova una fonte proteica chi preferisce il dolce a colazione? Latticini no quotidianamente, latte di riso o avena no, latte di soia solo a volte, latte vaccino UHT mai… È difficle mettere in pratica tutti i consigli!
Grazie e complimenti ancora per il sito!
Ciao
Ciao Agnese!
Nei miei articoli ho spesso così tanto da dire che mi dimentico parti qua e là… Nel caso dell’articolo sulla colazione non ho specificato che non è necessario introdurre una fonte proteica ‘a sé stante’, ma che è possibile abbinare alimenti di modo da avere anche proteine in quantità superiore rispetto alle idee che consigliano certe pubblicità. Mi spiego meglio: bere un tè con fette biscottate, prendere mezza tazza di latte con biscotti o cornflakes, farsi pane&Nutella… Sono tutte alternative ricche di carboidrati, a volte con un discreto quantativo di grassi, ma di proteine poco o niente: non c’è un buon bilanciamento di nutrienti. Invece alcune delle opzioni che ho suggerito io contengono alimenti con una maggior % proteica: ad esempio i fiocchi d’avena o una manciata di frutta secca (in particolare anacardi, arachidi, pinoli). All’intero della settimana si può poi alternare anche altri fonti: yogurt intero o ricotta, oppure una colazione salata con uovo alla coque.
Tieni comunque conto che il tipo di colazione dipende soprattutto dalle abitudini e dalle esigenze di una persona: se si mangia primo+secondo sia a pranzo che a cena non si ha bisogno di rendere la colazione più proteica. Se ci si alza alle 8 e si pranza alle 12, idem.
Spero di essere stata più chiara… 🙂
Chiarissima ed esaustiva come sempre. Mi piace molto l’approccio nutrizionale che si propone su questo sito. Grazie mille!
Grazie a te! 🙂 Buon pomeriggio!
Ciao Arianna,
come tanti ti hanno scritto trovo i tuoi articoli interessantissimi. Anche io sto cercando di eliminare i latticini e trovo difficoltà a organizzarmi una colazione valida, dato che ho mangiato latte con caffè e fette biscottate o pane per una quarantina d’anni. Considerando che i miei pranzi e le mie cene sono costituiti da carne bianca , pesce azzurro, verdure e legumi posso concedermi qualche carboidrato in più la mattina tipo latte di riso o di avena e fiocchi di avena, riso o mais e qualche mandorla? (Latte di mandorle, soia, yogurt e tè li escludo perché proprio non mi piacciono)
Perché non provi una colazione salata con uova alla coque o salmone, e una fonte di carboidrati da pane di segale o fiocchi d’avena? 🙂 Chiaramente puoi aggiungere frutta fresca e una fonte di grassi (burro di buona qualità, frutta secca trattata adeguatamente per gli antinutrienti, avocado, cocco).
Non capisco il perché di quel “concedermi qualche carboidrato in più”: i carboidrati non vanno demonizzati, e anzi al mattino sono molto utili per risvegliare la tiroide 🙂
Ciao.. cosa intendi per “trattata adeguatamente” riferendoti alla frutta secca ?
Leggi qui 🙂
Se vuoi conservare la frutta secca dopo l’ammollo, tostala leggermente in forno e metti in un vaso di vetro.
Concordo con chi ha sottolineato la necessità di riportare sempre la bibliografia, soprattutto quando si sostengono tesi così “forti”, che peraltro sembrano essere smentite da studi recenti:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22081694
Grazie per il commento Domenica, se guarda altri articoli sul mio sito in merito a latte e derivati può trovare un mio punto di vista più completo che non questo singolo articolo.