Eccoci arrivati alla terza parte sul mondo degli integratori alimentari (trovate qui e qui la prima e la seconda).
Oggi parliamo di supplementi e mondo femminile.

Ricordo che non è mia intenzione citare marche specifiche o indagare condizioni patologiche, e che gli integratori citati NON sono un sostituto di cure farmacologiche. Non dovrei specificarlo, ma meglio non dare nulla per scontato: la scelta di acquistare e assumere un supplemento deve essere sempre studiata caso per caso, con l’aiuto di chi sappia interpretare esami del sangue e quadro di salute.

Dividerò questo articolo per tematiche di interesse, cosicché sia più facilmente consultabile.

Amenorrea
Come sapete se mi seguite da un po’ di tempo, ci sono diversi tipi di amenorrea.
Se l’amenorrea è conseguente a patologie endocrino-metaboliche (come la sindrome di Turning o il morbo di Cushing), l’integrazione non può, purtroppo, fare nulla per aiutare la donna che ne soffre. Lo stesso dicasi per un’amenorrea conseguente a tumori ipofisari o dipendente da menopausa precoce (segnalata da elevatissimi livelli FSH anche in età potenzialmente fertile).

La tipologia di amenorrea più frequente in giovani donne è l’amenorrea ipotalamica, di cui ho ampiamente parlato in molti articoli (qui, qui e qui, ad esempio). In questo caso, il ciclo scompare a seguito di eventi stressanti perpetrati nel tempo: in genere, si tratta di amenorrea conseguente a restrizioni alimentari, dieta ipolipidica, perdita di peso e sport fatto in modo compulsivo. Non è detto che sia associata a sottopeso: può soffrire di amenorrea ipotalamica anche una ragazza normopeso o anche leggermente sovrappeso, ma perennemente a dieta e perennemente in balìa dell’effetto yo-yo. A volte i fattori stressogeni scatenanti sono altri: ritmi di lavoro intollerabili, sessione di esami universitari molto tosta o preparazione della tesi, lutto emotivamente difficile da elaborare. Altre volte ancora, la mancanza del ciclo può essere relativa anche a stress della sfera sessuale: molestie subìte, disagio con la propria sessualità, relazione emotivamente ambigua e insoddisfacente.
Qualsiasi sia la causa scatenante, è su di essa che si deve agire: inutile pensare che esista una supplementazione o persino un farmaco che possa contrastare un’amenorrea che, per così dire, parte dalla mente. Indubbiamente esistono farmaci (e vi dirò di più, anche fitoterapici al 100% naturali) in grado di sbloccare il ciclo: ma se l’amenorrea è conseguenza di un qualsiasi tipo di insoddisfazione o di trauma emotivo, una volta che si smette di assumere la terapia si è nuovamente punto e a capo, alle prese con un ciclo che non arriva.

Quindi: ragazze e splendide donne, prendete in mano la vostra vita e fatevi aiutare.

Un consiglio da dietista? Sì: non pensate alla dieta dimagrante.
E, se avete ristretto molto le calorie (o fatto alti e bassi con le diete), fate un controllo delle vitamine e dei minerali per valutare se usare supplementi per compensare eventuali carenze.

Esistono anche (pochi) casi di amenorrea non dipendenti da alcuno squilibrio endocrino o fattore stressogeno, e non conseguenti a patologie:
– Amenorrea post-pillola contraccettiva. Capita molto spesso che dopo aver sospeso la pillola anticoncezionale si attraversi un periodo, anche lungo, in cui il ciclo non compare spontaneamente: nulla di anomalo, i vostri ingranaggi devono ricordare come muoversi nel modo giusto. Potete aiutarli? Nì… Potete controllare che l’uso protratto della pillola non vi abbia causato carenze nutrizionali (controllate vitamina D, vitamina B12, ferritina ed emocromo, zinco), e integrare di conseguenza. In accordo con il vostro ginecologo, potete anche provare ad assumere fitoterapici utili a supportare il sistema ormonale: ad esempio, l’agnocasto (ricordando che è controproducente se il vostro LH è elevato), la pulsatilla o il lilium. Parlate con chi di competenza e fatevi aiutare.
– Amenorrea post-gravidanza. Nulla di più normale, soprattutto se state allattando. Il capoparto (ossia, il primo mestruo dopo la gravidanza) può arrivare dopo 40-50 giorni come dopo due anni: se allattate, non preoccupatevi. A molte donne il ciclo torna anche in allattamento (in genere dopo il 5-6° mese, quando la prolattina comincia a calare spontaneamente, e non è più un fattore limitante all’ovulazione e allo sfaldamento dell’endometrio), ma la maggior parte delle neo-mamme deve aspettare di terminare completamente le poppate per tornare alle prese con dolorini lombari e assorbenti. Se non avete il ciclo e state allattando, state tranquille e non fate nulla (nemmeno cure naturali) per farlo tornare: il vostro corpo sa come fare.
NB. Un’informazione in più: se state ancora allattando il primo figlio, ma il ciclo è tornato e siete nuovamente in dolce attesa, non dovete necessariamente pensare di smettere l’allattamento. Il corpo della donna è meraviglioso: può produrre latte per due bambini di età diversa, soddisfacendo le necessità di entrambi. Allattare il primo figlio durante la gravidanza del secondo è sconsigliato solo qualora il vostro ginecologo notasse rischio di frequenti contrazioni uterine.

Regolarizzazione del ciclo
Avete il ciclo, ma lo vedete ogni 40-50 giorni: non può di certo dirsi un ritmo ormonale regolare! Per una donna è importante che la mensilità mestruale sia di 28-32 giorni, perché una tale regolarità garantisce la secrezione corretta di estrogeni e progesterone: squilibri nella produzione di questi due ormoni possono comportare diversi fastidi, non strettamente relativi alla fertilità. Ad esempio, demineralizzazione ossea più veloce, sbalzi di umore, ritenzione di liquidi, mancanza di concentrazione, cali di energie… Insomma, regolarizzare il ciclo ci fa sentire più in equilibrio.

Esistono diversi supporti naturali di cui avvalersi, ma prima di assumerli ad occhi chiusi è bene controllare il proprio stato ormonale e, soprattutto, farsi aiutare da chi ha concrete competenze in materia: una cura inadeguata, per quanto naturale sia, può creare anche effetti controproducenti.

I fitoterapici più comunemente usati sono a base di agnocasto, cimicifuga, dioscorea e inositolo.
ATTENZIONE: non è detto che siano i più efficaci; infatti, ribadisco nuovamente l’invito a farvi consigliare tipologia di cura, posologia e marca da preferire da chi abbia seguito corsi specifici e vi possa quindi aiutare. Non scendo nei dettagli di ciascun fitoterapico proprio per non indurre nessuna di voi ad assumere qualcosa rischiando di peggiorare la situazione anziché migliorarla.

A livello di supplementazione vitaminica o minerale, potrebbe essere utile usare:

* Vitamina D se essa risultasse carenziale o borderline, almeno 1000 UI al giorno.
* Vitamina B12 in forma di metilcobalamina, meglio se associato a folati e vitamina B9; anche in questo caso vanno controllati i valori negli esami del sangue prima di integrare. Utile soprattutto per donne con mutazione MTHFR.
* Ferro in forma altamente biodisponibile (ottime le formulazioni liposomiali) qualora fosse attestata una seria carenza (le scarse riserve marziali potrebbero infatti concorrere a una formazione inadeguata dell’endometrio, e quindi, sostanzialmente, a limitare il flusso mestruale per mancanza di materia prima!).

Sindrome premestruale
Sono molte le donne che, ciclicamente, soffrono di disagio fisico ed emotivo nei giorni che precedono il ciclo; qui e qui avevamo parlato dei benefici permessi dall’alimentazione, ma si può fare qualcosa a livello di integrazione?

* Magnesio: utilissimo per diversi disagi del preciclo, in particolare se soffrite di stitichezza, se avete crampi o dolori muscolari (spesso a livello uterino che si propagano in zona lombare e possono causare intorpidimento e dolorabilità anche alle gambe), se vi sentite più nervose e suscettibili, e se soffrite di emicrania preciclo. Il magnesio ossido è quello che ha la maggiore azione lassativa, ma va usato solo al bisogno e non in continuum; piuttosto, per una supplementazione efficace e senza effetti collaterali anche sul lungo termine, meglio utilizzare magnesio citrato o cloruro di magnesio, utili sia per la stitichezza sia per le problematiche muscolari. La migliore biodisponibilità è da ricercarsi in integrazioni di magnesio bisglicinato o magnesio glicerofosfato: questi ultimi molto adatti anche a contrastare l’iperstimolo nervoso e l’insorgere di emicrania (non cefalea).
La supplementazione di magnesio, a seconda delle necessità, può essere protratta per tutto l’arco del mese, oppure essere concentrata nei 7-10 giorni del premestruo.

* Fermenti lattici della flora di Doderlein: ve li ho citati nel precedente articolo come riequilibranti della flora vaginale. Sono molto utili nel caso in cui il vostro mestruo si accompagnasse di frequente alla cistite: per una panoramica più completa vi rimando al paragrafo di interesse specifico (in fondo all’articolo).

* Agnocasto: è un fitoterapico utilizzato sia per regolarizzare i ritmi ormonali ipotalamici, accorciando cicli molto lunghi, sia per contrastare la sindrome premestruale. Va utilizzato quotidianamente per 3-4 mesi, facendo poi una sospensione fino a che i sintomi non si ripresentano.
ATTENZIONE: non assumere agnocasto se sono stati riscontrati problemi di rapporto inverso tra LH e FSH, con LH molto elevato.

Se soffrite di ritenzione di liquidi premestruale, attendete il prossimo articolo in cui tratterò anche questo argomento.

PCOS
In questo sito troverete molti articoli sulla sindrome dell’ovaio policistico: potete anche scaricare il mio ebook e i ricettari dedicati.

In commercio troverete tantissimi integratori per la PCOS, di marche diverse ma con uno stesso principio attivo, l’inositolo. Vediamo di approfondire un po’ questo argomento per fare chiarezza a tutte le donne che soffrono della sindrome.

“Inositolo” è un termine con cui si indicano ben 9 differenti forme di composti naturali, ciascuna delle quali ha funzioni organiche differenti. In relazione ala PCOS, sono usate solo due forme: il myo-inositolo e il D-chiro-inositolo (in purezza, o in combinazione). A grandi linee, queste sono le differenze:
Myo-inositolo: svolge un ruolo importante sulla regolazione dei livelli di glicemia, ed è specifico qualora sia stata diagnosticata insilino-resistenza. Svolge anche un ruolo di sensibilizzazione ovarica allo stimolo dell’ormone FSH (follicolo-stimolante): può essere indicato per problematiche relative alla maturazione dei follicoli ovarici e migliorare la qualità degli oociti, sia durante i percorsi di PMA sia per la fertilità naturale. Utile anche qualora la PCOS comportasse acne e impurità della pelle.
D-chiro-inositolo: è responsabile della sintesi degli androgeni, quindi la sua supplementazione va attentamente valutata qualora sia già presente iperandrogenismo. Potrebbe addirittura essere controproducente e assolutamente controindicata ad alte dosi (>1.2 g al giorno) in caso di PMA/Fivet.

In caso di PCOS la forma di inositolo da preferire è sicuramente il myo-inositolo. Sembra comunque che sia molto efficace (e forse più efficace) la terapia combinata dei due, facendo attenzione a controllare che il rapporto sia 40:1 in favore del myo-inositolo, che rispecchia l’esatto rapporto presente nel plasma in condizioni fisiologiche.

Endometriosi
Qui trovate un articolo su endometriosi e dietoterapia. Quando è presente questa patologia, a livello di integrazione è bene focalizzarsi su queste priorità:

* Supplementi antinfiammatori: l’endometriosi comporta infiammazione, e l’infiammazione determina un peggioramento dei sintomi legati alla malattia stessa; si entra in un circolo vizioso infinito, in cui ogni ciclo sembra essere un po’ più doloroso del precedente.
E’ indispensabile chiedere il consulto di un ginecologo, per valutare la gravità della patologia e agire di conseguenza (vale a dire: si può aiutare solo con supplementazione, o è necessario fare approfondimenti per assumere la pillola progestinica o valutare un intervento di rimozione del tessuto endometriale in eccesso?). Nel frattempo, e come coadiuvanti, si possono usare integratori antinfiammatori mirati, e sottolineo mirati: devono essere stati accertati benefici specifici su utero, ovaie ed endometrio, inutile prendere un antinfiammatorio che ha un’azione precipua sui muscoli, ad esempio! Recentemente è stato pubblicato uno studio (lo vedete in bibliografia) che dimostra l’efficacia di una supplementazione combinata di partenio, quercetina, vitamina B3, curcuma e grassi polinsaturi: parrebbe essere promettente, ma bisognerà valutare i risultati in modo più specifico tra qualche anno.
Come antinfiammatori già rodati è possibile orientarsi verso gli omega3, purché da integratori di qualità (con certificazione IFOS che attesti l’assenza di metalli pesanti, contenuti in capsule scure per prevenire l’irrancidimento da esposione solare, e in quantità adeguata al proprio quadro infiammatorio, senza rischio né di sottodosare né di sovradosare).

* Supplementi per i dolori intestinali: quasi sempre l’endometriosi comporta problemi intestinali dovuti alle aderenze o ai sintomi da colon irritabile che si presentano dall’ovulazione fino al termine del ciclo. Se i dolori sono dovuti alle aderenze, ancora una volta l’aiuto concreto degli integratori è a livello antinfiammatorio: possono, di nuovo, venire in nostro aiuto gli omega3, a cui abbinare eventualmente l’estratto di zenzero.
Per i sintomi da colon irritabile i supporti a nostra disposizione sono molti: dal magnesio agli enzimi digestivi specifici per i carboidrati e la cellulosa, dalla supplementazione di fibra (in genere psillio o aloe senza aloina) ai fermenti lattici specifici (vi rimando al precedente articolo per specifiche). Tutto va tarato in base alla paziente.

* Supplementi utili alla patologia di per sé: l’integrazione non cura l’endometriosi, al più può aiutare a ridurre i dolori che accompagnano l’arrivo del mestruo. Sembrerebbero esserci dati interessanti circa l’uso degli endocannabinoidi: in questi anni la ricerca sta indagando il loro potenziale terapeutico su tutte le forme di dolore cronico, ma mancano ancora studi veri e propri circa l’efficacia sul lungo termine (ovviamente non mi riferisco alla varietà di cannabis per hashish e marijuana, ma alla cannabis terapeutica, che non ha molecole con effetti stupefacenti e neurolesivi).
Utile sapere che la vitamina D è un antiproliferativo in caso di endometriosi, quindi aiuta a modulare e contenere la degenerazione della malattia: bisognerebbe testare i valori ematici di partenza e strutturrare di conseguenza le possibilità di integrazione.

Fertilità e percorsi di PMA
Su questo argomento dovrò fare un articolo a parte, perché è tanto complesso quanto ricco di possibilità da un punto di vista di dieta e integrazione. In questa sede mi limiterò solo a fare una panoramica rapida di integratori che sarebbe opportuno valutare quando si approccia un percorso di ICSI o FIVET.

* Myoinositolo: gli studi che hanno indagato l’uso del myoinositolo nella procreazione assistita sono moltissimi, quindi i dati a nostra disposizione sono di un certo spessore. E’ ormai assodato che l’uso del myoinositolo permette da un lato di migliorare la qualità degli oociti, dall’altro di ridurre la quantità di farmaci somministrati alla donna durante i percorsi di ICSI e FIVET. La quantità di molecola da supplementare, la durata dell’integrazione e l’eventuale combinazione con D-chiro-inositolo sono da valutare caso per caso.

* Elettroliti: nella malaugurata condizione di iperstimolo, l’uso di acqua con sali minerali aiuta a ridurne gli effetti collaterali (edema, gonfiore, discomfort intestinale e ovarico), in particolare se si associa una dieta a basso contenuto di carboidrati o una chetogenica.
In ospedale in genere consigliano di bere Gatorade o altre bevande isotoniche contenenti elettroliti per bilanciare i fluidi: attenzione, perché quasi sempre queste bevande contengono anche eccesso di zuccheri, assolutamente controproducenti in questa delicata fase della PMA. Piuttosto, comprate della buona acqua di cocco e aggiungete un pizzico di sale marino integrale (circa un cucchiaino su 1 L di liquido), da bere in piccole quantità durante l’arco della giornata. Altro aiuto che si può dare è aumentare l’introito proteico usando un integratore di Whey idrolizzate (15-30 g un paio di volte al giorno): in questo modo si aumenta il substrato per la produzione di albumina, che permette di riequilibrare lo stravaso di liquidi, diminuendo l’ascite (è anche per questo motivo che durante la Fivet si consiglia dieta iperproteica).

Per iperstimolo si intende propriamente la sindrome da iperstimolazione ovarica (OHSS), che, in forma lieve, colpisce ¼ delle donne che percorrono un percorso di Fivet e che è causata da dosaggi troppo elevati di gonatropine somministrate per stimolare l’ovulazione. Si tratta di una serie di sintomi causati da un anomalo stravaso di liquidi per aumentata permeabilità dei capillari: aumenta il volume delle ovaie, aumenta la sensazione di gonfiore addominale, aumenta il peso per ritenzione di liquidi, aumenta la sete e diminuisce la diuresi. La sindrome è classificata in lieve, media e severa: in quest’ultimo caso, il diametro ovarico supera i 12 cm e il disagio per la paziente è inimmaginabile per chi non ci è passata, senza contare che aumenta significativamente il rischio di insufficienza renale e formazione di trombi.

* Vitamina D: utile da integrare prima del percorso di Fivet/ICSI per migliorare la qualità ovarica e per massimizzare le possibilità di successo del percorso; il dosaggio è dipendente dallo stato iniziale della paziente, ma si suggeriscono almeno 400 UI al giorno.

* Omega-3: in alcuni casi sono utili non solo come antinfiammatori, ma anche per fluidificare il sangue, in caso di trombofilia o patologie connesse ad un maggior rischio cardiovascolare. Gli studi suggeriscono 2 g al giorno per almeno 6 settimane prima del pickup.

* Vitamina E: per l’azione antiossidante a livello di membrana cellulare, se ne suggeriscono 400 UI al giorno nelle 6 settimane prima del pickup.

Altri integratori potenzialmente utili, ma su cui mancano ancora studi esaustivi, sono: licopene, zinco, selenio, complesso B, NAC, L-arginina, salicina.

Gravidanza e allattamento
Le integrazioni usate in gravidanza e allattamento devono essere funzionali a garantire il supporto all’aumentato fabbisogno materno, e a dare alcuni micronutrienti in grado di essere concretamente utili allo sviluppo embrionale/fetale (gravidanza) e alla crescita del bimbo (allattamento).

In commercio esistono diversi supplementi studiati appositamente per questo periodo della vita di una donna; alcuni di essi contengono “più del dovuto”, ossia una serie di vitamine e minerali che non è detto si debba supplementare. Anzi, le Linee Guida per la Gravidanza Fisiologica, in realtà, raccomandano la supplementazione di routine solo ed esclusivamente dell’acido folico in epoca preconcezionale e nel primo trimestre di gestazione, in quanto concretamente utile a ridurre il rischio di sviluppare malattie del tubo neurale. Acido folico in dose di 400 mcg al giorno: nient’altro.

Gli integratori per la gravidanza possono contenere anche una serie di altre molecole funzionali a mamma e bambino, ma attenzione a quali scegliete: fatevi aiutare in base alle vostre necessità. Ad esempio, sono utili quelli che contengono iodio (per la mamma, per aumentato fabbisogno tiroideo) e DHA (per lo sviluppo del sistema nervoso del bambino, non altri tipi di omega3 perché competono per le stesse desaturasi, come gli EPA; attenzione che l’integrazione di omega3 nel primo trimestre può accentuare le naisee).

Per quanto riguarda l’allattamento, a volte può essere utile prendere un’integrazione multivitaminica per compensare l’enorme impegno fisico che il periodo di allattamento esclusivo richiede, e che va ad impoverire le riserve della mamma; i sintomi accusati sono quelli classici di debolezza: ipotensione, ronzio alle orecchie, anemia, scarsa forza muscolare, perdita cospicua di capelli, unghie fragili… In questi casi può essere utile prendere un multivitaminico e multiminerale di buona qualità, da proseguire fino a quando l’allattamento non sarà interrotto o comunque molto ridotto (per le mamme che allattano anche dopo l’anno, la necessità di un supplemento è da valutare in base alle poppate ancora in atto e al quadro di salute individuale: la stanchezza è sempre un campanello d’allarme).
Un altro supplemento utile a contrastare la fatica dell’allattamento sono le Whey in polvere (qui per info), meglio se idrolizzate: aumentano l’albumina circolante, riducono la fatica, ottimizzano l’assetto del ferro e supportano l’aumentato fabbisogno proteico dell’allattamento.

Pensate che il passaggio di minerali e vitamine dalle riserve mamma al bimbo durante gravidanza e allattamento è talmente ingente che si stima siano necessari 2-3 anni perché il corpo di una donna sia in grado di ritornare ad avere riserve pari al pre-gravidanza! E’ anche per questo motivo che si consiglia di aspettare il compimento dei 2 anni del primo bimbo prima di ricercare una seconda gravidanza.

Menopausa
La menopausa è l’inizio del periodo non più fertile di una donna, in cui cessa la ciclicità del ritmo ormonale e diminuisce drasticamente la produzione di estrogeni (per correttezza di informazione, in menopausa viene prodotto l’estrone, che è un estrogeno diverso rispetto al beta-estradiolo del periodo fertile).
I cambiamenti fisici e metabolici sono importanti: si ha un cambiamento della composizione corporea, un aumento di trigliceridi e colesterolo, una sfera di sintomi molto variabile (vampate, perdita di memoria, assottigliamento della pelle…). La dieta è fondamentale a contenere molti degli effetti collaterali, compresa la tendenza ad aumentare di peso in questo periodo delicato: si suggerisce di mantenere alto il profilo proteico della dieta, ma di diminuire il consumo di carne; ridurre al minimo il contributo di latte e derivati; non far mancare verdura e frutta; inserire quotidianamente frutta secca, olio extravergine di oliva e salvia; contemplare il consumo bi- o trisettimanale di legumi, in particolare lenticchie.

Da un punto di vista della supplementazione, gli integratori efficaci sono dipendenti dal tipo di problematica riscontrata da ciascuna donna:

* Trifoglio rosso e/o dioscorea: se si cerca un integratore completo per contrastare i sintomi della menopausa, la risposta sta proprio nel trifoglio rosso o nella discorea. Si tratta di erbe dalla blanda azione ormonale, utili nella fase di passaggio dalla produzione di beta-estradiolo ad estrone; sconsigliati, invece, gli isoflavoni della soia, almeno nella donna occidentale, la cui flora batterica intestinale non riesce a utilizzare in modo completamente efficace il principio attivo della daidzeina.

* Magnesio treonato: per il miglioramento della qualità del sonno e del riposo notturno, oltre che come aiuto per la memoria di breve termine.

* Magnesio e calcio in proporzione 2:1 (600 mg di magnesio e 300 mg di calcio): utile per prevenire la demineralizzazione ossea cui si assiste proprio dalla menopausa in avanti. Viene invece sconsigliato di integrare il calcio da solo (salvo diverso parere medico), per il concreto rischio di calcificazioni.

* Vitamina D: utile sia come ormono-modulatore che come prevenzione della demineralizzazione; se la donna non è di per sé carente (e la carenza si evince da analisi del sangue) è sufficiente perseguire un mantenimento di 400-600 UI al giorno, meglio se in combinazione con la vitamina K2.

Cistite e candida
Questo paragrafo avrebbe bisogno di un articolo a sé, e magari mi ci dedicherò più avanti: quando recidivanti, cistite e candida sono un campanello d’allarme di una problematica organica più profonda, che probabilmente interessa l’intestino. Sempre quando recidivanti, possono essere un fattore limitante la fertilità e la regolarità mestruale; nello specifico, il reiterarsi di candidosi vaginale anche dopo opportune cure con ovuli vaginali, dovrebbe richiedere l’attenzione dello specialista per un’analisi più approfondita a livello non solo di intestino, ma anche di stomaco (da non dimenticare che, durante l’allattamento, la candida può interessare anche i dotti lattiferi).
Per quanto riguarda la cistite, invece, è bene differenziare tra “cistite semplice” e “cistite interstiziale”, patologia di cui si sa ancora poco e per la quale non c’è cura, ma solo aiuto da supplementazione, fisioterapia, riabilitazione del pavimento pelvico e, nei casi di dolorabilità maggiore, agopuntura.

Proprio perché specchio di un sistema complesso, esaurire in due parole i supplementi consigliati in caso di candida e cistite diventa complicato: posso lasciarvi proprio solo un paio di spunti, ma vi invito ad approfondire con il vostro medico curante o la vostra ginecologa.

* Fermenti della flora di Doderlein: si tratta di fermenti Lattobacilli, che colonizzano il tratto vaginale e che permettono di ristabilire un’eubiosi inevitabilmente intaccata da ripetuti episodi di cistite e candida. In presenza di disbiosi vaginale il rischio di recidive è molto elevato: per questo motivo, qualsiasi sia la terapia proposta, è importante che si usino in contemporanea questi fermenti. A volte, negli episodi più blandi, possono essere di per sé sufficienti se usati in forma di ovuli vaginali; per una prevenzione più blanda o in associazione a farmaci, si consiglia l’uso per capsule orali.

* Estratto di semi di pompelmo: diversi studi ne hanno dimostrato l’efficacia per combattere condizioni di candidosi (non solo vaginale, anche intestinale); questa supplementazione ha senso solo se viene protratta a lungo (almeno 4-6 mesi), meglio ancora se in associazione a estratto di aglio e/o di origano (per l’azione antibiotica e disinfettante). Da ricordare che l’assunzione dell’estratto di semi di pompelmo è incompatibile con alcuni farmaci, e pertanto se state assumendo terapie di qualsiasi genere è meglio avere un confronto con il vostro medico di base prima di arrischiarvi in un pericoloso fai-da-te.

* Cranberry del Nord America: questa specifica varietà di frutti di bosco è particolarmente ricca di proantocianidine A, utili a inibire l’adesione dei batteri alle mucose del nostro organismo; viene utilizzato nella cura e nella prevenzione della cistite, in particolare se in abbinamento alla bromelina.

* Bromelina e papaina: si tratta di enzimi estratti da ananas e papaya; in genere vengono consigliati per le loro proprietà digestive, e, se questo è il fine, sono da assumere in basso dosaggio in concomitanza dei pasti. Se invece vengono utilizzati come supporto integrativo nella lotta alla cistite, sono da assumere almeno due volte al giorno a digiuno in virtù delle proprietà proteolitice: hanno una maggiore efficacia se si fa una supplementazione combinata di cranberry, vitamina C e ortica (esistono anche integrazioni complete).

* D-mannosio: si tratta di uno zucchero semplice, che non viene assorbito nel tratto intestinale e giunge inalterato in sede urinaria. Ha una caratteristica estremamente interessante, ossia quella di sapersi legare ai pili di batteri responsabili delle infezioni urinarie collegate alla cistite, in particolare Escherichia Coli, e di impedirne l’adesione alla mucosa. Di fatto, è una delle integrazioni più promettenti per la terapia naturale alla cistite, a patto che non ci si trovi di fronte a un caso in cui l’agente batterico ha sviluppato pili resistenti al D-mannosio. Per inciso, l’efficacia del Cranberry sopra citato potrebbe ricondursi non solo alla presenza delle proantocianidine A, ma anche alla ricca concentrazione di D-mannosio.
Il supplemento di questa polvere raggiunge un potenziale maggiore quando associato a L.rhamnosus e vitamina C.

Spero di non avervi tediato troppo, e di avervi dato spunti interessanti qualora siate capitate su questo articolo alla ricerca di un supporto naturale a una delle casistiche citate!

Nel prossimo articolo, mi concentrerò sul mondo dell’integrazione associata a dimagrimento, ritenzione di liquidi e controllo dell’appetito.

Bibliografia
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