Nell’ultimo articolo vi avevo anticipato che avrei presto parlato di alimentazione per “risolvere” condizioni di amenorrea.
Scrivere un articolo in merito all’alimentazione corretta in caso di amenorrea è veramente arduo, perché il rischio di venire fraintesa o malinterpretata è veramente alto. Tuttavia ci proverò, perché è solo attraverso l’informazione che si riesce a diventare parte attiva di una terapia.
Le cause che possono portare all’amenorrea sono diverse:
– Difetti anatomici dell’apparato riproduttivo femminile
– Insufficienza ovarica
– Problematiche genetiche (come la sindrome di Turner o l’emocromatosi ereditaria)
– Disfunzioni endocrine (derivante da sindrome da ovaio policistico, iperprolattinemia e altre)
– Uso di psicoformaci o di oppicei
– Amenorrea ipotalamica, di cui abbiamo parlato settimana scorsa
L’alimentazione può agire solo su alcune tipologie di amenorrea: con il cibo non è possibile sbloccare un’amenorrea causata da difetti anatomici, insufficienza ovarica o genetica. E’ invece possibile fare molto quando l’amenorrea è connessa a PCOS (in questo caso è bene adottare il protocollo per sindrome da ovaio policistico descritto nel mio ebook, o altri affini) o quando si tratta di amenorrea ipotalamica.
Come abbiamo visto nel precedente articolo, l’amenorrea ipotalamica nasce quasi sempre da stress psicofisico, in particolare riferito a diete restrittive (talvolta alternate con periodi di abbuffate e binge) e/o sport eccessivo. Queste due variabili portano inevitabilmente ad avere carenze di micro e macronutrienti, che mettono in allerta un sistema endocrino già piegato dallo stress. Le carenze più frequenti da trovare sono quelle di vitamina D, vitamina B12, zinco, ferro (nello specifico ferritina bassa). Ne avevo parlato in quest’altro articolo, dove avevo spiegato perché tali carenze possono trascinarsi anche a distanza di anni dalla guarigione dal DCA. Una donna con amenorrea ipotalamica dovrebbe controllare tali valori nel sangue, ed integrare con l’aiuto del proprio nutrizionista anche qualora la carenza non fosse conclamata, ma i valori fossero vicini al limite inferiore.
Per quanto riguarda l’alimentazione in sé e per sé non è particolarmente difficile da strutturare: la dieta deve essere studiata per permettere alla paziente di raggiungere il fabbisogno calorico e di macronutrienti, né più né meno.
Facile a dirsi, ma non a farsi. Vediamo nello specifico di quali fabbisogni stiamo parlando.
Calorie
E’ fondamentale che la dieta sia normocalorica: la paziente in amenorrea ipotalamica non deve dimagrire, neppure qualora ci fossero effettivamente alcuni chili da perdere (diverso è il discorso dell’amenorrea derivata da PCOS).
Ogni fluttuazione al ribasso del grasso corporeo è un allarme per il sistema endocrino, che rallenta la produzione ormonale e ferma gli ormoni sessuali: il dimagrimento deve essere secondario alla ripresa del buon funzionamento di ipotalamo e ovaie, ovvero si prenderà in considerazione solo quando il ciclo tornerà ad essere presente.
Sottolineo che la perdita di peso dovrà essere intrapresa solo qualora sia necessaria: se la paziente è normopeso sarebbe sciocco farle perdere peso per assecondare un suo desiderio estetico, poiché questo la porrebbe di nuovo a rischio di amenorrea; qualora ci siano insoddisfazioni legate all’immagine corporea (addome gonfio, disequilibrio nella distribuzione del grasso, ritenzione di liquidi…) si deve intervenire in altro modo e con altri protocolli dietoterapici, non con il dimagrimento.
Molto spesso la paziente con amenorrea ipotalamica associata a DCA o cattivo rapporto con il cibo ha un’alimentazione fin troppo restrittiva, rigidamente controllata nella varietà di cibo e/o nel conteggio calorico. Se la paziente è sottopeso la dieta deve pian piano diventare ipercalorica per garantire il raggiungimento del peso corporeo ideale e il conseguente buon funzionamento ormonale. Se la paziente è normopeso ma stesse seguendo una dieta ipocalorica (1300-1400 kcal) è bene aumentare gradualmente il contributo di calorie, fino a portarla ad una dieta normocalorica che assecondi un metabolismo più attivo.
Proteine
Le proteine sono di importanza fondamentale per l’amenorrea ipotalamica: il contributo proteico deve essere leggermente superiore al classico 1 g/kg che viene consigliato per un fabbisogno “normale”. Le proteine diventano un importante stimolo sia per la produzione di ormoni ipotalamici e ipofisari, sia per il corretto funzionamento ovarico.
Le fonti proteiche da prediligere sono, nell’ordine, quelle di uova (biologiche), pesce azzurro pescato in mare (non di allevamento), carne (allevata al pascolo).
In misura minoritaria si possono utilizzare anche formaggi (ma che siano formaggi “veri”, non fiocchi di latte, mozzarelle light e sottilette!) e proteine vegetali da legumi, tempeh e tofu biologici, burger vegetali a base di lupini o farina di canapa. L’uso eccessivo di prodotti proteici a base vegetale si rivela spesso inutile o addirittura controproducente in caso di amenorrea: le motivazioni hanno a che fare con la qualità aminoacidica e gli antinutrienti (lectine, fitati, ossalati, inibitori della tripsina) che si trovano in questi alimenti. Un basso valore di biodisponibilità proteica, come quello delle fonti proteiche vegetali, non garantisce uno stimolo sufficiente forte a livello ipotalamico e gonadico; la concomitante presenta di antinutrienti determina inoltre una minor disponibilità di quei minerali e vitamine importanti a ripristinare l’asse endocrino ipotalamo-ipofisi-gonadi.
Non sempre è facile riuscire a far accettare alla paziente indicazioni alimentari che prevedano un consumo di prodotti animali quasi sicuramente superiore a quella che è stata l’abitudine sino a quel momento: in parte per via delle informazioni sbagliate e parziali che circolano in merito al consumo di proteine, in parte perché frequentemente carne, pesce e uova rimangono alimenti-tabù, di cui si ha paura. Ecco che quindi è necessaria l’assistenza di un professionista capace di trasmettere il messaggio corretto circa il consumo di questi alimenti, di insegnarne l’importanza terapeutica e di dare suggerimenti riguardo gli acquisti e i metodi di cottura.
Grassi
I grassi sono forse anche più importanti delle proteine per superare un’amenorrea ipotalamica: i grassi sono un nutriente essenziale per il cervello, ed è proprio dal cervello che nasce il problema. Oltre a nutrire i neuroni e favorire gli scambi cellulari, dai grassi vengono prodotti ormoni e cofattori indispensabili all’equilibrio endocrino.
Il nostro sistema ormonale risente della carenza di grassi già nel giro di poche settimane: non è infrequente che una donna abbia ritardi nel ciclo già dopo un mese di dieta ipolipidica. Più a lungo si protrae la carenza, più sarà difficile che il ritorno ad un’alimentazione equilibrata e normolipidica garantisca una risoluzione definitiva.
I grassi da prediligere sono quelli monoinsaturi (olio extravergine d’oliva, noci di Macadamia o avocado).
I grassi polinsaturi dovrebbero essere presenti in piccole quantità quotidiane, con predilezione di quelli della serie omega3: pesce mediterraneo, alghe, olio di semi di lino. In misura minoritaria si dovrebbe introdurre anche frutta secca non trattata, ricca di omega6: noci, nocciole, mandorle, semini di zucca o girasole o sesamo. Va ricordato che omega3 e omega6 sono in competizione: l’eccesso dell’una o dell’altra serie determina effetti avversi sull’organismo.
I grassi saturi non dovrebbero mai mancare nell’alimentazione di chi soffre di amenorrea ipotalamica, poiché è da essi che si ha il maggiore stimolo alla produzione ormonale: ovviamente si devono scegliere fonti naturali di grassi saturi, a causa delle differenti forme chimiche presenti. I grassi saturi utili all’equilibrio endocrino sono quelli a media catena, presenti nel tuorlo di uova allevate all’aperto, carne di animali allevati al pascolo, burro di montagna o ghee, olio di cocco estratto a freddo. Invece, grassi saturi a lunga catena come il palmitico e il miristico, potenzialmente dannosi, sono contenuti in olio di palma, olio di colza, formaggi industriali, animali allevati intensivamente.
Una tipologia particolare di grasso è il colesterolo: esso fornisce lo scheletro di base da cui vengono prodotti tutti gli ormoni sessuali. Ne avevo parlato qui.
Carboidrati
Ho parlato diverse volte nel sito dell’importanza dei carboidrati, soprattutto sul metabolismo tiroideo: ad esempio in questo articolo. Diete troppo povere di carboidrati, quando vengono protratte a lungo nel tempo, determinano una condizione di ipotiroidismo che, quando trascurata, può diventare cronica. Una tiroide che lavora poco determina a cascata l’ipofunzionamento di altre ghiandole endocrine, tra cui ipotalamo e gonadi. Se l’ipofunzione tiroidea è stata causata dalla restrizione di carboidrati è sufficiente aumentare la loro quota per ristabilire un metabolismo attivo: l’importante è scegliere carboidrati da fonti corrette.
Nello sblocco dell’amenorrea ipotalamica i carboidrati da prediligere sono quelli complessi di riso, patate (normali e americane), cereali in chicchi come farro, orzo e miglio. Potrebbe essere consigliabile limitare l’introito di glutine da frumento, poiché diversi studi dimostrano una correlazione tra amenorrea e gluten-sensitivity: è possibile sostituire la pasta normale con pasta di farro, riso e cereali in chicchi, mentre per il pane ci si può orientare verso quello di segale al 100%. In linea generale è comunque bene limitare l’apporto di farinacei in favore di patate e cereali in chicchi.
Non è assolutamente necessario, e anzi in certi casi risulta essere controproducente, mangiare cereali solo ed esclusivamente se integrali: l’amenorrea si accompagna quasi sempre anche a carenze minerali e vitaminiche, che potrebbero essere significativamente peggiorate da un eccessivo apporto di fibra vegetale. E’ invece possibile ruotare i diversi tipi di cereali durante la settimana: ad esempio alternare farro integrale e perlato, orzo decorticato e perlato, riso basmati, semintegrale, rosso o nero.
I limiti della dieta per amenorrea ipotalamica
Leggendo quanto ho scritto finora sembrerebbe essere molto semplice realizzare una dieta per una ragazza che soffra di amenorrea ipotalamica: si danno sufficienti calorie, si fa una corretta ripartizione dei macronutrienti, si controlla che non ci siano carenze minerali o di vitamine (sopperendo con eventuale integrazione adeguata). Si cerca di educare alle materie prime naturali, non si fanno mancare fonti di colesterolo, si limita la frequenza di consumo del glutine.
Tutto qui?
Purtroppo no. Come scritto nel precedente articolo, che vi invito a rileggere con attenzione, molto spesso l’amenorrea ipotalamica si accompagna ad un pessimo rapporto con il cibo: trascorsi di anoressia o DCA, ortoressia, rigido controllo di quanto si mangia, manie ossessive verso il cibo.
Il rischio di dare “una dieta” per sostenere l’equilibrio ormonale è che lo schema venga vissuto in modo deleterio dalla paziente: se anche seguisse alla lettera le indicazioni di quantità e qualità del cibo, ma continuasse a vivere con oppressione e senso di costrizione il rapporto con il cibo, difficilmente si riuscirebbe ad avere beneficio per l’ipotalamo. L’alimentazione, anche se più varia, completa e bilanciata, continuerebbe ad essere uno stress mentale non indifferente, che chiaramente andrebbe a fomentare il circolo vizioso da cui l’amenorrea si è generata.
Se da un lato è necessario lavorare dal punto di vista psicologico per oltrepassare pensieri e modi di agire disfunzionali (terapia cognitivo-comportamentale), d’altra parte non è possibile cambiare alimentazione senza contemporaneamente intraprendere grossi sforzi per cambiare anche il modo di rapportarsi al cibo.
In primo luogo, la paziente deve essere consapevole delle proprie sensazioni fisiche: stanchezza, appetito o inappetenza, disturbi digestivi o intestinali, sono tutti parametri importanti per la valutazione dell’efficacia dell’alimentazione; ma sono focus imprescindibili anche per riconquistare la consapevolezza delle esigenze del proprio corpo. Senza autoconsapevolezza la dieta rimarrà sempre e solo uno schema da ripetere all’infinito: al contrario, il piano terapeutico dovrà prevedere una fase finale nella quale la paziente mangia certe quantità di cibo non “perché sono state prescritte”, ma perché assecondano le esigenze del proprio corpo. Magari, grazie all’autoascolto, ci saranno giorni in cui le quantità vengono aumentate in modo naturale rispetto alle iniziali prescrizioni alimentari (fase preciclo, periodo di maggiore impegno fisico, cambio di stagione tra autunno e inverno o estate e autunno…), e altri giorni in cui vengono diminuite in modo altrettanto naturale (ad esempio quando viene diminuita l’attività fisica o in giorni particolarmente afosi, quando l’appetito cala).
In secondo luogo, la sinergia tra dietista e paziente deve mirare a superare schematismi alimentari che la ragazza si è autoimposta. Ad esempio, non è infrequente che una ragazza che abbia sofferto (o soffra tuttora) di DCA consumi quantità spropositate di verdura per saziarsi senza sensi di colpa, sostituisca carboidrati complessi con quelli della frutta, abusi di dolcificanti artificiali, sia vittima di fobie o estremismi alimentari infondati. Passo dopo passo deve essere guidata a oltrepassare questi limiti ossessivi che non solo non apportano beneficio alla salute, ma diventano una fonte di ansia costante, oltre che un deleterio pretesto per non mettersi veramente in gioco nel cambiamento.
In quest’ottica, si deve sempre avere ben chiaro l’importanza di lavorare su tre punti:
1. Reintrodurre con gradualità tutti gli alimenti-tabù, di cui la ragazza ha paura. In genere sono alimenti molto calorici o protagonisti del pressapochismo dell’informazione alimentare: pizza e cioccolato, uova e banane, gelato e pasta, carne rossa e di maiale, mozzarella… Alimenti che fanno paura perché “molto grassi”, “con troppi carboidrati”, “che fanno male alla salute”. Finché si continuano a porre veti ad alcuni alimenti la loro portata deleteria sarà sempre molto alta e potrebbero causare angoscia e senso di “sporcizia” (molte ragazze definiscono proprio come “sporca” la sensazione che provano quando non mangiano come dovrebbero).
Per alcuni degli alimenti-tabù si verifica il problema della sensibilizzazione al consumo: è chiaro, ad esempio, che non è salutare mangiare tutti i giorni dolci, ma per chi ha un rapporto conflittuale con il cibo è deleterio anche non mangiarli mai, poiché in questo modo si carica il cibo di un misto di emozioni. Paura, disgusto, rivalsa, eccessivo controllo, tentazione… Tutto condensato in una fetta di torta, tutto pronto a esplodere nel momento in cui quella fetta di torta compare ad un compleanno, un matrimonio, la vetrina di una pasticceria. E qui possiamo passare al punto successivo.
2. Nell’ottica di educare ad un rapporto armonico con il cibo, vanno inseriti anche “sgarri terapeutici”, che vengono incontro a tutti i capisaldi della dieta terapeutica per amenorrea ipotalamica: da una parte avere una dieta varia e bilanciata senza tuttavia escludere alcun alimento (che altrimenti si caricherebbe di un significato potenzialmente dannoso), dall’altra permettere alla paziente di uscire da quella comfort-zone entro la quale sente di avere il controllo, ma al di fuori della quale è stressata. Spesso i limiti della comfort-zone sono estremamente stretti: solo le quattro mura domestiche, solo una scarsa varietà di cibi e di metodi di cottura, solo in presenza di certe condizioni di tranquillità la paziente riesce a mangiare senza ansia. Tutto il resto causa stress immediato: se qualcuno cucina al posto suo, un invito a cena, la mancanza di un ingrediente “fondamentale” in dispensa, la rottura della bilancia pesa-alimenti, la presenza di un clima di tensione a tavola… Si deve lavorare sia sul lato comportamentale (descritto al punto 3) sia sul lato alimentare: con una corretta guida e con suggerimenti mirati il piano dietetico deve prevedere anche gli “sgarri”, facendo attenzione a non proporre mai una situazione verso la quale la paziente non è ancora pronta. Non ha importanza la concreta entità calorica dello sgarro, quanto la rottura del tabù: ci sono donne che, anche nei periodi più ossessivi, non hanno mai avuto problemi a concedersi una sera a settimana una pizza con birra e poi gelato; ce ne sono altre per le quali anche un semplice branzino al forno ordinato al ristorante è motivo di forte ansia. Con estrema dolcezza, pazienza e gradualità si deve lavorare di settimana in settimana all’introduzione di questi “sgarri”, allargando i confini della comfort-zone. E’ importante fare in modo di introdurre lo “sgarro” in un clima sereno e possibilmente conviviale, cercando, dove possibile, anche la collaborazione di un genitore o del partner: a volte anche solo delegare ad altri la scelta di quello che si mangia rappresenta la rottura di un tabù. Ovviamente alcuni sgarri dovranno essere mantenuti tali, in virtù del principio di salubrità (…la pizza tre volte a settimana è buona, ma non è sana!); altri invece potranno essere inseriti con maggiore frequenza.
3. Da ultimo, è importante la collaborazione tra dietista e psicologa per aiutare la paziente ad allentare il potere creato dalla reiterazione di riti, pensieri ossessivi e manie legate al cibo, condizioni che non fanno altro che fomentare l’ansia e lo stress legato all’alimentazione. Gli esempi potrebbero essere moltissimi: mangiare solo utilizzando il cucchiaino come posata, o solo se la tavola è apparecchiata in un certo modo; andare in crisi se al pasto manca la canonica porzione di verdura; non mettere mai il “proprio” cibo a contatto con quello altrui (anche cucinando la stessa cosa in due pentole divise); pesare al grammo qualsiasi pietanza; rifiutare qualsiasi alimento “complesso” con più ingredienti (polpette, gnocchi, ravioli, scaloppine: in sostanza tutto ciò in cui non si riescano ad isolare i quantitativi precisi di ogni componente). Tutte queste manie o fobie devono essere superate (oppure vissute senza angoscia, quasi con autoironia) per poter veramente ottenere un rapporto equilibrato con il cibo, che in caso contrario continuerà a presentare insidie e pericoli per l’equilibrio psicofisico.
In conclusione…
Come più volte ribadito, l’amenorrea ipotalamica spesso nasce da una condizione di iponutrizione a cui si sommano pensieri e comportamenti disfunzionali legati al cibo. Per poter superare l’impasse si deve lavorare sul lato psicologico, mirando al superamento di ossessioni e fobie alimentari, e contemporaneamente adottare uno stile alimentare che sia vario e nutriente e che provveda a fornire micro e macronutrienti utili allo sblocco dell’asse endocrino sbilanciato. Non deve mancare la giusta quantità calorica quotidiana, ripartita tra grassi (anche colesterolo), carboidrati complessi e proteine animali da fonti *consapevoli*; devono essere compensate eventuali carenze vitaminiche e minerali; ma soprattutto, e qui gioca di nuovo un ruolo fondamentale il sostegno psicologico, si deve pensare ad allargare i confini della “comfort-zone” alimentare della paziente.
Bibliografia
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37 Comments
Aspettavo questo articolo con interesse!! Grazie sempre per il tuo straordinario lavoro…mi dai tanta carica per uscire da questo stato e per continuare sulla via dell’impegno!! sembra che tu mi conosca e conosca quello che mi passa per la testa!!! Il tuo lavoro é prezioso!!
Grazie mille! 🙂
Leggendo questo articolo rivedo me stessa. Avrei bisogno di qualche consiglio
Può contattarmi a info@alimentazioneinequilibrio.it a partire da agosto per appuntamenti da settembre: attualmente sono in maternità e non sono attive le consulenze, mi spiace.
40 gr di carbo, sempre verdura, proteine e frutta…questa è la mia confort-zone. Da anni sono in cura da un endocrinologo, da 45 kg ora ne peso 50. Stò lavorando sulla mia ossessione sul cibo (mi hai descritta perfettamente nell’articolo). Il ciclo c’è e non c’è nonostante la pillola. Grazie ai tuoi consigli stò cercando di ascoltare il mio corpo senza per forza rientrare nei miei schemi. Ho sentito parlare della spirulina come un’aiuto in caso di normalizazzione del ciclo, cosa ne pensi?
La spirulina è un integratore naturale, chelante minerali pesanti e tossine. Non ha effetto sul ciclo, che io sappia.
In bocca al lupo per il suo percorso, sono felice che i miei articoli le siano stati utili!
Carissima, come sempre sei in grado di descrivermi perfettamente! 🙂 Nonostante i percorsi intrapresi già da più di due anni, per quanto abbia fatto tanti cambiamenti, mi sento ancora ben lontana dal vero equilibrio. Appena “sblocco” la fobia su qualche alimento, la rivolgo su un altro…E come sai, sono più che seguita a livello sia alimentare che psicologico! Poi, un grande problema a cui non hai accennato è ciò che accade quando il ciclo torna…Il corpo i cui ormoni funzionano (più o meno) è molto diverso da quello che si ha in amenorrea, e lì iniziano i conflitti, le angosce e la voglia di ritornare indietro…!!! Ora sono proprio in quella fase, come lo sono già stata altre volte, e certi giorni non riesco proprio a vedere l’uscita. Mi chiedo se riuscirò mai a lasciare andare tutte queste paure e manie di controllo. Ma continuo i miei percorsi, perché non voglio più tornare ai periodi in cui mi svegliavo di notte con la fame, avevo continui capogiri e cali ipoglicemici, spossatezza sia fisica che mentale, ecc ecc…Ora il mio corpo è molto più in salute, è la mente che non ne vuole sapere!!!
Grazie come sempre dei tuoi spunti di riflessione 🙂
La conflittualità del corpo femminile “con ormoni” vs “senza ormoni” è una delle altre tematiche che mi piacerebbe presto affrontare, perché è vero quello che tu dici: le sensazioni sono completamente differenti.
Tu hai la fortuna di essere estremamente consapevole delle diverse sfaccettature dell’amenorrea, e stai cercando di tener testa a tutto con estrema determinazione: il tuo percorso è solo da ammirare! 🙂
Salve. Non so se abbia già affrontato l’argomento,nel caso mi scuso e le chiedo se per piacere può indicarmi dove. Vorrei capire quali danni può causare l’amenorrea o comunque un ciclo molto scarso e irregolare (il mio spesso salta uno o due mesi). Non nego che l’assenza del ciclo di per sé non mi disturbi affatto, sinceramente mi piace non averlo, però temo che questo stato alla lunga possa avere ripercussioni negative. Molte grazie
Sì, ne avevo parlato negli altri articoli relativi all’equilibrio ormonale della donna. I rischi ci sono, e non sono di lieve entità, le suggerirei di risolvere il problema al più presto.
Gentile Arianna,
questo articolo mi descrive alla perfezione! e dato che mi conosce, penso che lo sappia!
Grazie a lei ho recuperato peso e ormoni… sono tornata a quasi 50 kg (oscillo tra i 49 e i 51 a causa del mio gonfiore che non riesco a far sparire!! ma direi che partendo da 44.5, è un buon risultato..) e il ciclo si è sbloccato, ma solo per il mese di aprile… ora già è in ritardo di un po’ di giorni! purtroppo il gonfiore non se ne vuole andare… anche se alterna fasi acutissime con fasi in cui è sopportabile e minore…. e a parte il gonfiore, io mi sento nel complesso bene…. il fatto è che…..
proprio non riesco a vedermi con questi kg in più! me li sento e me li vedo… e alcuni pantaloni mi vanno stretti! Cerco di non desistere e seguo sempre la dieta prescritta e mi concedo carboidrati e grassi e tutto quello che serve.. ma psicologicamente fatico un po’ ad accettare questi kg!! vorrei tornare indietro, almeno sul peso! mi rendo conto che nei giorni di “non-gonfiore” sono più serena anche sul peso e sull’aspetto.. lo accetto e non mi infastidisce, mi sento bene! ma nei giorni di gonfiore, vorrei tornare indietro!
Mi salva di certo il mio ragazzo che mi “obbliga” a cenette gourmet, preparate da lui o al ristorante (anche se è bravo e fa attenzione a ciò che non posso mangiare), alla pizza almeno una volta a settimana (lui ne è amante) e a qualche sgarro ogni tanto… e non smette mai di dirmi che i kg in più mi fanno solo più bella! senza di lui penso che sarei di nuovo nel ciclone della “dieta”!!!
E… nonostante questa avversione per questi kg.. la ringrazio davvero sempre di cuore!!
Grazie per il bel commento 🙂
Sono certa che piano piano anche il “vedersi” cambierà, perché il peso attuale non è di certo eccessivo, e perché immagino che arriverà il momento in cui ci sarà un bel vestitino da mettersi da riempire e non da farsi cadere addosso. Magari scelto insieme al fidanzato, che non guasta mai!
Quanto al gonfiore… Fino a che non ci sarà perfetto equilibrio nella flora batterica intestinale, arriverà e andrà via a ondate. Magari le avevo già suggerito il kefir? http://www.ilmiokefir.altervista.org/
Sono in amenorrea da un paio di anni, la specialista di disturbi alimentari però ha detto che l iter che devo seguire è quello della celiachia più gastroenterologo perché da biopsia ho atrofia dei Villi e reflusso biliare, oltre che intolleranze varie.anche la parte psicologica è fondamentale. Escludo legumi soia latticini mais funghi frutta secca cereali. Anche la carne però, per l acidità che Mi da.Sono sulla buona strada? Ho sentito che può essere valido un approccio paleo, non da culturista ovviamente anche se vorrei diventare una sportiva. Grazie
Buongiorno Elisabetta, le suggerirei di seguire i consigli della sua specialista perché mi sembrano consigli adeguati. Ovviamente lei saprà essere più esaustiva di me, che non la conosco di persona.
Ciao Arianna, ho trovato i tuoi articoli per puro caso e li sto vivendo come una fune a cui aggrapparmi. Sono in amenorrea da tanti anni, interrotta da cicli di pillola, prescritta dalla ginecologa, la quale mi ha sottoposta a tutti i controlli ed esami possibili per trovare la causa. Ormai convivo con questa mia caratteristica. Sono una persona molto attenta all’attivitá fisica e all’alimentazione, che condizionano il mio modo di agire ed interagire con gli altri. Leggo molto sull’argomento, frequento conferenze ecc. Nonostante tutto ciò non sono mai stata magra, ma normopeso (1,65 cm e 55kg). Attualmente, nonostante segua sempre la mia alimentazione bilanciata e sana (forse troppo!), ho notato un notevole aumento di grasso sulla pancia e nel sottomento (forma a mela) e pur eliminando i pochi “sgarri alimentari” che mi concedevo non sono migliorata, anzi direi ancora più gonfiata, forse perchè per compesare ho aumentato frutta e verdura. Puoi darmi qualche consiglio?? Grazie, sei davvero di aiuto per tutte noi, che ti leggiamo.
I consigli personalizzati sono poco fattibili via commento, fosse anche solo per rispetto della mia professionalità.
Mi spiace: la visita ambulatoriale è imprescindibile.
Buongiorno a tutti, mi sono ritrovata in molte di queste descrizioni, sono in amenorrea ipotalamica da circa 4 anni, ho diversi disturbi con il cibo, alterno diete rigidissime ad abbuffate compulsive, sono costantantemente gonfia e l’aumento ponderale consigliatomi per riprendere il ciclo (gli ulimi 6 kg in 2 mesi) mi deprime e non mi piaccio affatto. Sono anche senza lavoro da molti mesi e questo non è d’aiuto. Non possiedo autostima, ho costantemente attacchi di fame (anche appena terminata la cena, non sono mai soddisfatta e mi abbuffo di dolci, poi vengo divorata dai sensi di colpa). Tutto è iniziato per trovare una soluzione al gonfiore che mi condizionava tantissimo, e ho dovuto affrontare diverse diete, per l’intolleranza al lattosio e anche per l’allergia al nichel, che ad oggi mi hanno distrutto: mi hanno consigliato una sbagliata dieta alimentare che mi ha fatto scendere a 42 kg, non potendomi nutrire di tantissimi alimenti. Oggi non so più cosa fare, sono 52 kg, ogni giorno è l’occasione per migliorarmi e uscire da questo stato, ma poi mangio, mi abbuffo, mi sento in colpa, mi vergogno. Penso però che tutto ciò dovrebbe essere risolutivo per l’amenorrea (non voglio trovarmi in meno pausa a 38 anni e non aver ancora avuto figli!), e quindi riesco mentalmente a giustificare ciò che mangio (anche se non potrei perchè contenente nichel o lattosio, o entrambi!), ma ogni volta che mi reco in bagno incrocio le dita perchè mi auguro che il ciclo mestruale sia tornato e questa sarà l’occasione per ricominciare tutto da capo. Ringrazio persone come Lei che affrontano tematiche diverse capendone le correlazioni. Io sono stata da una ginecologa che mi disse di mangiare, da una dietologa che mi disse di interrompere l’attività fisica, e da un’allergologa che mi tolse praticamente ogni alimento. Sono esausta. Mi da forza sapere che come me altre ragazze affrontano quotidianamente le mie ansie, il mio stress, e può essere il trampolino per superarle. Grazie
Grazie!Grazie perché in questo articolo ho rivisto la mia storia.Sono in amenorrea di origine ipotalamica da quasi cinque anni e,nonostante abbia già da tempo smesso di vomitare,non riesco a debellare l’ossessione per il cibo e per la sana alimentazione.Mi concedo qualche sgarro nel fine settimana,ma questo mi provoca ansia e un senso di ‘sporcizia’ che mi fa stare molto male.Adesso,leggendo quanto Lei scrive,mi sento meno sola.Ancora grazie e complimenti per questo blog.
Ciao Arianna,
ho 34 anni e sono in amenorrea credo ipotalamica da 4 mesi, successiva a perdita di peso, stress psicofisico e inizio di un alimentazione in cui avevo ridimensionato tantissimo farinacei, cereali e glutine. I miei estrogeni sono bassissimi e non ne vogliono sapere di risollevarsi nonostante integratori di acido folico e di inositolo. In più quando mi è sparito il ciclo il mio TSH che era già al limite, è salito ancora di più. Svolgo un lavoro sedentario, ma cerco di camminare sempre almeno una mezz’ora al giorno e solo da poco mi sono decisa ad iscrivermi a nuoto. Mangio prevalentemente proteine del pesce e della carne, legumi, uova, tantissime verdure, frutta secca e semi oleosi. La mia alimentazione è senza glutine, pochissimi zuccheri, frutta di rado e niente latticini, i cereali senza glutine ( miglio, riso, amaranto, grano saraceno) li mangio un due o tre volte alla settimana. Io sono alta all’incirca 1.50 e peso 40 kili, prima di luglio pesavo intorno ai 45 kg per cui il calo ponderale non è stato enorme, ma il mio fisico ha risposto subito e molto male a questa perdita di peso. Il mio problema ora è che non mangiando glutine ( per scelta) non riesco a metter su peso, anche se a tavola mangio davvero in abbondanza. Secondo te dovrei abbondare di più con i cereali? in che proporzioni e quante volte a settimana? credo che la mia dieta si aggiri intorno alle 1.700 kilo calorie al giorno, ma forse non bastano. Ti sarei davvero molto grata se volessi darmi qualche dritta alimentare in più.
Gentile Anny, purtroppo non è mia abitudine sbilanciarmi con consigli personali senza un’anamnesi completa e una visita di persona. Quello che tu mi hai scritto poteva scrivermelo chiunque altro: sono dati piuttosto sterili, è il contesto che fa la differenza. E io non posso conoscere il contesto senza una visita vera e propria, mi spiace; il suggerimento, come sempre in questi casi, è di rivolgerti a uno specialista di persona.
In bocca al lupo!
Buongiorno Arianna, complimenti per l’articolo. Mi piacerebbe sapere quanti grammi di grassi deve assumere una donna (all’incirca) per non andare in contro a carenze?
grazie
Non esistono quantità specifiche, se non sulla base dei fabbisogni individuali.
Cara Arianna,
in merito al consumo di cereali in un regime alimentare atto a favorire lo sblocco di amenorrea ipotalamica è consentito consumare gallette di riso o di mais soffiato? Se capisco bene bisognerebbe evitare le farine in generale, anche quelle di riso e altri cereali? La fecola di patate (ad esempio per addensare salse) è da preferire alla normale farina e all’amico di mais?
Grazie mille, come sempre, per la tua disponibilità. Essendo il mio primo commento dopo la bella notizia, colgo l’occasione per esprimerti i miei migliori auguri.
In linea di massima si consigliano cereali in chicchi, e non estrusi (soffiati o gallette) per una miglior regolazione glicemica. Piccole quantità di amidacei per addensare e cucinare sono consentite.
Grazie mille per le congratulazioni e gli auguri 🙂
Ciao! Ho letto l’articolo e l’ho trovato interessante e illuminante sotto molti punti di vista. Sono una ragazza di 22 anni, in amenorrea ipotalamica da un anno e mezzo, non riesco a riattivare i miei ormoni nonostante terapie mediche, dieta equilibrata, peso forma, incontri con lo psicologo ecc ma grazie a questo articolo (a cui sono arrivata grazie al suo articolo nel libro di Andrea Biasci “Project nutrition”) ho capito che una delle cause del mio problema potrebbe essere l’esclusione totale dei grassi saturi dalla mia alimentazione, tanto che se ne mangio 2-3 g al giorno, su 50g di grassi che mangio, è tanto. Come tutte non vedo l’ora di uscire, tanto fisicamente quanto psicologicamente, da questa trappola perversa. Voglio dunque seguire il consiglio di introdurre una sana quantitá di grassi saturi nella mia dieta però mi piacerebbe sapere se, su una dieta normocalorica di 2mila kcal, con un apporto di 60g di grassi al giorno (ho aumentato da oggi), ci sia un limite minimo e uno massimo di grassi saturi da assumere. Non ho una figura professionale fidata a cui chiedere, ne sono alla ricerca. Sarei enormemente grata se riusciste ad aiutarmi, almeno per cercare di guarire da subito mentre cerco uno specialista. Grazie:)
La dieta è da personalizzare tramite attenta anamnesi individuale: con un commento, io non posso avere informazioni sufficienti per potermi sbilanciare in una risposta, mi spiace.
Buongiorno Arianna!! Anche io in amenorrea da un anno e mezzo,probabilmente (a detta anche dell’endocrinologa) causa stress+Attività fisica+nutrizione un po’ squilibrata,nulla di eccessivo però probabilmente la combinazione di tutto ha portato a ciò..Conosci qualche collega da consigliare nella zona di Torino che applichi i tuoi protocolli e che abbia diciamo Il tuo stesso approccio a queste problematiche?! Grazie molte in anticipo!!
Non mi viene in mente nessuno, ma provo a informarmi e magari ti scrivo via mail!
Grazie mille, gentilissima come sempre 🙂
Cosa pensa dell’integratpre consigliato dall’erborista non laureato: oligoelementi rame zinco piu altro?
E quanto puo essere utile la spirulina? E la maca?
Dovrei visionare i suoi esami del sangue per poter rispondere.
Comunque ho dosato lo zinco a giugno ed era a posto
Ciao Arianna,
al fine di fare “diagnosi” di amenorrea ipotalamica dovuta a stress di varia origine( dieta, attività fisica etc..) è necessario che ci siano alterazioni a livello ormonale e/o di Sali minerali oppure può essere la causa dell’amenorrea anche senza valori alterati?
Per il gonfiore intestinale consigli sempre il Kefir e con quale modalità di assunzione?
Grazie
Kefir non lo consiglio quasi mai…
Per l’amenorrea non è necessario ci siano valori ematici sballati, anche se spesso vitamina D, folati e ferro sono al ribasso.
Quanto può incidere il peso?
Fino al 100%, dipende da donna a donna.
Salve a tutte!! Ci tenevo a scrivere un commento dato che grazie a voi ho appena risolto il problema! ❤️ Vedere che tante ragazze/donne soffrivano esattamente come me mi ha rincuorato…mi ha fatto capire di non essere sbagliata e che se ci si fa forza insieme tutto può aggiustarsi!! La dottoressa ha avuto ragione su tutto… in un mese di lavoro su me stessa, sulla mia RIGIDITÀ mentale mi ha finalmente fatto tornare Donna! Ho avuto il primo ciclo!!! dopo 6 anni di completa assenza!!! Mille analisi, mille creme, farmaci… di tutto!!! Niente ragazze.. L unica è mettersi il ❤️In pace..prendere quelli che consideriamo ‘kili di troppo ‘( che esattamente come me…) odiate profondamente!! Mettete quel maledetto olio sul vostro cibo! Semi.. formaggi…frutta secca! Sarà dura! Per me almeno lo è stato!!!! Cosa avete da perdere?? Provateci siete sempre in tempo a perderli se non funziona( so che come me siete bravissime a ritornare al peso iniziale!!!! Il problema è convincersi che è giusto prenderli!!!)Ma fidatevi…funziona!! Mangiate ‘grassi sani’ non schifezze!! State maltrattando inconsciamente il vostro corpo… e lui vi sta ‘ abbandonando’… non riprenderà mai a funzionare senza il vostro aiuto! Meditate.. parlategli..fategli capire che gli volete bene!che da ora in poi non vi occuperete più solo dell opinione di una società che chiede linee impossibili! Non siate egoiste.. occupandovi solo a quello che il vostro cervello esige! Il vostro corpo vi sta chiedendo aiuto, vi sta chiedendo amore! Amatelo più che mai e lui amerà voi.. facendovi essere sane e bellissime.. e magari regalandovi un bimbo!!☺️( lo spero tanto per me!!). La mente spesso è subdola è crudele..E fa la voce grossa!!il vostro corpo non vi inganna invece..è sincero..imparate ad ascoltarlo!! Davvero non demoralizzatevi!si risolve tutto basta essere forti!!❤️Spero per tutte voi (e le prossime lettrici )che il buon senso superi le ‘paranoie’ mentali che tanto ci fanno soffrire!!! Un abbraccio a tutte con affetto!