Settimana scorsa abbiamo parlato della relazione esistente tra fase puberale ed alimentazione; oggi proseguiamo il nostro percorso nel mondo femminile parlando dell’età fertile e della sindrome premestruale.
Prima di entrare nel vivo dell’argomento è meglio fare un veloce ripasso delle fasi del ciclo.
Il ciclo mestruale dura mediamente 28 giorni, anche se la sua durata fisiologica può variare da un minimo di 25 a un massimo di 35 giorni: cicli che durano di più o di meno sono quasi sicuramente sintomo di qualcosa che non funziona bene a livello anatomico od ormonale, per cui si consiglia un controllo ginecologico.
L’inizio del ciclo coincide con il primo giorno di mestruazione, mentre la fine corrisponde al giorno precedente la mestruazione successiva. Il 14° giorno -a metà ciclo- si colloca l’ovulazione, ovvero il momento in cui le probabilità di concepimento sono più alte (tendenzialmente si considerano giorni maggiormente fertili anche i due precedenti e i due successivi l’ovulazione). Le due settimane che precedono l’ovulazione sono la fase follicolare del ciclo, mentre le due settimane che seguono l’ovulazione sono dette fase luteale.
Le due fasi del ciclo sono caratterizzate da un diverso assestamento ormonale: appena prima dell’ovulazione abbiamo il picco degli estrogeni, mentre nella seconda fase aumenta il progesterone. Questi cambiamenti si riflettono in una variazione della temperatura basale della donna, una variabile che viene utilizzata come anticoncezionale naturale: la temperatura interna del corpo è minima durante l’ovulazione, e massima nei 3-4 giorni che precedono il ciclo. Per ulteriori informazioni vi rimando a questo sito.
Con il termine oligomenorrea si indica un’alterazione del ritmo mestruale che porta ad avere consistenti ritardi: quando il ciclo è assente per un periodo superiore a 6 mesi si parla invece di amenorrea.
I fattori che possono influenzare il ciclo sono molti: alimentazione e stress psicofisico giocano un ruolo fondamentale. Come vi dicevo settimana scorsa, per avere regolarità mestruale è pressoché indispensabile avere almeno il 22% di grasso corporeo: valori inferiori possono causare ritardi o vera e propria amenorrea. Particolarmente soggette ad amenorrea sono le atlete: in questo caso a percentuali molto basse di grasso corporeo si somma lo strenuo esercizio fisico che causa un aumento dei livelli di cortisolo, ormone che interferisce con la secrezione degli ormoni sessuali.
Dunque, la regolarità del ciclo mestruale, e di conseguenza la fertilità femminile, risentono dunque fortemente delle riserve di grasso corporeo: il range entro il quale si hanno maggiori probabilità di avere un ciclo regolare e quindi maggiori possibilità di concepire è quello del 22-28% di grasso, valori che corrispondono grossomodo a BMI di 21-27.
La fertilità femminile è più suscettibile a bassi valori di peso corporeo piuttosto che alti: il corpo femminile è programmato per accumulare percentuali di grasso superiori rispetto all’uomo proprio per poter garantire il concepimento e il sostentamento del bambino. E’ per questo motivo che quando si perde peso in modo consistente il ciclo scompare e la fertilità diminuisce: è come se il proprio organismo alzasse le difese per evitare il concepimento, poiché un corpo iponutrito non è in grado di provvedere alle esigenze del bimbo in modo ottimale. Per far tornare la regolarità mestruale in molti casi è sufficiente incrementare la quota energetica della dieta e variare l’alimentazione. Se l’oligomenorrea e l’amenorrea sono tempestivamente corrette fin dall’adolescenza è altamente probabile che non ci siano problemi di infertilità durante l’età adulta, mentre se si sottovalutano questi segnali del corpo si troverà maggiore difficoltà a cercare una gravidanza.
Oligomenorrea e amenorrea sono tra le maggiori cause di infertilità femminile, ma è bene ricordare che una donna può non essere fertile anche con un ciclo mestruale regolare: in questo caso è spesso possibile che il ciclo sia anovulatorio, ossia non ci sia ovulazione pur avendo giorni le mestruazione. Un ciclo può essere anovulatorio a causa di bassa potenza degli ormoni FSH e LH (è bene indagare le cause con il proprio ginecologo) oppure a seguito di PCOS (sindrome da ovaio policistico, di cui tratterò la prossima settimana).
Di fertilità femminile tratterò ancora nel prossimo articolo: veniamo ora a parlare della sindrome premestruale (PMS), che colpisce ben il 75% delle donne.
La sindrome premestruale comprende un corredo di sintomi sia fisici che psichici variabili da donna a donna: tra i più diffusi sul lato fisico troviamo tensione al seno, gonfiore addominale, ritenzione idrica, edemi periferici, emicrania, dolori articolari, acne; sul lato psichico abbiamo ansia, depressione, aggressività, confusione, isolamento sociale. In una minoranza di casi (3-8%) i sintomi psichici possono essere esacerbati fino a diventare un disturbo emotivo a sé stante (PMDD, disturbo disforico premestruale).
Sebbene tutte le donne siano abbastanza suscettibili a cambi repentini d’umore, per fare diagnosi di PMS è necessario che siano presenti almeno due dei sintomi elencati e solo nella fase luteale del ciclo (ossia dall’ovulazione al mestruo); i sintomi si possono protrarre fino al quarto giorno di mestruazioni, per poi scomparire fino all’ovulazione successiva.
La PMS risente del cambiamento dei valori ormonali: vi ricordate quanto vi ho detto all’inizio? Appena prima della fase luteale diminuiscono gli estrogeni, mentre appena dopo l’ovulazione -in piena fase luteale- diminuisce anche il progesterone. Le conseguenze si risentono soprattutto in relazione al tono dell’umore: la presenza di estrogeni garantisce alti livelli di serotonina (neurotrasmettitore ad azione cerebrale conosciuto come ‘ormone del buonumore’), mentre il progesterone è un ipno-inducente che conferisce tranquillità e calma e la cui diminuzione crea agitazione e irritabilità. Dal punto di vista nutrizionale, nella fase premestruale si registra una diminuzione della vitamina B6, correlata ad una maggiore suscettibilità alla depressione, e del magnesio, un micronutriente che entra nel sistema della serotonina. Nei giorni che precedono le mestruazioni si può assistere a un desiderio quasi compulsivo di carboidrati: questo craving trova spiegazione proprio nel sistema serotoninergico, in quanto gli alimenti ricchi di carboidrati spesso apportano anche triptofano, un precursore della seronina. La fame di carboidrati mirerebbe dunque a compensare il calo di serotonina ai fini del buonumore; purtroppo il beneficio che se ne può trarre è di breve durata, nient’altro che un fugace palliativo. Per innalzare il tono dell’umore può invece essere più utile aumentare il consumo degli alimenti contenenti vitamina B6 e magnesio proprio nei giorni che precedono il mestruo. Troviamo la B6 in: cereali integrali (soprattutto grano integrale, grano saraceno, orzo, farro, miglio), salmone, semi di sesamo, castagne e farina di castagne, fieno greco e carne, oltre che in erbe aromatiche fresche e spezie (in particolare salvia, menta, dragoncello, pepe nero, santoreggia e curcuma). Il magnesio è un componente delle clorofilla, dunque ne sono ricchi i vegetali a foglia verde (come gli spinaci, le bietole e la catalogna), le alghe e le erbe aromatiche; troviamo elevate quantità di magnesio anche in: semi di zucca, cacao e cioccolato fondente, legumi, sesamo, semi di girasole, anacardi, mandorle, amaranto e grano saraceno.
I sintomi fisici che si correlano alla sindrome PMS possono essere notevolmente ridotti o addirittura eliminati riducendo il consumo di caffè, alcol e bevande contenenti caffeina. Sebbene non ci siano studi scientifici che lo confermino in modo incontrovertibile, molte donne riferiscono di aver avuto crampi mestruali meno intensi e meno frequenti dopo aver ridotto il consumo di carne rossa e dolci nell’arco dell’intero ciclo mestruale, e dopo aver aumentato il consumo di pesce ricco di omega-3 nei giorni precedenti il mestruo vero e proprio.
In conclusione, per ridurre i sintomi fisici ed evitare un brusco abbassamento del tono dell’umore nei giorni che precedono consiglio di:
– Aumentare il consumo di frutta secca, che apporta magnesio e omega-3; in particolare semi di girasole, di zucca, mandorle e anacardi: potete tritarli grossolanamente a aggiungerne un cucchiaio alle vostre insalate.
– Sostituire la pasta con un primo piatto a base di cereali integrali in chicchi: ad esempio una vellutata di zucca con amaranto e salvia fresca tritata, oppure grano saraceno con spinaci e curcuma, o ancora uno sformato di miglio con cime di rapa spadellate.
– Consumare pesce ricco di omega-3, come ad esempio salmone selvaggio, sgombro, alici, sardine.
– Evitare i dolci, che potrebbero peggiorare i sintomi fisici e innescare il craving da carboidrati.
– Ridurre caffè e tè, e non fare uso di alcol.
– Ricordatevi che la vostra voglia di cioccolato può essere parzialmente giustificata dal bisogno fisiologico di magnesio, di cui il cioccolato è ricco, ma che la scusa non vale se lo scegliete al latte (ne contiene meno della metà rispetto al fondente)…
– Per contrastare il gonfiore e gli edemi periferici può essere utile aggiungere semini di finocchio alle verdure e mangiare verdure che stimolino il drenaggio: si tratta tendenzialmente di verdure amare, come cicoria, catalogna, erbette, tarassaco, radicchio e cardi.
– Nei giorni precedenti il ciclo può verificarsi della stipsi transitoria, legata al diverso assetto ormonale che porta ad una minor stimolazione della motilità intestinale: nella maggior parte dei casi è sufficiente incrementare l’attività fisica per stimolare maggiormente il transito. Da un punto di vista nutrizionale valgono i consigli di cui avevo parlato qui.
Settimana prossima parlerò di ovaio micropolicistico e approfondirò la tematica della fertilità, anche legata a metodi contraccettivi ormonali che possono influenzare lo stato nutrizionale.
25 Comments
Interessante come sempre, ma c’è un motivo particolare per cui devi usare la parola inglese “craving” e non il corrispettivo italiano?
Neglu ultimi anni su blog e giornali la quantiò di anglicismi è aumentata a dismisura. Ci preoccupiamo del nostro corpo e della nostra alimentazione ma non ci preoccupiamo del fatto che stiamo ammazzando la nostra lingua.
Saluti,
Annamaria
Sinceramente non pensavo che l’uso di un termine inglese potesse turbare, comunque ho usato ‘craving’ perché ritengo abbia un significato molto più affine a quello che volevo esprimere rispetto alla sua traduzione italiana (“brama”): parlavo del desiderio quasi compulsivo di carboidrati, una formula usata proprio prima di ‘craving’ e che volevo evitare di ripetere 🙂
Esistono alternative alla desueta parola brama come “desiderio incontenibile”, se non vuoi ripetere desiderio puoi dire “voglia incontenibile” o “spasmodica”.
Non è una cosa personale, è solo una cosa che ho notato in molti blog che per sentirsi alla moda e intelligenti usano parole in inglese quando l’italian oha un corrispettivo e mi dispiace se ti sono parsa radicale.
Ho letto un articolo qualche mese in cui si riportava uno studio scientifico che sosteneva che in 5 anni l’italiano (e altre lingue) saranno completamente snaturate a causa del rapido assorbimento nella lingua del vocabolario inglese tramite internet e social media.
Credo che ogni parlante dovrebbe fare uno sforzo. La lingua è il modo in cui trasmettiamo e affermiamo la nostra cultura. Se la perdiamo, perdiamo molto altro.
Allora cercherò di usare meno anglicismi prossimamente 🙂
Non consideri però che la letteratura scientifica è in inglese, e spesso in quest’ambito vengono stabilite delle nomenclature precise la cui traduzione è spesso forzosa e può risultare anacronistica.
Non è esterofilia, casomai tecnicismo: il termine inglese in altra epoca sarebbe stato latino.
Ciao Colui, questo è un articolo di divulgazione, destinato a gente come me, non a tecnici.
Per favore, quando parlerai di ovaio micropolicistico potresti approfondire nel dettaglio, come sai fare tu, il rallentamento del metabolismo che comporta e come comportarsi a livello alimentare per evitare il sovrappeso?
Io non ho amenorrea, brufoli nè ciclo irregolare, ma il mio metabolismo è lentissimo da sempre, ora ho 28 anni.
Ti prego.
Ciao Chiara! Nel prossimo articolo vedrai trattato anche il rallentamento del metabolismo legato a PCOS: se poi avrai qualche altra domanda o dubbio potrai scrivermi e chiedermi direttamente! 🙂
Grazie per queste informazioni. Ho sempre pensato che la cosidetta “sindrome” premestruale fosse un’invenzione figlia di tempi in cui bisogna dare un nome a tutto e classificarlo in qualche modo sennò è come se non fosse reale. Molto più semplicisticamente io consideravo ovvio che dei fastidi fisici, come i sintomi che precedono o accompagnano il ciclo, si riflettano in qualche modo anche a livello psicologico o anche solo del comportamento ma definirli addirittura una sindrome mi è sempre sembrato un pò forzato. Forse perchè associavo a questa parola situazioni ben più gravi. Io stessa, sebbene abbia diversi dei sintomi fisici della PMS, non sembro soffrire di nessuno di quelli psichici. Un altra differenza è che alcuni disturbi fisici come emicrania e tensione al seno possono presentarsi anche un giorno o due prima del mestruo ma gli altri non lo precedono ma compaiono insieme ad esso per scomparire il giorno dopo e comunque la loro intensità non è così elevata da essere invalidante come mi aspetterei invece da ciò che venga definito sindrome. Queste constatazioni mi hanno sempre reso scettica nei confronti della famosa PMS (intesa come problematica psichica) termine che avevo sentito nominare per la prima volta nei programmi americani e che, come al solito, noi ci eravamo affrettati ad adottare come una nuova moda. Quindi grazie della spiegazione: adesso ho le idee un pò più chiare.
Buon lavoro.
Con il termine ‘sindrome’ si indica semplicemente un insieme di sintomi, che possono essere più o meno incisivi per la salute a seconda del campo che concernono. Ad ogni modo, concordo con te: nella maggior parte dei casi noi donne abbiamo semplicemente “la luna storta” 😉 Questo però senza sottovalutare l’impatto fisico ed emotivo che lo scombussolamento ormonale può comportare ad alcune di noi: senza arrivare agli eccessi di malattia psichiatrica, le variabili possono essere anche molto sentite dalla donna e abbassarne la qualità di vita sociale e personale nella settimana che precede il ciclo.
Buona giornata!
Da linguista qualw sono, questa mi pare una polemica abbastanza sterile. Anche perché come dice Colui, la letteratura scientifica é bene e spesso in inglese e viene automatico usare termini inglesi. In linguistica questo processo si chiama “prestito”. Non é snaturare, a mio parere. Almeno in questo ambito, che anche se divulgativo, rimane settoriale e tecnico.
Per intenderci: usare happy hour anziché aperitivo é una cosa. Usare un termine settoriale in un articolo settoriale, anche se in lingua, é un’altra.
A parte ciò: nell’articolo interessante. Proverò a seguire i tuoi consigli e ti dirò l’effetto che fa 🙂
Mi scuso per gli errori di battitura, ma la tastiera del telefono e io non siamo molto in sintonia 🙂
Tralascio i commenti linguistici: non è questa la sede, e gradirei continuasse a non esserlo 🙂
Quanto all’alimentazione: tienimi aggiornata! E se hai bisogno di dritte in più sai dove trovarmi!
Certo che non deve esserlo (sai che noia, tutta quella grammatica, analisi del periodo, e vattelapesca? pfffffff! )era per darci un taglio, mi sembrava una ploemica un po’ inutile.
Per il resto: si baratta pasta madre e know how annesso per ricettine sfiziose a base di cereali in chicchi, che ne ho un treno in dispensa e non so come sfruttarli al meglio.
Ci staiiiiiiiiiiiii?
Ci sto!!!! Ma come posso averla? 🙁 Mmmmh, devo fare una capatina in Emilia-Romagna al più presto, vedo di trascinarmi appresso la dolce metà… 😀
Molto bene. In alternativa te la posso spedire… Ma di persona sarebbe meglio. Su, che la Romagna in estate é il divertimento allo stato puro 🙂
Come sempre articolo molto interessante.
Avrei però una domanda da farti, che riguarda il mio ciclo. A me succede che quando ho la mestruazione o pochi giorni prima, abbia invece di stipsi (come tu hai descritto può essere un problema comune), problemi intestinali come diarrea, che si verifica poco dopo i pasti principali. Ormai sono praticamente abituata e anzi sono per me sintomo che sto per avere le mestruazioni, ma credo sia preferibile limitare questo problema per il bene dell’intestino e la sua flora. Immagino che l’alimentazione possa incidere notevolmente anche in questo caso, cosa consiglieresti?
Devi adottare i consigli inversi rispetto quelli della stipsi: meno fibra nel periodo precedente il ciclo, maggiore consumo di alimenti astringenti (come riso, patate, carote), evita la verdura cotta preferendo quella cruda, e preferisci alimenti secchi (ad esempio tosta leggermente il pane).
Comunque, forse sarebbe il caso di provare con un ciclo di 3-4 settimane di fermenti lattici per vedere se in seguito il fastidio smette di presentarsi 🙂
Buonasera dottoressa, ho da poco scoperto il suo blog e lo sto leggendo con attenzione per quanto riguarda la trattazione del legame acne-alimentazione.
Volevo chiedere la sua opinione in merito all’utilizzo degli oligoelementi; in questo articolo lei parla di introdurre nella fase pre-mestruale alimenti che contengano magnesio, mi chiedo allora se possa essere efficace aumentarne la quantità attraverso l’uso di oligoelementi.
Francesca
Gentile Francesca, per ‘oligoelementi’ si intendono tutta una serie di minerali il cui fabbisogno giornaliero è minimo, e tranquillamente raggiungibile con un’alimentazione sana ed equilibrata. Si tratta ad esempio di zinco, magnesio e silicio. Nello specifico, il magnesio può risultare carenziale nel pre-mestruo soprattutto quando si è in una condizione di stress psicofisico: in questo caso può essere utile un’integrazione del solo magnesio in determinate forme chimiche altamente assorbibili (per motivi che capirà non posso fare nomi dei prodotti che ritengo più validi). Come avvertire la carenza di magnesio? I sintomi sono molteplici: spasmi muscolari involontari (fascicolazioni), crampi (anche uterini), palpebra dell’occhio che vibra, stanchezza, voglia di cioccolato, maggiore irritabilità. L’assunzione di integratori va comunque fatta su consiglio medico e solo se veramente necessaria: provi a chiedere al medico di base o alla ginecologa 🙂
Bellissimo articolo! Io soffro molto! Non ostante molti dicono che la pillola allievi i dolori io sono stata male lo stesso.
Mi si bloccano le gambe, come dopo uno sforzo sovra-umano, mi fa malissimo la schiena ( in prossimità dei reni), ho continui crampi all’utero, ho crisi di pianto, tanto che a volte non riesco a fermarmi e piango finchè non sono esausta e mi addormento… il mio endocrinologo non mi ha neppure dato retta quando gli ho detto come stavo.
L’unica cosa che mi fa stare un pochino meglio è la borsa dell’acqua calda…
Grazie per i complimenti Bea!
Se la pillola ti fa tutto questi effetti collaterali io, fossi in te, proverei a contattare un altro endocrinologo o ginecologo: questi sbalzi d’umore sono certamente segno di un forte squilibrio ormonale, che magari si somma ad una condizione tua di partenza non perfettamente lineare… Insomma, fossi in te chiederei un controllo!
Gentile dottoressa, da sempre mi domando una cosa… Prima del ciclo ho una energia addosso che riesco a fare mille cose e da quello mi accorgo che mi stanno arrivando le mie cose . Di solito sennò tendo ad essere sempre stanca. E mi chiedevo cosa mi tira su così, cosa cambia in concreto in me quei 2/3 giorni circa prima del ciclo. Vorrei sempre sentirmi così attiva. Ho 37 anni , 1 figlio, ciclo regolare e sono sempre stanca morta!!!
Grazie per la sua risposta
Potrebbe essere il progesterone.
Mia figlia di 17 anni sta soffrendo di amenorrea e sono 8 mesi. Ha fatto una cura con siringhe di progesterone, poi pillole di agnocasto.Ora comincia con la pillola anticoncezionale.Evidentemente il blocco si è verificato dopo un forte dimagrimento.Ora si è ripresa con il peso e mangia di tutto e in modo sano.Fa sport . Dall’ecografia risultava che l’endometrio era molto sottile e valori di FH molti bassi