Questa volta non faccio alcuna introduzione all’approfondimento che la dott.ssa Martina Migliore, psicologa e psicoterapeuta, ha dedicato alle abbuffate notturne. Martina ha illustrato in modo esemplare il disagio delle persone che soffrono di questo delicato disturbo, a metà strada tra ansia, insonnia e DCA.

Settimana prossima correderò il suo intervento con qualche consiglio dal punto di vista alimentare, con anche qualche strategia comportamentale da poter essere adottata in attesa della psicoterapia, qualora il disturbo fosse persistente e pervasivo.

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Carla spalanca gli occhi ogni notte alla stessa ora, si gira e si rigira nel letto innumerevoli volte prima di decidere, in preda all’esasperazione, di alzarsi ed avviarsi verso il soggiorno per accendere la tv. Come ogni notte, si dirige invece verso la cucina e verso il frigo, che -da bravo traditore qual è- nasconde ogni genere di leccornia pronta solo per essere ingurgitata senza freni.
“Lontano dalla luce del sole, lontano dal cuore”: questo potrebbe essere l’epitaffio delle tanto agognate leccornie sopracitate.
Carla soffre di una sindrome nota agli specialisti con l’acronimo di NES, Night Eating Syndrome, vale a dire ricorrenza di abbuffate notturne. Tale sindrome si presenta in modo insidioso intercalandosi fra tre tipi di disturbi: il disturbo alimentare, il disturbo del sonno e quello dell’umore. Un bel cocktail nel quale lo specialista dovrà districarsi attraverso una solida anamnesi.

La NES è un disturbo che colpisce indiscriminatamente uomini e donne. Anzi: a differenza di altri disturbi alimentari vediamo una prevalenza di uomini che soffrono di alimentazione serale eccessiva.
Se vogliamo partire considerandolo come un disturbo d’insonnia, potremmo dire che chi ne soffre utilizzi il cibo come uno strumento per ritrovare il sonno perduto; tuttavia l’introito calorico ingerito è molto più abbondante di un pasto consumato nelle ore diurne, ed formato quasi esclusivamente da carboidrati semplici e complessi (pane, dolci, a volte anche porzioni di primo piatto avanzate dalla cena). All’apice del disturbo la percentuale di calorie ingerite nelle ore serali e notturne supera il 70% dell’intero ammontare giornaliero.
Se da un lato il cibo ingerito risolve l’insonnia perché riconcilia il sonno (i carboidrati sedano il sistema nervoso e predispongono a sonnolenza), sull’altro versante le abbuffate notture espongono anche a tutta una serie di effetti collaterali, quali sonnolenza mattutina, mancanza sistematica di appetito per la colazione e spesso per il pranzo, flessioni dell’umore verso il basso, sensi di colpa reiterati per le abbuffate compiute, mancanza di autostima.
Alcuni studi ipotizzano che alla base della NES possa esserci un disturbo del ritmo circadiano, che normalmente regola l’alternarsi del sonno e della veglia in base al sorgere e al tramontare del sole. Questo porterebbe all’insonnia di base.
La NES è tuttavia un’insonnia particolare: normalmente un soggetto insonne si gira e rigira nel letto per ore, o si alza per leggere un libro, guardare la tv, stare al computer o occupare le ore notturne. Nei pazienti NES esiste una predisposizione disfunzionale che porta a tentare una risoluzione dell’insonnia attraverso l’abbuffata, cosa che va poi a tramutarsi nel circolo vizioso insonnia-abbuffata-depressione con conseguente ansia e difficoltá nell’addormentamento.

A differenza di ciò che accade nei disturbi dell’alimentazione, nei soggetti con NES non è presente una preoccupazione costante per le forme del corpo o la paura di ingrassare: il soggetto vive l’abbuffata notturna come un dato di fatto, spesso relegando nell’inconscio il senso di colpa e non preoccupandosi delle conseguenze.

In altri casi i sensi di colpa che il soggetto sperimenta nelle prime ore del mattino (quindi, dopo il risveglio e non immediatamente dopo l’abbuffata) fanno sì che siano presenti svariati tipi di comportamenti di compenso nelle ore diurne. Tali comportamenti possono avere un’origine fisiologica, come la mancanza di appetito dovuta alla cospicua quantità di calorie ingerite nelle ore notturne; i comportamenti compensatori volontari sono principalmente l’attività fisica reiterata o la restrizione calorica che si protrae per tutto il giorno. Queste azioni-tampone non fanno che peggiorare i sintomi: da una parte predispongono ad uno stato di rabbia e frustrazione, che facilitano la ricerca di uno sfogo nel cibo, dall’altra mettono a rischio di sentirsi ansiosi o eccitati a causa del rilascio di endorfine e molecole attive secrete in risposta all’attività fisica prolungata e all’iponutrizione, condizione che peggiora l’insonnia e dà nuovo avvio al circolo vizioso. Naturalmente, compensare alle abbuffate notturne con un’alimentazione rigida e ipocalorica durante il giorno fa sì che si vada a letto affamati, e di nuovo ci si svegli per mangiare.
Nei soggetti in cui non è presente un’attività di compenso significativa la NES predispone facilmente ad obesità, soprattutto nei casi in cui alle abbuffate si associ l’assunzione di alcolici (NEDS, Night Eating/Drinking Syndrome o sindrome da abbuffate e alcolismo notturne).
Nello schema seguente ricostruisco il circolo vizioso, implicato nel mantenimento delle abbuffate notturne.

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Riassumendo: il risveglio notturno potrebbe essere causato da una disfunzione del ritmo circadiano di sonno/veglia. La persona sente un forte impulso a mangiare, per favorire così il riaddormentamento. Tale comportamento comporta un sollievo immediato, facilitando il sonno per il meccanismo glicemico implicato, e costituendo per questo un importante rinforzo nell’immediato, ma predisponendo poi ad un successivo nuovo risveglio per le difficoltà digestive e l’attivazione indotta dagli zuccheri.
Al risveglio mattutino il soggetto sperimenta dei forti sensi di colpa, causati dall’abbuffata che egli percepisce come inadeguata. Per ristabilire una parvenza di equilibrio perciò si sottopone a diversi comportamenti di compenso, come lunghe sedute in palestra, chilometri di corsa o bicicletta, digiuni più o meno prolungati o iponutrizione. Una delle caratteristiche che distinguono la NES è la mancanza di appetito al mattino e spesso anche a pranzo.
Come in ogni disturbo alimentare, tali restrizioni hanno un duplice e negativo effetto: predispongono ad un’iperfagia serale e a sentimenti di forte rabbia e frustrazione, nonchè ad ansia, fattori che favoriscono l’instaurarsi di un sonno disturbato, a volte peggiorato dall’assunzione di alcool oltre che di cibo, in una sindrome ulteriore denominata NEDS (Night Eating Drinking Syndrome). Essendo l’alcool un inibente, favorisce inizialmente il sonno, ma, visti i suoi effetti disturbanti sulle varie fasi del sonno, predispone successivamente a numerosi risvegli.

Essendo un disturbo a cavallo fra tre diagnosi, il trattamento necessita di un approccio multidisciplinare. Sarà infatti buona norma un controllo della fisiologia del sonno, al fine di escludere un disturbo specifico a carico dei sistemi neuronali, per poi intraprendere un percorso psicoterapeutico che si associ anche ad un netto cambiamento delle abitudini alimentari.

Bibliografia
R.Glatter “Night eating syndrome: a warning sign?” Forbes 2014
J.Cleator, J.Abbott and J.P.Wilding “Night eating syndrome: implications for severe obesity” Nutritions & Diabetes 2012
A.Bonderali “Night eating syndrome: un disturbo dell’alimentazione distinto” AIDAP (angolo informativo)
F. Guida “La night eating syndrome” CPSICO portale di psicologia e benessere psicofisico

Martina Migliore
Psicologa psicoterapeuta
Specializzata in psicoterapia cognitivo comportamentale
Studio a Umbertide (PG) in via Martiri dei lagher 4/b
Tel. 3429068590
martina.migliore@gmail.com