Oggi vi voglio parlare della soia, e dell’innumerevole serie di alimenti che ne derivano. Molti di voi mi contattano o mi chiedono informazioni riguardo i prodotti derivati dalla soia, in particolar modo quando inseriti in una dieta vegetariana o vegana. Io rispondo sempre allo stesso modo: non ritengo che i prodotti derivati dalla soia siano adatti ad un consumo frequente; anzi: secondo me non bisognerebbe proprio farne uso, con poche eccezioni.
Premetto fin da subito che quest’articolo si discosta -e di molto- dall’opinione di molti professionisti della nutrizione: il mio punto di vista è opinabile, ma vi esporrò tanto le mie perplessità irrisolte quanto i dati di fatto che mi giustificano.
La soia è una pianta appartenente alla famiglia delle Leguminose; è originaria di Cina e Giappone, ma attualmente viene coltivata in tutto il mondo. I maggiori produttori sono gli Stati Uniti, che stando ai dati FAO 2008 provvedono al 35% delle oltre 230 milioni di tonnellate annuali: un dato colossale, che fa girare la testa al solo pensiero. Com’è possibile che una sola varietà di legume venga prodotta in modo così incisivo sull’economia globale, e dove vanno a finire quei raccolti sterminati? Chi ha letto il libro di M.Pollan, Il dilemma dell’onnivoro, può farsi una prima idea: l’autore ci descrive gli immensi campi di soia americani, affiancati da campi di mais e da allevamenti intensivi di bovini. Nel perverso meccanismo agrario americano, i manzi e le mucche forniscono letame che va a fertilizzare le coltivazioni di soia e mais, che a loro volta diventeranno mangime per gli animali. Dunque, la maggior parte della soia coltivata diventa foraggio per gli animali, ma le coltivazioni risultano comunque largamente eccedenti: se non si trovasse un altro uso sarebbe una perdita economica ragguardevole.
Facciamo un passo indietro. Non me ne intendo quasi per nulla di tecniche agrarie, ma ho qualche nozione base che sicuramente ricorderete anche voi dagli studi fatti a scuola: mi riferisco alla rotazione delle coltivazioni, ossia quel sistema che permette di rendere più fertile un campo attraverso l’alternanza di diversi tipi di coltura, alcune ad alta resa ma che impoveriscono il terreno, altre con scarso valore nutrizionale ma utili ad arricchire la terra. Il classico esempio è quello dell’alternanza di Graminacee depauperanti (avena, grano, segale, sorgo, granturco, orzo) e Leguminose miglioratrici (arachide, cece, lenticchia, lupino, erba medica, trifoglio, fieno greco, fagiolo, pisello, soia). Le Leguminose sono in grado di fissare grandi quantità di azoto atmosferico, azoto che una volta rilasciato nel terreno diventerà materia organica per successive coltivazioni. Le Leguminose arricchiscono di azoto un terreno che è stato impoverito dalle Graminacee.
In Cina e Giappone la soia ha cominciato ad essere coltivata per arricchire i terreni in previsione della semina di cereali: inizialmente non era affatto riservata al consumo umano. Tra le Leguminose, la soia è la pianta maggiormente utilizzata perché è economica, più resistente, che si adatta meglio alle condizioni climatiche e che contribuisce in modo più incisivo ad aumentare l’azotofissazione; la caratteristica di poter garantire il massimo risultato con il minimo di perdita economica ha reso la soia la più grande protagonista delle coltivazioni americane negli ultimi 50 anni. Grazie ad essa è contemporaneamente possibile arricchire d’azoto i terreni e avere mangime per i milioni di capi bovini degli allevamenti intensivi. Ma le eccedenze di soia, dove vanno a finire?
Vi faccio un’altra domanda: sapevane che la maggior parte dei prodotti alimentari industrializzati contiene soia? Non come alimento a sé stante, ma come ingrediente in almeno tre diverse forme: lecitina, olio e proteine.
Se leggete gli ingredienti sulle etichette vedrete riportata in due prodotti su tre la presenza di “lecitina” (sigla E322), una sostanza derivata dalla soia che viene utilizzata come emulsionante e stabilizzante. L’olio di soia è utilizzato per il suo bassissimo costo, mentre le proteine sono utilizzate come ingrediente (spesso sono riportate in etichetta semplicemente come “proteine vegetali”), ma non solo: sono vendute anche come integratori proteici o in aggiunta a preparazione di nutrizione enterale (alimentazione tramite sondino).
Al di là dell’impiego di suoi estratti, dalla soia si possono ricavare bevande, yogurt, mousse, bistecche vegetali e può essere utilizzata come farina nella preparazione di dolci e pane. L’aumento del consumo di questi alimenti sembra essere stato incentivato da una massiccia propaganda salutistica: dagli anni ’80 ad oggi gli studi volti a dimostrare gli effetti miracolistici della soia sono aumentati esponenzialmente. La soia sembra essere diventata la panacea di tutti i mali: abbassa il colesterolo cattivo, diminuisce la pressione, aiuta la perdita di peso, protegge dal cancro al seno…
Nello scorso articolo vi ho parlato delle numerose insidie che si nascondono dietro gli studi scientifici, il più rilevante dei quali è il conflitto di interessi, vale a dire il finanziamento diretto o indiretto di studi scientifici da parte di aziende che mirano ad utilizzare i risultati tali studi a proprio vantaggio. E se a ben guardare gli studi sulla soia fossero stati largamente finanziati dalle stesse colossali industrie agroalimentari americane che detengono il primato per la produzione della soia? Questa domanda non me la sono fatta solo io: alcune ricerche indipendenti statunitensi parrebbero confermare quest’ipotesi, ma spesso sono insabbiate o smentite; avere una risposta certa al quesito è arduo se non impossibile, ma conoscendo il perverso sistema che lega le multinazionali alimentari e la FDA americana (Food and Drug Administration, equivalente all’europea EFSA) penso che il sospetto sia più che lecito.
Volendo comunque basarmi su fatti e non su supposizioni, perché sono contraria all’uso abituale di soia e prodotti da essa derivati?
1. E’ vero che in Cina e Giappone si fa uso di prodotti da soia, ma si tratta quasi esclusivamente di alimenti fermentati, ovvero tempeh, miso e tamari. Il tofu, al contrario di quello che si pensa, non è fermentato ma può essere fatto fermentare (è conosciuto perlopiù con il nome di sufu). Il latte di soia, quando bevuto, è fatto con un procedimento casalingo molto più lungo e complesso di quello sfruttato a livello industriale.
2. I prodotti non fermentati della soia non sono salutari, in quanto contengono sostanze antinutrienti (i fitati) che diminuiscono l’assorbimento di alcuni minerali, tra cui calcio, magnesio, rame, ferro e in particolare zinco. Carenze di questi elementi, soprattutto nei bambini, determinano problemi e ritardi nella crescita.
I fitati sono contenuti anche in altri legumi (lenticchie, fagioli, ceci…), ma in misura minore. Il lungo ammollo in acqua e la cottura prolungata diminuiscono il contenuto di fitati: a livello industriale la soia non sempre viene sottoposta ad ammollo, e non sempre viene cotta per tempi adeguati (per la preparazione di alcuni prodotti, come quelli a base di proteine della soia, non è cotta affatto).
3. Gli effetti salutistici della soia sono perlopiù legati a una particolare classe di fitoestrogeni abbondantemente contenuta in questo legume: gli isoflavoni. Il loro effetto è associato ad alcuni benefici per la salute: il più conosciuto è la presunta azione protettiva verso il cancro al seno. Quello che però è ignoto ai più è che la maggior parte dell’efficacia degli isoflavoni è dipendente dalla capacità della flora batterica intestinale di fermentare e trasformare gli isoflavoni: è stato stimato che solo il 35% della popolazione mondiale sia in grado di trasformare l’isoflavone daidzeina in equolo (il metabolita più attivo). Questa differenza è visibile a livello di popolazione: le donne asiatiche hanno una flora favorente la trasformazione, le donne europee sono meno in grado di attuare tale metabolizzazione.
L’azione anticancro degli isoflavoni della soia è comunque avvolta da numerosi dubbi: l’effetto sembrerebbe essere positivo in età pre-menopausale, ma dopo la menopausa gli isoflavoni potrebbero favorire il cancro al seno (soprattutto se dati come integratore). La maggior parte degli studi che stabiliscono una correlazione tra isoflavoni e protezione dal cancro non è stata condotta sull’uomo ma con test di laboratorio o su animali.
4. Gli isoflavoni hanno un effetto negativo sulla fertilità sia maschile che femminile; dal momento che mimano gli effetti degli estrogeni (ormoni sessuali) non è difficile immaginare che interferiscano con l’equilibrio ormonale, anzi: è proprio su questo che gioca la loro probabile azione inibente il cancro. L’effetto avverso della soia sulla fertilità è evidente soprattutto nei maschi (interferenza con la produzione di testosterone) e nel caso in cui da bambini si sia stati alimentati con bevande a base di soia in sostituzione del latte materno (la maggior parte dei latti artificiali è fatta con proteine della soia). Le linee guida in età pediatrica suggeriscono prudenza nel somministrare in età infantile prodotti a base di soia o da essa derivati.
5. Gli isoflavoni della soia interferirebbero anche con la funzionalità della tiroide, pertanto il consumo di soia e derivati deve essere molto moderato in caso di disfunzioni tiroidee (ipo- o iper-tiroidismo, tiroidite autoimmune, morbo di Hashimoto).
I bambini svezzati e alimentati con formule a base di soia sono a rischio di sviluppare problemi a questa ghiandola. Interferendo con la tiroide, la soia potrebbe avere effetti anche sul rallentamento del metabolismo.
6. Le proteine della soia sono uno dei prodotti più allergenizzanti: i bambini esposti precocemente al consumo della soia (sottoforma di latte in polvere) hanno un maggiore rischio di sviluppare reazione immunologica avversa alla soia, che potrebbe estendersi ad altri tipi di legume.
7. Recenti studi hanno ipotizzato un ruolo dei prodotti a base di soia nello sviluppo della ADHD syndrome (sindrome da iperattività e deficit dell’attenzione) nei bambini: le linee guida pediatriche suggeriscono prudenza anche per questo motivo.
Gli ultimi motivi che mi spingono a sconsigliare soia e prodotti derivati sono derivati dalla tecnologia di produzione:
8. Il latte di soia (da cui derivano gli yogurt) è sottoposto ad alte temperature (almeno 80°) per poter inattivare gli enzimi che gli conferiscono un cattivo gusto; tali temperature denaturano le vitamine e sono responsabili di una perdita di minerali.
Al di là di questo, personalmente non posso concepire di fare colazione o macchiare il caffè con latte di legumi: berreste mai latte di lenticchie?
9. La maggior parte dei prodotti derivati dalla soia contengono una dose cospicua di additivi o grassi vegetali volti a migliorare il gusto di un alimento che -ammettiamolo- non è esattamente saporito ed invitante.
Per tutti i motivi che ho elencato io non consiglio la soia e i prodotti che ne derivano: motivazioni che vengono rafforzate anche da dubbi circa le lobby della soia. La soia non deve essere vista come un alimento miracoloso, in grado di donare salute e longevità: non è così. Esattamente come scrissi a proposito di latte e latticini, non ritengo che la soia sia adatta ad un consumo quotidiano, soprattutto nei bambini in età prepuberale. I prodotti della soia possono essere usati di tanto in tanto, dal momento che il consumo sporadico di un alimento -qualsiasi alimento- non desta alcun tipo di preoccupazione salutistica a lungo termine: è la dose che fa il veleno.
In un’ottica di consumo frequente (comunque non quotidiano) esistono dei prodotti derivati dalla soia che sono più salutari rispetto ad altri, e suscitano meno perplessità: sono i prodotti fermentati e germogliati (germogli, tempeh, miso e tamari), dal momento che fermentazione e germogliazione inattivano le sostanze antinutrienti. Suggerisco però di non fidarsi ciecamente di questi prodotti se derivati dall’industria (anche se biologica): i tempi di fermentazione e germogliazione sono molto lunghi; spesso per esigenze di produzione vengono utilizzati processi che permettono di dimezzare i tempi, a danno della qualità nutrizionale.
Bibliografia
C.R.Cederroth, Zimmermann C., Nef S. – Soy, phytoestrogens and their impact on reproductive health – Mol Cell Endocrinol 2012 May 22;355(2):192-200
F.M.Crinella – Does soy-based infant formula cause ADHD? Update and public policy considerations – Expert Rev Neurother 2012 Apr;12(4):395-407
D.S.Bar-El, R.Reifen – Soy as an endocrine disruptor: cause for caution? – J Pediatr Endocrinol Metab 2010 Sep;23(9):855-61
C.R.Cederroth, S.Nef – Soy, phytoestrogens and metabolism: A review – Mol Cell Endocrinol. 2009 May 25;304(1-2):30-42
67 Comments
Ciao, il mio nome è Lara. Innanzitutto complimenti per il blog, che seguo da molto tempo… Volevo farti una domanda, e questo post sembra proprio offrirmela su un piatto d’argento. Seguo da quasi cinque mesi una dieta a basso indice glicemico, collegata anche a svariati problemi di acne che fortunatamente sto risolvendo. Il latte e i suoi derivati sono le prime cose che ho levato dalla mia alimentazione, sostituendoli con 125 gr circa di latte o yogurt di soia (ma senza zuccheri aggiunti) tutte le mattine. Ho preso una cantonata? Volevo comunque garantirmi la tanto declamata razione di calcio giornaliera, che con la soia mi sembra garantita. Con cosa altrimenti potrei sostituire (quotidianamente)? Con cosa potrei nutrirmi che non interferisca coi miei problemi d’acne – che comunque non è più attiva – e in generale coi miei problemi d’ormoni sempre un po’ inquieti? Ti ringrazio in anticipo, e ancora complimenti,
Lara
Ciao Lara, grazie per avermi scritto e grazie per i complimenti 🙂
Come ho scritto nell’articolo, eviterei tassativamente di assumere soia tutti i giorni, soprattutto se come prodotto non-fermentato. Visto che è stagione, puoi sostituire con un bel bicchiere di spremuta fresca di agrumi!
Per quanto riguarda il calcio, ti lascio qui sotto un paio di miei articoli che ti potrebbero interessare; per riassumere brevemente: secondo alcuni studiosi il fabbisogno attuale di calcio è sovrastimato a causa delle ingenti perdite di minerali ossei causate da un’alimentazione squilibrata. In altre parole, un’alimentazione bilanciata determina meno perdite e di conseguenza meno necessità di calcio (i vegani ne assumono molto meno rispetto agli onnivori, ma non sono più a rischio di osteopenia ed osteoporosi). Esistono fonti di calcio alternative al latte e derivati: in primo luogo c’è l’acqua (a zero calorie), poi passiamo ad alcuni prodotti vegetali (in ordine decrescente: semi di sesamo, rucola, mandorle, cavoli e cavolfiore, broccoli, ceci, crescione…) ed infine a certe categorie di pesce (sardine, acciughe, crostacei). Non da ultimo, il calcio è contenuto anche in erbe aromatiche come origano, maggiorana, prezzemolo, rosmarino.
Spero di esserti stata utile, e se hai bisogno di altri chiarimenti scrivimi!
http://www.alimentazioneinequilibrio.com/2012/02/21/381/
http://www.alimentazioneinequilibrio.com/2013/01/16/osteoporosi-il-latte-e-imprescindibile-per-la-prevenzione/
Grazie mille Arianna, anche per la velocità di risposta. Ho letto entrambi gli articoli che mi hai segnalato, e credo di essermi schiarita un po’ le idee, o almeno c’ho provato…! Ho cercato in primo luogo di regolarmi con alcune mie abitudini (tipo quella di praticare attività fisica ogni giorno, anche tramite una lunga passeggiata: non sapevo prevenisse l’osteoporosi, ti sono davvero grata per questa notizia), e poi con gli altri cibi che assumo oltre la soia. Ad esempio, le mandorle (il medico me le ha consigliate sempre quel discorso ormonale…) e i fiocchi d’avena, che io assumo quotidianamente: per la precisione 30 gr di avena biologica in fiocchi la mattina (li accompagnavo con yogurt o latte di soia, appunto), e 6-7 mandorle come spuntino nel pomeriggio o due ore prima di pranzo: tramite queste dosi di mandorle e avena riuscirei a coprire il mio fabbisogno di calcio quotidiano?
Riguardo gli altri cibi ricchi di calcio che mi hai segnalato li assumo, anche se più saltuariamente, a parte l’acqua (che comunque è acqua filtrata dalla caraffa Brita: va bene lo stesso?)
Ti ringrazio (tantissimo) in anticipo
Ti consiglierei di aumentare la quantità di frutta secca quotidiana: magari mischia i fiocchi d’avena al mattino con semi di sesamo, tenendoli variati con semi di girasole o di lino o pinoli. Aumenta le mandorle del pomeriggio a una decina, e cerca di arricchire il più possibile i tuoi piatti con erbe aromatiche. Visto che è stagione inserisci il più possibile vegetali della famiglia delle Crucifere nella tua alimentazione (broccoli e cavoli, in primavera anche rucola e tarassaco).
Per quanto riguarda l’acqua… Non sono ferratissima sull’argomento, ma quella filtrata trattiene i minerali, calcio compreso.
Ad ogni modo più che aumentare l’introito è meglio ridurre le perdite di calcio: meno caffè e caffeina, più attività fisica e più esposizione solare (che ci garantisce la vitamina D di cui abbiamo bisogno, e che scarseggia nei cibi) 🙂
Spero di esserti stata utile…!
Sì, Arianna. Utile e gentilissima. Ancora complimenti.
Lara
ciao arianna! una domanda, ma il tofu quindi non lo inserisci fra gli alimenti che “suscitano meno perplessità” per il fatto che non è fermentato?
te lo chiedo perché un’amica votata alla macrobiotica mi aveva esposto tempo fa motivazioni simili alle tue circa l’opportunità di non consumare derivati dalla soia, eccetto appunto il tofu (con l’accortezza di farlo sempre bollire qualche minuto, prima di mangiarlo): la “bontà” del tofu sarebbe evidente dal fatto che in oriente lo consumano da secoli e la letteratura non ha mai evidenziato aspetti negativi legati al suo consumo.
diverso è invece il caso di molti altri derivati dalla soia, che sono di fatto “invenzioni” recenti, come appunto il latte, lo yogurt, le panne, le creme ecc….questi prodotti circolano in realtà da poche generazioni (mi dicono), e quindi riscontri del loro effetto sul lungo termine non ci sarebbero ancora… premesso che non conosco le abitudini alimentari secolari del giappone, devo dire che questo discorso mi aveva abbastanza convinto…ma sul tofu?
te lo chiedo più per curiosità che per altro: se anche dici che è meglio non mangiarlo, non penso che ne sentirò la mancanza! : ) grazie!
Ciao Valeria!
E’ vero che non esistono studi in letteratura che dimostrino una non-salubrità del tofu ma… in realtà tali studi non esistono per alcun alimento singolo! E’ impossibile isolare gli effetti benefici o “malefici” di un singolo prodotto, perché contano innumerevoli altri fattori che influenzano l’organismo.
Detto questo: il tofu consumato in Cina e Giappone è ben diverso rispetto a quello venduto industrialmente da noi; personalmente lo metterei tra quei prodotti derivati dalla soia da consumare con moderazione e non frequentemente 🙂
ciao arianna,
molto interessante il tuo post. Vorrei chiederti un consiglio. Mia madre ha problemi di ipotiroidismo (assume eutirox) ma ha anche il colesterolo alto (assume le statine) e un poco di ipertensione. Le avevo suggerito di sostituire il latte vaccino al mattino con latte di soia (non zuccherato) ma a questo punto ho dei dubbi. Cosa mi consigli? Mia madre sarà difficile da convincere a bere una spremuta d’arancia o un the….
grazie!
Ciao Lauretta! 🙂
Le sconsiglierei il latte di soia. Davvero non riuscirebbe a bere spremuta o tè? Ovviamente non solo questi… Dovrebbe mangiare anche carboidrati a basso IG e frutta secca, per migliorare sia ipertensione che colesterolo. Se proprio non riesce a rinunciare al latte, consigliale di prendere quello biologico fresco e intero: spero non stia usando l’UHT…!
Fammi sapere! 🙂
guarda, sicuramente prima di quello di soia beveva latte scremato. perchè mi dici spero non l’UHT?
Ah! Qui non si studia!! 😉
http://www.alimentazioneinequilibrio.com/2012/03/08/trattamenti-termici-del-latte-e-i-derivati-migliori/
Ti ha linkato Paola l’articolo dove spiego i motivi 🙂 Il trattamento UHT è da sconsigliare in ogni caso, qualsiasi prodotto sia: comporta una perdita di nutrienti non indifferente.
grazie mille! provvedo subito a studiare 😉
a presto!
Ciao, ti seguo da tantissimo e trovo i tuoi articoli molto interessanti. L’unico appunto che ti posso muovere è che li fai troppo lunghi, troooooooooooooppo. Specialmente la domenica mattina. Molto interessanti, molto.
Un abbraccio.
R.
davvero
Grazie mille Roberto! 🙂 So che gli articoli sono lunghi: pensa che prima di pubblicarli taglio già un sacco di frasi 🙁 Prometto che le prossime settimane cercherò di essere più concisa 🙂
Buona serata e buon inizio settimana!
Ciao Arianna, qualche mese fa ho iniziato a sostituire il latte col latte di soia, dopo aver letto il tuo articolo penso che lo bandirò anche perché, come hai scritto tu, di soia “nascosta” ne mangiamo già a sufficienza. Cosa mi dici a riguardo del latte di riso?
Grazie,
Valentina
Ciao Valentina 🙂
Il latte di riso purtroppo è fatto di soli zuccheri semplici: non solo non sazia e non contiene nutrienti “veri”, ma avendo un alto indice glicemico ti causa anche un brusco calo di energie dopo un’oretta. Io piuttosto consiglio una spremuta fresca, del tè, karkadè o rooibos, da abbinare a qualcosa di ‘solido’ veramente nutriente (come fiocchi d’avena -ho scritto un post qualche settimana fa-, pane di segale, frutta secca, frutta fresca, ogni tanto lo yogurt intero bianco…).
Spero di esserti stata utile!
Ciao Arianna , anche a costo di essere ripetitiva ti faccio i miei complimenti . Vorrei sapere da te se al mattino oltre alla premuta di arancia, potrei bere una bevanda calda con acqua e 4 cucchiaini di orzo solubile bio, con muesli. Grazie
Grazie mille Loredana! 🙂
Per l’orzo solubile, controlla gli ingredienti: a volte contengono parecchio zucchero o additivi o stabilizzanti. Ti dirò che meglio di quello solubile è quello tostato da fare in moka, oppure semplicemente un tè caldo.
Stessa cosa per quanto riguarda il muesli: in genere quelli bio sono con buoni ingredienti, ma ho trovato un paio di marche che mi hanno fatto storcere un po’ il naso (ora non ricordo quali fossero).
A presto!
grazie controllerò
Ciao Arianna!
anzitutto ti faccio i complimenti per il tuo blog… i tuoi interventi sono molto interessanti e discorsivi… oltre che utili sono anche molto piacevoli da leggere!
mi hai fatto riflettere sul ruolo che un alimento, ripetutamente assunto, può avere sull’alimentazione… e in particolar modo sulla mia alimentazione!
Mi chiedevo se il fatto che yogurt e latte di soia siano autoprodotti cambia qualcosa nella tua valutazione… in alternativa mi consigli un latte/yogurt vegetale in particolare o a questo punto mi conviene ruotare i cereali?
Ciao Anna, grazie mille per i complimenti 🙂
Di sicuro latte e yogurt di soia autoprodotti sono migliori di quelli industriali perché farli da sé comporta maggiore consapevolezza e attenzione. C’è però anche da dire che nel mondo del biologico, biodinamico e dei GAS si possono trovare ottimi prodotti.
In alternativa al latte di soia si può usare latte di mandorle (in rete trovi ricette velocissime da fare a casa, così da evitare prodotti conservati e sottoposti a trattamenti ad alte temperature); il segreto comunque sta nella rotazione di ciò che mangi: anche se una cosa fa bene, non fa bene mangiare sempre e solo quella tutti i giorni. Così come un alimento non salutare al 100% di certo non ha effetti negativi se assunto una tantum.
Scrivimi se hai altre domande! 🙂
grazie mille! anche per la celerità nella risposta!
Mi fai imparare sempre un sacco di cose, grazie! 🙂
Ma è sempre un piacere 🙂
Ciao Arianna, sono da sempre un appassionato non-professionista della dietologia, e apprezzo molto i tuoi articoli (non li trovo affatto lunghi, anzi…). Premesso che il problema che mi occupa è principalmente il controlloo del colesterolo, con riferimento alla soia volevo il tuo parere sul consumo di lecitina di soia, quella pura venduta in granuli, finalizzato alla riduzione del colesterolo. Il prodotto, di cui è consigliato (sulla catola) un consumo quotidiano di 2-3 cucchiaini, è in effetti costituito al 30% da grassi polinsaturi, quindi dovrebbe ridurre il colesterolo LDL… oppure il suo processo produttivo interferisce riducendone i benefici? Ho in mente il processo di raffinazione degli oli vegetali, che induce la formazione di un 5% (così ho letto in un articolo) di grassi trans, che, temo, in gran parte annulli l’effetto positivo dell’apporto di polinsaturi (es. l’olio di mais, che contiene oltre il 50% di polinsaturi). Da quanto ho sperimentato su me stesso, il consumo di olio di mais riduce il colesterolo totale, ma in gran parte a scapito dell’HDL… D’altra parte l’olio extravergine di oliva (spremitura a freddo) aumenta l’HDL, ma aumenta anche il colesterolo totale: che fare? La lecitina di soia può avere un ruolo in questo?
Ciao Vittorio, ti ringrazio per il tuo commento e per il complimento!
La lecitina di soia ha scarsissimo effetto nella prevenzione di patologie cardiovascolari: può avere un effetto momentaneo sul colesterolo totale, ma è un meccanismo che in genere viene inibito dopo 3 settimane di trattamento (esattamente come il Danacol, tra parentesi…). Io piuttosto ti consiglierei di eliminare l’olio di mais e di usare solo l’extravergine: se anche si alza il colesterolo totale non è un problema, poiché l’aumento è dovuto al colesterolo HDL buono! Il protocollo dietetico per la dislipidemia (valori anomali di colesterolo e trigliceridi) prevede inoltre il consumo di tre porzioni di pesce a settimana, una manciata di frutta secca quotidiana e anche del cioccolato extrafondente. In più, almeno due porzioni di legumi a settimana (in abbinamento al primo piatto), la riduzione di zuccheri semplici e una preferenza per cereali integrali come orzo, farro, avena e segale. Prova per un mesetto a seguire queste indicazioni e poi fai gli esami del sangue: vedrai che beneficio!
Buongiorno, leggendo la domanda e la risposta vorrei portare a conoscenza un’ esperienza indiretta riguardante mio marito. Qualche tempo fa in seguito al risultato delle analisi del sangue, mio marito, ( ha sempre avuto valori perfetti ), trovò il livello del colesterolo abbastanza alto, per un mese ha aggiunto alla sua normalissima dieta, ( non ha cambiato nulla e fa pasti regolari ), un cucchiaino di lecitina di soia tutte le mattine, prima della colazione, per un mese o poco più; al controllo successivo circa uno o due mesi dopo, il colesterolo era perfettamente rientrato nei valori idealli e per ora compreso le ultime analisi di un mese fa, non ha più presentato valori negativi. 🙂 Saluti
Ciao Gloria 🙂 Nel tuo caso l’assunzione di lecitina di soia è stata per curare una patologia: è cosa ben diversa rispetto a quello che ho scritto io 🙂 Oltretutto, nella lecitina non sono presenti fitoesterogeni, che sono gli endocrine disruptor cui accennavo 😉
Premesso che anch’io (senza aver prima letto nulla in proposito), avevo giudicato eccessivo il consumo vegano dei derivati della soia (simil panna, simil burro, simil qualunque derivato del latte), anche perchè, necessariamente contengono un mucchio di additivi, fa cui addensanti talvolta dubbi (anche nei prodotti bio). Consideravo però buono il latte di soia biologico fatto con i soli semi e anche tu in vari post degli inizi di questo blog consigliavi il latte di soia o lo yogurt come componente proteica della colazione mattutina (tra l’altro la soia viene riscaldata per la produzione di latte di soia, eliminando il problema dell’acido fitico, giusto?) Cosa è cambiato in questi 2 anni?
A parte questo: togliendo soia, latte di soia, latte animale, latti vegetali vari zeppi di zuccheri cosa ci rimane la mattina da usare col muesli ? (non mi dire tè, per favore: bagnare i fiocchi col tè mi fa rabbrividire :-))
Cosa è cambiato…? Sono diventata più scettica nei confronti del latte di soia e più benevola verso lo yogurt o -ad esempio- il latte di mandorla o di cocco fatti in casa, che per altro sono davvero velocissimi da fare e non c’è bisogno di chissà quale strumentazione 🙂
Ad ogni modo, in un’alimentazione sana non conta solo quale cibo sia presente, ma con che frequenza: un conto è bere tutte le mattine una scodellona di latte di soia (o latte vaccino), un altro è tenere alternato con le proposte che ti ho citato. Ancora più importante è la provenienza di quello che si mangia: ad esempio c’è un abisso tra latte biologico, latte fresco, latte UHT (e dunque anche negli yogurt che ne derivano).
Non sono mai stata una sostenitrice delle proibizioni senza mezzi termini, ma nemmeno delle false mitizzazioni degli alimenti: questo articolo era volto ad aprire gli occhi sulla soia, quelli sul latte a dimostrare che la convinzione che sia fondamentale per l’uomo è errata. Entrambe le cose non precludono un consumo di soia e latte, volevo solo mostrare l’altro lato della medaglia. Poi sta alla persona decidere cosa fare, ma finché dispone solo di un solo tipo di informazioni non può 🙂
Ultimissima cosa: i fitati non vengono allontanati dal latte di soia, a meno che i semi di soia non siano precedentemente ammollati a lungo (almeno 12-14 ore) e cotti altrettanto a lungo (almeno un’ora). Questo vale per tutti i legumi, a maggior ragione per la soia che contiene più legumi!
cara arianna mi spiace molto dirti che per quanto riguarda la soya io sono circa 25 anni che ne faccio uso,e non ho mai avuto problemi stò benissimo,e penso che i pareri e tutti gli articoli che scrivono sia tutta una fregatura perchè se leggiamo tutto ora come ora farebbe male tutto latte cereali frutta verdura carne pesce legumi cereali integrali miele zucchero ecc…. solo perchè ogni uno cerca di vendere e fare publicità àdà sè!! comunque ribatto che ogni corpo fà dà sè e ognuno sopporta un tipo di alimento che altri magari non sopporterebbero!!
Io non cerco di vendere proprio nulla, e in questo sito cerco di parlare di alimentazione da un punto di vista differente rispetto a quello che generalmente si sente: è ovvio che poi ciascun articolo debba essere “aggiustato” in base a esigenze e caratteristiche personali 🙂 Cerco di mettere in guardia dagli sbagli e dalle credenze più comuni, che possono anche essere nocive; ad esempio: la soia è sicuramente più pericolosa per un bambino che non ha ancora raggiunto la pubertà rispetto ad un adulto. Questo non significa: “eliminalala dall’alimentazione di tuo figlio” ma “stai attento a non dargli oggi giorno una fonte di soia”. E soprattutto: “non credere che la soia sia miracolistica”.
Riguardo la personalizzazione delle indicazioni dietetiche, sono d’accordissimo con te: infatti se noti non do mai consigli schematici.
A presto, buon weekend!
Ciao,
interessantissimo articolo! volevo chiederti, cosa pensi invece dell’edamame?
Grazie!
Federica
Personalmente, lo *adoro* 🙂 Quando vado al giapponese mangio sempre sashimi di salmone + edamame. Purtroppo, sarebbe buona norma informarsi sulla provenienza di quella soia… Se viene dal Giappone non è esattamente l’ideale, visto il problema nucleare di non moltissimi mesi fa: comunque credo che di soia giapponese (o OGM) in Italia non ne circoli (almeno mi auguro). Lo trovo anche un po’ difficile da reperire: io lo trovo solo nei ristoranti giapponesi, non l’ho mai visto né nei supermercati normali né in quelli biologici…
Essendo un prodotto di soia, valgono comunque le stesse cose che ho scritto nell’articolo: non tutti i giorni, e attenzione alle quantità se dato ai bambini 🙂
Ciao Arianna, interessante l’articolo come sempre. Un punto di vista nuovo.
Volevo sapere, cosa ne pensi del latte di soia biologico? È più sicuro? So che ci sono delle certificazioni europee che garantiscono che la soia non sia OGM. E, ovviamente, mi piacerebbe sapere la tua opinione riguardo anche ai prodotti derivati, sempre biologici. Mi sorprende la tua opinione sul tofu, visto che molti altri nutrizionisti lo considerano un gran alimento.
Grazie!
Il problema riguardo la soia non è il fatto che sia o non sia OGM: tieni comunque conto che in Italia la soia OGM è vietata in qualsiasi caso. E’ ammessa -se non sbaglio- solo nei mangimi degli animali, ma in nessun caso per quella destinata ad alimentazione umana.
Le perplessità che la soia (e ogni prodotto derivato da essa) mi suscitano sono proprio quelli che ho elencato nell’articolo: la soia è un alimento benefico solo quando è fermentata. Ad esempio, miso e tempeh sono prodotti fermentati; il tofu no (esiste anche quello fermentato, ma in commercio non l’ho mai trovato). Se si consuma la soia perché si pensa che sia un alimento sorprendentemente ricco di qualità, si sbaglia. Se la si consuma tutti i giorni può addirittura fare male, soprattutto nei bambini (ricordo che è un endocrine-disruptor che va ad interferire con gli ormoni sessuali). Se invece si consuma la soia di tanto in tanto, magari perché piace… Beh, non ho nulla in contrario! 🙂 Io sono la prima che al giapponese ordina sempre e solo sashimi di salmone ed edamame -cioè i fagioli di soia freschi-, sarebbe il colmo se vietassi categoricamente qualsiasi tipo di soia sempre e comunque. Sono invece schierata contro la mitizzazione degli alimenti, di qualsiasi tipo siano: purtroppo i consumi di soia sembrano essere aumentati proprio in relazione alle virtù di cui la si ammanta, quando invece sarebbe bene fare i dovuti distinguo…
Grazie per la risposta. Il discorso vale anche per la soia disidratata? L’ho provata da poco e mi sembra buonissma e molto versatile. Per quanto riguarda la frequenza di consumo, pensa che mangiare derivati della soia una volta o due alla settimana è troppo?
Non ho mai provato il tempeh. Lo vedo in erboristeria, ma, a parte che è un po’ caro, non saprei come cucinarlo, né che sapore ha. Qualche consiglio in merito? Magari si potrebbe postare una ricetta!
Grazie!
Penso che la soia disidratata perda completamente le sue proprietà, benefiche o non 🙂 Il meccanismo di disidratazione la impoverisce di qualsiasi cosa, non rendendola altro che un agglomerato di proteine. Se è consumata perché piace non trovo motivi per sconsigliarla, ma è da sfatare che faccia bene. Ad ogni modo, consumare soia un paio di volte a settimana non ha alcuna controindicazione se si è sani e in salute; ci sono medici e ricercatori che suggeriscono di fare attenzione se si ha familiarità per tumore al seno o se si ha ipotiroidismo non controllato.
Il tempeh: in tutta sincerità, non l’ho mai comprato quindi non saprei proprio dare consigli in merito… Chiedo comunque a Cristina se per caso l’ha provato e ha una ricetta da proporci! 🙂
ciao!io uso latte di soia light tutte le mattine….nn togliermi il latte…quale potrei usare alternandolo a quello si soia light?grazie
Io non tolgo proprio nulla 🙂 Io do le informazioni, poi sceglie la persona come alimentarsi… 😉
Comunque se vuoi provare altri tipi di latte vegetale, perché non provi quello di mandorla o di cocco?
ok finisco la soya e alterno il cocco e le mandorle…bell’idea!
Immagino scrivi questo articolo mentre affetti un pezzo di prosciutto….. o mordicchi un tramezzino al tonno….. ahahahah
(scherzo)!!
vedi, apprezzo il tuo blog ho letto quasi tutti gli articoli e capisco che ti nutri con le proteine animali….il vero veleno per il nostro corpo….ripeto veleno….sudi importantissimi com the study china per esempio dimostrano la relazione tra proteine animali e cancro senza se e senza ma….. e la non relazione con le proteine vegetali… adesso non voglio prendere le difese della soia perchè neanche a me interessa molto come alimento…… (anche se mi autoproduco il latte e faccio i formaggi molto raramente) ma volevo puntualizzare un punto carente sull’articolo… l’ammollo….
l’ammollo della soia deve essere protratto per 24 ore visto l’eccesso di acido fitico superiore al 2% con cambio dell’acqua ogni 12 ore ma cosa la più importante e che penso interessa è come bisogna fare questo ammollo!!!
Un corretto ammollo si fa (valido per ogni legume) con acqua tiepida/calda 40 C° e una spruzzata di succo di limone…. cosa succede all’interno della bacinella??
si creano (attraverso l’acido citrico che fa abbassare il Ph dell’acqua) le condizioni naturali del terreno per una germogliatura….a quel punto la soia o i legumi attivano i processi di germogliazione rilasciando l’acido fitico responsabile dell’effetto kelante nell’intestino…. a tal riguardo va anche detto che l’acido fitico rimasto nel legume e che non si distrugge attaverso la cottura trattiene le sue sostanze nutritive senza kelare quelle che sono presenti nell’intestino derivanti da altri alimenti….
per assorbire al 100% i nutrienti dei legumi bere un bicchire di acqua e limone dopo averli mangiati, il ferro si lega alla vit. C… la vit C all’emoglobina et voilà la soia non è più questo prodotto terroristico….. come le industrie casearie e degli allevamenti intensivi vogliono farci credere….
la rivoluzione culturale è appena incominciata….
un amico vegano!!!
😉
senza nessuna polemica….. ma solo per completezza!!!
Ciao
Ciao Domenico 🙂
Sì, io consumo anche proteine animali, stando bene attenta alla qualità di quello che compro. Su The China Study ti consiglierei questa lettura: Campbell ha fatto uno studio di correlazione, non di causa effetto, e su alcuni dati statistici ha -per così dire- glissato (come il file che ti ho linkato dimostra). Diciamo che per molti aspetti ha tirato acqua al suo mulino, e a mio parare non abbia fatto un distinguo imprescindibile, ovvero: la qualità della carne (e del pesce) che si mangia. Ad ogni modo, si potrebbe disquisire una vita su questa tematica: conosco vegani in ottima forma e onnivori parimenti in energie, così come conosco tanto vegani quanto onnivori che si alimentano in modo pessimo 🙂
Ritengo che la salute non possa essere ascritta all’introduzione di proteine vegetali/animali, quanto all’alimentazione nel suo complesso. I vegani sono *molto* più consapevoli della media degli onnivori (tu lo dimostri!), quindi risulteranno statisticamente più sani; ma non credo ci siano grossi differenze tra vegani e onnivori *entrambi* consapevoli. Bisognerebbe farci uno studio! 😉
Per quanto riguarda quello che mi hai scritto sulla soia, ti ringrazio tantissimo! Non sapevo che i tempi di ammollo fossero così lunghi, né un altro paio di cose che mi hai scritto! Vedi, con questo articolo io non volevo scagliarmi contro il consumo di soia in toto, ma aprire gli occhi circa il messaggio salutistico tanto spesso veicolato dall’industria della soia: una bistecca di soia inscatolata di fatto è dannosa quanto la carne industriale. Tutt’altra storia per la soia non OGM, bio, e prodotti derivati possibilmente autoprodotti con tutte le accortezze che mi hai ricordato. Due settimane fa ho frequentato un corso di cucina vegan: insomma, il latte di soia e il tofu autoprodotti sono lontani anni luce da quei prodotti tristi dei negozi bio 🙂
Grazie davvero per il tuo commento: la ricchezza è la condivisione di informazioni 🙂
Ciao Arianna, è stato un vero piacere leggerti, soprattutto perchè nel mio lavoro do responsabile tecnico di due centri fitness e autore del libro/metodo “absolutefitness” da cui il mio poco aggiornato blog (lavoro troppo per stare online). Ebbene è stato un piacere perchè dalle mie parti non trovo nutrizionisti preparati e in gamba come te. Che si aggiornino, e ragionino, cioè rivedano le proprie opinioni e quelle altrui, con intento scientifico e razionale. Trovo invece persone anche giovani, sclerotizzate nei pregiudizi o negli insegnamenti dei loro “maestri”. Scusa la terribile premessa, volevo chiederti cosa pensi (se l’hai già scritto chiedo venia) degli studi della Nutrigenomica che Filippo Ongaro ha divulgato con i suoi libri ma che è riconosciuta da molti esperti con la Nutrigenetica come la nuova frontiera degli studi sulla nutrizione?
Davide, grazie mille davvero per le tue parole: per me è importante che dal mio sito si capisca che la mia è un’evoluzione costante e un aggiornamento sempre in progress; non voglio che le mie conoscenze siano statiche e ferme: ad esempio in quest’articolo ho parlato di quello che attualmente penso della soia, mentre in passato la consigliavo.
Mi hai chiesto della Nutrigenomica… Premetto che ho sentito nominare Ongaro e ho letto velocemente qualcosa riguardo a lui, ma che non ho mai letto nulla di più approfondito. Ritengo la Nutrigenomica un buono strumento di lavoro: io stessa offro una consulenza tramite test genetico per pazienti che lo richiedano; però non credo sia indispensabile: la maggior parte delle volte una dieta ‘normale’ dà ottimi risultati (dove per ‘normale’ posso intendere anche una dieta gluten-free, o senza latticini, o proteica, a seconda del paziente che ho di fronte). Il fatto è che non vorrei che il test genetico venisse visto come l’unica soluzione anziché l’extrema ratio: prima proviamo a modificare l’alimentazione andando ad intuito, e se proprio nulla funziona passiamo al test genetico. Ad esempio, se mi si presenta una persona affaticata, astenica, apatica, e magari con sfoghi dermici, è ovvio che proporrò una dieta senza latticini e a bassissimo contenuto di cereali, ma non mi serve il test genetico per capire che è ciò di cui ha bisogno. Spero si capisca quello che intendo, senza dare l’impressione di saccenza o tuttologia… 🙂
I limiti della dieta genetica sono spesso i costi: sia dell’esame in sé, sia delle varie integrazioni che necessariamente si correlano ai risultati delle analisi. Altro limite importante: il test dà indubbiamente una risposta certa e irrevocabile riguardo lattosio e glutine; ma gli altri dati sono abbastanza aleatori: esprimono il genotipo e non il fenotipo. Ad esempio, il test mi può dire che geneticamente ho una bassa ricaptazione di noradrenalina, ma siamo certi che questo corrisponda macroscopicamente a qualcosa di significativo? Allo stato attuale delle cose, no.
La mia opinione è questa: come dietista opero sempre in primis con educazione alimentare e cambiamento delle abitudini dietetiche. Se questo non funziona, chiedo di far fare esami del sangue specifici (es. AA/EPA, vitamina D, sideremia, ferritina etc). Se nemmeno questo funziona -e se sono certa che il paziente non mi stia mentendo o nascondendo qualcosa (anche questo è possibile)- posso proporre il test genetico. Ma per me rimane l’ultima spiaggia.
Detto questo, da curiosa e assetata di informazioni quale sono, gli studi alimentari che si basano sul test geneticono sono per me estremamente interessanti: ne sono affascinata più a livello di aggiornamento professionale e cultura dietistica, che non come strumento vero e proprio di lavoro.
Spero di aver risposto alla tua domanda in modo non troppo confusionario 🙂
Gentilissima Arianna, la tua risposta mi conferma nellastima che mi susciti leggendo le tue riflessioni.
Grazie e buon lavoro! Mi spiace solo lo confermo, che siamo relativamente lontani, ma ti leggerò sempre volentieri!
A presto
Davide
Arianna sei un mito! 🙂 Confessa che ha volte anche per te è difficile essere equilibrata in mondo di manichei:) Ma sei davvero grande nel tenere un pacato e ragionevole equilibrio!
Leggendo fra le interessanti righe tue e degli altri amici che scrivono mi corre l’obbligo “professionale” (si fa per dire:-) di fare una osservazione rispetto alla lunga passeggiata anti osteoporosi. Fortuna che Lara premette un “anche” alla lunga passeggiata. Insomma non mi dilungo essendo fuori tema soia: Ottima la passeggiata ma oltre l’osteoporosi pensiamo alla sarcopenia, la cura e prevenzione della quale si fonda su mirate attività sportive con prudenti e progressivi sovraccarichi. Tralascio per brevità gli aspetti posturali erespiratori. Scusate
Coach Davide
Equilibrio in alimentazione, equilibrio nei toni e nelle opinioni 😉 Ne ho fatto uno stile di vita, anche se per alcuni divento irritante perché non mi schiero mai né da una né dell’altra parte 🙂
Ottima la tua osservazione, ti ringrazio: è ormai assodato che il training posturale e “di carico” siano perfetti per la prevenzione degli acciacchi della terza età. Avevo scritto qualcosa qui, pur senza essere personal trainer 🙂 Spero di non aver fatto grossi errori!
Salve Arianna, continuo ad essere ammirata dall’attenzione con cui affronta gli argomenti e anche dalla completezza di esposizione. Grazie anche per i link, che mi permettono di recuperare articoli scritti in precedenza. Questo sulla soia è illuminante e mi fornisce nuovi strumenti per organizzare la mia alimentazione (certo ho avuto un sussulto, perché, ho dato latte di crescita a mio figlio durante e dopo lo svezzamento, e i pediatri continuano a caldeggiarlo anche per il secondo bambino). Sento continuamente parlare del China study che pare essere la bibbia dei vegani e che induce molti a diventarlo. Certamente la curiosità mi porterà a comprare e leggere il libro, ma sto anche trovando alcune critiche in rete e non capisco se siano “attendibili”. Oltretutto pare che ci sia una certa differenza tra lo Studio China (non accessibile ai più, suppongo) e il libro, che, dicono, assuma posizioni più estreme. Potrebbe, se non l’ha già fatto, dedicare uno spazio a questo argomento? Purtroppo non riesco a visualizzare il link a cui fa riferimento in risposta a un commento più sopra. Grazie ancora.
Cara Carmen, perdoni il ritardo nella risposta. Mi potrebbe copia-incollare il link che non riesce a visualizzare, che le do quello corretto? Qualche mese fa ho cambiato il sito, e alcuni link necessitano di una modifica per poter essere letti.
Per quanto riguarda il China Study, come lei ha correttamente detto si tratta di qualcosa di molto differente rispetto allo Studio Cinese. Le allego qui un file che potrebbe interessarla, la traduzione di critiche mosse a Campbell da una ragazza americana, che ha semplicemente fatto qualche calcolo matematico circa i dati forniti nel libro. Ho in programma di parlare di quest’argomento da molti mesi, ma richiede una trattazione particolare: non vorrei né urtare la sensibilità di chi fa la scelta ‘veg’ per etica, né enfatizzare la portata salutistica di un tipo di alimentazione, quella vegetariana, che non ritengo essere superiore ad una onnivora *consapevole*.
Nel frattempo, oggi pubblicherò la prima parte della serie di articoli sulla soia cui le avevo accennato, spero la possano interessare 🙂
P.S. Non trovo affatto lunghi i suoi post, perché spiega tutto esaurientemente e senza ripetersi, quindi: continui così!
Sì, mi interessa tutto! Proprio perché sto cercando di diventare una “onnivora consapevole”. Ecco il link che mi dà problemi: http://www.alimentazioneinequilibrio.com/la-soia-le-perplessita-salutistiche-e-non-solo/cucugliato.files.wordpress.com/2011/09/the-china-study_-fatti-o-fandonie.pdf
Credo sia lo stesso che mi ha appena consigliato. L’ho letto e di riflessioni ne emergono parecchie, prima fra le quali questa: quanti di noi sanno effettivamente ragionare con la propria testa di fronte a tutte le informazioni che ricevono? Naturalmente molto spesso non si hanno gli strumenti o le conoscenze per farlo, a volte, invece si pecca di pigrizia o di ingenuità. E non continuo perché mi allontanerei troppo dal tema di questo post. Grazie ancora e scusi per le tante domande!
Esatto, il link è quello che le avevo appena riproposto 🙂
Secondo me in ambito alimentare bisogna basarsi non solo sulla teoria ma anche sulla pratica: spesso piccoli sintomi (es. mal di testa, ciclo irregolare, nervosismo, etc) sono specchio di qualche alimento non ben bilanciato o non adatto alla propria persona. Chi è curioso e sensibile a queste variazioni ha ormai tantissimi strumenti per potersi informare, e aprire nuovi punti di vista. Io ad esempio mi ero interessata alla soia e alla dieta vegetariana perché sentivo che a me non facevano bene. Grazie ai miei studi e alla mia professione ho la possibilità di sensibilizzare le persone a un concetto di ‘alimentazione’ che vada oltre le linee guida standard, e cerco di farlo nel modo più equilibrato possibile 🙂
Io, invece, non ho dei fastidi riconoscibili o riconducibili all’alimentazione (potrei sbagliarmi), ma il vago senso di qualcosa da cambiare, la voglia di avere un’alimentazione sana e bilanciata, delle abitudini alimentari (e non solo) “corrette” e la volontà di trasmetterle ai miei bambini. È per questo che ho iniziato a leggere e a informarmi. Parto dalla teoria per poi sperimentarla su di me (mio marito è ricettivo a questi cambiamenti, per fortuna), ma non voglio sperimentare tutti i regimi che esistono. Il mio metodo è quello di introdurre via via nuovi cibi, nuove combinazioni, eliminare o ridurre qualcosa, proprio sulla base di informazioni che mi guidino, perché oramai sono giunta alla conclusione che nutrirsi bene sia il primo indispensabile passo verso il mantenimento di un buono stato di salute (certo non l’unico!). In questo cammino appena iniziato mi è sicuramente di aiuto, con la sua esperienza e il suo punto di vista equilibrato, quindi la ringrazio ancora.
Se vuole, Carmen, ho pubblicato lunedì il primo articolo di approfondimento sulla soia: lo può trovare in homepage del sito.
Non posso che sorridere di fronte alla curiosità che la spinge a cambiare in meglio l’alimentazione della famiglia: è proprio vero che una donna diventa “mamma” in un senso molto più profondo del termine quando partorisce un figlio; diventa nutrice, per il bimbo, per sé e per il proprio focolare 🙂
È proprio così, me ne sono resa conto anch’io. 🙂
Pian pianino leggerò tutto!
Ho trovato per caso questo blog (ho commentato un articolo sul menarca) e devo dire che è appassionante, complimenti! Purtroppo sono caduta anche io nella trappola del latte di soia come sostituto del latte di mucca. Credevo di aver agito bene ma leggendo questo articolo devo aimè ricredermi. Il mio problema è che la colazione è da sempre il mio pasto preferito e adoro i cereali..pucciati nel te sono abominevoli però! Appena tolsi il latte di mucca passai al latte fresco di capra bio, cosa ne pensi? Ho provato il latte di riso con mandorla ma lo trovo troppo dolce mentre il latte di mandorla lo definirei abominevole..
Proseguo con le letture 🙂
Il latte di capra è migliore rispetto al latte di mucca: più digeribile, meno grasso e con meno caseina e lattosio. Lo trovo un buon sostituto 🙂
I latti vegetali invece contengono quasi sempre dolcificanti, maltodestrine e olio (per fluidificare): in genere li consiglio solo se si trovano al naturale. Meglio comunque usati in ricette (es. besciamelle o torte) che non come bevande a sé, perché hanno un profilo nutrizionale non ben bilanciato.
Ho provato il latte di avena, mi pare di aver letto in altri articoli che non lo sconsigli ed ero curiosa di provarlo.. Non è male, cercherò di seduire il tuo consiglio letto in più articoli di alternare gli alimenti!
Abbi solo cura di controllare gli ingredienti: spesso aggiungono oli vegetali alle bevande di avena o simili 😉
D’accordo controllerò!
salve, veramente interessante quello che ho letto.
ho provato una volta a bere il latte di soia e devo dire che ho trovato detestabile il sapore , ed assolutamente indigesto per quella sua strana consistenza sabbiosa/polverosa. mi fa piacere non essermi costretta ad usarlo data la magnificenza con cui generalmente tutti ne parlano.
Ecco , ora vorrei se possibile avere notizie sulla farina/pasta di grano saraceno . da qualche gg. sto eliminando tutti i cereali appartenenti alla famiglia delle graminacee dalla alimentazione di mio figlio perchè allergico alle graminacee. grazie Lucia
Gentile Maria Lucia, il grano saraceno non appartiene alle Graminacee ed è senza glutine. Può essere usato in caso di allergia a Graminacee.
Ho trovato per caso questo blog e sto leggendo praticamente tutti i post che trovo davvero molto interessanti e ben curati. Volevo chiedere, dopo aver letto vari post, non ho ben capito se mangiare tutte le mattine uno yogurt di latte vaccino (generalmente lo preparo io in casa con la yogurtiera o lo compro se proprio non faccio in tempo) bianco al naturale sia una buona abitudine o sia meglio ridurne il consumo a qualche volta a settimana. Generalmente lo accompagno a muesli e frutta fresca e mi sazia per tutta la mattina… Grazie mille 😀
Grazie per i complimenti.
Per quanto riguarda lo yogurt vaccino, dipende dal quadro d’insieme della sua salute: alcune persone non hanno problemi a introdurlo quotidianamente, altri sì. Non conoscendola, non mi è possibile sbilanciarmi.