La bulimia è un disturbo dell’alimentazione di cui soffrono persone di ogni età, prevalentemente donne. 
Per bulimia si intende il ricorrere di crisi bulimiche, accompagnate nella maggioranza o totalità dei casi da condotte compensatorie atte a prevenire l’aumento di peso. Una crisi bulimica è, sostanzialmente, un’abbuffata con sensazione di perdita di controllo: non di certo la classica “abbuffata da invito ad un matrimonio”, o “abbuffata di Natale”.
I metodi di compensazione sono di vario tipo: vomito autoindotto, uso e abuso di lassativi, diuretici e altri farmaci, digiuno ed esercizio fisico forsennato.

Si crede che il numero di persone che soffrono di bulimia sia ampiamente sottostimato; a differenza che l’altro DCA per eccellenza, l’anoressia, la bulimia non è una malattia “evidente”: la persona che ne soffre è tendenzialmente normopeso, e in presenza di altri mangia normalmente (anzi, spesso trattenendosi e non mangiando nulla in eccesso, per vergogna e per disagio). Esistono anche pazienti affetti da anoressia che attraversano periodi di bulimia, ma nella maggior parte dei casi è più facile trovare la bulimia da sola, o al limite alternata a periodi di binge (abbuffate senza condotte di eliminazione).

Quando il metodo di compensazione preferenziale è il vomito autoindotto con gli anni si possono verificare conseguenze evidenti a livello di dentatura: smalto intaccato, sensibilità dentinale, perdita di denti. Una ragazza che vomita utilizzando le dita in gola può avere anche un segno di ferita sul polso, ma spesso vengono utilizzati altri strumenti, come ad esempio penne o spazzolino da denti. Questi due segni potrebbero essere le uniche conseguenze visibili della bulimia.
Tutt’altro discorso, invece, quando si prendono in considerazione le conseguenze organiche, invisibili agli occhi, che le condotte di eliminazione vanno a determinare, e che sono tanto più gravi quanto più spesso si reitera il comportamento e tanto più a lungo si è sofferto di bulimia.

Conseguenze del vomito

Le conseguenze del vomito autoindotto sono principalmente a livello di stomaco: lesioni ulcerative a esofago e stomaco, difficoltà digestive croniche, lesioni abrasive e vera e propria rottura dello stomaco
. E’ spesso riscontrabile anche una riduzione della motilità dell’intestino, gengiviti, infezioni e abrasioni ai denti. Con il tempo si determina anche una progressiva impossibilità a digerire materiale proteico e una carenza di vitamina B12.

La bulimia porta ad un’alterazione dell’equilibrio idro-elettrolico, e in particolare a ipopotassiemia (carenza di potassio nel sangue): questo fatto può essere particolarmente rilevante, in quanto porta come conseguenza a gravi alterazioni di battito cardiaco, con rischio di arresto nei casi più gravi. Altre conseguenze dell’ipopotassiemia sono la disidratazione, la sete inestinguibile, spasmi nervosi e gonfiore agli arti inferiori.
Nel vortice del disturbo alimentare la ragazza che ne soffre potrebbe trovarsi a preoccuparsi più della ritenzione di liquidi, che non di altre conseguenze fisiche ben più gravi e, spinta dalla paura di ingrassare, potrebbe arrivare ad assumere diuretici che non farebbero altro che peggiorare il problema.

Conseguenze dell’uso di diuretici

Chi soffre di bulimia tende a usare diuretici per contrastare la sensazione di ritenzione di liquidi, determinata dai continui picchi glicemici delle abbuffate e degli altri metodi di compensazione.
I diuretici, presi senza motivo, possono portare ad alterazioni dell’equilibrio idro-elettrolitico con un conseguente effetto rebound di ulteriore ritenzione, innescando un circolo vizioso senza fine. Altre conseguenze sono la disidratazione (che a sua volta porta a problemi cardiaci, debolezza muscolare e apatia), crampi muscolari, polso debole, confusione mentale, deficit dell’attenzione.

Conseguenze dell’uso di lassativi

I lassativi utilizzati possono essere a base di erbe naturali (come la senna o la cascara) o a base di principi farmacologici. L’utilizzo cronico di qualsiasi lassativo porta ad assuefazione, ossia all’incapacità del colon di rispondere allo stimolo del principio attivo: pian piano le dosi con cui si può ottenere l’effetto lassativo devono essere aumentate, con conseguente peggioramento dell’infiammazione intestinale.
L’uso cronico di lassativi porta a gonfiore intestinale, disbiosi (che può durare anche anni), episodi di diarrea incontrollata (e non necessariamente dipendente dall’assunzione del farmaco), irritazione del retto, malassorbimento vitaminico, permeabilità intestinale, disidratazione, perdita di potassio.

Può essere interessante sottolineare che la Farmaco Vigilanza italiana ha evidenziato che l’uso eccessivo di antrachinolonici (cascara, senna, rabarbaro e aloe, quindi tutti principi “naturali”) può determinareperdita massiva di cellule epiteliali, accorciamento delle cripte intestinale e conseguente aumento della proliferazione con effetto pro-cancerogeno a livello di colon.

Quando si vuole smettere: le conseguenze

Uscire dalla bulimia non è semplice. 
Nemmeno decidere di farsi aiutare è un passo che non preveda insidie: chi soffre di bulimia tende a sminuire il proprio problema perché “apparentemente non c’è nulla che non vada”. La paura di essere considerati egocentrici e vanitosi, anziché malati, è grande, e non è del tutto ingiustificata: molte persone che non conoscono la portata devastante di un DCA, purtroppo, non riescono a capire la sofferenza sulla quale la patologia si erge. Perché di patologia di tratta: non è una fissazione, non è un capriccio.

La terapia della bulimia, come quella di qualsiasi altro DCA, si basa sulla sinergia tra medico, psicologo e dietista: non è possibile rivolgersi solo al dietista, o solo allo psicologico, o solo ad uno specialista medico. La malattia va affrontata sotto tutti gli aspetti che va ad opprimere: l’ossessione per il cibo, i pensieri disfunzionali, i danni organici che ha causato.
In questa sede non è mia intenzione dilungarmi sul percorso terapeutico in sé e per sé, quanto piuttosto sensibilizzare alle conseguenze fisiche che il periodo di terapia comporta.
Perché le conseguenze ci sono, e si tratta esattamente di quei sintomi che possono confondere ancora di più la paziente bulimica: gonfiore, rallentato transito intestinale, ritenzione di liquidi.
Ovviamente, la parte principale della terapia è tesa all’evitamento degli atti compensantivi come vomito autoindotto o uso di diuretici e lassativi. Altrettanto ovviamente, la sospensione di tali pratiche, a cui il corpo si era abituato, causa un acuto effetto rebound: sospendere l’abuso di lassativi comporta un rallentamento del transito intestinale, così come sospendere i diuretici comporta un periodo di ritenzione di liquidi. Questo può gettare nel panico una paziente ossessionata dal peso e dalla propria immagine allo specchio, e purtroppo queste difficoltà iniziali della terapia non sempre sono affrontate nel modo giusto, rischiando di predisporre a un abbandono precoce del percorso per sconforto e terrore di ingrassare.
Anche il lato terapeutico volto all’evitamento delle abbuffate è di complessa gestione a causa degli effetti collaterali: non ci si può certo aspettare che anni di bulimia scompaiano in un soffio; le abbuffate continueranno inizialmente ad essere una costante, ma si comincerà a lavorare sul diradarne la frequenza e diminuire la portata. Nel momento in cui la regola aurea è “qualsiasi cosa succeda, non compensare”, appare chiaro che l’abbuffata trattenuta e non eliminata con metodi di compensazione potrà creare, di nuovo, accumulo di liquidi, senso di torpore, ingrossamento dei centri linfonodali. Anche questo può rappresentare un fattore precipitante della terapia.

E’ per questo motivo che ho scritto quest’articolo: per sensibilizzare alle difficoltà che si possono incontrare durante la terapia, di modo da non temerle, essere consapevoli che sono fasi passeggere, e che ci possono essere validi strumenti per smorzarne l’effetto.

Affrontare la ritenzione di liquidi

Come abbiamo visto, la ritenzione di liquidi è probabilmente l’effetto più temuto e più frequentemente riscontrabile nel momento in cui si interrompe l’uso di metodi di compensazione. In realtà, quest’effetto rebound lo può notare chiunque di noi abbia avuto la sfortuna di contrarre un virus gastrointestinale che porti a vomito e dissenteria: finché il virus è attivo, in genere 1-3 giorni, perdiamo peso e liquidi; ma non appena l’infezione viene debellata, ecco che recuperiamo quanto perso, inizialmente con una spiacevole sensazione di gonfiore. 

E’ normale e transitorio. Quest’effetto dura generalmente da dieci a trenta giorni, con tempi più lunghi a seconda delle abbuffate intercorse nel frattempo.
Per poter contrastare la ritenzione di liquidi è assolutamente sconsigliato l’uso di drenanti, anche se naturali, o diuretici: peggiorerebbero il quadro clinico.

Ecco qualche consiglio utile, e, spero, non scontato:
Riabituate il corpo al sale, e non abusate dell’acqua. Vi verrà spontaneo evitare il sale (“trattiene i liquidi! Fa venire la cellulite!”) e bere tanto, anche 3-4 litri al giorno, nel tentativo di “drenare”: in realtà avete bisogno proprio dell’opposto. Poca acqua, all’incirca un litro e mezzo al giorno (di più se fate sport di un certo livello), e la giusta quantità di sale, purché sia integrale. Tale affermazione è giustificata da un meccanismo biochimico che coinvolge il sistema renina-angiotensina-aldosterone, responsabile del mantenimento della pressione sanguigna e della volemia. In parole semplici: meno sale usate e più acqua introducete, più il vostro corpo sarà indotto a produrre aldosterone, il cui secondo nome è “ormone antidiuretico”; a voi le conclusioni…
Potrebbe essere utile, nei primi 10-14 giorni, fare un piccolo carico di acqua e sale al mattino: un bicchiere di acqua calda e un pizzico di sale marino integrale, quello che ci sta tra due dita. Magari aggiungete un po’ di limone per mitigare il gusto. Questo, per altro, aiuta anche nella normalizzazione dei cicli circadiani di cortisolo, l’ormone dello stress, che spesso in bulimia nervosa è scompensato (in particolare in caso di frequenti abbuffate serali o notturne). In alternativa, potete tener bevuto circa mezzo litro di acqua ad elevato residuo al giorno, come l’Uliveto o la Sangemini, completando con un altro litro di acqua di vostro piacimento.
– Utilizzate sostanze naturali che aiutino a normalizzare la volemia (ovvero il contenuto complessivo di sangue nel corpo, variabile in relazione all’idratazione). Ad esempio: tè verde di leggera infusione (2-3 minuti al massimo, tuttavia da evitare se soffrite di cali repentini di pressione), karkadè (fiori di ibisco), tisana allo zenzero, zenzero usato per insaporire i primi piatti.

– Cercate di non lesinare sul contenuto proteico dei vostri pasti, e mi riferisco a proteine nobili: carne, pesce e uova. Le proteine aiutano a normalizzare gli scambi idro-elettrolitici delle cellule. Viceversa, non esagerate con le porzioni e la frequenza dei legumi, che potrebbero crearvi gonfiore intestinale antiestetico, che non sopportereste.
Non usate troppo frequentemente yogurt e latticini: per il loro effetto pro-insulinico causano picchi di quest’ormone che, in presenza di uno scompenso ormonale e minerale come nel vostro caso, determinerebbero ulteriore intenzione di liquidi. Potete usare quotidianamente qualche pezzettino di parmigiano (10-20 g) e saltuariamente yogurt intero bianco, magari di capra o pecora. Dopo le prime settimane sarà per voi più facile reintrodurre questa categoria di alimenti.

Affrontare la stitichezza
Ecco l’altro grande disagio che si deve essere pronte ad affrontare: un intestino pigro, non collaborativo, che acuirà il senso di disagio e di gonfiore. Questo accadrà soprattutto in quei casi di bulimia che hanno fatto abuso di lassativi, ma sarà piuttosto comune avvertire stitichezza anche a seguito di un’abbuffata non compensata nemmeno con il vomito.
La paura più grande, in questo caso, è che l’intestino non riprenda più a funzionare: in effetti lo spettro del cosiddetto colon atrofico in risposta ad anni di lassativi è da tenere in seria considerazione, perché può portare ad un blocco intestinale con gravi conseguenze per la salute.
Chi soffre di bulimia mal sopporta la stitichezza anche perché, inevitabilmente, le feci pesano: qualche etto, nulla di che, ma sufficiente a fare la differenza sulla bilancia e a mandare nel panico chi tende ad assolutizzare quel numero.

Cercate di essere calme e razionali: è pressoché impossibile che l’intestino non riprenda mai più a funzionare. Ci vuole pazienza, tranquillità e perseveranza.
Ecco i miei consigli:
– Ricordate che un corretto transito intestinale è agevolato dalla presenza di fibra, ma non di tutta la fibra! Non abusate della verdura: qui avevo spiegato come grossi quantitativi di fibra possono portare a stitichezza, fungendo da ‘tappo’ anziché da stimolo. Privilegiate piccole quantità di verdura, preferibilmente cotta, sia a pranzo che a cena. Non consumate troppi broccoli e cavoli, che sono fermentativi; ai fini di sbloccare una condizione di stitichezza possono essere utili zucchine, zucca, melanzane.
– Anche la frutta è da inserire con attenzione nelle vostre giornate: non eccedete (sempre perché potrebbe darvi una spiacevole sensazione di gonfiore), e preferitela cotta. Ad esempio mela renetta cotta, servita con cannella e mangiata a colazione con un porridge di avena: una ricchezza di fibra specificamente utile al transito intestinale.
I grassi. I grassi, intesi come oli, sono utilissimi ad ammorbidire le feci e ad agevolare il transito intestinale: per quanto ne abbiate paura, ricordatevi che state intraprendendo un percorso terapeutico, e in questa fase sarebbe assai utile non lesinare sull’olio extravergine, usato a crudo sugli alimenti. Non vi farà ingrassare, e anzi stimolerà il vostro senso di sazietà.
– Sebbene in tanti siano convinti che il limone sia astringente, e quindi peggiori la stitichezza, non è sempre così: provate a bere una tazza di acqua tiepida con circa ¼ di limone spremuto tutte le mattine appena prima di colazione. Dovrebbe aiutarti nella stimolazione del transito. Attenzione: il limone è acidulo, e se la vostra malattia è stata caratterizzata da vomito frequente potrebbe darvi molto fastidio a livello gastrico; in questo caso, evitatelo.

– Nel primo periodo di transizione, per aiutare il vostro intestino, usate rimedi naturali per facilitare la formazione delle feci e il transito intestinale; ad esempio: 1-2 cucchiaini di semini di chia lasciati in ammollo in 100 ml di acqua tutta notte, da mangiare al mattino a digiuno (magari aggiungete un po’ di cacao e vaniglia per mitigare il sapore); 1-2 prugne secche rinvenute in acqua tiepida prima di andare a dormire; 1-2 cucchiaini di magnesio in polvere in acqua calda prima di andare a dormire o al mattino appena sveglie; un kiwi maturo insieme alla colazione. Sono molto utili anche alcuni preparati erboristici e fitoterapici, come la Quercus Peduncolata. Fatevi comunque aiutare dal vostro medico per dosaggi e metodi di somministrazione, e fate attenzione agli integratori a base di senna, cassia e rabarbaro: possono essere d’aiuto se le quantità non sono eccessive, ma, come abbiamo visto prima, l’abuso è controproducente per la vostra salute.
Evitate di usare integratori a base di carbone vegetale, tanto di moda in questi mesi: potrebbero addirittura peggiorare il gonfiore intestinale; fate attenzione anche ai fermenti lattici: in commercio ne esistono di tutti i tipi, alcuni utili, altri inutili, altri ancora peggiorativi del problema. Aiutare la flora batterica intestinale a ristabilirsi sarebbe quanto mai utile, ma inizialmente orientatevi verso alimenti fermentati, reperibili in negozi biologici: kefir e kombucha, ad esempio, oppure miso fermentato, crauti a lunga fermentazione, verdure fermentate. Avevamo parlato qui delle proprietà benefiche degli alimenti fermentati.

Nel prossimo articolo vi parlerò di come aiutarvi verso altri effetti collaterali dell’interruzione dei metodi di compensazione: aumento di peso, squilibri del sonno, mancato senso di sazietà, abbassamento del tono dell’umore.