Vi avevo presentato Valentina -aka Sweet Kambocha– e il suo foodblog in questo articolo.
In questa settimana pre ferragostana sfrutto la sua gentilezza e collaborazione per lasciarvi una ricetta estiva: sono a casa (e operativa in ambulatorio) giusto un paio di giorni, tra una mini-vacanzina in Trentino e qualche giorno a casa del fidanzato in Veneto, non avrei tempo materiale per scrivere un articolo. E credo che, vacanzieri e non, pochi avrebbero voglia di leggere qualcosa di impegnativo… Dunque, io e Valentina vi auguriamo buon Ferragosto a modo nostro, con un voluttuoso tiramisù in chiave vegana, perfetto come dolce anti-caldo, vista la sua freschezza! La preparazione è lunga per via dei tempi di refrigerazione, ma per nulla difficile: basta organizzarsi. Trovate la ricetta originale qui.

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Ingredienti per 10-12 porzioni 

Per la base:
210 g di fiocchi d’avena (usate fiocchi di riso se avete intolleranza al glutine)
370 g di datteri Medjoul
60 ml di caffè da moka (o caffè d’orzo)
Un pizzico di sale

Per la crema:
140 g di anacardi non tostati e non salati
Una lattina di latte di cocco (400 ml)
Il succo di ½ limone + qb di acqua per raggiungere i 60 ml
40 g di amido di mais
60 g di nettare di fiori di cocco
qb di cacao in polvere

Preparazione
Cominciamo dalla base. In un mixer riducete a farina i fiocchi d’avena (o di riso). Aggiungete i datteri denocciolati, il caffè e il pizzico di sale, ed azionate il mixer fino a che non otterrete un impasto denso. Stendetelo su una teglia da forno, e mettetelo ad essiccare per un’oretta a 70-80°C. Lasciate raffreddare prima di usarlo.
Cominciate a preparare la crema: in un pentolino mescolate l’amido di mais con il latte di cocco, aiutandovi con una frusta di modo che non si formino grumi. Portate ad ebollizione, mescolando spesso. Togliete quindi dal fuoco, aggiungete il nettare di cocco e mescolate bene. Versate ora il liquido in una terrina, copritelo, lasciate raffreddare e mettete in frigorifero. 
Gli anacardi vanno messi in ammollo per una notte. Il mattino successivo scolateli, e frullaterli con il succo di limone con aggiunta di acqua fino ad ottenere un composto ben denso e burroso. Aggiungete la crema di cocco fatta il giorno precedente e azionate di nuovo il mixer.
Disponete ora il tiramisu, scegliendo prima come preferite servirlo: se volete usare un piatto da portata tagliate il biscuit a forma rettangolare, ricavando un paio di strati. Se invece volete servire monoporzioni, tagliate pezzi più piccoli da disporre a strati in ciotoline o bicchieri. Tra uno strato e l’altro spalmate la crema, e terminate con una spolverata di cacao. Lasciate in frigorifero almeno 12 ore prima di servire.

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Appunti sugli ingredienti

Latte di cocco: in commercio si comincia a trovare latte di cocco in formato tetrapak, ma è sempre diluito con acqua o, più frequentemente, misto ad altro latte vegetale (in genere di riso). Il tenore lipidico così ottenuto è molto basso, e si ha una gradevole bevanda da poter bere o da usare per i vostri frullati. Il latte di cocco che ha usato Valentina, invece, è la versione fullfat, che in certi negozi biologici si trova venduto in lattina con l’indicazione “panna di cocco” in virtù della sua cremosità (100 ml apportano infatti 28-31 grammi di grasso). Per questa ricetta è bene usare questo latte più denso e calorico, per poter montare adeguatamente la crema del tiramisu. Lo trovate anche nei negozi etnici: gli indiani ne fanno ampio uso nella loro cucina!

Nettare di cocco: si tratta di un dolcificante naturale che alcuni di voi conosceranno perché è a basso indice glicemico. Lo zucchero tradizionale, quello di canna e il miele hanno un indice glicemico elevato, pari a 100; altri dolcificanti naturali (come il malto di riso o d’orzo, lo sciroppo d’acero, il concentrato di dattero) hanno un IG variabile di 60-80. Lo zucchero di cocco e il nettare di cocco, invece, vantano un valore di soli 30 punti, grazie alla presenza di inulina, una fibra vegetale che modula il picco glicemico. Trovate questi dolcificanti nei negozi biologici o online. 
Qui trovate il mio articolo per The Honeyland sui dolcificanti naturali, così avete una panoramica completa.

Cacao in polvere: sapete che quasi tutto il cacao in polvere in commercio è stato potassato? Si tratta di un processo chimico subìto dal cacao durante le fasi di produzione del cioccolato. Più il cacao è scuro, più sarà stata spinta la potassatura: diffidate dal cacao troppo scuro, ma anche dal gelato al cioccolato o dal cioccolato in barrette neri come la notte! Fortunatamente, esistono anche cacao in polvere non potassati: io, ad esempio, compro quello del mercato equo e solidale (questo, se leggete la descrizione noterete che è proprio scritto: “la particolarità di questo cacao è quella di non essere stato potassato”).