Punto terzo per prevenire il cancro: gli alimenti e le bevande che promuovono l’aumento del peso.
Il Word Cancer Research Fund ha riscontrato che le bevande zuccherate e gli alimenti densamente energetici -e in particolare quelli altamente processati- siano un fattore di rischio indiretto per l’insorgenza di cancro. In altre parole non promuovono direttamente lo sviluppo di un tumore, ma aumentano in modo significativo il rischio di aumento di peso patologico: l’obesità è a sua volta direttamente correlata al rischio di cancro (come avevamo visto in questo articolo).
Vediamo nello specifico le raccomandazioni del WCRF:
– Consuma raramente e con moderazione alimenti densamente energetici
– Evita le bevande zuccherate
– Evita il più possibile il cibo da fast-food
Densità energetica
Penso che la domanda vi sorga spontanea: cosa si intende per alimenti densamente energetici, e cosa per bevande zuccherate?
Gli alimenti densamente energetici sono definiti come quei cibi processati che contengono più di 225-275 kcal ogni 100 g: non contano dunque le calorie per pezzo, ma le calorie percentuali. Ad esempio: una fetta di pancarré contiene circa 50 kcal, quindi non sembrerebbe essere “densamente energetica”; in realtà, se guardiamo i valori per 100 g scopriamo che il pancarrè contiene mediamente 250-280 kcal: rientra dunque nella categoria di alimenti che il WCRF invita a consumare con moderazione, e non tutti i giorni.
Fate attenzione alla parola che ho messo in grassetto: alimenti processati. …ovvero? Esistono moltissimi alimenti naturali al 100% (o poco processati) che superano ampiamente le 220 kcal/100 g: pensiamo alle noci (circa 600 kcal), all’olio extravergine (900 kcal), alla farina integrale (350 kcal) e via dicendo. Per questi alimenti non si hanno evidenze scientifiche che li identifichino come un fattore di rischio per il cancro. Anzi! Le noci e l’olio extravergine sono persino protettivi sia per l’insorgenza di cancro che per patologie cardiovascolari: ancora una volta ecco che le calorie in sé e per sé non ci dicono molto. Dobbiamo prima di tutto indagare quanto il cibo sia stato maneggiato dall’industria alimentare (quanto gli ingredienti sono stati trasformati per diventare il prodotto che stiamo per comprare?), e in secondo luogo prestare attenzione alle porzioni. Se è vero che un minimo di 3 noci al giorno riduce il rischio di cancro e infarto, è anche vero che mangiarsene un sacchetto intero come spuntino alla lunga avrà qualche conseguenza sul nostro girovita…
Come è possibile capire se un alimento rientra o meno nella categoria che il WCRF consiglia di consumare sporadicamente? Leggete la lista degli ingredienti: vi potranno dire molto di più delle calorie. Ci sono più di tre ingredienti? Consumate con moderazione quell’alimento, o -meglio- lasciatelo sullo scaffale del negozio. Lo zucchero è indicato come prima o seconda voce in elenco? E’ sicuramente un cibo molto energetico: meglio riservare i dolci per le occasioni speciali invece consumarli quotidianamente. Anche perché, almeno dal mio punto di vista, è molto meglio mangiare una fetta di torta fatta in casa o di una buona pasticceria ad una festa tra amici, piuttosto che piluccare tutti i giorni barrette di cereali. A proposito: sapete che le barrette contengono 350-390 kcal/100 g con il 33% di zucchero…?
Bevande zuccherate
Delle bevande zuccherate avevo parlato qui. Per diminuire il rischio di cancro, bisognerebbe evitare tutti i soft-drink (bevande a base di cola o soda, bibite gassate zuccherate), ma non solo: il WRCF scrive testualmente che “i succhi di frutta, anche senza zucchero aggiunto, sono considerati avere lo stesso effetto dei soft-drink, promuovendo così l’aumento di peso: non dovrebbero essere consumati in grandi quantità e/o quotidianemente”. Meglio sostituire i succhi confezionati con centrifughe, frullati o più semplicemente con frutta fresca intera (possibilmente biologica e consumata con la buccia).
Le bevande zuccherate confondono il meccanismo di sazietà nel nostro cervello: le calorie che apportano sono zuccheri al 100%, ma è come se non venissero “viste” dal cervello. Il nostro sistema nervoso, sostanzialmente, registra i liquidi zuccherati come semplice acqua: potremmo bere un litro di succo, di tè in bottiglia o di Coca-Cola sentendoci magari gonfi o nauseati, ma non sazi. E avremmo appena introdotto circa 400 kcal, ossia un etto di zucchero!
Lo zucchero, i dolci, i sostituti
Mentre gli alimenti processati altamente energetici sono un fattore di rischio indiretto per l’insorgenza di cancro, per quanto riguarda gli alimenti contenenti zucchero (ivi comprese bevande e succhi) la relazione parrebbe diretta nel caso del cancro al colon-retto. Uso il condizionale perché come il WCRF stesso specifica, è particolarmente difficile stimare in che misura gli zuccheri incidano sul rischio di tumore, e questo a causa di una non univoca definizione di “zucchero”: certi studi prendono in considerazione solo il saccarosio, altri anche fruttosio, sciroppi di fruttosio, maltosio e glucosio. Al di là della loro correlazione con un qualsiasi tipo di cancro, gli alimenti ricchi di zucchero andrebbero consumati con molta moderazione anche per altri motivi: per proteggersi da carie e diabete, per evitare uno stato di acidosi metabolica e di infiammazione organica, per non squilibrare la secrezione ormonale e per non sentirsi costantemente affaticati e stanchi.
Purtroppo per noi, l’uomo è un animale non solo goloso di zucchero, ma anche facilmente dipendente da esso: più si mangiano dolci, più se ne mangerebbero! Anche la peggiore delle cuoche ha come asso nella manica la ricetta di un dolce di famiglia, e in genere il quantitativo di zucchero supera abbondantemente l’etto: a questa quota si aggiunge poi quello proveniente da eventuale marmellata, cioccolato o miele.
L’industria alimentare nell’ultimo ventennio ci ha propinato moltissimi alimenti nella versione “senza zucchero”: ignari consumatori hanno comprato biscotti, merendine, yogurt e gelati sugar-free pensando di fare del bene per la propria salute e per la propria linea. Non vi siete mai chiesti come sia possibile che un alimento senza zucchero possa comunque essere dolce? Ovviamente, ci sono tutta una serie di sostituti: da quelli più naturali (miele, sciroppo d’agave o d’acero, malto d’orzo o di riso…) a quelli completamente artificiali (ciclammato, acesulfame, aspartame….). I benefici sulla salute sono pressoché nulli, e quelli sul peso anche. L’unico trucco per guadagnare in salute non è cercare di emulare il gusto dello zucchero con sostituti, ma abituarsi a sapori meno dolci e naturali al 100%, in primis quello della frutta.
Certo replicare alcune ricette senza l’uso dello zucchero è arduo, me ne rendo perfettamente conto. Tenendo conto che nel contesto di un’alimentazione sana e anti-cancro i dolci andrebbero sempre consumati in piccole quantità e non più di un paio di volte alla settimana, quali sono i consigli per chi cerca alternative salutari allo zucchero?
– La cucina naturale ha nella frutta un validissimo alleato: datteri, castagne, uvetta, fichi secchi o freschi, albicocche e prugne secche sono tutti alimenti naturalmente dolci. Usateli nelle vostre ricette dimezzando la quantità di zucchero, e preferendo la varietà integrale (non semplicemente di canna… Qui avevo parlato delle differenze).
– Il riso e la farina di riso hanno un gusto dolce: per la merenda dei bambini provate a cuocere un pugnetto di riso in latte di mandorla, arricchite con cannella e gocce di cioccolato fondente e servite. Oppure provate a fare crepes con farina di riso da servire con fettine di pera o banana e una spolverata di cocco in scaglie.
– Avete mai pensato di usare la verdura nei vostri dolci? No? E allora cosa mi dite delle torte di zucca o di carote? Si tratta di ortaggi molto versatili anche nella loro versione dolce, se miscelati sapientemente ad altri ingredienti (frutta secca, cocco, uvetta, latte di riso…).
– C’è cioccolato e cioccolato… Più fondente è, meno zucchero ha: il cioccolato al latte e quello bianco sono da evitare perché molto zuccherini, mentre quello fondente almeno al 70% è una buona scelta dolce-ma-non-troppo. Da usare in scaglie, in gocce, fuso o semplicemente da mordere davanti al pc in ufficio!
– Evitate il fruttosio: anche se il nome ricorda quello della frutta, le polveri che ci sono in commercio derivano da amido di mais sottoposto a processi enzimatici di scissione. I veri derivati della frutta sono altri: concentrato di datteri, concentrato di succo d’uva o di mela (tutto prodotti biologici).
Mi rendo conto che l’argomento “zucchero” si presta per un enorme dibattito: sappiamo che lo zucchero non fa bene, ma non sappiamo quanto faccia male. Ci sono ancora pochi studi riguardo i sostituti naturali dello zucchero nei dolci (malto, sciroppo d’agave, sciroppo d’acero, miele), e quelli sui dolcificanti artificiali danno sempre risultati contrastanti.
Il mio suggerimento è quello di adottare una linea prudente: nell’alimentazione quotidiana cercare di prediligere gusti naturalmente dolci provenienti da frutta (fresca, cotta, disidratata), da cannella, vaniglia o radice di liquirizia; abituarsi a bevande non dolcificate (gli infusi di frutta, ad esempio, sono più aromatici rispetto al tè); fare attenzione allo zucchero nascosto (ad esempio in bevande solubili o yogurt alla frutta). I dolci veri e propri, se consumati con moderazione sia come quantità che come frequenza, non incidono sul rischio di cancro o altre patologie: meglio però scegliere quelli fatti in casa e meno zuccherini (evitando ad esempio meringhe e meringate, torrone, croccante, caramello). I dolci da supermercato o da distributore lasciateli dove sono: oltre ad essere ricchi di zucchero, sono fatti con grassi vegetali raffinati, farine raffinate, contengono spesso conservanti e additivi chimici; non vi saziano, aumentano esponenzialmente la voglia di altro dolce e vi regalano solo calorie: nessun vero nutriente, perché nutrienti non sono.
La ricetta
Prima di salutarvi vi lascio l’idea per dei bon-bon dolci, ma naturalmente privi di zucchero! La ricetta mi è stata data da Anna di Natural Menu: esperta di cucina naturale e appassionata di pasticceria, organizza corsi di cucina in zona Milano-Varese. Ecco la sua alternativa ai tartufi di cioccolato!
Ingredienti
100 g di datteri; 100 g di mandorle senza buccia; 4 cucchiai di cacao; un pizzico di cannella; un pizzico di sale; cocco in scaglie per la decorazione esterna
Preparazione
Tritare con un cutter le mandorle, i datteri, il cacao, la cannella ed il sale. Formare delle palline e rotolarle nella farina di cocco. Disponete i bon-bon su un piatto e conservate in frigorifero fino al momento di servirli.
Sitografia
World Cancer Research Fund
36 Comments
concordo su tutta la linea essendo questa anche la nostra strategia a Salutiamoci come tu sai, solo che mi chiedo quanto rischiamo di passare per visionari se proprio chi fa ricerca sul cancro accetta di legare il suo nome alla margarina, al burro e ai dolci che basta che siano morbidi va bene qualunque ingrediente…
Purtroppo hai ragione: gli interessi di business che ci stanno sotto sono molti, troppi.
Però mi permetto di dissentire per quanto riguarda il burro: se è di centrifuga, e magari di mucche allevate al pascolo, non sono contraria al suo uso in cucina. Meglio ancora il ghee, depurato dal già scarso residuo proteico che rimane nel burro.
Margarine, invece, da rabbrividire!
no, veramente io mi riferivo ovviamente all’azienda del libro, che fa la margarina (e insiste a dire che fa bene perchè non è idrogenata, come se il problema fosse solo quello) e che fa anche margarina mista a burro
si lo so, io adoro il ghee, lo faccio chiarificare in forno, uso un burro biodinamico di centrifuga, però lo faccio raramente perchè di solito uso l’olio d’oliva
Temo di essermi un po’ persa (o completamente persa): a che libro ti riferisci…?
non frequenti i blog di cucina evidentemente 🙂 scusa pensavo l’avessi visto perchè in questi giorni imperversa ovunque nei blog e ci si inciampa per forza, mi riferivo a quello della vallè che devolve i proventi allo ieo e son ricette di torte “scritte” da blogger, c’è torta per te 2
Li frequento a singhiozzo e non avevo captato quest’iniziativa! Mmmmh, devo esprimere un commento o è scontato? 🙂
Vi consiglio di utilizzare i datteri Medjool: costano di più ma sono tutta un’altra cosa… provare per credere! 😉
Leggendo questo post e pensando ai cibi che per forza mi trovo a mangiare essendo celiaca sono disorientata perchè tutti i prodotti gluten free hanno una lista ingredienti infinita – vedi farine dietoterapiche per panificare o pasta – quindi la domanda è: cosa fare?
Ciao Laura! Il mio consiglio è quello di comprare alimenti a base di carboidrati naturalmente privi di glutine, e non gluten-free perché processati: riso, patate, castagne, tapioca e mais, senza dimenticare i cereali minori (amaranto, quinoa, grano saraceno, miglio). Questi ultimi, in particolare, sono a basso indice glicemico, hanno un buon profilo proteico e sono ricchi di vitamine e minerali. Li puoi usare al posto della pasta, in insalate fredde, tortini, crumble, minestre. Puoi usare anche diversi derivati dai cereali senza glutine: latte di riso per le ricette dolci, polenta e tortillas fatte con farina di mais, sformati di riso, farina di grano saraceno o quinoa. Puoi fare piadine e sfoglie non lievitate (tipo crackers) da cuocere in forno o in padella antiaderente, magari arricchendole con semi di lino o di papavero. Puoi fare biscotti o crepes. O budini dolci.
I prodotti “gluten-free” non sono esclusiva dell’industria: in natura esistono alimenti senza glutine 🙂
Spero di averti dato qualche idea!
sicuramente possono essere un’alternativa, ma non da tutti i giorni. mi spiego; i cereali da te elencati necessitano di cotture almeno dai 20 min in su, e arrivando da scuola o dal lavoro alle 14/14.30 non si può pranzare oltre le 15. invece le paste ecc gluten free, come quelle glutinose, cuociono in 5/6 min.. Tutti lavoriamo, studiamo ecc quindi è necessario, forza maggiore, rendere le cose pratiche. già non è semplice essere celiaci …. grazie comunque.
C’è un’altra valida alternativa: far cuocere una sola volta il cereale prescelto in quantità sufficiente per 3-4 pranzi, e poi porzionare di volta in volta. In questo modo risparmi tempo, e hai una sana alternativa alla pasta. Puoi mangiarli in versione fredda (tipo insalata fredda di quinoa e ceci), oppure riscaldarli in forno, padella o microonde. Dici che può essere un’idea? 🙂
Grazie Arianna, provo per vedere se i cereali “reggono” e sono gustosi anche i gg successivi.
Non amo i dolci, quindi almeno questo vizio non ce l’ho 😉
E quando mi prende la voglia (ciclo, delusioni, ecc…) solitamente punto sul dolce di qualità: una fetta di Sacher o di crostata fatta in casa. Ok, avranno seimila calorie a cm quadrato, ma almeno mi tolgo uno sfizio una tantum come si deve.
L’altro giorno mia mamma ha dato a Titu una barretta di cioccolato Kinder: le ho letto gli ingredienti sulla confezione e c’è mancato poco che glielo strappasse di mano (ha quasi 70 anni mia mamma, non mi aspetto che sappia che nella cioccolata reclamizzata come “sana” e “per bambini” ci siano mille porcherie). Per carità, per una volta non succede niente, però sono del parere che sia bene avvicinare i bambini il meno possibili a certe cose: anche perché loro non chiedono mai niente fino a una certa èta, quindi è una follia proporre certi alimenti.
Lo so che sei d’accordo.
Ah! dimenticavo: ho fatto la tua crema alle nocciole (col robot da cucina e non ho fuso il motore) ed è andata a ruba! 😀
Sono PERFETTAMENTE d’accordo: i bambini percepiscono i gusti molto più intensamente di noi. Per loro il pane è super salato, e un’albicocca è superdolce: se li si abitua a cose *davvero* dolci/salate (zuccherini, patatine, snack) ne vorranno sempre di più! Quando diventano grandicelli (zona asilo) chiedono la Coca-Cola, il Mars, la Nutella non tanto perché piaccia, ma perché gli altri bimbi ne parlano, hanno colori accattivanti e pubblicità che conquistano. …o gadget annessi.
Crema di nocciole: ottimo! Forse settimana prossima la rifaccio, ma in versione pura: solo nocciole, a dare una crema spalmabile. Nothing else 😉
eh, tu hai il Bimby e puoi farlo… io se provo a farla nel robot da cucina mi esplode!!! 🙂
I bambini è giusto che chiedano e che ogni tanto possano anche mangiare schifezze, secondo me, ma sicuramente NON prima dell’età scolare: dire sempre no può generare l’effetto opposto, secondo me. C’è caso che poi arrivano alle medie/liceo ed essendo più autonomi e si ammazzano di schifezze.
Porto sempre ad esempio la figlia mia coetanea di amici dei miei: non le davano mai niente che non fosse sano e senza grassi, nemmeno un succo di frutta (mia nonna li faceva in casa, erano la cosa più buona del mondo! nemmeno quelli!) : appena ha avuto la paghetta si andò a comprare 6 mila lire di caramelle in tabaccheria. Aveva un sacchetto che era più grande di lei e se le mangiò tutte in una volta!!
Insomma, il giusto mezzo, sempre: o rischiamo di essere troppo estremi. Se gli si propongono alternativa buone, manco te le chiederanno le schifezze, se non per curiosità.
Molto interessante anche questo articolo, davvero brava!
Io sono una vera golosona di dolci, ma ultimamente ho imparato a controllarmi piuttosto bene, i dolci li faccio più di rado e cerco ricette senza zuccheri, ma naturalmente dolcificati con la frutta (l’uvetta è una manna dal cielo!).
Il mio punto debole è la colazione 🙁 Adoro i cereali nel latte la mattina, purtroppo sono tutti alimenti densamente energetici e processati :((( Neanche il farro soffiato si salva! Mi hai però invogliata a provare il muesli fatto in casa 🙂
Prova a guardare anche il mio articolo sulle colazioni (“Colazione: cambiate le vostre abitudini!”), ci sono idee buone e sane che puoi facilmente adattare in versione vegan! 🙂
Io cerco di limitare il consumo dello zucchero (devo cercare al supermercato quello di canna integrale) e non uso altri tipi di dolcificanti.
Per le persone con diabete cosa consigli? Meglio fruttosio, stevia o altro?
Sono convinta che imparare a mangiare meno dolce sia più sano del trovare sostituti allo zucchero. Quindi la domanda non è “con cosa posso sostituire” ma “come posso cambiare la mia alimentazione”.
Detto questo: se proprio si deve trovare qualcosa di alternativo e sano per fare i dolci, non sono a favore né del fruttosio (quello in commercio non è derivato dalla frutta, ma dall’amido di mais; diversi studi lo correlano con patologie cronico-degenerative) né della stevia (la maggior parte di quella in commercio non è mai solo stevia, con contiene altri edulcoranti di sintesi). Piuttosto, zucchero Muscovado/Demerara (è zucchero di canna integrale), miele (mai cotto), malto d’orzo: l’indice glicemico cambia poco rispetto allo zucchero raffinato, ma sono alternative più sane e naturali. Chi soffre di diabete sa bene che i dolci non gli sono proibiti, ma limitati. Quindi quando se ne vuole concedere uno può farlo, controllando le quantità del dessert e rimanendo molto rigoroso nel resto della giornata. Può poi preferire i dolci che contengano una percentuale più alta di grassi per ovviare parzialmente alla resistenza insulinica: per intenderci non meringata ma crostata di frutta secca, non gelato di frutta ma gusti creme, non zucchero filato ma cioccolato fondente.
Grazie mille per queste indicazioni, a riguardo avevo un pò di confusione e mi confermi che la moderazione è la soluzione migliore:)
Esattamente: in medio stat virtus 😉
Certo che mettere come immagine di apertura delle ciambelle che mi fanno sembrare il cane di pavlov in un articolo che consiglia di moderare gli zuccheri… 😉
Metti le foto di ciambelle ammuffite, mosce, con chiazze d’olio di macchina e con un obeso senza denti a fianco, magari 😉
Eeeeh, ma è antiestetico 😛 Dovrò pur accalappiarmi l’attenzione del pubblico, la mia grafica docet 😀
cara arianna,
continuo a seguire con molto interesse i tuoi interventi…
volevo una conferma: ma a livello di impatto glicemico, la frutta, pur essendo molto zuccherina, non è dannosa perché contiene fibra solubile, è corretto?
è vero quel che si dice che è meglio consumarla lontano dai pasti?
sempre parlando di dolci…trovo in giro molte ricette di dolci e biscotti senza zucchero (e va bene) ma anche senza latte, senza uova, senza burro…insomma, praticamente senza grassi, eccetto magari un po’ di olio e, talvolta, frutta secca. ragionando a livello di impatto glicemico, mi chiedevo…ma non è meglio un dolce un po’ più sostanzioso che contempli qualche proteina nell’impasto (magari un ovetto)?
ti chiedo queste cose più per curiosità teorica che altro: pur amando molto i dolci, ho imparato a limitarmi tanto (oltre al fatto che non bevo proprio nulla di zuccherato, né mangio prodotti dolciari confezionati o industriali).
ultima domanda: tu cosa consigli di mangiare per…merenda? a me spesso viene fame nel pomeriggio, e fatico a tirare fino a cena: stando al tuo ultimo articolo, sarebbe meglio puntare su qualcosa di salato o un dolce moderatamente dolce (fatto con gli accorgimenti che descrivi nell’articolo) va bene uguale?
grazie!
valeria
Ciao Valeria! Rispondo con ordine alle tue domande:
– Sì, la fibra contenuta nella frutta fa in modo che i suoi zuccheri si riversino nel sangue in modo moderatamente lento. Infatti la frutta senza buccia (= senza fibra) ha un IG superiore rispetto a quella con buccia. Esistono però delle varietà di frutta molto zuccherine: clementine, mandaranci, cachi, uva, banane (mature) e fichi. Ad ogni modo, la frutta apporta zuccheri semplici: meglio non superare le due porzioni al giorno (tot 400 g di frutta circa).
– Frutta lontana dai pasti, esatto! Se la mangi a fine pasto rallenti la digestione e puoi causare qualche fastidio intestinale (gonfiore, meteorismo). Inoltre mangiandola a stomaco vuoto assorbi di più vitamine e minerali…
– Avevo parlato in qualche altro articolo dei dolci, ora non ricordo quale… Comunque: hai ragione! I dolci un po’ più ricchi di grassi sono migliori di quelli con più zuccheri, perché grazie ai grassi l’insulina viene secreta in modo molto più equilibrato: ad esempio da un punto di vista metabolico il gelato alla crema è meglio di quello alla frutta, anche se più calorico. Ma a ben guardare, se si mangia una coppetta medio-piccola, le kcal in più saranno sulle 100-150, a fronte di un guadagno insulinico 🙂 Meglio ovviamente scegliere dolci con grassi buoni: per intenderci ok crostata di frutta secca, mica tanto ok il tiramisù! Personalmente sono contraria all’uso dell’olio nei dolci: meglio un buon burro di centrifuga, anche perché tiene meglio la cottura e regala più sofficità (oltre che un gusto migliore).
– Merenda. Beh, hai diverse opzioni! Vuoi rimanere sul dolce-non-troppo-dolce? Uno yogurt greco (al 2% di grassi) con un cucchiaino di cacao amaro e uno di miele; mezza fetta di pane di segale con crema di mandorle o nocciole (al 100%: ci avevo fatto un articolo, non so se l’avessi letto) + un velo di confettura; una mela renetta cotta al forno e cosparsa di cannella e pinoli; una fettina di strudel. Ma anche solo della semplice frutta fresca, magari con due quadratini di cioccolato extrafondente sbriciolato o una manciata di mandorle tritate!
Spero di esserti stata utile! 🙂
Grazie Arianna,
sì, utilissima come sempre! avevo letto altri tuoi articoli suoi dolci…infatti ora prendo sempre gelato gusto frutta+crema : )
ora credo che ridimensionerò anche il consumo d frutta (soprattutto in estate, ho esagerato un po’…è buona!) tra l’altro, mi è stato detto che troppa frutta può acuire gli stati infiammatori dell’organismo, mi puoi confermare questa notizia?
riguardo all’uso di olio/burro nei dolci, perché dici che l’olio tiene meno la cottura? perché ha un punto fumo più basso, e quindi in forno si deteriora più facilmente del burro? al di là del sapore, intendo…
grazie ancora!
Da quanto ne so io, la frutta non incentiva alcuno stato infiammatorio. Al più esistono evidenze scientifiche per quanto riguarda il fruttosio puro, ossia non complessato alla frutta e ai microelementi presenti nel frutto intero. E’ un problema soprattutto in America, dove gli sciroppo di fruttosio sono largamente usati dall’industria dolciaria e delle bevande.
Olio: esatto, avendo un punto di fumo inferiore al burro in cottura subisce maggiori modificazioni. Un buon burro di centrifuga è ottimo per i dolci! Anche perché, francamente l’olio extravergine dà un gusto pessimo alle torte: non riuscirei a mangiare una crostata con frolla all’olio evo 🙂
bè, sì, in effetti l’olio che talvolta uso nei dolci è quello di mais biologico, dal sapore più delicato…però mi sa che tornerò a un buon burro : )
riguardo agli stati infiammatori legati alla frutta, vorrei raccontarti un episodio ma forse esco troppo dal tema di questo post! magari ti scrivo via mail? grazie!
Conviene scrivermi una mail, appena posso rispondo… 🙂
mi sono trovata in questo blog per caso…interessantissimo. ringrazio tutti per le preziose informazioni
Ciao Mawy, grazie per i complimenti! 🙂 Però sono da sola a scrivere sul sito, anche se i commentatori spesso sollevano argomenti interessanti!
A presto!
Arianna
Parlando di cioccolato.. ci sono tavolette definite “fondenti” che magari proprio fondenti non sono.. 45% di cacao forse è pochino.. Altre però, pur contenendo cacao al 70% hanno anche zucchero tra gli ingredienti, è indice di bassa qualità? Come distinguo un buon cioccolato fondente da “sgranocchiare” senza fare troppo danno ? 🙂
Il cioccolato fondente al 70% necessariamente deve contenere un 30% di zuccheri: altrimenti quei 30 g su 100 da cosa sono occupati? 🙂 Ovviamente più la percentuale di cioccolato è bassa, maggiore è quella degli zuccheri… Per questo io consiglio il cioccolato *molto* fondente: evita nettamente il picco glicemico. Bisogna però imparare a conoscersi: se mangi tanto cioccolato superfondente poco prima di un allenamento, ad esempio, potresti avere problemi di ipoglicemia e una performance minore rispetto al solito. Oppure su di me ho notato che, pur piacendomi da morire, più di 10 g di cioccolato al 90-100% a stomaco vuoto mi causano dopo una ventina di minuti un po’ di stanchezza mentale (anche qui, effetto ipoglicemico).
Se vuoi una *fantastica* trattazione del cioccolato dal punto di vista qualitativo… Leggi qui e qui!
Grazie! Link molto interessante!
Onestamente a me piace il cioccolato fondente la sera, dopo cena… è un piccolo vizio, spesso me ne concedo un paio di quadratini 🙂 Soprattutto adesso che, seguendo i tuoi consigli, sto eliminando la frutta. Oppure la mattina durante la colazione. Prima di un allenamento non ho mai provato ma non mi azzarderei!!
Confermo che la totalitå del fruttosio in vendita al dettaglio proviene da mais, estratto dall’amido attraverso un processo enzimatico. L’unico fruttosio realmente da frutta é quello estratto dall’uva dalla Naturalia Ingredients, purtroppo non ancora in vendita al dettaglio. E’ una vergogna che la legge non obblighi a dichiarare l’origine delle materie prime.
Attualmente abbiamo difficoltà a veder dichiarati *tutti* gli ingredienti dei prodotti che mangiamo, figuriamoci aver anche la pretesa di sapere esattamente da dove vengano… Fantascienza! 🙁