Nel precedente articolo vi ho parlato di quello a cui si può andare incontro quando si intraprende un percorso terapeutico per uscire dalla bulimia. Abbiamo visto come poter arginare gli effetti collaterali dell’interruzione dell’abuso di lassativi e diuretici, oggi concludiamo l’argomento con le altre criticità che è bene conoscere.

Affrontare i problemi gastrici 

Anni di vomito autoindotto portano inevitabilmente a difficoltà digestive, tra le quali: bruciore gastrico, reflusso, dolore alla parte alta dello stomaco, ipocloridria, malassorbimento di vitamina B12, malassorbimento del ferro, digestione rallentata, ulcerazioni. 
Purtroppo a volte queste conseguenze sono irreversibili.

E’ tuttavia possibile prendere alcuni accorgimenti che migliorino il quadro sintomatologico:
– Soprattutto nel primo periodo, evitate alimenti controindicati per il reflusso gastroesofageo, che causerebbero dolori e bruciore lancinante. Pomodoro crudo (di solito la passata di pomodoro cotta è consentita, ma è bene controllare la tolleranza individuale), agrumi di qualsiasi tipo, alimenti conservati in lattina, fritture e panature, bevande gassate, cioccolato molto fondente, cacao amaro, alimenti ricchi di grassi (salse con panna, salumi…), carne molto cotta (brasati, arrosti, ragù…), tagli di carne e pesce molto grassi (salmone, tonno, ossobuco…), formaggi, yogurt magro (eccessivamente acido), latte, caffè, tè nero, alcolici, spezie.
– Cercate di preferire pasti frazionati, con piccole quantità ma frequenti.
– Evitate bevande molto calde o molto fredde.
– Prestate cura alla masticazione: prendetevi il vostro tempo per mangiare, masticando attentamente ogni boccone e deglutendo solo dopo che sarà stato ben omogeneizzato.
– Cercate di non bere grosse quantità di acqua in un unico momento: bevete piccoli sorsi durante tutto l’arco della giornata; non bevete in eccesso ai pasti: il minimo indispensabile. Potreste avere beneficio dal bere acqua con foglioline di menta macerate.
– Evitate di indossare abiti molto stretti, che aumentano la pressione addominale e favoriscono il reflusso.
– Cercate di fare due passi dopo ogni pasto, e non coricatevi mai senza aver completamente digerito.
– Con il vostro medico curante valutate l’integrazione di sostanze che agevolerebbero la digestione e lenirebbero le ulcerazioni della mucosa gastrica: betaina HCl da barbabietola, acido alginico da fragola, enzimi digestivi ad ampio spettro.
– Controllate di non avere carenze nutrizionali, in particolare vitamina B12 e ferro, che potrebbero essere compromesse dallo stato di salute dello stomaco; nell’eventualità che i valori siano bassi, provvedete ad integrare opportunamente (fate attenzione alla formulazione dell’integratore di ferro, perché spesso sono molto pesanti da digerire: quelli migliori sono polveri orosolubili ad assorbimento sublinguale, oppure ferro a veicolazione liposomiale).

Affrontare l’aumento di peso

Nel 70% dei percorsi di recupero dalla bulimia è inevitabile: bisogna affrontare una fase iniziale in cui il peso tenderà ad aumentare, soprattutto per la ritenzione di liquidi di cui abbiamo parlato nel precedente articolo. 
Non ho consigli magici, in questo caso. Dovete lottare contro la percezione distorta del vostro corpo, intraprendere una terapia con uno psicoterapeuta che vi aiuti a superare i pensieri aberranti, e magari pensare anche ad attività che vi permettano di riprendere possesso della sensorialità corporea (da un semplice massaggio all’art-therapy, dalla danza allo yoga).
Buttate via tutti i vestiti che avete nell’armadio: se sono troppo stretti non vi sentirete a vostro agio, se sono troppo larghi saranno solo un tendone sotto il quale nascondervi. Cercate un aiuto da qualcuno che se ne intenda di moda: due piccoli consigli su come scegliere i vostri abiti potrebbero fare la differenza allo specchio, per esaltare i vostri punti forti e non focalizzare l’attenzione su quelli deboli (che, sottolineo, ciascuno di noi ha).
Non cominciate a fare sport in modo compulsivo nel tentativo di migliorarvi esteticamente. Spesso, durante la terapia ai DCA, lo sport viene completamente sconsigliato, sia per evitare che diventi un metodo di compensazione, sia per non far sì che il disturbo ossessivo-compulsivo di trasli dal cibo all’attività fisica. 
Cercate piuttosto di fare un’attività che vi faccia stare bene, durante la quale non pensate alle calorie bruciate e alla tonificazione muscolare: può bastare una passeggiata al giorno con il cane, un appuntamento fisso con la vostra bici in campagna durante la bella stagione, il ballo, il pilates o lo yoga.
Non ci sono regole “fisiche” per affrontare il possibile aumento di peso. Dovete essere pronte “di testa”: e lo so, che non sto affatto dando un consiglio semplice…

Affrontare le variazioni nel senso di fame e sazietà
Riconoscere il senso di fame e sazietà non è semplice per una persona che non abbia mai avuto problemi con il cibo: lo è doppiamente in caso di bulimia e anoressia, quando il senso di fame è qualcosa di “sporco” che viene negato, e quello di sazietà è qualcosa che “va punito”. 
In caso di bulimia non c’è solo la negazione emotiva dell’appetito, ma vi è anche un profondo scompenso ormonale e metabolico che crea un cortocircuito a livello cerebrale: vi è una secrezione inadeguata di grelina, leptina, TSH, insulina e altri ormoni, il cui disequilibrio causa una fame inestinguibile e una sazietà difficile da raggiungere. Anche l’inadeguato riempimento e svuotamento gastrico, dato dalla pratica del vomito autoindotto, contribuisce al problema, così come la reiterazione delle abbuffate, con i picchi glicemici e insulinemici che ne conseguono.
Non c’è però da disperarsi: l’autoascolto, la meditazione, l’adozione di abitudini alimentari sempre più corrette e di uno stile di vita sano aiutano nel riconquistare il corretto senso di fame e di sazietà, da poter assecondare in modo autonomo.

Alcuni consigli per poter velocizzare il processo:
– Ogni volta che vi sedete a tavola o mangiate qualcosa, cercate di dare un punteggio alla vostra fame da 1 a 5 (1 = zero fame, 5 = tantissima fame). Allo stesso modo, quando terminate il pasto date un punteggio alla sazietà (1 = per nulla sazia, 5 = eccessivamente sazia). Confrontando i due punteggi si comincia pian piano a sapersi ascoltare di più; ad esempio, se ci si siede a tavola con fame 1 e ci si alza con sazietà 1 c’è qualcosa che non si è valutato bene: quando non si ha fame, ci si sazia subito. Quindi è probabile che non si sia percepito correttamente il senso di fame (che, a posteriori, è possibile rivalutare in modo più adeguato), oppure che la sazietà sia maggiore di quella inizialmente stimata. Alzarsi sempre con una sazietà da 5 non è sano, così come non lo è arrivare ai pasti con una fame sempre da 5; tenendo segnata la progressione di queste valutazioni è possibile parlarne con il proprio terapeuta; il dietista insegnerà come modificare quali-quantitativamente pasti e spuntini, mentre lo psicologo aiuterà con un focus maggiore sulle sensazioni organiche.
– Inizialmente utilizzate il principio dell’alimentazione meccanica, usato nella terapia dei DCA: a prescindere da fame, sazietà e pensieri ossessivi, dovrete mangiare quello che il vostro dietista vi propone nella dieta, attenendovi alle sue porzioni e al ritmo dei pasti concordato. Il cibo, in questo modo, diventa una medicina che riabitua il corpo ad un ritmo naturale, riducendo anche i sensi di colpa e l’ansia verso il cibo (la paziente si sente confortata ad avere “regole” dettate da altri, a cui deve “semplicemente” sottostare, senza chiedersi se quello che mangia sia giusto/sbagliato). Se all’alimentazione meccanica si associa il punteggio fame/sazietà si è in grado di riformulare l’alimentazione a seconda delle proprie sensazioni e, con il tempo, di decidere autonomamente cosa, come e quando mangiare: è un percorso lungo, ma non impossibile da completare.
Non abusate della verdura ai pasti, attenetevi ad una porzione standard: chi soffre di DCA tende ad abbondante di alimenti fibrosi che “riempiono” (senza in realtà saziare”), confondendo l’appetito reale.
– Cercate di fare pasti misti, che prevedano sempre una quota di carboidrati (cereali in chicchi, pasta integrale o di farro, patate) e una quota di proteine (carne, pesce, uova, legumi e formaggi, la cui frequenza è da concordare con il dietista di riferimento): i pasti che prevedano quest’associazione sono più equilibrati e maggiormente in grado di stimolare la sazietà rispetto alla cosiddetta dieta dissociata (con primo piatto e verdura a pranzo, secondo piatto e verdura la sera).
Evitate tutti i prodotti light, artificialmente depauperati del grasso, come ad esempio mozzarelle light, yogurt scremato. Senza cadere nell’opposto, ossia nell’abuso dei grassi, non bisogna dimenticare che il grasso intrinseco al cibo è il maggiore stimolo cerebrale alla sazietà: una dieta troppo risicata di lipidi alimentari sarà inevitabilmente e letteralmente una dieta “da fame”.
– Non mangiate troppo spesso, ma allo stesso modo non mangiate lasciando trascorrere troppe ore tra i pasti. A livello terapeutico la soluzione più indicata a ristabilire il naturale ritmo dell’appetito è fare tre pasti completi (colazione, pranzo e cena) e un paio di spuntini leggeri. Se mangiate più spesso di così, il vostro sistema digestivo sarà sempre in attività, e non sentirà mai fame. Se mangiate lasciando trascorrere lunghe ore di digiuno, arriverete con troppa fame al pasto e non riuscirete a sentire una concreta sazietà. Quando avrete ripreso il controllo delle vostre abitudini alimentari nulla vi impedirà di fare una colazione frugale, saltare uno spuntino o risolvere un pranzo con una banana e un pezzo di parmigiano se necessario; ma ora, avete bisogno di ricreare ritmi di normalità.

Affrontare gli squilibri del sonno e il tono dell’umore fluttuante

Entrambe le cose (sonno non ottimale e umore tendente al basso) sono in gran parte causate dal coinvolgimento della sfera psico-emotiva, alla base del DCA. 
Tuttavia, non bisogna trascurare che possono subìre un netto peggioramento durante i primi 3-4 mesi di terapia, a causa del diverso assetto ormonale e minerale dell’organismo.

Il sonno disturbato durante la notte, la fatica ad addormentarsi e i continui risvegli notturni possono essere dovuti ad un sbilanciamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, che determina una maggior produzione di cortisolo nelle ore serali.

Il cortisolo è un ormone che ha l’effetto di acuire la concentrazione e l’attenzione, ma è anche coinvolto in attacchi di panico; normalmente raggiunge il suo picco nelle ore diurne, per abbassarsi durante la notte di modo da favorire il riposo. In presenza di una rottura dei ritmi circadiani, anche a seguito della reiterazione di abbuffate notturne, il corpo si abitua a produrre cortisolo nel tardo pomeriggio, e spesso anche intorno a mezzanotte o le due del mattino. Il sonno disturbato può essere peggiorato durante i giorni premestruali, a causa del rialzo di progesterone.
Esistono diversi metodi di rilassamento che permettono una diminuzione dei livelli di cortisolo e una regolazione della sua secrezione: la meditazione, lo yoga, il training autogeno e pratiche di mindfulness, ad esempio. E’ indubbiamente d’aiuto predisporsi al sonno notturno con pratiche dolci in serata: musica lenta, luci soffuse, evitamento di schermi LED/LCT (smartphone, iPad, computer…).
Da un punto di vista nutrizionale è possibile seguire i consigli che avevo dato in questo articolo.
Per quanto riguarda l’integrazione, è da valutare attentamente insieme al medico curante: in molti ricorrono alla melatonina, una molecola che avrebbe il compito di favorire il riposo notturno, ma che si rivela efficace solo in una bassissima percentuale di casi (è differente, infatti, l’effetto della melatonina esogena rispetto a quella endogena, prodotta dal nostro corpo). Altri provano ad utilizzare la valeriana, che potrebbe essere leggermente più efficace se assunta in forma di tintura madre, magari diluita in una tisana erboristica a base di valeriana e malva per essere ancora più efficace. A proposito di tisane, esistono alcune erbe fitoterapiche dall’azione rilassante che svolgono egregiamente il loro compito, a patto che siano formulate secondo i dogmi erboristici (qui per approfondire): le più note sono l’iperico, la malva, il tiglio, la camomilla e la lavanda officinale (da poter usare anche come aromaterapia). Attenzione alla camomilla: in alcune persone ha un effetto paradosso e, anziché rilassare, eccita.

Le fluttuazioni dell’umore sono molto difficili da gestire autonomamente, in quanto, almeno nelle prime fasi della guarigione, dipendono ancora strettamente dal rapporto con il cibo: è sufficiente un imprevisto, una cena fuori, una quantità che non rispetta la dieta, la voglia di un gelato o di una torta, per gettare nello sconforto e tingere di nero ogni aspetto della quotidianità. 
Il sostegno psicologico è imprescindibile per trovare quelle armi che permettando di difendersi dagli attacchi psichici della malattia, pian piano allontanandosene sempre di più. Il requisito fondamentale al miglioramento di questi sintomi, quindi, è la terapia con uno psicologo esperto di DCA.

Esistono alcuni sparuti studi che dimostrano un aiuto di sostanze naturali nella stabilizzazione dell’umore in casi di bulimia, tuttavia si tratta di ricerche di scarsa rilevanza, che andrebbero meglio approfondite. Da esse sembra che uno degli integratori migliori possa essere la Rhodiola Rosea, ossia l’estratto di una pianta adattogena in grado di stimolare la resistenza organica verso stimoli di varia natura, sia interni (lato emotivo) sia esterni (è infatti anche un valido immunostimolante); la Rhodiola stimola la produzione della serotonina, un ormone coinvolto nell’appetito, nel sonno, nell’umore e nella memoria. Se volete provare ad aiutarvi anche con un integratore di Rhodiola, oltre che con la psicoterapia, vi consiglio di fare affidamento ad una figura competente in materia di integrazione naturale, come ad esempio un buon medico esperto di fitoterapia.

Altre conseguenze della bulimia

Esistono molti altri disequilibri organici legati alla bulimia, come ad esempio problemi relativi al mestruo, alla libido, al tono delle energie.
Nessuno di essi è irreversibile, ma la soluzione non è immediata: spesso ci vogliono anni per poter conquistare un equilibrio ormonale che probabilmente non si è mai avuto nemmeno prima della malattia, se essa fosse subentrata in età adolescenziale.

Possono essere d’aiuto alcune pratiche terapeutiche di medicina “dolce”, ad esempio:
Agopuntura, per rilassare, ribilanciare l’asse ipofisi-surrenali e ipofisi-ovaie, per alleviare i dolori gastrici e come sostegno alla fertilità nel momento in cui si cercasse un bambino.
Osteopatia, per i problemi relativi agli organi digestivi e per sbloccare una cattiva circolazione linfatica o sanguigna, che spesso risulta compromessa a livello diaframmatico.
Fitoterapia. Esistono numerosi principi attivi derivati dalle piante che sono un sostegno al tono energetico, immunitario e ormonale, la cui posologia va attentamente personalizzata.
– Cito da ultima l’omeopatia, sulla quale è mio dovere avvertire che non esistono studi scientifici a sostegno. A livello personale, non ritengo che “una cosa sia vera perché dimostrata”: ritengo molto più valido il principio dell’efficacia, anche qualora esso fosse dovuto ad un effetto placebo (come si ipotizza per le cure omeopatiche). Sempre a livello personale, posso dire di aver tratto beneficio da alcuni rimedi omeopatici, in primis il mio rimedio costituzionale (chi conosce l’omeopatia unicista sa di cosa parlo), che ha risolto mal di testa lancinanti, irregolarità mestruali e tendenza ad un umore grigio in corrispondenza dell’autunno. Non ho mai usato l’omeopatia per “curarmi” in senso stretto (traumi, infezioni, patologie), quindi su questo non posso esprimere alcun parere. In relazione alla bulimia, ritengo che un omeopata (unicista) sapiente e preparato, non certo formato in un weekend di studio matto e disperatissimo e senza pratica clinica, possa aiutare la paziente a trovare sollievo dai pensieri ossessivi (in collaborazione con lo psicoterapeuta), ma probabilmente non su danni più prettamente organici.

Bibliografia
– Cifani C, Micioni Di B MV, Vitale G, Ruggieri V, Ciccocioppo R, Massi M – Effectc of salidroside, active principle of Rhodiola rosea extract, on binge eating – Physiol Behav 2010 Dec 2;101(5):555-62
– Michelle P. Warren – Endocrine Manifestations of Eating Disorders – JCEM
– Sato Y, Fukudo S – Gastrointestinal symptoms and disorders in patients with eating disorders – Clin J Gastroenterol. 2015 Oct;8(5):255-63