Punto quinto per prevenire il cancro: gli alimenti animali.
Secondo le raccomandazioni del WCRF si dovrebbe limitare il consumo di carne rossa ed evitare il più possibile la carne processata. Attenzione però a non distorcere il messaggio: dire che la carne (in particolare quella rossa) provochi cancro è sbagliato. E’ l’eccesso di carne rossa ad essere fattore di rischio per la proliferazione di cellule tumorali: dobbiamo dunque interrogare su cosa si intenda per “consumo eccessivo”.
Sono consapevole che questo sarà un articolo molto controverso: gli alimenti di origine animale si prestano a innumerevoli spunti di dibattito. C’è l’aspetto etico, quello salutistico, quello dietetico: sembra quasi una lotta combattuta a colpi di studi scientifici tra vegetariani e sostenitori delle diete proteiche.
So che mi leggono molte persone che hanno scelto di non mangiare carne o pesce (o entrambi), e so che tra i miei lettori ci sono anche frequentatori di palestre, sportivi o semplici buongustai per i quali la fiorentina è irrinunciabile. Chiedo a tutti di tener presente una cosa fondamentale: quanto scriverò in questo articolo ha solide basi scientifiche il cui oggetto di ricerca era la correlazione tra consumo di prodotti animali e insorgenza di tumori. Nel redigere le raccomandazioni per la salute, il WCRF ha escluso tutti quegli studi volti a indagare se le proteine animali possano o meno essere utili a chi fa sport o a chi segue una dieta per perdere peso. Le due cose non vanno di pari passo: dire che l’eccesso di carne rossa favorisce l’insorgenza di cancro non significa sostenere che l’uomo possa fare a meno di proteine animali. Sono vere entrambe le cose: la correlazione tra consumo di carne (rossa e/o processata) e tumori è dimostrata, così come è ampiamente dimostrato che in alcune condizioni sia pressoché impossibile fare a meno di prodotti animali – a meno di ricorrere a integrazioni proteiche di sintesi. Gli sportivi, i bambini in fase di crescita e le donne in gravidanza o allattamento non dovrebbero mai seguire una dieta vegana, che escluda ogni fonte proteica animale: almeno uova e pesce dovrebbero essere presenti nella loro alimentazione.
Detto questo, scendiamo nei dettagli.
Non si può genericamente dire che la carne predisponga al rischio di cancro, bisogna capire quale tipo di carne sia la più pericolosa, in che quantità e soprattutto in che modo vada ad agire sullo sviluppo e progressione di un tumore.
I fattori che rendono la carne un promotore del cancro sono essenzialmente due: le proteine e il ferro, tenendo sempre ben presente che è il loro eccesso ad essere pericoloso; a questi se ne possono aggiungere altri due, che tuttavia interessano anche altri alimenti: i conservanti presenti nella carne processata (in particolare nitriti, nitrati e composti nitrosi) e le sostanze tossiche che si formano quando la carne è cotta alla brace (idrocarburi aromatici policiclici ed ammine eterocicliche).
Le proteine
Le proteine sono indispensabili per la crescita: sono come dei mattoncini che vanno a costituire quella complessa struttura che è il nostro corpo. Le cellule sono fatte da proteine, così come i muscoli, i capelli, gli organi; le proteine nel nostro organismo hanno anche una funzione di trasporto dei nutrienti e delle sostanze, e un’ulteriore funzione regolatoria (molti ormoni hanno origine proteica).
Il fabbisogno quotidiano di proteine è soggetto a variazioni nelle varie fasi della vita: non solo durante la crescita o la gravidanza, ma anche durante la malattia, la convalescenza e un periodo di intensa attività fisica. La giusta quantità di proteine è oggetto di controversia: tendenzialmente, in età adulta, il fabbisogno giornaliero è attestato essere su 1 g di proteine per ogni kg di peso. Gli alimenti maggiormente proteici sono quelli di origine animale: carne, pesce e uova forniscono proteine ad alto valore biologico, ossia composte da tutti gli aminoacidi di cui il nostro corpo necessita. La quota giornaliera di proteine è comunque assicurata anche da fonti vegetali: cereali, legumi, frutta secca e persino frutta fresca e verdura contengono proteine, seppur in percentuale inferiore rispetto ai prodotti animali.
Quando la quota proteica eccede il fabbisogno individuale aumenta il rischio di sviluppare tumore, in particolar modo quello al colon-retto. Il nefasto effetto non è caratteristico di tutti i tipi di proteine: la ricerca evidenzia che i tumori sono affamati di proteine animali, e non di quelle vegetali. Ricordate cos’ho detto poco fa? Le proteine animali sono quelle che stimolano maggiormente la crescita del corpo (e dunque sono indispensabili al bambino e alla donna in gravidanza); se però vengono introdotte in misura maggiore rispetto al proprio fabbisogno, andranno ad incentivare la crescita di cellule tumorali che, in assenza di questo stimolo, potrebbero facilmente essere eliminate dai nostri meccanismi di controllo. Avete presente quando si cerca di ridare vita ad un cumulo di braci ardenti? Basta un po’ di aria, e il fuoco rinasce. E’ quello che fa l’eccesso di proteine animali: stimola la crescita di micro-formazioni tumorali, e se i sistemi correttivi non sono efficienti questa proliferazione prosegue fino allo sviluppo del tumore vero e proprio.
Maggiore è l’eccesso proteico, minore sarà la capacità dell’organismo di fermare questo processo.
Come non mi sono stancata di ripetere è l’eccesso proteico ad essere problematico, e non le proteine animali in sé e per sé. Il concetto di “eccesso” è strettamente personale e dipende da diversi fattori: ad esempio quello che per una segretaria è un eccesso proteico, per l’atleta potrebbe essere il giusto fabbisogno. L’attività fisica è infatti uno dei fattori più determinanti nella stima del fabbisogno individuale.
Mi chiederete: se sono le proteine animali a essere pericolose, perché si parla solo di carne, e non di pesce e di uova? I motivi sono molto semplici: per prima cosa la carne ha percentualmente più proteine del pesce, e in secondo luogo contiene anche altre sostanze riconosciute essere favorenti il cancro.
Il ferro
Esistono due forme di ferro: eme (contenuto solo nei prodotti animali) e non eme (contenuto nei prodotti vegetali e in quelli animali). Il ferro eme viene subito assorbito, e viene assorbito completamente senza alcuno scarto. Il ferro non eme viene assorbito dopo essere stato trasformato in un composto più biodisponibile e grazie all’aiuto di particolari proteine trasportatrici; ha un grado di assorbibilità molto basso, dunque viene perlopiù perso dall’organismo.
Questo è il motivo per cui spesso si sente dire che in caso di carenza di ferro è necessario mangiare più carne: tra i prodotti animali è la carne -in particolare quella rossa- che contiene ferro immediatamente disponibile. Chi segue diete vegetariane o vegane è tendenzialmente più soggetto a carenza di ferro, specialmente le donne che ne hanno un fabbisogno doppio rispetto all’uomo. Questo sembrerebbe essere un vantaggio per gli onnivori, ma non è proprio così…
Se la natura ha fatto un modo che la maggior parte del ferro che introduciamo venga perso un motivo c’è: il ferro libero (ferro eme) è uno dei più potenti ossidanti che si conoscano. L’ossidazione è un fenomeno che può interessare diversi componenti e distretti organici: quando colpisce la doppia elica del DNA cellulare determina la formazione di mutazioni genetiche che causano l’insorgenza di tumore.
Come per le proteine, non è il ferro in sé ad essere fattore di rischio per il cancro, ma il suo eccesso. Eccesso di ferro ed eccesso di proteine sono strettamente legati: infatti l’alimento che contiene i maggiori quantitativi di entrambi i nutrienti è la carne rossa, pertanto si consiglia di limitarne il consumo. Ci sono persone abituate a mangiare tutti i giorni carne rossa (manzo, vitello, maiale): bisognerebbe invece variare di giorno in giorno la fonte proteica, privilegiando il consumo di carni bianche (pollo, tacchino, coniglio), pesce di ogni tipo, uova di categoria 0 (biologiche) e prodotti vegetali ricchi di proteine (cereali minori, frutta secca, legumi).
Attenzione: proprio per la forte correlazione ferro libero e insorgenza di tumore si deve evitare di cominciare un’integrazione di questo minerale sulla base di convinzioni personali senza il consulto di un medico.
I conservanti nei prodotti animali
Ancor meno salutare della carne rossa è la carne processata, ossia integrata con additivi.
Esistono due tipi di additivi usati nell’industria della carne: quelli usati come conservante di cui si ha l’obbligo di indicarli in etichetta, e quelli usati come miglioratori del prodotto, ad esempio per conferire un colore più rosso alla carne. Avete mai visto com’è rossa la carne venduta nei banchi frigo rispetto a quella della macelleria? Non è più fresca né più sana: potrebbe essere stata lavorata con composti a base di anidride solforosa, che di certo non è un concentrato di salute. Per gli additivi-miglioratori purtroppo non c’è l’obbligo di etichettatura: vi consiglio di comprare carne solo da macellai di fiducia, che possano garantirvi la freschezza e la provenienza del prodotto.
Gli additivi aggiunti come ingredienti -e dunque specificati in etichetta- sono essenzialmente nitriti, nitrati e polifosfati: la degradazione di questi composti da parte dell’organismo forma nitrosammine, molte delle quali sono riconosciute essere cancerogene per l’uomo. Evitate dunque tutta la carne conservata: affettati, salumi, bresaola, wurstel, hamburger impacchettati e tutto ciò che si trova nel banco frigo al supermercato nella sezione carne. Un prodotto sul quale poter star tranquilli circa la presenza di additivi è il prosciutto crudo di Parma o San Daniele: essendo a marchio DOP, per legge può essere fatto solo con carne e sale, né più né meno.
I metodi di cottura
Un importante fattore di rischio per il cancro riguarda metodi di cottura della carne molto diffusi: la griglia e la brace. Le alte temperature e il contatto diretto con la fiamma causano una reazione tra gli aminoacidi e la creatina, entrambe sostanze contenute nei muscoli degli animali: si formano le ammine eterocicliche, 17 delle quali si sono dimostrate essere cancerogene per l’uomo. Dalla cottura alla griglia o al barbeque si formano inoltre idrocarburi aromatici policiclici, anch’essi cancerogeni: li ritroviamo non solo nella carne, ma anche nel pesce e in cibi cotti a diretto contatto con il fuoco (pensiamo alla pizza, quando la crosta è parzialmente carbonizzata).
Meglio dunque preferire metodi di cottura più dolci, come arrosti, stufati, spezzatini e lessi.
Il rischio di cancro, e la protezione del pesce
Secondo l’analisi del WCRF, il consumo eccessivo di carne rossa e processata è un fattore di rischio per il cancro al colon-retto (evidenza di I grado); quest’eccesso è correlato inoltre ad altri tipi di tumore con un livello di evidenza di III grado: esofago, polmoni, pancreas, endometrio, stomaco e prostata.
Non sono state evidenziate correlazioni per quanto riguarda la carne bianca e le uova, mentre il pesce è stato identificato essere protettivo verso il cancro al colon-retto (evidenza di III grado). Il pesce che contiene più vitamina D è quello più prezioso come anti-cancro: aringhe, acciuge, spigola, cernia, trota (sia normale che salmonata), carpa, luccio, palombo e salmone.
Proprio per la protezione offerta dal pesce consiglio a chi ha un aumentato fabbisogno di proteine di prediligerlo rispetto alla carne: oltretutto contiene acidi grassi polinsaturi omega-3 e omega-6, che sono particolarmente utili proprio a quelle categorie di persone che necessitano di più proteine. In gravidanza e allattamento vengono trasferiti al bimbo attraverso il sangue e il latte della mamma, e gli saranno utili nella formazione del sistema nervoso; incentivano lo sviluppo delle funzioni cerebrali e cognitive nei bambini in fase di crescita; sono preziosi anti-infiammatori articolari e muscolari per gli sportivi. Per la popolazione in generale sono un fattore protettivo nei confronti di ipertensione, ipercolesterolemia, osteoporosi e malattie neurodegenerative.
Personalmente, ritengo un’alimentazione pescariana -ossia senza carne e senza latticini, ma che preveda pesce ed eventualmente uova- di gran lunga migliore rispetto ad una vegetariana classica (ossia con latte e derivati). Questo da un punto di vista strettamente nutrizionale: la scelta etica è sempre molto più soggettiva e personale, dunque su questo non esprimo opinioni che inevitabilmente perderebbero di oggettività.
Sitografia
World Cancer Research Fund
34 Comments
Prima! 🙂
Io mangio tutto e questo lo sai. Però, avendo la fortuna di vivere al mare, mangio più carne che pesce. E le uova, una volta a settimana. Legumi come se piovesse.
Quello che frega noi romagnoli è la griglia: ci cuociamo bene e spesso anche il pesce, “sul carbone”.
Ce l’abbiamo a casa il mini barbecue a carbonella, ma sinceramente non è che io o Chef abbiamo voglia di accenderla tutte le volte che cuciniamo carne o pesce (per fortuna). Una domanda: la griglia elettrica, che non ha carbone ma solo la serpentina arroventata, attua lo stesso precesso di quella a carbone? Direi di no, dato che il prodotto non è a contatto con la fiamma…
Articolo bellissimo e moooolto istruttivo: lo stampo per Chef e lo costringerò a leggerlo, dato che lui è un consumatore di proteine abbastanza accanito.
Avendo la fortuna di vivere al mare, mangi più carne che pesce? Mi sa che hai sbagliato qualcosa 😛 Comunque il problema della cottura è principalmente dovuto alle alte temperature e/o al diretto contatto con la fiamma; già togliendo il secondo fattore (es. griglia elettrica) la situazione migliora. Rimane però quello dell’alta temperatura, e oltretutto la griglia elettrica è magari rivestita in teflon: meglio evitare, perché si tratta pur sempre di petrolio a diretto contatto con qualcosa che poi mangi…
Si pardon, stanotte Titu mi ha tenuta praticamente sempre sveglia (raffreddorone)… No, la griglia elettrica é in alluminio.
Sai che ho qualche perplessità anche sull’alluminio? Secondo me le migliori sono in ceramica, ma la vedo dura fare una griglia elettrica in ceramica effettivamente 😛 COMUNQUE, mia cara romagnola, poca griglia è sempre meglio 🙂
😀
allora facciamo così: poco ma buono = barbecue una volta ogni morte di papa, che almeno mi cavo la voglia 😉
Articolo molto interessante, come al solito!!! mi ha sollevato un dubbio… tu dici “ritengo un’alimentazione pescariana -ossia senza carne e senza latticini, ma che preveda pesce ed eventualmente uova- di gran lunga migliore rispetto ad una vegetariana classica”… quindi anche i latticini sono pericolosi??
Ne avevo parlato in un paio di articoli: prova a guardare “latte e latticini” tra le tag. Il latte è correlato al cancro alla prostata, e i latticini in generale è meglio toglierli dall’alimentazione se si vogliono evitare recidive di cancro al seno (quindi l’evidenza scientifica in questo secondo caso l’abbiamo solo per chi ha già sofferto di cancro). Per tutta una serie di altri motivi salutistici, io consiglio comunque di non consumare troppo spesso latte e derivati, soprattutto da bambini.
Tanti complimenti,
I tuoi articoli sono sempre estremamente chiari.
Molti degli argomenti di cui scrivi sono ben noti a chi come me cura con attenzione la propria alimentazione ma nei tuoi articoli c’è sempre qualche dettaglio in più inserito in un contesto di massima chiarezza espositiva.
Sei una eccezionale divulgatrice,
Brava
Non immagini quanto mi faccia piacere leggere questo tuo commento proprio in quest’articolo, che è stato uno dei più difficili a cui abbia lavorato finora… Grazie!
cara arianna,
mi unisco ai complimenti degli altri lettori anche per questo articolo!
proverò a sottoporlo al mio fidanzato, sperando che capisca PERCHE’ non compro mai carne al super!!!!
ho una domanda sulle proteine: mi sono sempre chiesta per quale motivo si dice di non “mescolare” le proteine animali e vegetali nello stesso pasto: per motivi di assimilazione dei principi nutritivi? o per qualche altro motivo?
sono quindi sconsigliabili le accoppiate seppie e piselli / tonno e fagioli, ecc?
invece nel caso di proteine di origine animale ma diverse (uova/pesce/formaggio..), è meglio evitare il mix o è abbastanza indifferente?
grazie!
Meglio evitare sempre di unire fonti proteiche differenti per non dare troppi “input” al sistema digerente. E’ come se ti parlassero 3 persone contemporaneamente: poi non sai più a chi prestare ascolto!
Grazie anche a te per i complimenti, sono felice di ricevere tanto apprezzamento…
Devo dire che mi piacciono abbastanza i suoi articoli. Li trovo utili come base per iniziare un approfondimento. Per questo muovo una critica classica: mancano i riferimenti. Non dico di inserire un riferimento (bibliografico, web o altro) per ogni affermazione, alla Noam Chomsky, ma sarebbe opportuno e utile farlo almeno per quelle più importanti. Solo per fare un esempio, una affermazione importante (in questo contesto) è: – “Quando la quota proteica eccede il fabbisogno individuale aumenta il rischio di sviluppare tumore, in particolar modo quello al colon-retto.”.
Ecco, in questo caso poter leggere quali sono le premesse, i metodi e le conclusioni degli studi alla base di questa affermazione sarebbe estremamente utile. E’ vero, potremo cercare per conto nostro. Ma perché? Dal momento che lei lo afferma se ne deduce che, come dietista, si è prima debitamente documentata, altrimenti verrebbe meno l’onestà intellettuale. Le chiedo quindi di inserire nei suoi articoli riferimenti dove poter valutare le affermazioni più importanti o pesanti.
Grazie!
Grazie Pierluigi per il suo intervento.
Sono d’accordo con lei per quanto riguarda i riferimenti bibliografici, che in precedenza ho sempre messo negli articoli di stretta rilevanza scientifico-medica. In questa serie di interventi riguardanti la prevenzione del cancro ho omesso di riportare i riferimenti per un motivo che probabilmente le è sfuggito, e che avevo esplicitato solo nel primo articolo della serie, ossia: ogni cosa che scrivo circa il cancro è contenuta nel WCRF_2007. Vale a dire il documento stilato dal World Cancer Research Fund nel 2007 (attualmente in revisione e aggiornamento) sulla prevenzione dei tumori a partire dallo stile di vita; le indicazioni e le conclusioni sono state fatte da un panel di esperti a partire da review dei più importanti lavori di ricerca mondiale, catalogati in tre classi di evidenza (convincing, probable, limited-suggestive).
Mi premurerò di aggiungere a conclusione di ogni articolo il riferimento al sito del WCRF, da cui il documento è scaricabile: spero così di rendere più completi i miei interventi!
Ciao, complimenti per l’articolo, volevo dire che ho eliminato da anni la carne rossa e vado solo di pesce e carne bianca.
Tuttavia mi sorge un dubbio, anche l’eccesso di carne bianca o pesce può dare problemi?
Mi sapresti indicare la dose settimanale consigliata di pesce e carne bianca?
Al momento mangio circa 1-2 merluzzi o sgombri al giorno (a seconda della disponibilità) e carne bianca una volta a settimana.
Ciao Cristina! Più che altro ti consiglierei di variare il più possibile la qualità delle tue proteine: mangiare sempre e solo merluzzo e sgombro è ripetitivo. Se vari con altri tipi di pesce sarebbe più sano. Ad ogni modo, l’eccesso di proteine non è mai sano, di qualsiasi tipo siano. Difficile stabilire quantitativi generici oltre i quali vi è eccesso: dipende da persona a persona e dagli altri nutrienti della dieta. In via prudenziale, siamo sui 100-120 g di carne e 130-150 g di pesce, da alternare durante la settimana con altre proteine come uova o legumi. O da bilanciare all’interno di altri alimenti, come fanno i vegani consumando cibi vegetali ricchi di proteine.
Ciao Arianna,
come ti poni tu nei confronti degli insaccati? Esistono scelte salutari e consapevoli?
Nell’articolo citi il prosciutto San Daniele e quello di Parma come protetti da normative e privi di conservanti, ma dal punto di vista nutrizionale sono scelte valide? E cosa mi dici invece della bresaola? Io ne mangio spesso, perchè mi piace molto e onestamente la trovo “comoda”.. pronta al consumo.. quando si ha poco tempo o poca voglia di spadellare bresaola-rucola-grana a scaglie è un must per me…
Ciao Paola 🙂
Personalmente gli insaccati non mi piacciono: mangiavo un po’ di prosciutto cotto da bambina e ho passato la fase del “bresaola = proteine = dimagrisco”. Da un punto di vista di consapevolezza, potrei dirti che il Parma e San Daniele sono tutto sommato i migliori: per legge sono fatti solo di carne e sale (…a parte chi fa il furbetto). Il problema sta sempre nella provenienza della carne, che può non essere italiana pur essendo prodotto DOP. La stessa bresaola viene al 90% da allevamenti brasiliani, anche se la carne viene lavorata in Valtellina (io abito non troppo lontano da lì).
Esistono degli allevatori ammirevoli che preparano ancora insaccati nel vecchio modo, senza conservanti: bisogna conoscerli, ma in internet si trovano ottimi fornitori. Se ti interessa contattami per mail che ti do un paio di nomi di piccole aziende che fanno consegne a domicilio.
Da un punto di vista nutrizionale, il problema sta essenzialmente nella ricchezza di sodio (sale) e di grassi: purtroppo quando gli animali sono allevati intensivamente e con mangimi insilati accumulano tossine nel loro grasso, che poi ovviamente si ritrovano nel salume. E si tratta perlopiù di grassi saturati. Se l’animale è invece allevato a erba anche la qualità dei loro grassi cambia, così come la bontà del salume stesso 🙂
Gentile Arianna,
come credo saprai, in questi giorni stanno circolando molte notizie che fanno riferimento ad una ricerca pubblicata sul ‘Journal of the National Cancer Institute’ (le analisi sono state condotte dal team del ricercatore Usa Alan Kristal, del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle).
Secondo questa ricerca gli acidi grassi Omega 3, considerati un toccasana per tenera a bada i trigliceridi e aiutare il cuore, aumentano pero’ del 71% le chance di ammalarsi di cancro alla prostata.
Ad essere sotto accusa, tra l’altro non sarebbe solo l’uso degli integratori ma anche di pesce azzurro (salmone, sgombro e tonno in particolare) del quale si sconsiglierebbe il consumo più di due volte la settimana? Cosa ne pensi?
Un saluto e grazie per l’attenzione.
Ciao Andrea! Non sono ancora venuta a conoscenza di questo studio, potresti linkarmelo per cortesia? Mi interesserebbe capire esattamente il meccanismo d’azione biochimico alla base dell’aumento del rischio, e di quale pesce si stia parlando (fresco, in scatola, surgelato, metodi di cottura, quantità di significatività statistica). Vorrei capire se effettivamente siano gli omega3 ad essere imputati, o altri fattori. Così poi posso darti una mia opinione 🙂 I pesci che hai citato, comunque, sono sconsigliati per un consumo frequente perché inquinati da mercurio, guarda qui (se non sbaglio lo sgombro non è in allerta, ma di sgombro se ne consuma soprattutto confezionato e sotto sale ed è tutt’altra storia). Aspetto il link, quando puoi…!
Ciao Arianna,
purtroppo riesco ad inviarti solo il link dell’Abstract. Non ho letto lo studio e del resto temo di non avere la competenza per capirlo a fondo. Proprio per questo chiedevo un tuo parere competente (oltre che sempre chiarissimo!)
Grazie mille
http://jnci.oxfordjournals.org/content/early/2013/07/09/jnci.djt174.abstract?sid=c593ed4a-8406-4b8f-a999-22f316100b5c
Ho dato un’occhiata all’abstract ma è molto lacunoso: vedo se in qualche modo riesco a reperire lo studio completo e se riesco settimana prossima saprò essere più esaustiva.
Ad ogni modo la cosa che mi balza all’occhio è il fatto che lo studio è stato condotto su uomini con già diagnosticato il cancro! “Case subjects were 834 men diagnosed with prostate cancer, of which 156 had high-grade cancer”: si sta parlando di uno stato già patologico, non di soggetti sani nei quali si è osservato un aumento di rischio a seguito di dieta ricca di omega-3… I meccanismi biologici di base sono differenti. Inoltre, l’abstract dice che “sono stati rilevati alti livelli di omega-3 nel plasma”, ma non fa alcun cenno se questi valori siano dovuti ad un effettivo aumentato introito alimentare. Anzi, si specifica che “non è stata osservata correlazione dose-risposta”. Secondo me c’è da stare più che tranquilli, ma ripeto: se riesco a recuperare lo studio completo ci riaggiorniamo 🙂
Domenico, non sono le proteine a determinare il cancro 🙂 Il cancro è determinato da almeno 6 (mi pare 6, o giù di lì) mutazioni ripetute su uno stesso gene: i fattori possono essere diversi. Le proteine, al più, agiscono quando il tumore è già formato nell’incentivare la crescita cancerosa. Ad ogni modo The China Study riporta studi in vitro (laboratorio) e non in vivo: in vivo possono essere riportate solo correlazioni statistiche e non causa-effetto. Quelli in laboratorio sono stati effettuati quasi esclusivamente con caseina isolata: una singola proteina, isolata e fatta agire direttamente sul tumore. Una condizione un po’ diversa dal consumo alimentare di proteine (beninteso che attualmente si fa un uso spropositato di proteine animali, e che un riassestamento delle abitudini sarebbe accolto a braccia aperte!).
Vero invece che omega3 e omega6 sono reperibili negli oli citati, da usare rigorosamente a crudo e da conservare in frigorifero 🙂
Bello dialogare con te…. ma scusami posso darti del tu?? va bhè faccio finta che mi hai detto di sì!! hahahah
Una domanda….ma secondo te perchè nelle zone rurali della cina il tumore al colon retto non esiste proprio mentre in Usa e in europa è una delle cause di morte più diffuse??? idem per ciò che riguarda cardiopatie e diabete??? questa è la prova provata se mai c’è bisogno di tutto ciò che gira intorno alle proteine animali….e al nostro essere Frugiveri anzichè Onnivori!! Mi sembra inutile ricordarti visto le tue CREDENZIALI (a cui mi inchino e ti chiedo scusa se posso mancarti di rispetto ma non è mia intenzione) il nostro apparato digerente, cosa comporta la rottura dei gusci proteici da parte del nostro piccolo fegato….piccolo appunto per rompere sì i gusci proteici ma quelli vegetali più piccoli…. ecc.ecc.
Quello che Cambell dimostra, aldilà delle colture in vitro o meno…. è la tossicità delle proteine animali sul corpo umano dati alla mano!!!!
E questo non è opinabile….
notte 😉
Hai voglia di leggere questo e poi darmi una tua opinione sul perché Campbell abbia escluso la popolazione cinese Tuoli dai suoi studi? 🙂
Il cancro al colon si correla non tanto alle proteine animali o alla carne, quanto al consumo di carne trasformata (come affettati, insaccati, wurstel e simili; in quest’articolo l’ho spiegato): sono due cose ben diverse. Come dire ‘soia’ o ‘bistecca di soia Valsoia’ 🙂 E poi, perché si parla sempre e solo di carne e mai di pesce, che ha proteine uguali alla carne e che non è mai stato associato a patologia alcuna (salmone affumicato a parte, vabbè)?
Non dimentichiamo mai che la differenza è fatta da qualità e quantità di ciò che mangiamo. Se io mangio 3 kg di banane al giorno, per quanto vegetali siano, rischio un’iperpotassiemia mi sa! Se mangio tutti i santi giorni carne, e magari solo di un solo tipo (bistecchina, filetto…) ci credo che mi ammalo! No, mi spiace, tutti gli studi scientifici fatti non mi hanno dimostrato che un consumo *consapevole* di proteine animali faccia morire: uno consumo scriteriato, indiscriminato, che non bada alla tipologia di allevamento -invece- sì.
Questo non toglie che io abbia profondo rispetto per la scelta veg su motivazioni etiche o ambientali, chiaramente. Sulle motivazioni salutistiche dico: se l’alternativa è la carne industriale, ben venga il veganesimo. Ma se ci sono alternative consapevoli, la salute dei due regimi dietetici è alla pari 🙂
Perdonami se provo a risponderti io…visto che la domanda non è rivolta a me, spero apprezzerai la risposta che può tornare utile a tutti…..
per quanto riguarda il cancro alla prostata e in generale e quasi tutti gli altri sono le proteine animali a innescarli….. (nel libro the china study è ampliamente dimostrato) e non cosa contengono i vari alimenti…..tipo omega tre ecc.. che poi va anche detto che con la cottura di qs alimenti viene totalmente distrutto….. a tal riguardo si può assumere l’omega 3 e l’omega 6 dall’olio di semi di lino oppure ancora meglio dall’olio di semi di canapa sativa che ha il migliore combinazione di qs due grassi insaturi…. si possono condire le insalate….. o qual si voglia pietanza sempre e solo a freddo!!!
un amico vegano… 🙂
Ciao Domenico,
comincio ringraziandoti sinceramente per la risposta e i riferimenti che segnali. Ho comprato The China Study ma non l’ho ancora letto.
Sto cominciando ad interessarmi ai temi legati ad alimentazione e salute. Almeno per il momento sono propenso per una dieta che preveda, tra l’altro, un consumo sano e maggiormente consapevole di carne e pesce, più che a una loro completa eliminazione.
Ti ringrazio comunque per i consigli!
Un amico non vegano…almeno per ora 🙂
Bhè già che hai comprato il libro vuol dire che stai ascoltando il tuo corpo già da tempo e non te ne sei reso conto….leggilo, io l’ho fatto in 2 giorni…. epoi l’ho riletto e ancora dopo!!! 😉
volevo essere sicuro di cosa stavo leggendo!!
non ti svelo niente…..ho da riferirti però che se e quando cambierai alimentazione scoprirai un mondo di cose gustosissime, colorate e allegre e vivrai più in armonia con il tuo corpo e con il resto del mondo che ti ringrazierà per la rivoluzione che starai attuando e non solo propagandando!!!
notte;-)
Articolo, completo ed esaustivo. Mi è piaciuto molto anche per l’imparzialità del punto di vista perchè non schierato dalla parte dei vegetariani o degli onnivori ma focalizzato sull’importanza dell’apporto nutrizionale degli alimenti. Complimenti 🙂
Grazie mille Fabrizio, è importante per me che si capisca che tengo alla qualità del cibo e non tanto a uno schematismo veg/non veg… 🙂
Ciao Arianna, un informazione, quale sarebbe la solida base scientifica su cui hai basato il tuo articolo??
grazie..
Ciao Laura. Gli articoli sul cancro sono stati scritti partendo dalla pubblicazione del WCRF (World Cancer Research Fund), che trovi qui, in collaborazione con l’IEO di Milano (Istituto Europeo Oncologico), per il quale ho fatto la tesi del master universitario.
Ciao! Allora le carni bianche non sono correlate al cancro? Si può mangiarle in dimagrimento? Una porzione per una femmina sana può essere 150 GR una volta ogni due settimane circa?
Porzioni e indicazioni personalizzate non sono adatte a questa sede.
Mi chiedo e chiedo allora vista la neutralità e la capacita protettiva, pescetariani senza latticini con uova e pesce ogni giorno alternati si può senza rischi? Mettendo uova al mattino e pesce a pranzo diciamo. Visto la salubrità del pasto proteico al mattino.
Tutto deve essere contestualizzato nell’alimentazione nel suo complesso, impossibile dare un gidizio estrapolato da tutto il resto.