Punto quarto per prevenire il cancro: gli alimenti vegetali.
Il Word Cancer Research Fund è molto chiaro: raccomanda di mangiare prevalentemente alimenti di origine vegetale.
Nello specifico i consigli sono i seguenti:
– Mangiare almeno 400 g tra frutta e verdura al giorno (non amidacei);
– Mangiare cereali non processati e legumi;
– Limitare gli alimenti a base di farina, soprattutto se si tratta di farina 0 o 00 (raffinata).
Affrontiamo punto per punto ciascuna di queste voci.
Frutta e verdura: le 5 porzioni al giorno
Il WCRF raccomanda di consumare i famosi “five-a-day”, ovvero cinque porzioni di frutta e verdura ogni giorno. Impossibile? Affatto!
Chiariamo il concetto di porzione: in tanti pensano che una porzione equivalga ad una misura di frequenza, per cui cinque porzioni significhi dover mangiare frutta e verdura cinque volte al giorno. In realtà il concetto non è questo: la porzione è un’unità volumetrica/quantitativa. Cinque porzioni corrispondono a 400 g tra frutta e verdura, e andando a vedere il peso medio dei vegetali raggiungere questa quota non è affatto difficile!
– Una mela e una pera pesano mediamente 200 g;
– Un kiwi pesa 100 g;
– Tre prugnette corrispondono a 100-120 g;
– Una carota e mezza zucchina sono altri 100 g;
– Una porzione di insalata con pomodorini, finocchio e ravanelli sono circa 150 g.
Dunque, fare uno spuntino a metà pomeriggio con una porzione di frutta e aggiungere ad ogni pasto un contorno di verdura (cotta o cruda) è l’ideale per la nostra salute, e non è nemmeno difficile da fare ogni giorno!
Il WCRF raccomanda di variare il colore dei vegetali che abbiamo nel piatto: ad ogni colore corrisponde una famiglia di antiossidanti con specifici effetti sul nostro organismo. Fare un mix di colori diversi aumenta in modo esponenziale la presenza di antiossidanti nel sangue, e quindi garantisce una protezione maggiore: ad esempio se mangiassimo solo insalata verde avremmo una protezione 100, un piatto di vellutata arancione (zucca e carote) sarebbero altri 100 punti. Se però in uno stesso pasto consumassimo sia l’insalata che la vellutata, la protezione sarebbe anche superiore alla somma delle precedenti: non 200, ma 250!
(I numeri che ho messo sono puramente casuali e non corrispondono ad alcuna misurazione: è solo per esprimere in termini numerici il concetto)
La frutta e la verdura andrebbero consumate solo fresche e di stagione: i pomodori mangiati a dicembre non hanno lo stesso effetto protettivo di quelli mangiati ad agosto. Senza contare che la verdura e la frutta coltivate fuori stagione devono ricevere qualche dopante (concimante chimico o antiparassitario) per poter crescere, visto che le condizioni ambientali sono totalmente sfavorevoli rispetto a quanto sarebbe naturale. E’ vero che le zucchine ci sono tutto l’anno, così come le mele, le carote, i fagiolini: questo non significa che siano buone (e sane) per tutti i 12 mesi del calendario.
Uno sbaglio che in molti fanno, e -purtroppo- chiama in causa anche chi gestisce mense aziendali o ristorazione scolastica, è quello di considerare i tuberi amidacei alla stregua della verdura: le patate non sono verdura perché, essendo molto ricche di amido, sono considerate facenti parte del gruppo dei cereali a carboidrati complessi a cui appartengono anche pasta e pane. Le patate hanno meno fibra, meno acqua e più carboidrati rispetto alla verdura, saziano meno e hanno uno scarso effetto protettivo per l’organismo.
Quindi, tutti quelli che mangiando patate al forno o patatine fritte sono convinti di completare il pasto con un sano contorno vegetale, si stanno sbagliando…
Cereali integrali e legumi
Come ho detto più volte, per cereali integrali non si intende né il pane integrale venduto in genere dai fornai, né tantomeno i cornflakes integrali per la colazione del mattino o i biscotti integrali.
Questi prodotti sono in gran parte vittime di un vizio della legislazione italiana, che permette di definire integrale un alimento che abbia una determinata percentuale di fibra: questa quota può essere raggiunta anche con l’aggiunta esterna di crusca (ossia fibra vegetale), un processo molto meno costoso e con margini di guadagno superiori rispetto all’utilizzo esclusivo di farine integrali. La fibra aggiunta all’alimento, e non intrinsecamente contenuta in esso, non ha alcun effetto salutistico, e anzi in molti casi crea gonfiore: non di rado mi capita di sentire che “il pane integrale non lo mangio perché mi fa lievitare”. Non è una scusa o una giustificazione, ma un dato di fatto: la crusca aggiunta distende la parete addominale, causando gonfiore.
L’ufficio marketing delle grandi aziende alimentari gioca sul fraintendimento che si può creare tra ricerca scientifica e denominazione commerciale: da una parte sempre più studi dimostrano che la fibra dei cereali in chicchi (i veri integrali) sia protettiva per diversi tipi di patologie, dall’altra è possibile per legge definire “cereali integrali” anche tutta una serie di prodotti che di certo non sono oggetto delle ricerche scientifiche sopra citate (cornflakes per la colazione, cereali soffiati, barrette di cereali, biscotti e merendine con crusca aggiunta). Non fatevi ingannare: questi alimenti non sono protettivi per alcuna malattia -men che meno quelle tumorali-, e anzi rientrano nella categoria degli alimenti processati di cui è bene limitare il consumo (ne avevo parlato qui).
I cereali integrali a cui fanno riferimento le raccomandazioni del WCRF sono quelli in chicchi (farro, orzo, avena, segale) e i cosiddetti pseudo-cereali (grano saraceno, miglio, amaranto, quinoa). Alcuni di questi sono molto usati nelle ricette popolari, in associazione a un’altra categoria di alimenti protettivi per l’insorgenza dei tumori: i legumi. Pensiamo ad esempio alle zuppe d’orzo e fagioli, oppure farro e lenticchie. Negli anni si è persa l’abitudine di consumare legumi: molti di noi mangiano lenticchie solo a Capodanno con lo zampone, o sbaglio? Bisognerebbe invece usarli maggiormente nei nostri menu, almeno un paio di volte a settimana.
I legumi andrebbero sempre consumati previo ammollo in acqua di 8-12 ore e lunga cottura; l’ammollo è importante per reindratare i legumi secchi, attivando in questo modo gli enzimi che permettono la massima biodisponibilità dei minerali. Ammollarli consente anche di ridurre gli effetti delle sostanze antinutrienti (fitati e ossalati) che rendono meno assorbibili alcuni microelementi come ferro, zinco e calcio. La lunga cottura, invece, serve ad ammorbidire la buccia, che altrimenti risulterebbe poco digeribile. Evitate l’uso di legumi in lattina, perché molto ricchi di sale (ne contengono l’1%, mentre non ce n’è traccia nei legumi secchi); se volete tenerne una confezione in dispensa meglio scegliere legumi biologici e sciacquarli bene dal liquido nel quale sono conservati.
Farina e farinacei
La farina comunemente in commercio è prodotta con meccanismi di macinazione che ne rendono non disponibili i nutrienti più importanti (minerali e vitamine): questo vale tanto per la farina integrale quanto per quella bianca; la farina raffinata (di grano 0 e 00), inoltre, è completamente privata di ogni residuo fibroso, e quindi di fatto non è costituita d’altro che da carboidrati di rapidissimo assorbimento, i peggiori da un punto di vista salutistico. Quando potete, scegliete farine macinate a pietra naturale e biologiche: preservano maggiormente i nutrienti.
Il problema delle farine, comunque, è il fatto che non sono un alimento da mangiare in sé e per sé, ma sono sempre e solo un ingrediente: le ritroviamo nei prodotti da forno come crackers, grissini, torte, merendine. Si tratta di alimenti che contengono anche molto sale, zucchero, magari latte in polvere o uova liofilizzate, agenti lievitanti chimici, grassi di dubbia provenienza. Dire “limitate il consumo di farina e farinacei” significa suggerire di limitare questi altri ingredienti che di certo non fanno bene al nostro corpo.
Alimenti vegetali e protezione tumorale
Di fatto, il WCRF non ha riscontrato evidenze di grado convincente (I grado) che correlino gli alimenti vegetali o loro componenti a una protezione tumorale. Sono però moltissime le evidenze di II grado, analizziamole insieme:
– Tutte le verdure, escluse quelle amidacee (patate, manioca, tapioca), e la frutta sono protettive per tumori del cavo orale e dello stomaco; la frutta anche per quello ai polmoni
– La famiglia delle Liliaceae commestibili (aglio, cipolla, porro, asparagi) proteggono dal cancro allo stomaco, e l’aglio in particolare anche da quello al colonretto
– Cibi vegetali contenenti folati proteggono il pancreas (arance, fagioli, vegetali a foglia verde come cavoli, broccoli, crescione, spinaci)
– Alimenti che contengono carotenoidi proteggono da tumori al cavo orale e ai polmoni (carote, zucca, arance, meloni, albicocche, pomodori)
– Alimenti che contengono licopene (pomodori) e selenio (cereali integrali) sono protettivi per la prostata
– Cibi vegetali ricchi di vitamina C proteggono dal tumore all’esofago (kiwi, agrumi, fragole, mele verdi)
Esistono poi evidenze di III grado per moltissime altri alimenti vegetali e tipi di tumore: non sono meno “vere” delle precedenti solo perché di un grado inferiore, ma semplicemente sono supportate da un numero più esiguo di ricerche. Senza elencare voce per voce, è possibile genericamente dire che frutta e verdura sono alimenti protettivi per i tumori che colpiscono l’orofaringe e l’apparato gastrointestinale.
Biodisponibilità delle sostanze antitumorali
Piuttosto che scendere nel dettaglio di come ciascun micronutriente vegetale agisca come antitumorale, ritengo sia più interessante vedere in che modo è possibile trarrne il massimo vantaggio per la salute. Purtroppo infatti la maggior parte dei metodi di cottura riduce il contenuto totale di nutrienti nei vegetali; parlando in linea generale, la frutta e la verdura consumate crude, con buccia e di stagione sono la scelta migliore per la nostra salute.
In alcuni casi invece la cottura aumenta la biodisponibilità delle sostanze anticancro:
– I carotenoidi, protettivi per cavo orale e polmoni, esplicano la loro maggiore efficacia quando consumati con un leggero condimento a crudo di olio extravergine d’oliva: essendo composti liposolubili, sono maggiormente assorbiti a livello intestinale se associati a una piccola percentuale di grasso.
– Il licopene dei pomodori si concentra maggiormente dopo la cottura: le conserve di pomodoro hanno anche 4 volte più licopene del prodotto fresco; come i carotenoidi, è maggiormente assorbito in associazione a olio extravergine crudo.
– L’aglio, noto antitumorale fin dall’antichità, esercita la sua azione anticancro solo dopo che ne è stato attivato l’enzima allinasi: è possibile farlo schiacciando gli spicchi (aglio in camicia) e lasciandoli riposare 15-20 minuti prima di usarli in cottura.
Fibra vegetale e cancro
La fibra degli alimenti vegetali si è dimostrata essere certamente protettiva per l’insorgenza di patologie cronico-degenerative come diabete, ictus, infarto e patologie cardio-vascolari. Le evidenze che la correlano anche ad una protezione tumorale sono meno consistenti, e sembrerebbero essere circoscritte solo al cancro al colon.
Tuttavia, la fibra solubile dei legumi (ceci, fagioli, lenticchie, fave, piselli) contribuisce a regolare la secrezione di insulina a livello pancreatico; la ricerca scientifica ha dimostrato che quando l’insulina non è nella norma rimane in circolo una grande quantità di ormoni estrogeni, correlati a un maggior rischio di tumore a ovaio, seno ed endometrio. Dunque mangiare legumi con regolarità contribuisce ad una protezione indiretta dal rischio di contrarre questo tipo di tumori.
La ricetta
Prima di concludere vi lascio un’altra ricetta di Anna (Natural Menu): questa volta si tratta di una calda zuppa autunnale, adatta ai primi freddi. Tra gli ingredienti abbiamo i porri, della stessa famiglia dell’aglio, la zucca ricca di carotenoidi, il farro (un vero cereale integrale) e olio extravergine d’oliva aggiunto a crudo per ottimizzare l’assorbimento dei nutrienti liposolubili. Anna consiglia di usare farro perlato che cuoce in circa 15 minuti e conferisce maggiore cremosità alla zuppa: se però avete tempo per una cottura più prolungata usate farro decorticato, maggiormente ricco di fibra solubile e nutrienti.
Ingredienti (per 4 persone)
2 porri; 300 grammi di zucca sbucciata; 20 grammi di funghi secchi ammollati; 250 g di farro; sale (preferibilmente marino integrale); olio extravergine di oliva
Preparazione
Tagliate a rondelle il porro e fatelo stufare con un filo d’olio e una presa di sale in una pentola con coperchio; aggiungete la zucca tagliata a cubetti ed i funghi secchi preventivamente ammollati in acqua tiepida e tritati. Aggiungete gradualmente brodo vegetale caldo, fino a quando non sarà tutto ben disfatto. A questo punto frullate con un mixer ad immersione, unite il farro ed altra acqua bollente proseguendo la cottura fino a quando il farro non sarà ben cotto. Potete lasciare la zuppa più asciutta o più brodosa, dipende dai vostri gusti; a cottura ultimata potete azionare a scatti il frullatore ad immersione per rendere questo minestrone più denso. Prima di servire date un giro di olio extravergine in ciascun piatto.
Sitografia
World Cancer Research Fund
46 Comments
Arianna, come è sempre bello leggere questi tuoi post.
Grazie.
Grazie a te per continuare a seguirmi…! 🙂
grazie arianna, un altro articolo chiarissimo!
ho 2 domande:
– nella ricetta accenni ai cereali perlati / decorticati: volevo appunto sapere, consumare orzo, farro e avena perlati rispetto agli stessi decorticati, è praticamente come consumare il riso bianco rispetto a quello integrale? è ovvio che sia preferibile la versione decorticata, ma mi chiedo…anche quelli perlati qualcosa di buono ce l’hanno, o sono da evitare perché dal punto di vista nutrizionale offrono poco? io in genere li alterno…
– riguardo ai legumi, se non abbiamo a disposizione quelli freschi, e magari ci siamo dimenticate di mettere in ammollo quelli secchi….tra quelli in scatola (con l’accorgimento di sciacquarli bene come suggerivi) e quelli surgelati, quali sono preferibili secondo te?
grazie!
I cereali perlati sono brillati, quindi subiscono parte degli stessi processi a cui è sottoposto il riso integrale per diventare riso da risotti. Conservano comunque maggiore integrità nel chicco, quindi non li metterei esattamente sullo stesso piano nutrizionale. Se dovessi fare una classifica dire: 1) Cereali minori (grano saraceno, quinoa, amaranto, miglio) 2) Segale e avena 3) Riso integrale e cereali decorticati in chicchi (farro/orzo) 4) Cereali perlati in chicchi e pasta integrale 5) Riso bianco. Penso di non aver dimenticato nulla!
Legumi… Come dicevo: in scatola, ben sciacquati e biologici. Per esperienza consiglio di usare di piselli e lenticchie che non ceci e fagioli: avendo una buccia più consistente, se non sono stati perfettamente ammollati e bolliti possono creare fastidio a livello di intestino.
porcaccia miseria……l’ultima settimana ho usato farro perlato e ceci….non ne ho becaata mezza insomma!!!!! uffy =((((
ps: ti ho scritto una mail
Non mi è arrivata alcuna mail, l’hai mandata dal “Contattami”? Me la rimanderesti?
Nei fagioli in lattina che ho a casa il sale è 0.5% da sgocciolati, che è anche meno di quanto se ne aggiungerebbe come condimento a dei fagioli sciapi. E sono assolutamente commerciali: hanno il nome del supermercato sopra 😉 .
Anche nei ceci in scatola che ho io.
Converrai che dovendo fare comunicazione alimentare a chi va all’Esselunga come a chi va al biologico o all’Ipercoop o altro-nome-supermercato, a chi compra ceci e chi prende cannellini, devo sempre usare una media 🙂
Grazie Arianna per l’articolo, come sempre, molto interessante e per condividere la tua conoscenza. 🙂
…eccola, la mia fan n.1! 🙂
…fino ad esso sempre silente…ma pur sempre fan nr. 1 🙂
Ciao Arianna…complimenti per i sito (scoperto solo ora da un link su facebook)…molto completo e chiaro…ti seguirò.
ciao Laura
Grazie mille Laura, ora sbircio anche io il tuo blog 🙂
brava Arianna , complimenti . Sono una collega molto interessata al tuo sito . Da oggi riceverò i tuoi aggiornamenti su facebook . Complimenti ancora !!! caterina
Grazie mille Caterina!
Ciao Arianna!!
Complimenti per questo stupendo blog!!L’ho scoperto da poco e da qualche sera sono ormai una tua accanita lettrice 🙂 Sto commentando un vecchio post però sono molto interessata a condividere un modo di alimentarsi più sano senza rinunciare ai piaceri del palato 🙂 Ottima la ricetta!!Poi nei periodi freddi è l’ideale. Mi piace parecchio spadellare, adoro frutta e verdura (devo stare attenta perchè veramente tendo a mangiarne a valangate!) e recentemente ho iniziato a mangiare l’avena che non avevo mai mangiato prima!!!!!!VERAMENTE OTTIMA!!! Grazie a te sto riconsiderando il concetto di cereale integrale (c’è veramente troppa confusione e io per prima ci son cascata!!). Effettivamente frutti della terra sono ciò che più di buono la natura ci può offrire!!
Ciao Chiara, grazie mille per i complimenti: sono felice di averti dato qualche dritta utile a cambiare le tue abitudini, e spero in futuro di potertene dare anche altre! 🙂
Buongiorno, desidero sapere se e possibile mangiare farro decorticato a crudo senza cuocerlo .
A me piace sgranocchiarlo ma vorrei saper se e commestibile!
Grazie mille, saluti, Lorenza
Buongiorno Lorenza!
Il farro crudo, come tutti gli altri cereali, è molto poco digeribile e causa problemi gastrointestinali: le consiglierei di cuocerlo sempre prima di mangiarlo; mangiarlo crudo è come mangiare la pasta cruda 🙂
Ciao Arianna!
Volevo farti una domanda sulla frutta: posso mangiarla a fine pasto? Io sono abituata a mangiarla ma so che può creare gonfiore e in effetti a volte mi si gonfia la pancia ma non so se sia dovuto alla frutta. Vorrei cercare di evitarla a fine pasto anche se è un’abitudine difficile da sradicare 😉 … A colazione invece va bene giusto? La sera? Grazie mille!
Ciao Elena! Io consiglio la frutta con la colazione o come spuntino, ma sempre lontana dai pasti principali (pranzo e soprattutto cena): crea parecchi problemi di gonfiore e digestione, soprattutto nelle donne 🙂 Volendo, se proprio non riesci a rinunciare, scegli della frutta poco fibrosa come fragole, mirtilli o pesche. Ti consiglierei comunque di provare per una settimana a tenerla lontano dai pasti: se il gonfiore sparisce sai che era colpa sua 😉
Perfetta nelle risposte come sempre! Grazie mille, proverò!
Ciao Arianna, ma perchè tutti bandiscono la banana? A me piace tantissimo…posso mangiarla come spuntino pomeridiano? O la mattina a colazione in aggiunta a cereali e yogurt? Grazie
Credo che in tanti storcano il naso sulla banana perché è uno dei frutti più calorici se si tiene in considerazione il contenuto di kcal per 100 g; se invece andiamo a vedere “a porzione”, una banana contiene poche più calorie di una mela. C’è poi la questione che contiene molti zuccheri, quindi i diabetici devono fare attenzione (ma solo i diabetici); per alcuni può anche essere pesante da digerire, soprattutto se unita a latticini tipo yogurt.
Io di norma non consiglio la banana per un altro motivo: è un frutto tropicale che impiega settimane per giungere sul mercato italiano. Il che significa che viene colta dall’albero quand’è ancora estremamente immatura: la maturazione al di fuori dell’albero comporta un netto calo di vitamine e minerali. Anche il gusto ne risente: ho degli amici che sono stati ai Caraibi e mi hanno detto che da allora non riescono più a mangiare una banana ‘italiana’ 🙂
Grazie mille! Quindi se volessi mangiarne una cm spuntino pomeridiano potrebbe andare bene? Intendo solo quella… Magari un’oretta prima della palestra? Perchè dopo non potrei visto che quando esco dalla palestra è quasi ora di cena….ti ringrazio!
Io direi almeno un’oretta e mezzo prima dello sport per la banana 😉
Ciao Arianna,
La frutta può essere mangiata la sera come cena magari insieme ad uno yogurt bianco? O cmq è sempre meglio evitarla? E qst può essere considerata una cena buona e leggera? O non adeguata? Grazie
Non la definirei una cena adeguata: meglio evitare frutta e latticini la sera. Potrebbe andar bene come cena-lampo in caso non ci fosse altro in casa, ma non deve essere la regola… Ci aggiungerei quantomeno della frutta secca per bilanciare un po’ il pasto 🙂
Ciao
Volevo rispondere all’ultimo messaggio, ma non ho trovato il tasto “Rispondi”.
Volevo chiedere, ma fa davvero così male la frutta dopo cena? Io la mangio sempre… Faccio proprio fatica a rinunciare a concludere il pasto con qualcosa di dolce e la frutta mi piace proprio… E poi non è anche vero che la vitamina C aiuta ad assorbire il ferro? C’è da dire che faccio molto sport, poi il giorno dopo la brucio, no?
Ahi, si nota che sto cercando giustificazioni al mio debole per la frutta? Quanta frutta possiamo mangiare al giorno, dato che è anche un alimento zuccherino?
Grazie!!
Ciao Agnese! Rispondo alla domanda più semplice: sì, la vitamina C aiuta ad assorbire il ferro!
Per quanto riguarda la frutta dopo i pasti, e soprattutto dopo cena, la questione è più complicata. Di fatto favorisce la fermentazione e allunga i processi digestivi anche quando la persona non avverte sintomi: bisogna ragionare sul lungo termine. Non è una questione di “bruciare/smaltire” la frutta mangiata, non sto ragionando a calorie 😉 Se tutti i giorni della propria vita una persona mangia la frutta dopo i pasti, beh… Questo non fa bene, e magari se ne accorgerà dopo svariati anni. Se capita di tanto in tanto non è un male!
Per “quanta frutta al giorno”: dipende. Le linee guida dicono almeno 2 porzioni al giorno (300-400 g): tenendo conto del proprio stile di vita se ne può ovviamente mangiare anche di più. Se si è sedentari e si mangia un kg di frutta al giorno si ha la dimostrazione che “anche l’eccesso di ciò che fa bene non fa poi così bene” 😉
Grazie, chiarissima come sempre. Proverò (purtroppo) a toglierla, almeno dopo cena. Con un po’ di pazienza ci si abitua a tutto!
Il problema della frutta mi sembra capire che sia digestivo e di fermentazione, vero? Non tanto per il quantitativo di zuccheri semplici.
Per quanto riguarda l’ultima affermazione, sono pienamente d’accordo. Malattie “silenziose” e molto diffuse, come il diabete mellito e il colesterolo, sono proprio frutto in molti casi di abitudini erronee protratte nel tempo, che quotidianamente non sembrano dar problemi. A questo proposito, mi da davvero fastidio quando certe persone si limitano ad attribuire all’età questi disturbi e non cambiano le loro abitudini alimentari, anzi, pensano che la soluzione sia la “pastiglietta”. Scusa lo sfogo, che forse non viene a tema, ma ho avuto esperienze di persone vicine, che si sono letteralmente rovinate la salute con questo atteggiamento.
Complimenti ancora per il blog, hai già una lettrice fissa.
Esatto: il problema sta nella fermentazione e non negli zuccheri semplici. Gli zuccheri della frutta non rappresentano un problema, a meno che una persona non sia diabetica o non stia cercando di dimagrire (in questo caso è bene ‘contingentare’ la frutta almeno nel periodo del dimagrimento).
Mi trovo perfettamente d’accordo su quanto hai detto delle pastigliette… Purtroppo la classe medica stessa spesso si trova più a suo agio a prescrivere la pastiglia piuttosto che consigliare un cambiamento dello stile di vita. Vedi: ipertensione, diabete, ipercolesterolemia…
Grazie, di nuovo, per i complimenti 🙂
Ciao Arianna,
cosa ne pensi invece di mangiare la frutta a inizio pasto? Diciamo poco prima di iniziare il vero e proprio pasto…
Meglio la verdura a inizio pasto: la frutta ha un carico di zuccheri maggiore, e può oltretutto compromettere una digestione ottimale 🙂
Quindi per una digestione e assimilazione ottimali la consigli solo lontano dai pasti.. Ma uno spuntino, per essere considerato tale, quanto tempo prima/dopo il pasto dev’essere consumato?
Ammetti anche uno spezzafame di frutta prima di andare a nanna?
Grazie!
Lo spuntino… Direi di basarsi sulla fame: indicativamente almeno 3 ore dopo il pasto; se il pasto è stato sufficientemente abbondante o se il pasto successivo è a distanza di 4-5 ore dal precedente può anche non esserci la necessità di mangiare.
Frutta pre-nanna: in genere non la consiglio, nel tuo caso sì 🙂 Tu hai esigenze differenti rispetto ai pazienti che vedo di solito, che si rivolgono a me per dimagrimento. Essendo molto molto molto sportiva, la frutta prima di dormire non ha nulla di controindicato! A meno che tu mi dica che ti rimane sullo stomaco o ti crei problemi…
In effetti spesso mi concedo qualcosa prima di andare a nanna.. e questo perchè effettivamente mi viene fame! Non mi piace abbuffarmi a cena, arrivo alla sazietà e stop, ma questo mi comporta una sensazione di fame un paio d’ore dopo. Cosa potrei assumere?
Rasoio di Ockham: la soluzione più adeguata è anche la più semplice 🙂 Prima di tutto, io aumenterei le quantità della cena in modo proporzionale all’allenamento fatto. Se questo ti risolve la fame che sopraggiunge un paio di ore dopo, direi che abbiamo risolto il problema 🙂
Ciao Arianna, complimenti per gli articoli molto ben spiegati e strutturati!
Una domanda per quanto riguarda le insalate (insalate verdi per intenderci: lattuga, formentino, cicoria, ecc..) della fimiglia delle Compositae.
Volevo sapere cosa ne pensi a livello di nutrienti visto che non le mensioni nel tuo articolo e visto che ne sono un gran consumatore.
Io utilizzo solo prodotti Bio, visto il grande uso di fertilizzanti per queste verdure (quindi nitriti e nitrati a volontà), e cerco di prendere sempre la “pianticella” intera visto che, se non sbaglio, conserva meglio le proprie proprietà nutritive se tagliate appena prima di essere consumate.
Attendo un tuo riscontro in merito.
Grazie!
Ciao Andrea! 🙂
Non ho citato una per una le verdure perché sarebbe… inutile 🙂 A meno di avere problemi digestivi particolari, tutte le verdure fanno bene, a prescindere dalla loro famiglia di appartenenza. Se oltretutto le compri biologiche e intere, beh: non trovo nemmeno la più piccola controindicazione, credimi! 🙂
Ciao Arianna, mi chiedevo come funziona con le associazioni fra i vari frutti…. insomma, posso mangiare due kiwi e due clementine insieme?
Oppure una pera e un mandarino?
Esistono frutti che è meglio non associare fra loro secondo te?
Grazie e scusa se non ti sto lasciando in pace!!! 🙂
È una delle domande a cui non posso rispondere a occhi chiusi: non a tutti i mix di frutta vanno bene, sia per un discorso digestivo che per una motivazione di carico glicemico… mi spiace Michela, ma sui consigli così personali il blog è inadatto…
Scusami tu, Arianna, se ti metto nella condizione di dover rispondere a domande che potenzialmente non hanno una risposta univoca! E’ solo che pensavo che ci potesse essere qualcosa di dichiaratamente sbagliato nell’unione di due tipi di frutta, tutto qui.
Vabbè, per evitare di fare pasticci cercherò di mangiare un solo tipo di frutta alla volta (magari aumentandone le quantità).
Ciao e grazie lo stesso!
Ciao Arianna, ho una domanda sulle mele:)
Se taglio una mela a pezzetti e la metto in un contenitore tipo tupperware per circa 5 ore la mela tenderà a scurirsi, giusto? Ossidazione per il contatto con l’aria, se non sbaglio….
Cosa succede se mangio le mele ossidate? Fanno male o non cambia nulla come valori nutritivi?
Come al solito grazie mille e buon inizio settimana!!
Nutrizionalmente si assiste a una perdita di vitamina C e poco più: a parte il sapore, non cambia nulla. Se aggiungi un po’ di limone o di arancia permetti alla mela di non ossidarsi 😉
Bellissimo articolo! E chi soffre di IBS o stitichezza idiopatica come può regolarsi con l’integrale o i legumi?