Settembre è il mese in cui tutto ricomincia: scuola, lavoro, buoni propositi con dieta, palestra e vita in generale (quanti di noi non hanno pensato, mossi da incrollabile convinzione, “dal primo settembre giuro che…”?). Non so da voi, ma qui al Centro-Nord settembre è iniziato con temporali, pioggie e cielo coperto: un preludio di un autunno che non tarderà ad arrivare. A settembre cambia la stagione e inevitabilmente verso fine mese arriveranno i primi raffreddori causati dai frequenti sbalzi di temperatura cui saremo esposti: e visto che prevenire è meglio che curare, perché non parlare della vitamina C?
Si tratta di una vitamina idrosolubile coinvolta in moltissimi processi fisiologici, alcuni conosciuti altri meno: lo sapevate ad esempio che è indispensabile alla sintesi del collagene, ossia di quella proteina che mantiene la pelle elastica e giovane? Ma non solo: la vitamina C è un importante antiossidante, è in grado di rendere il ferro maggiormente assimilabile e rafforza il sistema immunitario, proteggendo dai malanni stagionali. Proprio su quest’ultima funzione l’industria farmaceutica ha calcato fin troppo la mano, sponsorizzando integratori di vitamina C (o acido ascorbico) come indispensabili nella prevenzione dell’influenza. In realtà tali integratori sono spesso inefficaci: come per tutti i nutrienti, anche la vitamina C esplica al meglio la sua funzione solo quando affiancata da tutt’una serie di sostanze che solo gli alimenti completi possono fornire nello stesso momento. Senza contare che il meccanismo di assorbimento di questa vitamina è di tipo saturabile: ciò significa che se ne assumiamo la dose quotidiana (60 mg) tutta in una volta, ne perderemo inevitabilmente più della metà. Più utile è invece prenderne dosi minori in momenti diversi della giornata, cosicché la sua assimilazione sia massima. Eccedere di molto il quantitativo consigliato è al contrario dannoso per la salute: l’effetto è esattamente il contrario di quello auspicato, in quanto l’acido ascorbico in dosi maggiori di 500 mg si rivela pro-ossidante.
La vitamina C è ampiamente presente in frutta e verdura; classicamente la si identifica con gli agrumi, ma in realtà non sono questi i frutti che ne contengono il maggior quantitativo, bensì i kiwi! La vitamina C degli agrumi si concentra nella scorza (130 mg), mentre è significativamente di meno nel succo spremuto: 24-50 mg. Un kiwi contiene invece 85 mg di vitamina, che di per sé sarebbe sufficiente a coprire la razione raccomandata; bisogna però tener conto sia dell’effetto saturabile cui ho accennato prima, sia del fatto che il contatto con l’aria ne diminuisce la disponibilità.
I kiwi non solo contengono più vitamina C: ne permettono anche un migliore assorbimento: una ricerca neo-zelandese ha dimostrato che rispetto all’acido ascorbico contenuto negli integratori i kiwi permettono di assorbirne fino a 5 volte di più.
Di seguito pubblico una tabella che illustra il contenuto di vitamina C negli alimenti che ne sono più ricchi: tenete conto che, come detto prima, la dose consigliata per l’adulto è di 60 mg (35-50 mg per il bambino), e che quantitativi superiori ai 500 mg sono pro-ossidanti e quindi nocivi. Detto questo, pensate alla vostra alimentazione e chiedetevi se, effettivamente, abbiate proprio bisogno di quell’integratore riposto nell’armadietto dei farmaci…
12 Comments
ecco perché m’ammalo poco (ecco, me la sono tirata) !!! 🙂
Ahah! Non metterci la mano sul fuoco… Io lo scorso inverno nonostante tutta la frutta e la verdura che mangio mi sono presa una polmonite che mi ha messa ko per più di un mese 😛
Kiwi verdi o kiwi gold? 😉
Mi cogli impreparata, non saprei quale sia stato usato nello studio! Personalmente, dico verde perché quello gold non l’ho mai assaggiato (ma rimedierò!) 😛
Ciao! arrivo qui “via Eka” e ti ho subito salvata tra i preferiti!! mi piace molto leggerti, tratti argomenti molto interessanti, ed in modo molto chiaro!
riguardo la vitamina C, con orgoglio 🙂 sapevo già che kiwi e fragole ne hanno più del succo d’arancia!!
e stasera… peperoni!!!!
ciao e a presto!
Buongiorno e benvenuta, sono contenta che ti piaccia il mio sito 🙂
Ottima scelta i peperoni, io li adoro arrostiti, poi sbucciati e conditi con un filo d’olio e sale: semplicissimo!
yuuummm!!! è proprio una delle ricette che preferisco, anche se io non metto il sale, ma (taanto) aglio!! 😛
la mia alternativa.. è in agrodolce..!!!
Interessante molto interessante ma adesso ti metto alla prova… sono allergica al nikel e di conseguenza uno degli alimenti peggiori che mi fa gonfiare la lingua é il kiwi… sono 3 settimane a causa dell’influenza non sento più sapori e odori… ma a livello fisico sto bene e il raffreddore sembra esser passato…
Ciao Valentina e benvenuta! Non ho ben capito la tua domanda ad essere sincera… La vitamina C (quindi anche il kiwi) aiuta a prevenire e contrastare il raffreddore, ma ciò non significa che il malanno stagionale passi esclusivamente mangiando kiwi: il fisiologico equilibrio dell’organismo ha modo di ristabilirsi in molti modi differenti. E’ questo che volevi sapere? 🙂
Purtroppo ho letto che la cottura, (quindi per le verdure come i peperoni gialli) , le colture intensive e il non rispetto dei cicli naturali della terra, il tipo di raccolta e stoccaggio di mesi, rendono la frutta e verdura molto meno vitaminica di quello che dovrebbe essere…….. purtroppo……
Hai ragione Licia, per questo consiglio sempre di scegliere frutta e verdura *consapevoli*: meglio la piccola produzione non biologica ma con l’agricoltore che sta attento a stagionalità e non-uso di pesticidi, che non la grande produzione bio (sulla quale ci sono molti interrogativi in sospeso)…
Io invece non mi faccio mancare nulla, frutta e verdura di ogni tipo e da qualche anno anche integratori per prevenire l’influenza, in particolare ho usato per un po’ di tempo oscillococcinum poi sono passata a omeogriphi con cui mi trovo meglio. Adesso non so di chi sia il merito ma sono dieversi anni che non mi becco l’influenza. Poi vabbè il kiwi lo adoro, i miei genitori hanno le piante di kiwi, sono piccoli piccoli ma ricchi di sapore ne mangio almeno un paio al giorno,