Terza e ultima parte dei motivi per cui il dimagrimento può essere interrotto o rallentato nonostante si segua la dieta nel modo più rigoroso possibile. Nei precedenti due articoli abbiamo analizzato motivazioni che hanno a che fare con comportamenti sbagliati di cui a volte si è inconsapevoli; in questo intervento, invece, andrò a spiegare le cause più frequenti per le quali il corpo stesso (e non un nostro comportamento volontario) risponde male alla dieta ipocalorica.
Come avevo detto due settimane fa non è mia intenzione esaurire tutte le situazioni che impediscono un dimagrimento: ho individuato quelle più diffuse, e ho cercato di spiegarle con i termini meno tecnici che mi sia stato possibile trovare.

7. Abbiamo visto che il dimagrimento risulta fortemente rallentato nel caso in cui non si abbia bisogno di perdere peso; altra condizione difficile da smuovere è quella del dimagrimento di lunga data, ossia persone che hanno da perdere un minimo di 15 kg per rientrare nel normopeso e che dopo i primi 8-10 kg non riescono più a proseguire nel loro percorso. 
Alcune delle motivazioni che causano questo blocco le abbiamo già analizzate: scarsa attività fisica, sottostima delle quantità di cibo introdotte, sbagli nutrizionali grossolani (come il lesinare sulle proteine). Al di là di queste cause, a volte è proprio il dimagrimento stesso che si auto-blocca, a causa di meccanismi ormonali che subentrano al fine di preservare l’omeostasi del corpo.
L’omeostasi è il sottile equilibrio che regola ogni nostra funzione organica, permettendo al corpo di essere un organismo capace di sopravvivere anche quando stimolato da eventi che potrebbero essere traumetici. La capacità di reagire a moltissimi stimoli potenzialmente dannosi tramite l’adattamento (ossia, ristabilire l’omeostasi) permette al corpo di essere funzionante anche quando perturbato da eventi esterni come l’inquinamento, il fumo, le onde elettromagnetiche, una dieta sbilanciata, lo stress incrementale del lavoro. 
Il corpo fa di tutto per mantenere un’omeostasi cui ormai è abituato, anche se è stata causata da stimoli potenzialmente patogeni e anche se -alla lunga- la non-cessazione dello stimolo potrebbe portare alla rottura completa dell’equilibrio; come esempio estremo potremmo prendere il caso del fumatore cronico: i polmoni si adattano al catrame delle sigarette benché sia notoriamente nocivo, ma dopo anni e anni di tabagismo la situazione può degenerare in patologie polmonari o respiratorie e in cancro conclamato.

Nel caso del sovrappeso, il corpo si è adattato a funzionare settando il suo metabolismo a un determinato valore, e tarando i suoi livelli ormonali su una certa percentuale di grasso. L’adipe è un vero e proprio organo che produce decine di sostanze ad azione ormonale: se vi venisse asportata una parte di fegato o un polmone o la tiroide l’intero vostro fisico ne risentirebbe; la stessa cosa accade quando il vostro corpo, abituato a pesare 10 kg in più, si vede asportata tutta una parte di grasso che gli garantiva una determinata quantità di ormoni. Pian piano il corpo attua micro-strategie per limitare un’ulteriore perdita di peso, almeno fino a quando non si sarà perfettamente adattato alle sue nuove dimensioni (e ci potrebbero volere anche mesi!): è il cosiddetto plateau del peso. Per smuovere più velocemente questa fase di stallo dovete sorprendere il vostro organismo con qualcosa di inaspettato, cosicché il corpo, che è stato sottoposto ad uno shock, reagisca prontamente lavorando e bruciando di più.
Banalmente, potrebbe trattarsi di un nuovo schema di allenamento associato ad un’alimentazione differente rispetto quella che state seguendo ora.

Portate pazienza: più il peso da perdere è considerevole, maggiore sarà la resistenza che incontrerete durante il cammino.

La certezza è che nessun plateau dura in eterno: dovete solo trovare la strategia che fa per voi, facendovi aiutare da un professionista (dietista e/o personal trainer) che vi segua con costanza e con frequenza in questa delicata fase (spesso chiedo ai miei pazienti “in stallo” di venire in studio tutte le settimane per un rapido punto della situazione, dal momento che minime modifiche alla dieta devono essere fatte tempestivamente e frequentemente, anche basandomi sulle sensazioni fisiche che il paziente riferisce).

8. Sebbene solo un esiguo numero di casi siano veramente ascrivibili a questa causa, esistono anche disequilibri ormonali che impediscono la perdita di peso. Il più delle volte un assetto endocrino non bilanciato rallenta la perdita di peso, senza impedirla completamente; capita però che venga rallentata a tal punto che la persona, non vedendo risultati, si demotiva e fa tanti, troppi sgarri.
In questo punto mi riferisco a disequilibri extra-tiroidei, mentre nel successivo parlerò più nello specifico della tiroide.
Partiamo dagli ormoni sessuali. Ad essere in balia degli ormoni sono più le donne che gli uomini. La vita della donna risente delle fluttuazioni ormonali sotto molti aspetti: emotivamente, salutisticamente, esteticamente, oltre che a livello di fertilità, benessere, energie. In un contesto di dimagrimento, lo sbilanciamento tra estrogeni e progesterone contribuisce a determinare un diverso assetto metabolico che può inficiare la perdita di peso: banalmente, tutte le donne con un ciclo mestruale possono esperire che nelle prime due settimane si fa meno fatica a perdere peso e ci si sente più attive, mentre dall’ovulazione (14° giorno) al ciclo successivo la lancetta della bilancia di smuove a fatica, ci si sente più gonfie e rallentate, si hanno oscillazioni di peso considerevoli da un giorno all’altro, non giustificate da un introito calorico proporzionalmente aumentato. Una donna che soffre di disequilibrio endocrino avverte tutte queste sensazioni molto aumentate; nello specifico, faticano a perdere peso le donne con cicli anovulatori (si ha il mestruo, ma non l’ovulazione), quelle in amenorrea da lungo tempo, quelle che soffrono di sindrome da ovaio policistico (cliccate qui per approfondire) e le donne che si affacciano sul periodo della menopausa. Anche l’utilizzo della pillola può essere un deterrente al dimagrimento, o può causare un’interruzione della perdita di peso qualora si sospendesse l’anticoncezionale.
Da non trascurare il fatto che uno squilibrio agli ormoni sessuali può essere stato causato dalla dieta stessa, se fosse stata drastica, avesse escluso i grassi o fonti di colesterolo, o avesse previsto un ampio introito di alimenti dalla soia (prossimamente scriverò un articolo in merito). In questi casi, la semplice correzione degli errori potrebbe essere sufficiente ad equilibrare il problema.

Negli uomini si può assistere ad un rallentamento del dimagrimento quando viene a diminuire il testosterone o quando buona parte del testosterone stesso viene trasformato in estrogeni da parte di enzimi detti aromatasi (condizione molto frequente dai 50 anni in poi). Il testosterone può essere basso anche per motivazioni legate allo stile di vita: ad esempio, una scarsa attività fisica determina una minor sintesi di questo importantissimo ormone sessuale; dunque, un incremento dello sport garantisce di veder tornare a livelli normali l’ormone della virilità (lo sport in questo caso più efficace è quello condotto ad alta intensità e per breve tempo). Dal punto di vista alimentare è utile ridurre i carboidrati da farinacei, aumentare la componente proteica da carne e -soprattutto- uova ed escludere ogni alimento contenente soia (come accennato poco fa, la soia contiene fitoestrogeni con azione estrogeno-simile).

In entrambi i sessi ci sono anche altri ormoni che concorrono a rallentare o accelerare la perdita di peso, come ad esempio la leptina (prodotta dal tessuto adiposo), la grelina (prodotta dallo stomaco e responsabile più che altro dello stimolo a fame e sazietà), l’insulina (prodotta dal pancreas in risposta all’assunzione di zuccheri e carboidrati) e il cortisolo (ormone dello stress, con effetti specifici sul metabolismo glucidico). 
Senza scendere in complicati particolari endocrinologici, quel che conta sapere sono due cose.

Primo, un disequilibrio ormonale non è mai imputabile ad un singolo ormone, ma ne sono coinvolti diversi -anche decine- per via diretta o indiretta. Cercare di correggere la secrezione carenziale o intensiva di un solo ormone è non solo inutile, ma anche controproducente: a poca distanza da dove si mette una toppa si aprirà una falla, perché il nostro corpo è un organismo olistico, che non lavora a compartimenti stagni.
 Vale a dire: se si ha un problema di tiroide e ci si focalizza solo su questo, si perde tutto il resto del quadro d’insieme tanto che il risultato finale sarà di una tiroide compensata ma di altri ormoni fuori controllo.

Secondo, nell’ottica di un dimagrimento si deve avere una pazienza infinita qualora si sapesse di soffrire di qualche problematica ormonale. Come abbiamo già visto più volte la dieta potrebbe essere una vera e propria terapia in associazione ad altri rimedi: potrebbe -e dovrebbe- essere di sostegno alla guarigione, e non usata solo al fine dimagrante. Se però ci si focalizza in modo ossessivo sulla perdita di peso non si farà altro che usare uno strumento che dovrebbe essere terapeutico come un pericoloso lesivo, andando con tutta probabilità a peggiorare il quadro ormonale che sta alla base o contribuisce al non-dimagrimento. Pensiamo ad esempio ad una donna con PCOS che segue una dieta drasticamente ipocalorica per perdere peso: arriverà al suo obiettivo di dimagrimento, ma quando si tratterà di passare al mantenimento si troverà a ingrassare velocemente e a veder peggiorati i sintomi della PCOS stessa.

Non sempre è facile aver pazienza, ma immaginate di dover costruire una casa ex novo: avete bisogno di mattoni e muratori, di solide fondamenta, di colate di cemento e rivestimenti in legno o muratura, di stuccatori, di elettricisti e impiantisti, di arredatori e altri professionisti. Ci vogliono mesi, anni!, prima di sentirsi a Casa. Immaginate più o meno la stessa cosa per il vostro corpo: che alla base ci sia uno squilibrio ormonale o che voi veniate da anni di effetto yo-yo, che stiate cercando di risolvere un disturbo alimentare o miriate ad una particolare performance sportiva, non dovete avere fretta di avere tutto e subito. Potrebbe darsi che si alternino settimane in cui non perdete peso, e altre settimane in cui vi vedete diminuire di mezzo kg per volta; può darsi che all’inizio la lancetta della bilancia proprio non si smuova, ma che voi vi sentiate più leggeri e dinamici; può darsi che prima di entrare in una taglia inferiore di pantaloni vadano a migliorare tutta una serie di altri indicatori di salute (trigliceridi, colesterolo, pressione…). 

A questo punto si potrebbero citare centinaia di aforismi sulla virtù del saper aspettare, ma in fondo lo sapere, no, che le più grandi soddisfazioni sono quelle che arrivano pian piano e che non se ne tornano più indietro…?

9. Una considerevole sottocategoria dei problemi endocrini è quella che ha a che fare con le disfunzioni tiroidee. La tiroide è l’organo chiave del nostro metabolismo: in casi patologici l’iperlavoro della tiroide porta a difficoltà ad ingrassare o a mettere massa muscolare, mentre un ipolavoro -viceversa- determina facilità ad aumentare di peso e difficoltà a perderne. 
Al di fuori degli stati patologici conclamati, la tiroide può comunque essere più o meno attiva a seconda del nostro stato di salute e del nostro stile di vita. Una persona tendenzialmente sedentaria che ha una dieta ricca di carboidrati e prodotti industrializzati, povera di minerali e vitamine, risentirà di una tiroide poco funzionante: avvertirà intorpidimento e letargia, farà fatica a concentrarsi soprattutto nel pomeriggio-sera, non reggerà bene l’attività fisica anche quando fosse blanda, soffrirà di edemi e di ritenzione di liquidi.
Dunque, si può dire che un’ipolavoro della tiroide sia tra i problemi endocrini che più frequentemente rallentano il dimagrimento. Da un punto di vista alimentare la tiroide andrà stimolata con specifiche combinazioni alimentari, alternando carboidrati e proteine secondo personalizzazione e fornendo micronutrienti utili allo scopo, andando viceversa a limitare quegli alimenti che ne inibiscono la funzionalità (piante appartenenti alle Crucifere, soia, antinutrienti da legumi cotti in modo non adeguato, latticini).