L’uso della pillola e di altri contraccettivi ormonali (come anello vaginale o cerotto transdermico) espone alla carenza di alcuni minerali e vitamine; se protratta negli anni tale carenza può causare l’insorgere di un quadro sintomatologico magari non patologico ma sicuramente fastidioso. Nel momento in cui si pensa di adottare un anticoncezionale ormonale è dunque bene fare un check-up generico per capire la propria condizione di partenza, e proseguire poi con esami del sangue annuali per sincerarsi che i valori di alcuni parametri rimangano stabili.

I contraccettivi ormonali possono essere progestinici o estro-progestinici; il progesterone ha una triplice azione: diminuisce l’efficacia di GnRH (ormone che induce il rilascio degli ormoni sessuali FSH e LH), rende il muco vaginale impervio agli spermatozoi e indebolisce l’endometrio, che diventa inadatto all’impianto del feto. Gli estrogeni, invece, hanno un’azione mirata ai follicoli ovarici, bloccando di fatto l’ovulazione.
Benché la pillola possa avere effetti anche molto gravi sulla salute, la preoccupazione principale di molte giovani donne è l’aumento di peso: in realtà gli anticoncezionali di nuova generazione hanno formulazioni studiate appositamente ad evitare quest’effetto anche grazie al contenuto di un principio attivo diuretico. Al giorno d’oggi le pillole che effettivamente causano un aumento ponderale sono pochissime, e comunque l’aumento è molto più contenuto rispetto al passato (si parla di una media di 2 kg, contro i 5-6 delle prime formulazioni farmaceutiche).
Per quanto riguarda la correlazione tra pillola e tumori, la comunità scientifica non si è ancora espressa con un verdetto incontrovertibile: c’è chi afferma che la pillola aumenti il rischio e chi sostiene che lo diminuisca, chi evidenzia una protezione per il cancro all’utero ma non per il seno e chi viceversa. Non voglio neppure addentrarmi in quest’argomento, anche perché ammetto che avrei un punto di vista influenzato da opinioni personali, e sarei poco oggettiva.

Parliamo invece di altri effetti collaterali su cui si ha maggiore omogeneità di opinioni scientifiche: a seconda del tipo di formulazione la pillola può causare problemi leggeri e transitori oppure più duraturi e pericolosi. Gli effetti collaterali di piccola-media entità sono possibilità di cefalea, nausea, tensione mammaria e fluttuazione dell’umore. Gli effetti più consistenti sono sintetizzabili in quattro punti:
Calo della libido, soprattutto nelle formulazioni più leggere e più diffuse tra le ragazze giovani.
Difficoltà a trovare una gravidanza una volta interrotto l’uso dell’anticoncezionale (i ginecologi dicono che ci possono volere anche 6-12 mesi).
Aumento del rischio cardiovascolare; gli estrogeni di sintesi contenuti nella pillola hanno infatti un marcato effetto procoagulante, ipertensivo, vasodilatatorio e ipertrigliceridemizzante. Nel corso degli anni la Bayer è stata più volte condannata a risarcimenti milionari poiché i tribunali hanno trovato un legame diretto tra la morte di alcune donne e l’uso di pillole anticoncezionali prodotte dall’azienda tedesca (in particolare Yaz, Yasmin e Diane-35). I processi che hanno visto la Bayern uscire perdente si sono svolti in Francia e negli Stati Uniti, ma ne sono in corso di simili anche in altri stati (Svizzera, Canada, Australia; che io sappia non in Italia).
Carenze nutrizionali.

Dedichiamoci brevemente all’ultimo punto: è stato accertato che l’uso protratto della pillola anticoncezionale e di altri metodi ormonali esponga a carenze vitaminiche e minerali. Ad essere a rischio sono i valori di beta-carotene, vitamina E, vitamina C, vitamine B6-B9-B12 , calcio, fosforo, magnesio e zinco; si consiglia quindi alle donne che usano pillola e affini di aumentare l’introito dei micronutrienti citati attraverso l’alimentazione. Soffermiamoci su ciascuna di queste sostanze.
I beta-caroteni sono molecole vegetali precursori della vitamina A, la cui carenza può causare emeralopia (difficoltà di visione notturna) e problemi dermici di piccola entità (screpolature, pelle disidratata, secchezza delle mucose). Possiamo trovare beta-carotene in frutta e verdura arancione (carote, zucca, melone, pesche, albicocche).
Le vitamine E e C sono importanti antiossidanti che rallentano l’invecchiamento proteggendo le membrane cellulari e rafforzando il sistema immunitario. Troviamo abbondante vitamina E nei grassi vegetali (l’olio extravergine ne è un’ottima fonte), mentre la vitamina C è presente in tutti i vegetali (soprattutto kiwi, peperoni, verdura a foglia verde, fragole, agrumi); la cottura dimezza la concentrazione di vitamina C.
La vitamina B12 è importantissima per una serie di reazioni organiche che coinvolgono meccanismi antinfiammatori e antianemici. I sintomi da carenza si manifestano diverso tempo dopo la deplezione delle sue riserve e inizialmente sono inizialmente di scarsa rilevanza (stanchezza, formicolii, pallore); se sottovalutata o non riconosciuta, la carenza di B12 porta a problemi cerebrali. La vitamina B12 è contenuta solo in cibi di origine animale, ma viene anche sintetizzata dalla nostra flora batterica intestinale (in misura comunque non sempre sufficiente a coprire il nostro fabbisogno); donne che seguono un’alimentazione strettamente vegana dovrebbero monitorare con costanza i livelli di B12 qualora decidessero di usare la pillola.
Secondo alcuni studi, la carenza di vitamina B6 sembra essere legata ai disturbi dell’umore che possono insorgere dopo che si è cominciata la terapia anticoncezionale ormonale: la vitamina B6 entra in gioco nella produzione e nel meccanismo d’azione di serotonina, melatonina e dopamina, tutte sostanze che svolgono un ruolo rilevante nel mantenimento del tono dell’umore. Troviamo la vitamina B6 in moltissimi alimenti, generalmente associata a proteine: ne sono ricchi i prodotti animali, ma anche germe di grano, semi di girasole, noci, funghi, lenticchie e ceci.
La vitamina B9 indica l’acido folico, sul quale mi vorrei soffermare un po’ di più. Questa sostanza entra in gioco in tutte le reazioni che prevedono la sintesi di cellule: è dunque importantissima nei bambini, che sono in costante crescita e sviluppo. Nell’adulto ha ruolo fondamentale per la sintesi di globuli rossi e per i tessuti a rapido ricambio cellulare: non a caso una sua carenza si manifesta anche con fragilità di unghie e capelli. Per le donne i folati sono più importanti che per l’uomo: in primis perché la donna ha un ricambio maggiore di globuli rossi a causa delle perdite mestruali, ma anche perché la carenza di folati può determinare rischi consistenti per il feto qualora si cercasse la gravidanza. La carenza di acido folico predispone infatti a malattie del tubo neurale nel bimbo: tali patologie possono essere incompatibili con la vita, e dunque causare aborti ripetuti. Dal momento che il tubo neurale si chiude dopo 4-6 settimane dall’impianto uterino si consiglia di assumere più folati da tre mesi prima a due mesi dopo il concepimento. Il fabbisogno di folati è di 300 μg/giorno, ed aumenta a 400 μg/giorno non solo per le donne che cercano un bimbo, ma anche per quelle che fanno uso di fumo, alcol o anticoncezionali ormonali: queste tre sostanze diminuiscono l’assorbimento di vitamina B9. Troviamo consistenti quantità di acido folico nel lievito di birra in scaglie, cioè quello che si trova nei negozi biologici e che viene usato per scopi alimentari (non è quello venduto in panetto per la lievitazione di prodotti da forno): 100 g contengono più di 1000 μg di B9, quindi se ne consigliano un paio di cucchiai tutti i giorni come condimento di verdure o primi piatti, magari al posto del parmigiano. Il nome ‘folati’ deriva da latino ‘folium’ (foglia), e infatti ne troviamo grandi quantità nei vegetali a foglia: bietole, broccoletti verdi, cavoletti di Bruxelles, carciofi, spinaci, scarola, rucola e indivia ne contengono più di 150 μg, così come asparagi, funghi e legumi. La cottura può comportare una diminuzione anche dell’80% di acido folico.

Le carenze minerali causate dalla pillola sono più marginali e facilmente correggibili con sane abitudini alimentari: calcio, fosforo, magnesio e zinco sono sostanze che si ritrovano in diverse concentrazioni in tutta la frutta e la verdura, dunque variando la qualità e la quantità dei propri contorni (verdura) e dei propri spuntini (frutta) si riesce a tamponare anche eventuali stati carenziali.