Questo articolo è l’ultimo prima delle mie vacanze: finalmente sono arrivate anche per me! Il 02 settembre parto per le Marche, farò qualche giorno al mare, per poi spostarmi sulle colline sopra Ascoli Piceno.
Ho proprio bisogno di una pausa: ho vietato al mio ragazzo di lasciarsi sfuggire con chiunque che sono una dietista! Per quanto ami il mio lavoro, ho bisogno di 15 giorni l’anno in cui nessuno mi chieda alcunché in ambito alimentare: stacco la spina, e quando torno sarà un anno nuovo.
Sì, perché come ho avuto occasione di dire anche l’anno scorso, per me a settembre inizia un nuovo anno: i buoni propositi li faccio in concomitanza con il mio compleanno -il 12 del mese- e non a gennaio. L’autunno mi porta sempre la voglia di iniziare qualcosa di nuovo, e di pormi nuovi obiettivi. Ci saranno un paio di sorprese anche per voi, vedrete!

Questo articolo in realtà non è un articolo, quanto uno stream of consciousness che chiude un ciclo e ne apre un altro. Parlerò a ruota libera, facendo considerazioni che medito già da un po’ ma che non avevo avuto modo di formulare in modo organico.
Mi rivolgerò principalmente alle donne che mi leggono: non me ne vogliano gli uomini! Anche se spero che quello che scriverò possa essere d’aiuto anche a padri, fratelli e fidanzati.

[Piccola nota. Prima di scrivermi richieste per consigli personalizzati, leggete questo intervento. Vi ringrazio di cuore, non mi piace sembrare brusca quando nego consigli che inevitabilmente richiederebbero una preventiva anamnesi vis-à-vis]
Le persone che vedo in ambulatorio, e che mi contattano anche tramite sito, sono principalmente donne. Fortunatamente, mi è capitato pochissime volte di ricevere messaggi sul genere “devo perdere 5 kg in tre settimane, come posso fare?”; vi giuro che mi farebbero perdere la voglia di scrivere, perché significherebbe non aver letto nemmeno mezza riga del mio sito. Al contrario, ricevo sempre più spesso richieste di aiuto e di appuntamento da parte di donne e ragazze che non riescono più a riconoscere il proprio corpo: non mi riferisco al lato estetico, o almeno non solo a questo. Parlo di donne con i più disparati problemi: acne in età adulta, ovaio policistico, amenorrea, stanchezza cronica, disturbi intestinali, emicranie, gonfiore diffuso. Sintomi o quadri patologici che non permettono loro di vivere serenamente, né con sé stesse né in rapporto agli altri. Si rivolgono a me perché, come spesso ho dimostrato su questo sito, tali problematiche possono essere alleviate o persino completamente risolte grazie ad un’alimentazione adeguata e -soprattutto- personalizzata.

Molto spesso i problemi che mi vengono riferiti sono riconducibili a squilibri ormonali: ad essere coinvolti sono principalmente gli ormoni sessuali (FSH, LH, prolattina, testosterone, progesterone, estrogeni e via dicendo), gli ormoni tiroidei (TSH, T3, T4…) e gli ormoni surrenalici (cortisolo e catecolamine). La maggior parte delle volte lo squilibrio di una delle categorie implica problemi anche nelle altre due, in virtù dell’ormai nota relazione tra gonadi, surrene e tiroide (collegate attraverso l’ipofisi, centro nevralgico e direzionale di questi organi endocrini).

Uno squilibrio degli ormoni sessuali può portare alla mancanza del ciclo mestruale o ad una sua irregolarità, può comportare fatica a concepire e calo della libido.
Gli ormoni tiroidei sono collegati all’efficienza del metabolismo: velocità di digestione e di transito intestinale, tempistiche di dimagrimento, senso di gonfiore e livello di energie dipendono strettamente da questi ormoni.
Gli ormoni surrenalici sono quelli che, a seconda dei loro livelli nel sangue, possono farci sentire esauste, in allerta, stressate, iperattive o aggressive a seconda.
Notate *per caso* di avere alcuni sintomi riconducibili a tutte e tre le categorie?

Il nostro corpo è un organismo olistico, vale a dire che la sommatoria funzionale delle singole parti che lo compongono è sempre superiore rispetto alle prestazioni dei singoli organi. Pensate ad un’orchestra: ciascun musicista sa suonare bene il proprio strumento, ma quando le forze si uniscono si hanno le opere più grandi.
Se nel nostro corpo manca la funzionalità di un organo, tessuto o ghiandola, anche tutti gli altri ne risentono di conseguenza: questo principio è purtroppo troppo spesso dimenicato nella medicina occidentale, mentre è *IL* caposaldo della medicina cinese, dell’agopuntura, dell’omotossicologia. Non mi dilungo su considerazioni in merito a terapie alternative perché andrei veramente fuori tema; quello che mi preme sottolineare ora è che spesso il malfunzionamento di uno dei nostri organi o delle nostre ghiandole si manifesta anche con sintomi che non hanno nulla a che fare l’organo stesso, e questo confonde profondamente chi si trova a dover sopportare tali sintomi.

Ad esempio, poniamo una donna che soffre di cistite e di candida ricorrente: possiamo curarla con ovuli vaginali, antibiotici e fermenti lattici, darle una dieta senza zuccheri e senza latticini, ma trascurare il fatto che le diminuite difese immunitarie sono da attribuirsi al fatto che negli ultimi cinque mesi si è allenata 4-5-6 volte a settimana. Eppure lei riferisce di essere “completamente in forze!”: il suo corpo ha energie per allenarsi!
…o sarebbe meglio dire che continua ad avere energie perché la mente così ha imposto? E che proprio queste energie inesauribili le fanno trovare inaccettabile l’ipotesi di un periodo di pausa? Pausa che, chiaramente, la aiuterebbe ad evitare le recidive delle infezioni.
Oppure, pensiamo a una donna che soffre di ricorrenti disturbi intestinali. Le possiamo dare una dieta sulla falsariga della low-FODMAP (dimostratasi essere la più efficace in caso di colon irritabile, qui per info), ma i sintomi sembrano non sparire del tutto. Ad ogni disturbo avvertito, limitiamo sempre di più la dieta, attribuendo i sintomi a questo o quel cibo. Non pensiamo che questa donna sta arrivando alla soglia dei quarant’anni lavorando dieci ore al giorno e dovendo sentirsi sempre “all’altezza”; l’ansia di doversi attenere a precise indicazioni alimentari può abbassare ulteriormente il suo livello di tolleranza verso il cibo, rendendole impossibile godersi una cenetta romantica con il marito o un pranzo di lavoro.
O ancora -e qui tocco un tasto dolente e forse per alcuni scabroso- pensiamo a donne che non riescono a vivere serenamente la propria sessualità e che manifestano questa loro fragilità in decine di modi diversi: possono essere iperattive al limite del parossismo o letargiche con ipotiroidismo, possono soffrire di amenorrea o dismenorrea, possono avere livelli elevati di prolattina e cortisolo. Un disagio emotivo di natura sessuale, quando reiterato nel tempo, si manifesta con squilibri fisici. Potremmo avere donne che non riconoscono il proprio corpo, e di conseguenza sono a disagio con il partner; oppure donne con una storia d’amore travagliata, vuoi per la distanza geografica dalla propria metà, vuoi per incomprensioni, vuoi per insoddisfazione dello stato attuale.
Pensate che tutto questo, ripetuto giorno dopo giorno, mese dopo mese, non abbia una qualche ripercussione fisica? Può manifestarsi come dismenorrea (ciclo irregolare), o come stress surrenalico (stanchezza cronica, irritabilità, astenia), o in mille altri modi.
Non si tratta necessariamente di donne con turbe psicoemotive, anzi…! I problemi di calo della libido possono banalmente essere dati dall’uso protratto della pillola anticoncezionale, quindi un fattore tutt’altro che mentale.
Ma troviamo anche ragazze che soffrono di amenorrea perché si rifiutano di accettare che il loro corpo abbia bisogno di più nutrimento rispetto a quello che gli stanno fornendo: il corpo di una donna adulta è stato progettato dalla Natura per essere il corpo di una madre; se una donna non si nutre come sarebbe opportuno (per motivi estetici, ma anche per inappetenza, per scarsità di cibo, o per mille altri motivi) i sottili meccanismi della Natura stessa fanno sì che la sua predisposizione ad essere madre venga meno, almeno temporaneamente: chi non si nutre non può nutrire.

Tratteggiare in modo certo un quadro di alterazione psicofisica è reso arduo dal fatto che, come dicevo poco fa, le cause non sono mai univoche,le cure possono esserlo. Se da un lato -come abbiamo visto- le cause remote di un sintomo possono avere poco a che fare con il sintomo stesso (candida-iperallenamento, dismenorrea-dieta sbilanciata, colon irritabile-senso di oppressione), dall’altro non si può banalmente risolvere con terapie che ragionano a compartimenti stagni.
Mettiamo una toppa qui, apriamo una falla lì: prendiamo l’ansiolitico per gestire situazioni sociali che ci metterebbero a disagio, e ci causiamo dolori persistenti alle articolazioni (così prendiamo antidolorifici); prendiamo la pillola per “mettere a riposo le ovaie” in caso di ovaio policistico, e quando la sospendiamo facciamo una fatica immane a trovare una gravidanza tanto attesa (così ci sottoponiamo ad altre cure ormonali per la fertilità); assumiamo il farmaco per la tiroide, e dopo qualche anno ci sentiremo stanche, gonfie e faremo fatica a dimagrire (così assumiamo drenanti, e facciamo diete sempre più restrittive); prendiamo uno stabilizzatore dell’umore in caso di stati disforici, e cominciamo ad essere ipercontrollanti e paranoiche (così non riusciamo più a sopportare noi stesse, e prendiamo tranquillanti).
Il nostro corpo è un olismo, ripeto.

In buona sostanza, cosa voglio trasmettere con questo contorto intervento?
Vorrei *semplicemente* (!!!) invitarvi a porvi in ascolto del vostro corpo. No, non del sintomo. Ma di quello che il sintomo vi sta dicendo.
E poi, vorrei invitarvi (invitarci!) a non pretendere troppo da noi stesse.
A riconoscere i nostri limiti (e poi, magari, accettarli senza sottomissione, ma con serenità).
Se abbiamo qualche malessere fisico o emotivo, non affidiamoci alle cure miracolose, e non ostiniamoci a leggere i nostri sintomi come *altro* da noi: il nostro corpo ci parla, ci chiede aiuto.

Io sono una dietista, il mio lavoro e le mie competenze non sono tali da curare: non fa parte delle mie competenze prescrivere terapie che eradichino le cause di un problema, questo ci tengo a sottolinearlo. Quello che io posso fare da dietista è indirizzare di volta in volta verso l’alimentazione più adatta al disagio avvertito: il tipo di dieta seguita è un importante pilastro per il raggiungimento e il mantenimento della salute. E tale dieta *deve* essere personalizzata: al di là del fattore ‘dimagrimento’, dobbiamo accettare il fatto che la dieta serva anche a modulare l’espressione dei nostri geni e la secrezione dei nostri ormoni. Vale a dire:

Il modo in cui mangiamo può accentuare o smorzare alcune predisposizioni del nostro corpo.

Si tratta di predisposizioni, appunto: la nostra meravigliosa natura individuale ci porta a reagire agli stimoli esterni in modo diverso; come due gemelli cresciuti insieme, di cui uno diventerà un famoso violinista e l’altro rimarrà per sempre stonato. Al primo basteranno poche lezioni di violino per rivelare il proprio talento, all’altro non ne basterebbero duecento. Ecco, trasponete la metafora sul cibo: la sinfonia degli ingredienti che usiamo ai nostri pasti “suonerà” diversamente nel nostro corpo rispetto a quello di nostra sorella, mamma o amica.
Smettiamo di intestardirci a seguire regimi alimentari che *non fanno per noi*: che siano equilibrate o folli, se non contribuiscono a farci trovare il nostro completo benessere significa che siamo sbagliando qualcosa. Impariamo ad amarci anche attraverso il cibo, facendo quelle scelte che *davvero* fanno la differenza.

Penso di aver terminato il mio sproloquio odierno – e se avete letto tutto quello che ho scritto… chapeau!
Al mio ritorno dalle Marche pubblicherò altri articoli dedicati alle donne. Parleremo della natura ciclica della donna, che è la nostra più profonda, bella e misteriora caratteristica: ritengo che la sua comprensione (e accettazione) sia una chiave importante dello Star Bene.

Buon inizio settembre a tutti!
[E speriamo di trovare qualche giorno di pieno sole in vacanza!]