Una domanda frequente tra le mamme intorno al primo anno di vita del bimbo è: “Quando tolgo il latte (di mamma/artificiale che sia), devo dare il latte di mucca, vegetale o la formula di proseguimento?”.

ALT FERMI TUTTI!
Facciamo chiarezza!

Durante i primi sei mesi di vita il latte deve essere l’unico alimento del neonato: nient’altro che latte (formula o latte di mamma).
In epoca di svezzamento si procede per un periodo più o meno lungo con l’alimentazione mista: cibo “vero” (verdura, frutta, cereali, carne, pesce…) + latte (di nuovo: se il bambino è allattato al seno si prosegue con quello, se si usava la formula si continua con la formula).
La durata dell’alimentazione mista dipende dalla velocità con cui il bimbo si abitua al cibo e dalla modalità prescelta dai genitori: in genere con l’autosvezzamento ci si mette più tempo, con le pappe meno. Un bambino allattato continuerà a chiedere spesso latte di notte e a colazione, un bambino abituato al biberon perde prima la poppata notturna e si abitua prima alla colazione propriamente detta.

Sia quel che sia, quando si sospende il latte *non è necessario sostituirlo con altro latte di mucca/vegetale/formula di proseguimento*!

Alla sospensione il bambino è di fatto completamente svezzato: prende i suoi nutrienti dal cibo proposto ai pasti, punto. Il latte diventa semplicemente uno dei tanti alimenti che fanno parte della sua alimentazione, non è più la presenza costante che finisce di saziarlo. Considerate che il latte che proporreste (vegetale, vaccino, caprino, ovino) avrebbe dei macronutrienti completamente diversi rispetto a quello che il bambino ha fino ad ora assunto: non avrebbe alcun senso proporglielo come continuazione. Se il bimbo lo gradisce potete proporre il latte insieme alla colazione, ma non dovete più pensare che abbia bisogno del biberon più volte al giorno, come era invece nei mesi precedenti.

Qualità e quantità
Analizziamo la composizione nutrizionale del latte animale o vegetale, e vediamo di capire come (e se) inserirlo nell’alimentazione del bambino.

Bevande vegetali
I cosiddetti “latti” vegetali sono bevande derivate da cereali (avena, riso, miglio…), frutta secca (mandorla, nocciola…) o soia, impropriamente utilizzate alla stregua del latte vaccino. Dico impropriamente perché la composizione nutrizionale è completamente diversa da quella del latte: sono bevande più ricche di carboidrati, molto povere di proteine e con ingredienti a volte opinabili (spesso contengono olio di girasole come fluidificante, a volte addensanti o vitamine sintetiche, difficile trovarli senza zuccheri aggiunti…). Farebbe eccezione il latte di soia, più bilanciato a livello di nutrienti, ma con qualche perplessità intrinseca all’alimento “soia” (vi ricordate che avevo scritto degli articoli? Li trovate qui).

Se volete proporre bevande vegetali a vostro figlio, controllate prima di tutto gli ingredienti: cercate una bevanda biologica e senza zuccheri, sale o aromi aggiunti; come accennavo, difficile trovare bevande vegetali che non contengano olio di girasole, che serve per stabilizzare il prodotto: controllate almeno che anch’esso sia biologico ed estratto a freddo.
Tenete comunque conto che un bicchiere (150 ml) di bevanda vegetale al naturale contiene fino a 15-20 g di carboidrati, la metà dei quali sono zuccheri: il quantitativo aumenta quando sono contenuti zuccheri extra per dolcificare il prodotto.

Il mio consiglio è quello di non proporre frequentemente il latte vegetale come bevanda, ma di usarne piccole dosi per preparare frullati di frutta, porridge o altre ricette da proporre al bimbo come colazione o merenda.

Latte di mucca o pecora o capra
Il latte animale è spesso oggetto di dibattito etico-nutrizionale, su cui vorrei fermarmi molto brevemente, non essendo argomento diretto dell’articolo.
Quando sento dire che “non dobbiamo bere latte perché siamo l’unico animale che dopo lo svezzamento continua a berlo, oltretutto di un altra specie animale” sorrido sotto i baffi: tra tutti i motivi che si potrebbero accampare per dissuadere dal bere latte, questo è il più attaccabile e superficiale. Non siamo forse anche l’unico animale che cuoce il cibo, si veste, costruisce case, usa internet, e via dicendo? Confrontare il nostro comportamento con quello degli animali non si rivela essere un’intuizione brillante.
Ammetto comunque che ci possono essere diverse perplessità sul consumo abituale (e sottolineo abituale) di latte: è veicolo di ormoni della crescita e stimola eccessivamente la produzione endogena di insulina; inoltre per alcuni soggetti potrebbe essere pesante da digerire o problematico a livello intestinale, mentre è completamente controindicato in relazione ad alcune patologie (come PCOS, endometriosi, psoriasi o candidosi ricorrente).

Se però vogliamo focalizzarci sul latte come alimento, scopriamo che a livello nutrizionale il latte animale è vincente per il suo contenuto di aminoacidi essenziali, vitamine e minerali: contiene proteine ad elevato valore biologico, è ricco di lattoferrina, ferro, calcio e potassio; se le mucche hanno pascolato e mangiato erba fresca può vantare anche un discreto apporto di vitamina D.
Il problema del latte è che, ormai, non è più latte. Quello che viene venduto nelle confezioni Tetrapak ha subìto innumerevoli processi industriali che l’hanno reso sostanzialmente un altro alimento rispetto al latte appena munto: basti pensare che il latte freschissimo non pastorizzato deve essere consumato entro qualche ora, mentre la scadenza di un litro di latte da supermercato è ormai più di 10 giorni. Il latte commerciale è stato omogeneizzato, può essere allergizzante o mal tollerato dal nostro intestino: per un bambino piccolo si può rivelare pesante da digerire, tanto da creare forti mal di pancia.

Se volete proporre il latte a vostro figlio, cercatene uno di buona qualità: latte italiano, non UHT, possibilmente da allevamenti non industriali. Meglio ancora se di capra, che è più digeribile, oppure tenendo proposto lo yogurt intero bianco, che, essendo fermentato e arricchito di probiotici, è di un livello nutrizionalmente superiore al latte (sempre che provenga da una buona materia prima, chiaramente).
Ricordate comunque che il latte è un alimento altamente calorico e ricco di proteine: 150-200 ml di latte intero (di mucca, pecora o capra) forniscono circa 70-100 kcal, e 5-8 g di proteine. Giusto per darvi un’idea dei fabbisogni: un bambino di 1 anno deve assumere circa 700 kcal al giorno, e circa 11-13 g di proteine; un bambino di 5 anni ha un consumo calorico di 1000-1100 kcal e di circa 14-17 g di proteine. Capite quindi che un singolo bicchiere di latte è di per sé quasi un pasto vero e proprio.

La colazione dei pulcini
“Ma allora cosa potrei proporre a mio figlio di 1-2-3-4-5 anni a colazione?”
Più o meno, quello che mangiate voi! Quindi, indispensabile avere solide basi di educazione alimentare: evitate colazioni ricche di zuccheri, se fate colazione con cornetto e cappuccino è meglio che rivediate anche le vostre abitudini…

Prima di darvi qualche idea per la colazione insieme al vostro bimbo, ricordate che se lo state ancora allattando di notte è normale che si svegli con poco appetito e che non mostri grande interesse al cibo prima di metà mattina. Non forzatelo a mangiare se non ha fame, ma provate comunque a proporgli qualcosa: della frutta, qualche cucchiaino di yogurt o un pezzetto di pane con crema di frutta secca.
NB. Come sapete sono mamma anche io: Mattia ha quasi 13 mesi e lo sto ancora allattando; di giorno fa un paio di poppate (con l’autosvezzamento, i pasti sono ancora ben lungi dall’essere completi), ma di notte ne fa parecchie. A onor del vero, probabilmente con un po’ di pazienza e costanza riuscirei a riaddormentarlo cullandolo anziché allattandolo, perché so bene che i suoi risvegli non sono per fame: dai 7/8 mesi fino ai 3 anni i bambini possono svegliarsi di frequente di notte, perché non hanno ancora i ritmi del sonno di un adulto (…o per male alle gengive da dentizione, o perché hanno caldo, o perché devono fare la pipì, o valloacapireperchéfattostachequiancoranonsidorme!). Generalmente si svegliano perché non riescono ad agganciare un ciclo del sonno dietro l’altro, non per fame (cosa che invece, sotto i 7 mesi, è la cosa più probabile). In tutta trasparenza, dopo 12 mesi di (mio) sonno continuamente interrotto, trovo più comodo dargli un pochino di latte mentre non è ancora completamente sveglio; sono davvero troppo stanca per alzarmi a cullarlo, e temo che si sveglierebbe del tutto: ci ho provato, non credete. E ho passato più di un’ora e mezza a riaddormentarlo in piena notte… Diciamo che conto che pian piano allunghi i cicli del sonno, ma che per ora l’allattamento notturno è comodo a me più che necessario a lui. Quindi, non chiedete a me come togliere le poppate notturne… Potrebbero esservi d’aiuto le consulenti da allattamento!

Ecco qualche idea per la colazione dei bambini, senza cadere sul banale (e sbagliato) “latte e biscotti”:
– Un bicchiere di spremuta o estratto, con una fetta di pane tostato a lievitazione naturale con burro e cannella spolverizzata.
– Yogurt intero bianco con cocco in scaglie e frutta fresca.
– Cookies fatti in casa con fiocchi di avena, banana e gocce di cioccolato fondente.
– Frullato di frutta con crema di mandorle.
– Porridge di avena cotto in latte di mandorla, con frutta fresca.
– Per un’alternativa salata: ovetto strapazzato con erba cipollina, oppure bruschetta con olio extravergine e pomodorini freschi al basilico (ora che è estate sarebbe perfetto!).

Cosa non è bene offrire? Chiaramente, il caffè! Da evitare anche alimenti ricchi di zuccheri come le marmellate o il miele, l’eccesso di cacao o cioccolato (contiene pur sempre sostanze eccitanti), e l’insospettabile tè: la teina e i tannini contenuti rendono meno disponibili all’assorbimento vitamine e minerali preziosi per il piccolo.