Eccomi di ritorno a scrivere sul sito.
In queste brevi settimane di assenza il mio mondo è stato dolcemente sconvolto: il 17 maggio il mio piccolo Mattia è venuto al mondo. Da allora è un susseguirsi di facce buffe, coccole, nanne e tanto, tanto, tanto latte. Le mie priorità si sono ribaltate, le mie emozioni sono un vortice, il mio amore per questo esserino è incondizionato e immenso.

Dal punto di vista lavorativo – come avevo preannunciato – mi sto prendendo un lungo periodo di pausa: ho bisogno di conoscere mio figlio, capire i suoi ritmi, adeguarmi a lui. Non escludo che, quando ricomincerò a lavorare, le modalità e la disponibilità siano diverse dal passato: se prima il lavoro mi assorbiva anche nel tempo libero, ora non potrà più essere così. La libera professione è un’arma a doppio taglio rispetto all’essere mamma: da una parte potrò gestirmi gli orari di modo da essere spesso a casa con Mattia, ma dall’altro non potrò più garantire reperibilità anche al di fuori del canonico orario lavorativo, e tremo già al pensiero di quando lui avrà bisogno di me durante un raffreddore e un’influenza e io non potrò rimandare gli appuntamenti fissati. Insomma, sarò banale ma… Essere mamma e lavoratrice non sarà semplice. Ed è per questo motivo che, tra le altre cose, sto valutando anche un progetto alternativo, sempre in ambito alimentare ma lontano da quello dietistico… Vedremo, se son rose fioriranno!

Anche se ufficialmente l’ambulatorio riaprirà non prima di settembre, cercherò di tenere aggiornato il sito con articoli più brevi rispetto al passato; scrivere qui mi serve per mantenere alta la curiosità verso gli approfondimenti professionali (prima di pubblicare qualsiasi cosa, infatti, mi informo adeguatamente e studio il materiale reperito).
Ho deciso di aprire una nuova categoria, “Dietista & mamma”, che aggiornerò pian piano a seconda della mia esperienza personale con Mattia. Gli articoli pubblicati in questa sezione graviteranno comunque attorno a tematiche alimentari: non mi metterò a parlare di puericoltura, non essendo la mia professione. Al più potrà capitare che rimando ad approfondimenti specifici qualora mi senta di consigliare metodi, strumenti o canali di informazione che mi siano stati preziosi nella mia esperienza da mamma.

Oggi pubblico il primo articolo di questa categoria: un semplice vademecum per le prime settimane di allattamento.

Un paio di parole sull’esogestazione
Il vostro bimbo ha avuto 9 mesi per formarsi all’interno della vostra pancia, per crescere cullato dal vostro respiro e dal vostro battito, protetto da rumori, luci e mani sconosciute. Quando viene alla luce non dovete dimenticare che la fase di endogestazione (ossia, la gravidanza) segue il periodo di esogestazione: vale a dire i primi 5-6 mesi di vita del vostro bambino al di fuori di voi (c’è chi prolunga tale periodo fino al compimento del nono mese).
In questa delicata fase di vita extrauterina non dovete dimenticare che il vostro bambino ha bisogno solo ed esclusivamente di tre cose, ossia quello che gli permette di ricreare condizioni simili a quelle cui era abituato nel vostro pancione: il contatto con voi e il suo papà (per approfondimenti cliccate qui e qui); tranquillità (tutto per lui ora è stimolo: esporlo eccessivamente a rumori, situazioni nuove, colori accesi e via dicendo rischia di confonderlo, irritarlo, sovraeccitarlo); e… il vostro latte.

NB. Scegliere di allattare è un atto d’amore: l’ho visto scritto e ripetuto ovunque. Vero, ma… questo significa che allattare artificialmente non si accompagna allo stesso amore? I vantaggi dell’allattamento al seno sono superiori a quelli del latte artificiale, sia per la mamma che per il bambino, ma la scelta non è così scontata. Al di là dei casi in cui il latte non c’è o non può essere dato (per problemi ai dotti, o per malattie della mamma o del bambino incompatibili con l’allattamento), ci sono casi in cui la mamma decide di non allattare, e lo può fare per i motivi più svariati: anche questa decisione deve essere accettata senza essere etichettata o sminuita. Una mamma che non allatta non è una cattiva madre.
L’unico consiglio che posso dare prima che essa diventi la decisione definitiva è di informarsi con attenzione su tutti i pro e i contro, per sé stessa e per il proprio figlio, anche chiedendo informazioni ad una consulente per l’allattamento; questo consiglio è a maggior ragione esteso a quelle mamme che vorrebbero allattare, ma incontrano difficoltà: avere un supporto professionale è importantissimo, soprattutto nei primi giorni, durante i quali tutto sembra essere difficile: l’attaccamento al seno, il dolore, l’interpretazione del pianto del neonato…

I miei consigli
Detto questo. Basandomi sulla mia esperienza, ecco i miei consigli da dietista e da mamma per chi sceglie di allattare al seno, e di allattare a richiesta:

  1. Armatevi di pazienza. Il bimbo potrebbe voler poppare ogni mezz’ora, e una poppata potrebbe durare anche un’ora. Lui non sta semplicemente mangiando: sta creando un legame con voi e con sé stesso; noterete che non sempre deglutisce: spesso gioca solo con il capezzolo, segno che sta cercando conforto e coccole.
    Non datevi tempi: se allattate, allattate e basta.
    Ricordate inoltre che, soprattutto nelle prime settimane, il bimbo chiederà spesso di notte: magari poppate brevi rispetto a quelle diurne, ma anche ogni ora. Questo è dovuto ad un calo fisiologico dell’ormone prolattina: voi producete un po’ meno latte, e lui ne richiede con maggior frequenza. Cercate di assecondare la richiesta anche in questo caso: dopo le prime settimane le poppate si regolarizzeranno ogni 3-4 ore, e voi riuscirete a riposare maggiormente.
  2. Tenete sempre pronto il numero di una consulente per allattamento: magari non ne avrete mai bisogno, ma avere la sicurezza di un supporto tempestivo in caso di necessità è importante. Questo eviterà ragadi, ostruzione dei dotti, nervosismo vostro e del bimbo. Potete chiedere ad un’ostetrica, una consulente IBCLC/AICPAM (qui o qui) o una consulente Leche League (qui); a livello locale o presso le aziende ospedaliere è possibile trovare altre consulenti. Quasi tutte offrono aiuto a domicilio o telefonicamente.
  3. Preparate una postazione confortevole: divano o letto o poltrona da allattamento. Tenetevi a portata di mano tutto il necessario: una bottiglia di acqua (vi verrà sete, tanta sete), bavaglini e salvietta per i rigurgiti, cuscino da allattamento comodo per voi e il bimbo, magari una collana da allattamento (le conoscete? Cliccate qui!), un cuscino per la vostra schiena.
  4. Bevete. Soprattutto nei primi giorni post-partum avvertirete una sete inestinguibile: fate in modo di avere sempre acqua a portata di mano, sia durante la degenza in ospedale, sia una volta tornate a casa. Non dimenticate la bottiglia in cucina se siete in soggiorno o viceversa: durante i primi giorni vi sentirete deboli e stanche, avrete in braccio il vostro bimbo, e non è il caso di alzarsi per prendere una bottiglia di acqua se non è strettamente necessario; in questo modo eviterete bruschi cambi di pressione e giramento di testa.
  5. Durante la notte nei primi 5-10 giorni suderete molto: state perdendo i liquidi della gravidanza. Rinnovo l’invito a bere e ad avere l’acqua a portata di mano, ma aggiungo il consiglio di avere pronto all’uso un cambio di pigiama o di camicia da notte. Sudando molto vi sveglierete infreddolite: cambiatevi, e… bevete!
  6. L’apporto idrico può provenire anche dalla frutta: io ne ho sentita fin da subito un’esigenza spasmodica (mentre per tutta la gravidanza non ne ho avuta la minima voglia). Chiedete al vostro compagno/marito o a chi vi aiuta in casa di tenere sempre in frigo quello che vi fa gola: agrumi, mele e kiwi d’inverno; fragole, ciliegie e nespole in primavera; melone, anguria, pesche e albicocche in estate; fichi, mele e pere in autunno.
  7. A proposito di cibo… Sapete che l’allattamento richiede un surplus calorico di ben 500 kcal al giorno, fino a che l’allattamento è esclusivo (ossia, più o meno per sei mesi)? Di queste 500 kcal, circa 70-100 devono provenire da proteine, vale a dire il corrispondente di 17-20 grammi di proteine da fonti di buona qualità e biodisponibilità (uova, pesce e carne in via preferenziale, con la giusta rotazione settimanale di proteine vegetali da legumi e pseudocereali, formaggi e yogurt da allevamenti non intensivi). Tale aumentato fabbisogno corrisponde alle necessità organiche per garantire la montata lattea giornaliera, e di conseguenza il giusto nutrimento al vostro bimbo. Vi consiglio di aumentare un pochino le porzioni dei vostri secondi piatti ai pasti, e magari di aggiungere 2 o 3 snack proteici durante la giornata: uno yogurt con fiocchi d’avena, una fettina di pane di segale con un pezzetto di Parmigiano, un uovo sodo con sale e curcuma, due o tre crackers biologici con hummus di ceci…
    Fate attenzione: se sono già diversi giorni che siete in deficit proteico il vostro corpo ve lo segnalerà prontamente, facendovi venire una fame incontrollabile. Non arrivate a questo punto: in una situazione simile rischiate di abbuffarvi di biscotti e dolci, non riuscendo a compensare il gap proteico. Le abbuffate in allattamento sono “pericolose” anche perché si sommano ad un periodo in cui i vostri ormoni fanno quello che vogliono, alternando euforia e tristezza: non è proprio il caso di aggravare la situazione con i sensi di colpa e l’insoddisfazione di un’abbuffata. Cercate sempre di garantirvi il giusto quantitativo proteico, e di mangiare ogni 3-4 ore: fatevi aiutare da chi di competenza qualora incontraste difficoltà.
  8. Le aumentate necessità caloriche del vostro corpo non passeranno sotto silenzio: avrete fame, e avrete fame spesso. Più o meno, dopo ogni poppata “vera” (dico “vera” perché se mi metto a contare le volte in cui Mattia si attacca al seno supero la decina, ma di queste solo una parte sono per lui un pasto vero e proprio… Le altre sono un paio di succhiate, o la semplice coccola di stare pelle a pelle con me). Non è questo il momento di mettersi a dieta o di restringere l’alimentazione: procuratevi snack sani, e mangiate quando ne sentite la necessità, anche di notte se necessario (soprattutto il primo paio di mesi). Io mi sono organizzata con frutta sempre lavata in frigorifero, barrette biologiche crudiste (con pasta di dattero e frutta secca), biscotti secchi biologici (o, quando ho tempo, preparati da me), Parmigiano, frutta disidratata (come le chips di mela) e simili.
    Non abbiate paura di “mangiare troppo”: 500 kcal in più al giorno non sono poche, corrispondono più o meno ad un pasto. Quindi sì, state mangiando molto di più rispetto all’abituale, soprattutto se prima della gravidanza eravate perennemente a dieta ipocalorica, ma state nutrendo voi stesse per nutrire il vostro bambino. So che in una donna mangiare “tanto” può scatenare senso di colpa e pensieri foschi riguardo il pesoforma (soprattutto dopo una gravidanza, in cui il corpo ci mette tempo a tornare quello di prima), ma non preoccupatevi: ricordate che il surplus di questi mesi è finalizzato alla montata lattea, non a farvi ingrassare. Approfittatene! Pur scegliendo sempre ingredienti consapevoli e non processati, toglietevi qualche sfizio: se non ora, quando? Un gelato in più, una fetta di torta fatta da voi, un primo piatto abbondante che non vi concedevate da tempo…
  9. Chiedete aiuto. Il tempo a vostra disposizione sarà poco: quando il bimbo dormirà anche voi sarete stanche e non avrete voglia di cucinare; spesso agli orari canonici dei pasti starete allattando o facendo il bagnetto o cullando il vostro piccolo. Il cibo, e la sua preparazione, non sarà una priorità: per questo motivo vi consiglio di farvi aiutare in cucina. Chiedete una mano alla mamma, alla suocera o ad un’amica: avere qualche porzione di ragù da surgelare sarà comodo, oppure farvi pulire l’insalata o ancora chiedere di passare in gastronomia se sapete che lì offrono piatti pronti non pasticciati e buoni. Non piegatevi a pizze da asporto, affettati o Quattro Salti in padella: per i primi due o tre mesi mettete in conto che non avrete tempo per preparare sfiziosità, ma chi ci è passata prima di voi sa quanto sia importante dare supporto in casa. Non abbiate paura a chiedere un aiuto: se fate parte, come me, di quella categoria di persone che non vogliono gravare sugli altri nelle loro necessità cercate di farvi meno scrupoli… Al limite, passato il primo periodo burrascoso, potete “sdebitarvi” facendo un bel regalo a chi più vi ha dato aiuto: magari un giorno pagato in una spa, o un bel cesto di prelibatezze gastronomiche.
  10. Semplificate. Se prima del parto eravate abituate a preparare primo, secondo e contorno, magari con menu diversi per vostro marito, ora non avete proprio necessità di complicarvi la vita. Puntate sui piatti unici, e piatti in comune: so che non è semplice se voi e il vostro compagno avete gusti molto diversi, però magari si può scendere a compromessi reciproci.
    Ora come ora io sto spesso mangiando “insalatone degli avanzi”, mettendo insieme diversi ingredienti basici: riso o quinoa bolliti per diverse porzioni, piselli sbollentati o bio in vaso di vetro, uova sode, pecorino o parmigiano a scaglie, verdura cruda o cotta (che cucino in abbondanza e non per un singolo pasto), pollo o tacchino cucinati in padella con erbe aromatiche e limone e poi tagliati a striscioline, pesce al vapore (merluzzo, sgombro, branzino…) o bollito (seppie o piovra). Prendo una parte di ciascun componente e preparo la mia insalatona: esteticamente poco invitante, ma nutriente, completa e comoda da portare alla bocca se ho una mano impegnata a tenere in braccio o allattare Mattia (tra parentesi: spesso mi capita di mangiare con Mattia in fascia… Conoscete il babywearing?).
    Cercate di non fossilizzarvi sul mantenere la vostra routine dei pasti, ma di adattarla al bimbo: eravate abituate a mangiare alle 13 e alle 20, ma in quegli orari lui è sveglio e attivo? Anticipate il pasto, eventualmente lasciando in tavola tutto pronto se il vostro compagno rientra tardi dal lavoro e non può pranzare o cenare con voi. I ritmi del bambino saranno i vostri ritmi, non viceversa.
    Sempre nell’ottica della semplificazione io sto trovando molto comodo anche darmi da fare quando ho tempo, fossero anche le 9 del mattino in prospettiva della colazione: se Mattia dormicchia, ne approfitto per tagliare le verdure o marinare la carne o bollire i cereali, oppure preparo in anticipo le pietanze da mettere in forno e imposto l’avvio e lo spegnimento automatico. Quando cucino preparo sempre porzioni abbondanti cosicché durino per più giorni, oppure surgelo l’eccedenza per avere sempre qualcosa di pronto da usare al bisogno: a onor del vero, mi ero largamente portata avanti durante l’ottavo e il nono mese di gravidanza, cucinando e surgelando tantissime pietanze diverse (pollo alla senape, spezzatino con patate, polpette di pesce, ragù, sughetto di tonno, creme di verdure…).

Spero che questi semplici consigli possano essere d’aiuto a qualche mamma con l’acqua alla gola, o preoccupata di non riuscire a far fronte alla nuova routine di famiglia; spero di cuore che abbiate tempo per godervi il vostro bambino, che non dobbiate tornare subito al lavoro, e che l’allattamento sia per voi un momento magico, per quanto impegnativo e fisicamente oneroso.

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