Come Tom e Jerry, come cane e gatto, come Peppone e don Camillo: l’antitesi tra i bambini e le verdure è una lotta insanabile, ben lontana dall’armonico Yin-Yang degli opposti che si completano. Si tratta di una frattura vera e propria: come tutte le mamme sanno! Nonostante aeroplanini di broccoli e tentativi di camuffare le verdure in polpette e ragù, i bambini difficilmente accettano di buon grado i vegetali.
Scherzi a parte, le motivazioni che stanno alla base del rifiuto verso le verdure da parte dei nostri bambini potrebbero essere ben più radicate di quello che potremmo pensare, e non limitarsi semplicemente ai capricci.
Avevo avuto occasione di parlarne con un collega qualche mese fa (di cui vi segnalo il sito, è il dott. Loreto Nemi, dietista a Roma): mi aveva dato ottimi spunti di riflessione. Ve ne parlerò oggi anche alla luce di uno studio scientifico che ho avuto modo di leggere per intero (grazie a mio fratello che me l’ha fornito da Brighton!), studio che avvalla alcune delle ipotesi avanzate dal mio collega, e da me condivise, sul perché molti bambini abbiano un netto rifiuto verso le verdure. Lo studio è stato condotto presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Yale, pubblicato poi su Cognition, giornale di approfondimento specialistico.
Il mondo vegetale rappresenta per l’uomo sia una fonte di cibo che una sorgente di materiali utili alla vita quotidiana: pensiamo all’uso del legno nell’edilizia o del cotone nel settore tessile. Tuttavia, le piante hanno anche sistemi fisici e chimici di difesa contro gli erbivori, in una strenua lotta alla sopravvivenza: pensiamo ad esempio ai veleni di alcune resine o bacche selvatiche, o più banalmente agli antinutrienti contenuti in molte verdure.
Diversi studi e diverse constatazioni empiriche a nostra disposizione dimostrano che gli uomini e gli animali hanno sviluppato strategie di difesa dai veleni e dalle tossine del mondo vegetale: mi riferisco all’eliminazione del veleno stesso attraverso l’urto del vomito o la dissenteria o l’attivazione del sistema immunitario.
Prima di arrivare a questa estrema difesa, uomini e animali adottano cautele ancestrali verso il mondo vegetale: ad esempio, avrete forse letto da qualche parte che il nostro disgusto verso i sapori amari è dovuto ad una prudenza primordiale, dal momento che la maggior parte dei veleni naturali ha un sapore amaro.
Un altro tipo di cautela viene adottato dagli animali, ma in misura minore anche dall’uomo: mi riferisco all’atteggiamento di circospezione e riserbo con il quale ci si avvicina ad una pianta, un frutto o un ortaggio finora sconosciuto. Questa prudenza la si ritrova soprattutto nei bambini: guardano quasi con sospetto le verdure che non hanno ancora assaggiato, storcono il naso, le assaggiano a piccolissimi bocconi e le sputano.
Lo studio effettuato a Yale ha studiato il comportamento di una cinquantina di infanti dagli 8 ai 18 mesi nei confronti di tre tipi diversi di oggetti messi a loro disposizione: due piante vere (basilico e prezzemolo), due piante artificiali ma molto verosimili, e due piante-giocattolo. I genitori dei bambini erano stati istruiti affinché indirizzassero in egual misura l’attenzione dei figli sugli oggetti, spronandoli a toccarli e maneggiarli; nonostante l’incitamento, i bambini aggiravano le piante vere e familiarizzavano molto più volentieri con quelle giocattolo o con quelle verosimili.
Secondo i ricercatori, questo esperimento andrebbe ad essere di rinforzo alla teoria secondo la quale i bambini rifiutano le verdure in risposta ad una prudenza atavica: “quello che non conosci potrebbe essere velenoso”.
D’altronde la teoria è ben nota a chi si occupa di nutrizione o psicologia infantile: il comportamento schizzinoso dei bimbi verso il cibo viene chiamato neofobia (paura del nuovo). Sebbene sia un comportamento innato -dunque automatico, non razionale- esistono comunque dei fattori che possono peggiorare o migliorare l’avversione dei bambini verso alimenti che non conoscono, in particolare verdure.
Il comportamento dei genitori è fondamentale: un bambino imita più che obbedire; se costringete vostro figlio a mangiare i piselli e le zucchine che gli avete messo nel piatto non otterrete grandi risultati, ma se voi stessi mostrate che vi servite di verdura e la mangiate il bimbo sarà maggiormente indotto ad imitarvi.
Dopo lo svezzamento è importante introdurre gradualmente gli alimenti sconosciuti, proponendoli con diverse cotture, diversi colori e diversi abbinamenti: prima di rassegnarci al fatto che un cibo “non gli piaccia” dobbiamo fare almeno sei tentativi, proponendo quel dato cibo in forme e modi differenti.
Quando è più grandicello e saprà stare a tavola da solo (dopo i 3 anni) sarebbe opportuno fare in modo che lui stesso decida la porzione di cibo di cui servirsi, mettendo in tavola tante ciotole e piatti da portata con il cibo e permettendo a ciascun membro della famiglia di servirsi: niente porzioni preconfezionate, a beneficio dell’autoregolazione.
Oltre alla neofobia -dunque al timore ancestrale che il cibo sconosciuto sia velenoso- potrebbero esserci anche altre motivazioni per le quali i bambini tendono a rifiutare la verdura, ed è proprio di queste che avevo parlato con il mio collega.
Si tratta di ipotesi interessanti: ad esempio, dobbiamo pensare che su un intestino non completamente sviluppato come quello dei nostri bimbi la fibra contenuta nella verdura potrebbe causare non pochi mal di pancia. Proponendo la verdura passata al passaverdure potrebbe essere maggiormente gradita; mi raccomando: non frullatela. Se frullate il minestrone non eliminate la fibra: solo il passaverdure è in grado di farlo.
Altra teoria non meno interessante riguarda il contributo energetico offerto dalla verdura: come ben sappiamo, i vegetali sono molto poveri di calorie, tanto che nelle diete dimagranti possono essere introdotti in abbondanza. Un bimbo, però, è un esserino in rapida crescita che ha bisogno di molte calorie, molte proteine e molti grassi per crescere: le verdure sono troppo poco nutrienti per lui, e quindi potrebbe darsi che le rifiuti anche in virtù di una non completa adeguatezza nutrizionale rispetto alle sue necessità di crescita e sviluppo.
Al contrario, la frutta è generalmente più gradita perché zuccherina: il gusto dolce è “sicuro”, non velenoso, e gli zuccheri sono un nutriente molto energetico.
Le varie teorie per le quali i bambini storcono il naso verso gli ortaggi non devono comunque essere una giustificazione per il genitore: l’impegno di mamma e papà deve essere quello di fornire al bambino l’alimentazione più bilanciata possibile, che comprenda anche verdura ad ogni pasto. Essere consapevole dei motivi per cui nostro figlio fa i capricci deve spronarci a migliorare il nostro atteggiamento, non a gettare la spugna pensando che si tratti di un comportamento non modificabile.
Ad esempio, sapendo che la fibra può essere fastidiosa sull’intestino è bene impegnarci a proporre prima i vegetali meno fibrosi e dal gusto meno amaro: carote, zucchine, zucca, piselli, valeriana, crema di lattuga.
Fondamentale è anche spingere il bambino a manipolare il cibo, cosicché prenda confidenza con esso: facciamogli mettere la spesa del fruttivendolo in frigorifero, facciamoci aiutare mentre cuciniamo, facciamogli annusare le pentole scoperchiate…
L’odore, l’odore, l’odore! Diversi studi hanno confermato che il profumo del cibo è il carattere sensoriale che maggiormente incide nel determinare una reazione comportamentale nei bambini: se ha un buon odore lo assaggeranno, se ha un odore cattivo (o non ha odore, come la verdura cruda) sarà più difficile convincerli.
Sfruttiamo le erbe aromatiche, il trito di sedano-carota cipolla che soffrigge (in olio extravergine!), accostiamo delle verdure “difficili” (come i broccoli) a del pane tostato… A chi non verrebbe l’acquolina in bocca?
Ultimo consiglio: come vi ho accennato, è possibile che parte del rifiuto dei bambini sia dovuto allo scarso apporto in termini di macronutrienti delle verdure. Anziché essere un punto debole, facciamolo diventare un’arma vincente per noi: non “nascondiamo” le verdure nei sughi e nelle polpette pur di farle mangiare al nostro capriccioso, ma abbiniamole ad alimenti più densi di energia per invogliarlo ad assaggiarle.
Qualche esempio? Un’insalata di carote crude con pinoli tostati; spinacini ripassati in padella con sesamo e uvetta; zucchine gratinate al forno con dell’ottimo parmigiano in scaglie; sedano da accompagnare a pasta tahin (crema spalmabile di sesamo, si trova nei negozi bio); maionese rigorosamente fatta in casa e freschissima con cavolo cappuccio tagliato fine.
Se volete qualche idea per cucinare le verdure ai bambini, qui potete scaricare un divertente ricettario che avevo realizzato qualche mese fa con la collaborazione di molte mie lettrici: magari troverete qualcosa già per la cena di questa cena!
Bibliografia
Wertz AE, Wynn K. – Thyme to touch: infants possess strategies that protect them from dangers posed by plants – Cognition. 2014 Jan;130(1):44-9
Demattè ML, Endrizzi I, Gasperi F. – Food neophobia and its relation with olfaction – Front Psychol. 2014 Feb 17;5:127
4 Comments
Ciao cara collega, grazie per le citazioni! Un articolo davvero interessante, argomento originale e nuovo. E’ importante avere la capacità di guardare le cose con occhi nuovi e da nuovi punti di vista! E tu lo sai fare…scrivendo i post sempre in maniera chiara e comprensibile a tutti 😉
Citazioni doverose! E ti ringrazio come sempre dei complimenti 🙂
Bellissimo articolo con tanti spunti di riflessione e idee da mettere in pratica.
Felice di averti trovata.
Grazie mille!