Sono leggermente in ritardo sui tempi, ma sono certa che quest’articolo non andrà sprecato: dall’01 al 07 agosto 2012 si celebra la settimana mondiale dell’allattamento al seno. Avevo già parlato qui di quanto sia importante allattare il proprio figlio: le autorità sanitarie e i pediatri raccomandano almeno 6 mesi di allattamento esclusivo al seno. Lo svezzamento deve essere graduale e complementare: iniziare a proporre al bambino pappette e puree affiancandole ad altri 6 mesi di allattamento in progressiva diminuizione aiuta il bimbo ad accettare meglio i nuovi alimenti. Si tratta di abituarlo a nuovi gusti e nuove consistenze, senza che il cambiamento sia per lui traumatico.

In quest’altro articolo invece avevo parlato dell’alimentazione di chi allatta.
La neomamma deve assicurarsi per prima cosa un quantitativo di liquidi sufficiente a soddisfare la montata lattea: avere sempre con sé una bottiglietta d’acqua e bere almeno 1,5-2 L di acqua al giorno diventa non solo consigliato ma tassativo; se non ci si idratasse a sufficienza si metterebbe a repentaglio non solo la propria salute (con pressione bassa, affaticamento, secchezza delle mucose), ma anche quella del bambino.
In molti consigliano alle donne non abituate a bere molto di integrare la quota giornaliera di acqua con tisane, infusi e tè: sono contraria a questo suggerimento se è dato in modo indiscriminato e superficiale. I preparati erboristici con cui si fanno le tisane possono contenere principi attivi vegetali (non si consigliano forse infusi per drenare, regolarizzare il transito intestinale, abbassare i trigliceridi nel sangue, migliorare la circolazione e così via?): durante gravidanza e allattamento bisogna rinunciare non solo a caffè ed alcol, ma anche a medicinali e fitoterapici dal momento che non si conoscono le conseguenze che tali principi attivi possono avere sullo sviluppo del bambino. Per inciso, alcune varietà di tè contengono anche più caffeina rispetto all’espresso, mi riferisco in particolare al tè nero. Particolare attenzione va prestata alle tisane al finocchio: questo studio dell’INRAN risalente a due anni fa ne sconsiglia l’uso in gravidanza, allattamento e ai bambini fino ad almeno 4 anni d’età; purtroppo spesso si sentono naturopati poco aggiornati che consigliano la tisana al finocchio per aumentare la produzione di latte o addirittura per diminuire le coliche del bimbo piccolo: se aspettate un bambino o lo state allattando non bevete tisane al finocchio, e non datele a vostro figlio per quietarne il mal di pancia.
La neomamma può consumare bevande da infuso prive di principi attivi, come ad esempio il rooibos (tè rosso africano che non contiene caffeina o teina) o il tè verde bancha lasciato in infusione solo un paio di minuti.

La produzione di latte richiede molta energia: l’alimentazione della donna in questa fase della sua vita deve prevedere porzioni di cibo leggermente più abbondanti. Se vogliamo avere un’idea calorica, si tratta di circa 500-600 kcal in più al giorno, ma che siano calorie di qualità! Sappiamo che i nutrienti contano più del mero conteggio calorico, dunque evitiamo di fare calcoli e strane equazioni… A chi allatta consiglio di mangiare normalmente ai tre pasti principali (colazione, pranzo e cena) e di integrare l’aumentato fabbisogno energetico durante gli spuntini: uno a metà mattina, uno a metà pomeriggio e uno prima di andare a dormire. In caso di allattamento, la sola frutta -spesso consigliata come spezzafame- non basta; qualche idea alternativa?
– Una fetta di pane di segale con tahina (crema a base di semi di sesamo che si trova nei negozi bio)
– Un paio di cucchiai di yogurt bianco con semi di zucca e fiocchi d’avena (1-2 cucchiai ammollati in pochissima acqua per almeno un paio d’ore)
– Verdure crude con hummus (crema di ceci)
– Pezzetto di parmigiano con 2 noci
– Una fetta di pane di segale con 2-3 fettine di avocado
– Bon-bon dolci fatti con cacao in polvere, cocco in scaglie e semi di lino
– Mini-tortillas fatte di farina di mais e farcite con burro di mandorle o di nocciole (ne avevo parlato qui)

Prima di concludere vorrei citarvi uno studio del 2011 che ha indagato l’impatto che l’alimentazione della mamma può avere sul bambino. La ricerca è stata condotta in Finlandia su 256 donne, seguite sia durante la gravidanza che in allattamento: al termine dello studio è stato valutato che quando la dieta della mamma è ricca di grassi saturi e povera di fibra, nel bambino si registrano valori superiori per le pliche di grasso cutaneo, circonferenza vita e rapporto leptina/adiponectina.

Un’altro studio finlandese più recente (maggio 2012) ha invece indagato la differente composizione del latte materno in donne sovrappeso e normopeso: le donne che presentavano un eccesso ponderale avevano un latte più ricco di grassi saturi, più povero di omega-3 e con un rapporto sfavorevole di omega-6/omega-3. Queste differenze sono state correlate a un peso maggiore nei bambini di madri sovrappeso.

Ciascuno di questi fattori, se non corretto negli anni successivi, può essere considerato un fattore di rischio perché il bimbo sviluppi obesità e sindrome metabolica. La mamma deve sempre tenere in considerazione che la sua alimentazione si rifletterà sulla salute del bambino: se la madre si nutre in modo corretto, crea le basi affinché il proprio figlio cresca in salute.

Bibliografia
J.Aaltonen, T.Ojala, K.Laitinen, T.Poussa, S.Ozanne, E.Isolauri – Impact of maternal diet during pregnancy and breastfeeding on infant metabolic programming: a prospective randomized controlled study, Eur J Clin Nutr. 2011 Jan;65(1):10-9
J.Mäkelä, K.Linderborg, H.Niinikoski, B.Yang, H.Lagström – Breast milk fatty acid composition differs between overweight and normal weight women: the STEPS Study, Eur J Nutr. 2012 May 26

PS. Con questo aggiornamento vi saluto per una breve pausa estiva: ci risentiamo dopo Ferragosto! Auguro a tutti, o almeno a chi parte, buone vacanze! 🙂