L’endometriosi è una patologia che colpisce il 10% delle donne europee in età fertile, ma l’incidenza potrebbe essere molto più alta: i sintomi dell’endometriosi sono comuni a molte altre patologie, dunque può passare diverso tempo (anche anni) prima che si arrivi ad una diagnosi certa.
Con il termine endometriosi si indica la presenza di tessuto endometriale al di fuori del contesto uterino (l’aberrazione è prevalentemente a localizzazione ovarica, ma non solo). A questo si correla anche un’aumentata concentrazione di estrogeni circolanti. Non si è ancora compresa l’esatta dinamica che può causare endometriosi, ma si conoscono ormai molto bene le conseguenze di questa patologia: lesioni e irritazione tissutale, infiammazione, formazione di cicatrici e sterilità (il 30-40% delle donne sterili soffre di endometriosi).
I sintomi possono variare sia come intensità sia come tipologia: una minoranza di donne è addirittura asintomatica, ma la maggior parte di loro lamenta forti dolori pelvici e rettali che iniziano qualche giorno prima delle mestruazioni e si protraggono sino alla fine del ciclo. Il tessuto endometriale eccedente si comporta infatti come quello normale localizzato nell’utero: aumenta di dimensioni per poi sfaldarsi, causando dolori anche invalidanti.
I sintomi di endometriosi sono in parte sovrapponibili a quelli del colon irritabile: stipsi alternata a dissenteria, meteorismo, gonfiore e distensione addominale; ciò che permette di distinguere le due patologie è la cronicità del disturbo: in caso di colon irritabile i sintomi sono sempre costanti e risentono fortemente dell’alimentazione, mentre nel caso di endometriosi l’andamento è ciclico (i fastidi aumentano considerevolmente prima e durante il mestruo, per rientrare quasi completamente fino al ciclo successivo).

In alcuni casi l’endometriosi regredisce spontaneamente, mentre in altri casi è necessario agire con farmaci o con terapia chirurgica. La terapia farmacologica è principalmente volta ad inibire l’ovulazione, così da evitare i sintomi legati allo sfaldamento dell’endometrio: non di rado viene prescritta la pillola anticoncezionale proprio per questo motivo; a volte si arriva anche a suggerire l’induzione precoce della menopausa.

Da un punto di vista alimentare, cosa si può fare? La dieta per endometriosi ha essenzialmente tre scopi:
Ribilanciare gli ormoni attraverso una dieta a basso carico glicemico (vi rimando ai consigli che trovate al termine di questo articolo).
Migliorare i sintomi intestinali attraverso il ripristino della flora batterica del colon; si consiglia di aumentare il consumo di antibatterici e antiparassitari naturali: verdure appartenenti alla famiglia delle Liliacee (aglio, cipolla, porri), yogurt naturale, kefir, rabarbaro, zenzero, tè verde e germogli (di lino, di grano saraceno, di lenticchie, di alfa-alfa, di broccoli…). Si può ipotizzare anche una terapia probiotica e prebiotica ciclica.
Diminuire la risposta infiammatoria, limitando i dolori correlati.

Focalizziamoci sull’infiammazione. L’endometriosi è una patologia infiammatoria cronica: l’infiammazione è processo fisiologico del corpo volto all’eliminazione delle cause stesse di infiammazione con successiva riparazione dei tessuti danneggiati; quando l’organismo non riesce ad eliminare le cause il processo flogistico subisce una sorta di corto-circuito, in cui gli effetti amplificano le cause portando alla cronicizzazione del disturbo.
I mediatori della risposta infiammatoria sono le prostaglandine, ovvero degli agenti biologicamente attivi che derivano dagli acidi grassi essenziali omega-3 e omega-6. Esistono diverse famiglie di prostaglandine, alcune di esse sono pro-infiammatorie ed altre anti-infiammatorie: le prostaglandine pro-infiammatorie sono utili in caso di infiammazione acuta poiché sono in grado di stimolare la risposta immunitaria; in caso di infiammazione cronica queste prostaglandine diventano invece dannose, perché perpetuano la condizione di flogosi.
Dal momento che i precursori delle prostaglandine sono gli acidi grassi essenziali, attraverso l’alimentazione è possibile fornire una prima modulazione della risposta infiammatoria: le prostaglandine anti-infiammatorie vengono prodotte principalmente dagli acidi grassi omega-3, mentre quelle pro-infiammatorie derivano essenzialmente dagli omega-6. Si consiglia pertanto a chi soffre di endometriosi di aumentare il consumo di alimenti ricchi di omega-3 a fronte di una riduzione degli omega-6: il suggerimento vale anche per altre patologie infiammatorie croniche, come diabete o artrosi. Ricordate che:
– Gli omega-3 sono contenuti in pesce, noci, erbe spontanee, olio di semi di lino.
– Gli omega-6 si trovano in oli vegetali di mais, di soia, di semi vari e nelle margarine. Fate attenzione: questi prodotti sono ampiamente usati dall’industria alimentare! Si trovano in merendine confezionate, cibi surgelati o da gastronomia, alimenti fritti (patatine, bastoncini di pesce e simili), prodotti da forno come crackers o schiacciatine, grissini, cereali da prima colazione, creme spalmabili, gelati confezionati, paste sfoglie… Insomma: dappertutto. Leggete le etichette: se tra gli ingredienti leggete “oli vegetali” (anche se specificato “non idrogenati”) avete tra le mani una fonte di omega-6.

Di seguito trovate un elenco di consigli per chi soffre di endometriosi:
– Riducete il consumo di prodotti a base di farina, come pane e pasta: le donne che soffrono di endometriosi sembrano avere una sensibilità maggiore al glutine. Sostituire con farine gluten-free (ad esempio di riso, di castagne, di mais, di mandorla, di miglio, di grano saraceno).
Evitate le fonti di acido fitico, che aggravano i sintomi di endometriosi: la soia, i legumi (possono andar bene fave sgusciate, lenticchie decorticate e legumi privati della buccia, magari passati al passaverdure), alcuni tipi di cereali integrali (farine integrali, segale, farro decorticato, orzo mondo). Preferite il riso, la quinoa, il miglio, la pasta di grano duro, i fiocchi d’avena. Come fonti di carboidrati complessi potete usare anche le patate.
– Attenzione all’eccesso di zuccheri, provenienti da qualsiasi fonte: zucchero bianco, zucchero di canna, miele. Promuovono l’infiammazione.
Evitate la caffeina che peggiora i crampi e sembra avere un effetto sulla produzione estroginica; ricordate che la caffeina è contenuta anche nel : ne trovate una concentrazione bassissima nel tè verde bancha e nel tè bianco.
Evitate la carne rossa e i latticini, poiché aumentano la risposta proinfiammatoria modulata dalle prostaglandine. Preferite carne bianca (pollo, tacchino, coniglio) e pesce.
Alcol con estrema moderazione: abbassa la funzionalità epatica, che è essenziale per rimuovere l’eccesso di estrogeni implicato nell’endometriosi.
Evitate cibi fritti, oli vegetali, margarine e alimenti che ne contengono: promuovono le prostaglandine proinfiammatorie.
– Aumentate il consumo di alimenti ricchi di vitamina A, C ed E, coinvolte nella risposta immunitaria: fragole, kiwi, agrumi, peperoni, spinaci e vegetali a foglia verde scuro, olio extravergine d’oliva, salmone, tuorlo delle uova (biologiche o nostrane), infuso di rosa canina, semi di lino.
– Cercate di privilegiare alimenti ricchi di magnesio, che contribuisce a ridurre i crampi: cacao, semi di zucca e sesamo, anacardi, amaranto e grano saraceno.
– Le donne che soffrono di endometriosi possono avere un ciclo molto abbondante, che comporta un assottigliamento delle riserve di ferro: se dalle analisi del sangue risultano bassi i valori di ferro e ferritina valutate un’integrazione di ferro insieme con il vostro medico o la vostra ginecologa. Un ottimo alimento naturale che apporta ferro è la melassa nera: un cucchiaio prima di colazione.
Mantenete un peso corporeo adeguato. La semplice perdita di peso è di grande aiuto nel miglioramento dei sintomi per un meccanismo biologico molto semplice: l’endometriosi è caratterizzata da un eccesso di estrogeni, che vengono prodotti dal grasso. Se si ha un eccesso ponderale si producono più estrogeni, e si peggiora la sintomatologia.

– Non dimentichiamo infine l’importanza degli antiossidanti, contenuti in generale in tutta la frutta e verdura, ma in modo particolare in mirtilli, melograno, frutti rossi, cavoli e soprattutto erbe aromatiche di qualsiasi tipo. Si può valutare un’integrazione di antiossidanti da papaya fermentata (è uno degli integratori che gode di maggiori studi scientifici a sostegno della sua efficacia).